GLAUCOMA

Enciclopedia Italiana (1933)

GLAUCOMA (dal gr. γλαυκός "verdastro")

Giuseppe Ovio

Malattia grave dell'occhio che si manifesta per lo più negli adulti (più nelle donne che negli uomini; più d'inverno che nelle altre stagioni). È caratterizzata da aumento della durezza (tensione) dell'occhio, e da numerosi sintomi subiettivi e obiettivi derivati da questa ipertensione. Clinicamente si distingue una forma infiammatoria e una forma non infiammatoria, la prima a sua volta distinta in forma acuta e in forma cronica, forme però non sempre bene separate.

Glaucoma infiammatorio acuto. - Presenta un periodo prodromico e un periodo accessuale. Il periodo prodromico è caratterizzato da senso di stanchezza alla vista, rapidi mutamenti di rifrazione e accomodazione, periodi transitorî di lieve obnubilamento, d'iridescenza, cioè di aloni intorno ai lumi, ricordanti l'arcobaleno. Campo visivo lievemente ristretto, specialmente dal lato nasale. La tensione può essere lievemente aumentata, ma ciò non si rivela che col tonometro. Parimenti il restringimento del campo visivo può essere insensibile e non venir rilevato che con un minuzioso esame perimetrico (metodo di Bjerrum). È importantissimo poter rivelare questi due sintomi, perché precocissimi e caratteristici. Dopo qualche tempo si può avere la dilatazione della pupilla, e il restringimento della camera anteriore. Ma di solito, prima che questi due sintomi si manifestino, sorge il periodo accessuale. Questo è caratterizzato da dolori anche fortissimi, irradiantisi, da lagrimazione, forte iperemia pericheratica, pupilla dilatata immobile, camera anteriore diminuita in profondità, cecità più o meno completa. Un tale accesso dura ordinariamente poco, ma si ripete con maggiore o minore frequenza. Fra l'uno e l'altro accesso la visione può ripristinarsi, ma ogni volta resta abbassata d'un grado. Durante l'accesso la tensione s'eleva a un grado massimo. Dopo uno o più accessi la pupilla rimane sempre midriatica, immobile, la camera anteriore impicciolita, la tensione elevata. S'ha allora ciò che si chiama stato glaucomatoso dell'occhio. Se in questo tempo se ne esamina il fondo, si nota una profonda, caratteristica escavazione della papilla ottica, i cui vasi, al margine di questa, formano una specie d'uncino. Dopo che lo stato glaucomatoso dura da un tempo più o meno lungo, il cristallino, senza molto perdere di trasparenza, manda un riflesso verdastro, che fece dare in altri tempi il nome di glaucoma alla malattia, scambiata con una forma maligna di cataratta. O dopo un solo accesso, o dopo un numero più o meno grande di accessi, si può avere la cecità assoluta.

Glaucoma infiammatorio cronico. - È la stessa malattia, soltanto che decorre fino a portare la cecità senza che insorgano gli accessi.

Glaucoma non infiammatorio. - Detto anche glaucoma semplice, è più insidioso e non meno grave dei precedenti. Si manifesta e decorre senza sintomi infiammatorî e spesso senza forte rialzo di tensione. Ha di caratteristico un'escavazione poco profonda della papilla, che, per converso, presenta un forte grado di atrofia.

Patogenesi del glaucoma. - Ancora incerta. La dilatazione della pupilla, l'escavazione della papilla, l'impicciolimento della camera anteriore, la perdita della visione, si spiegano con l'aumento della tensione. Ma come si spiega questo aumento della tensione? La diminuzione della camera anteriore la spiegherebbe fino a un certo punto, perché sappiamo che il liquido endoculare, circolante, segregato dai processi cigliari, si elimina per massima parte all'angolo rotondo fra cornea e iride, e quest'angolo manifestamente si restringe quando l'iride s'avvicina alla cornea. Ne abbiamo la prova quando per malattia o altro si formano impigliamenti dell'iride con la cornea (sinechie anteriori) perché allora spessissimo si manifestano fenomeni glaucomatosi. Ma nel glaucoma è più probabile che il restringimento della camera anteriore sia secondario e non primitivo. È molto probabile che tutto il complesso glaucomatoso sia un disturbo circolatorio. Un disquilibrio fra la circolazione sanguigna e la circolazione linfatica dell'occhio, pare non basti perché nell'occhio ci sono mirabili meccanismi di compenso. Oggi si pensa piuttosto a uno squilibrio ormonico. Si sa, p. es., che l'ipotiroidismo, che ritarda gli scambî, porta all'occhio ipertensione; l'ipertiroidismo, ipotensione; l'ovaio ha pure potere ipotensivo. Si sa che per questi squilibrî s'altera sempre la crasi sanguigna. Si sa che il vitreo rappresenta un corpo gelatinoso in equilibrio instabile, e che basta una minima alterazione dello stato d'alcalinità o d'acidità del liquido che lo imbeve per far sì che la consistenza di questa gelatina si alteri; per l'alterazione di consistenza si hanno modificazioni di volume, ecc.

Cura. - Il glaucoma trascurato conduce fatalmente alla cecità. La cura spesso evita la catastrofe. Palliativamente si cura coi miotici; radicalmente con atti operativi. L'operazione classica, istituita da A. Graefe, è l'iridectomia, oggi in molti casi sostituita da operazioni fistolizzanti. Le maggiori speranze si possono avere con queste operazioni nelle forme di glaucoma infiammatorio acuto.