GIUSTINIANO II, imperatore d'Oriente

Enciclopedia Italiana (1933)

GIUSTINIANO II, imperatore d'Oriente

Angelo Pernice

Fu l'ultimo della dinastia eracliana. Quando (685) successe al padre, Costantino IV, aveva appena sedici anni, ma insofferente di ogni tutela guidò personalmente lo stato. Ruppe la pace conchiusa da suo padre col califfo 'Abd al-Malik e portò le ostilità nell'Armenia, nel Caucaso e nella Siria dove sostenne i Mardaiti del Libano. Nel 689 il califfo fu costretto a chiedere la pace e dovette cedere all'impero l'Armenia, l'Iberia, l'Atropatene e obbligarsi a pagare un tributo annuo. All'accordo G. si era indotto per un attacco dei Bulgari in Tracia. Egli li affrontò ricacciandoli indietro. In quella occasione, avendo catturato un gran numero di Slavi, li trapiantò in Anatolia facendone una colonia militare. Nel 690 assalì di nuovo gli Arabi, ma presso Sebastopoli subì una sconfitta e per qualche anno le provincie orientali furono esposte alle scorrerie dei Musulmani. Nel 695 G. fu detronizzato da una rivolta capeggiata dal generale Leonzio che, proclamato imperatore, fece mozzare a G. il naso (donde il soprannome di ῥινότμητος) inviandolo quindi in esilio a Cherson in Crimea. Rifugiatosi poi presso il khān dei Chazari, che gli concesse in moglie la propria figlia, per timore di essere consegnato ai proprî nemici, G. riparò presso il re dei Bulgari, Tervel, con l'aiuto del quale nel 705 riuscì a rientrare in Costantinopoli, dove compì terribili vendette. Tervel fu nominato Cesare e G. regnò appoggiandosi all'elemento straniero. L'unico atto di pacificazione compiuto dal monarca in questo secondo periodo del suo regno fu il ristabilimento dei buoni rapporti col papato che erano stati alterati per le deliberazioni del concilio convocato da G. a Bisanzio nel 691 (Concilio Trullano o Quinisesto). Nel 711 una flotta inviata contro Cherson per punire quei cittadini dei trattamenti che gli avevano usato durante il suo esilio, fece causa comune coi cittadini e proclamò imperatore Bardane che prese il nome di Filippico. All'appressarsi degl'insorti, G. fuggì da Costantinopoli in Asia; ma qui fu tradito dalle truppe. Caduto in mano dei rivoltosi fu decapitato (fine del 711). La stessa sorte subì il figlio Tiberio.

Bibl.: C. Diehl, L'Empereur au nez coupé, in Choses et gens de Byzance, Parigi 1926, p. 173 segg. Per i rapporti col papato v.: F. Görres, Justinian II und das römische Papsttum, in Byz. Zeitschrift, 1908, p. 432 segg.