ZACCHERONI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZACCHERONI, Giuseppe

Riccardo Piccioni

ZACCHERONI, Giuseppe. – Nacque a Imola il 20 ottobre 1800 da Stefano e da Maria Costa, in una famiglia di umile condizione sociale.

Svolse l’istruzione primaria nella città natale e preso l’abito talare, probabilmente per poter proseguire nella formazione, passò a studiare giurisprudenza a Bologna, esercitando successivamente l’attività di avvocato. Fu intimo del cardinale Giacomo Giustiniani, vescovo di Imola dal 1826, dal quale apprese la lingua greca.

Scoppiata la rivoluzione a Bologna all’inizio del febbraio del 1831, in breve tempo propagatasi fino alle Marche e all’Umbria, anche a Imola si costituì una Commissione provvisoria di governo, a cui Zaccheroni prese parte. Insieme all’avvocato Pietro Pagani fu incaricato di una missione nelle città della Romagna per procurarne l’adesione al costituendo governo delle Province unite. Nominato rappresentante di Imola all’Assemblea delle Province unite – radunatasi a Bologna – ne divenne segretario con Terenzio Mamiani. Le cronache di quel tempo lo segnalano come un giovane «ardente, irriflessivo e disinteressato» (Galli, 1931, pp. 17-21). Alla fine di marzo, con l’intervento delle truppe austriache e la resa degli insorti, ebbe termine il breve momento insurrezionale dell’Italia centrale: essendo stato inserito il suo nome nell’elenco dei trenta ribelli non compresi nell’editto del perdono emanato dal governo pontificio, Zaccheroni fu costretto a esulare.

Dimesso l’abito talare si stabilì in Francia, dove si fermò per il trentennio successivo prendendo residenza a Marsiglia. La permanenza nella città portuale francese, che al tempo era uno dei più importanti snodi del commercio mondiale, gli permise di allacciare contatti e di stringere rapporti con molti esuli delle varie sponde del mar Mediterraneo e di assorbire le idee sansimoniane. I primi tempi in Francia non furono comunque facili: lamentando una triste esistenza di esule, alla fine degli anni Trenta pensò anche di trasferirsi in Africa settentrionale per esercitarvi la professione legale. Entrò invece a far parte dell’organizzazione mazziniana ed ebbe ruoli importanti e delicati, come la cura della stampa di alcuni fascicoli della Giovine Italia. A partire dal 1838, tuttavia, seguì Nicola Fabrizi nel suo percorso di allontanamento dalla leadership mazziniana e aderì alla Lega italica – la nuova organizzazione paramilitare che era nata per dare vita a una più decisa azione insurrezionale – assumendo il ruolo di contabile. Intorno al 1840 sorsero in lui i primi dubbi sulla concretezza e sull’opportunità delle varie trame insurrezionali troppo superficialmente pensate o andate a vuoto e sul fatto che la penisola fosse effettivamente disponibile a una nuova prova rivoluzionaria; riallacciò, così, i contatti con il gruppo mazziniano, soprattutto con Giuseppe Lamberti. Questi non sfuggirono alla polizia francese, che nel 1844 – grazie alla delazione di Attilio Partesotti – perquisì casa sua. Zaccheroni riuscì tuttavia a bruciare le carte più compromettenti, avvertito dell’imminente perquisizione: questa circostanza fece sorgere i primi sospetti su un suo possibile legame con agenti del governo francese; legame che comunque non lo sottrasse dall’ordine di trasferimento a Parigi, dove in effetti si recò a risiedere.

Uscito politicamente di scena, nel quindicennio successivo dette vita a nuove imprese industriali, grazie alle quali fece fortuna, lasciando alla sua morte un consistente patrimonio alla moglie (La Cecilia, 1946, p. 380). Accanto all’impegno politico, infatti, fin dagli anni Trenta Zaccheroni si era dedicato all’attività commerciale, impiegato presso la casa commerciale Casimir Roussin et C.ie di Marsiglia. Le varie e fortunate imprese commerciali e industriali degli anni Quaranta e Cinquanta gli permisero di vivere per il resto della sua vita in un relativo benessere. Del primo periodo degli anni francesi sono da segnalare gli studi letterari, che coltivò con impegno e continuità, pubblicando uno studio su Lo Inferno della Commedia di Dante Alighieri (1838), un Commento sul primo Canto di Dante (1840) e il dramma storico Tommaso Campanella (1843). In queste opere si scorge chiaramente un continuo riadattamento delle situazioni e dei personaggi narrati in funzione dei problemi del presente: in particolare in Tommaso Campanella vengono presi di mira i gesuiti, sottoposti a una severa requisitoria.

Rientrato in Italia fra la fine del 1860 e l’inizio del 1861, si stabilì a Torino e cercò di ritagliarsi un ruolo nella vita politica del neonato Regno d’Italia. I primi tentativi si tradussero in un evidente insuccesso: candidatosi nel collegio di Imola, sia alle elezioni politiche del 1861 sia a quelle suppletive del 1863 ottenne rispettivamente solo due e quattordici voti. La sua tenacia fu comunque premiata nell’ottobre del 1865, quando fu eletto deputato nel collegio di Imola dopo aver vinto il ballottaggio. La sua unica esperienza parlamentare, nella IX legislatura, durò appena quindici mesi. Nella lettera Agli elettori del Collegio di Imola del 10 ottobre 1865 espose il suo credo politico, centrato sulla garanzia e sulla tutela della piena indipendenza del Paese in politica estera (in primis la risoluzione della questione romana) e su un duro attacco alla «consorteria» al potere, della quale censurava la politica fiscale che aveva dato al paese «leggi economiche indigeste, odiose, ineseguibili» (Cuccoli, 1975, p. 271). Nei pochi interventi in Parlamento trattò in effetti soprattutto le questioni finanziarie e quelle relative alla costruzione delle ferrovie. Per quanto riguarda quest’ultima questione, difese la società Vittorio Emanuele (fondata con capitali francesi, trovandosi in precarie condizioni economiche aveva da tempo manifestato grossi problemi a realizzare le linee ferroviarie avute in concessione) dalle accuse rivoltegli dai suoi colleghi della sinistra. Questa presa di posizione e il successivo emendamento che presentò durante un dibattito sull’imposizione di una tassa sulla rendita pubblica, poi ritirato, che avrebbe procurato enormi vantaggi alle banche e ai capitali stranieri, gettarono ombre sulle sue relazioni con i capitalisti d’oltralpe. Dopo questo episodio Zaccheroni chiese un congedo e di fatto non partecipò più ai lavori parlamentari. Le ombre piovutegli addosso in seguito ai suoi intrecci con l’alta finanza europea gli costarono la rielezione nel marzo del 1867 e ne decretarono la definitiva fuoriuscita dalla vita politica nazionale. Morì a Roma il 26 novembre 1876.

Opere. Lo Inferno della Commedia di Dante Alighieri, col commento di Guiniforto delli Bargigi tratto da due manoscritti inediti del sec. decimo quinto, con introduzione e note dell’avv. G. Zacheroni [sic], Marsiglia e Firenze 1838; Del primo canto della Divina Commedia di Dante, commenti dell’avv. G. Zacheroni [sic], Marsiglia 1840; Osservazioni sull’uso dei testi, e delle autorità riportate in una stampa legale intitolata «Fatto, e diritto nella causa in grado di appello della signora Maddalena Barbieri Baldazzi contro i sacerdoti Gian-Battista, e Carlo Porrini fratelli imolesi in punto di prova d’obbligo di vitalizia prestazione», s.l. [184?]; Gli ozi di un esule. Miscellanea. Tommaso Campanella, Marsiglia 1843; Agli elettori del collegio d’Imola. Lettera dell’avvocato G. Zaccheroni, Torino 10 ottobre 1865.

Fonti e Bibl.: Un piccolo nucleo di carte di Giuseppe Zaccheroni, poco più di novanta pezzi, è custodito nell’Archivio del Museo centrale del Risorgimento di Roma, per lo più lettere dirette a Nicola Fabrizi nel periodo dell’esilio in Francia (1838-1845). Presso l’Archivio di Stato di Bologna, nella b. Costetti, si trovano alcuni documenti relativi all’attività legislativa dell’Assemblea delle Provincie unite, della quale fu segretario. Si veda inoltre A. Gennarelli, Il governo pontificio e lo Stato romano, documenti preceduti da una esposizione storica e raccolti per decreto del governo delle Romagne, vol. 2, Appendice, Prato 1860, p. XIII; T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d’Italia nelle tredici legislature del Regno, Roma 1880, p. 885; G. Vicini, La rivoluzione dell’anno 1831 nello Stato romano. Memorie storiche e documenti editi ed inediti, Imola 1889, p. 331; Id., Giovanni Vicini giureconsulto e legislatore presidente del governo delle provincie unite italiane nell’anno 1831. Memorie biografiche e storiche con nuovi documenti, Bologna 1897, pp. 39, 218; G. Mazzini, Epistolario, in Edizione Nazionale degli scritti editi ed inediti di Giuseppe Mazzini, Imola 1906-1943, ad ind.; A. Negri, Il Comune d’Imola dalla costituzione del regno alla fine del secolo XIX (1859-1900). Notizie storiche e statistiche, Imola 1907, pp. 28 s.; T. Palamenghi Crispi, Gli Italiani nelle guerre di Spagna, in Il Risorgimento italiano, VII (1914), pp. 43, 91, 113, 190 s.; Protocollo della Giovine Italia, I-VI, Imola 1916-1922, ad ind.; Carteggio tra Marco Minghetti e Giuseppe Pasolini, a cura di G. Pasolini, IV, Torino 1930, pp. 123 s.; R. Galli, Imola e la Rivoluzione del 1831, Imola 1931, ad ind.; Patrioti e legittimisti delle Romagne nei registri e nelle memorie della polizia (1832-1845), a cura di G. Maioli - P. Zama, Roma 1935, pp. 3, 10; G. Maioli, G. Z., in Risorgimento italiano, dizionario illustrato, a cura di M. Rosi, IV, Le persone R-Z, Milano 1937, p. 615; E. Michel, Esuli italiani in Corsica (1815-1861), Bologna 1938, pp. 163 s.; E. Morelli, L’Archivio di Nicola Fabrizi, in Rassegna storica del Risorgimento, XXV (1938), pp. 553-555; G. La Cecilia, Memorie storico-politiche, a cura di R. Moscati, Varese 1946, pp. 379 s., 383; E. Morelli, L’Assemblea delle Provincie Unite Italiane (1831), Firenze 1946, pp. 22, 57, 107; F. Bartoccini - S. Verdini, Sui Congressi degli scienziati, Roma 1952, pp. 31 s., 48-50; L. Pasztor - P. Pirri, L’Archivio dei governo provvisori di Bologna e delle Provincie Unite del 1831, Città del Vaticano 1956, pp. XL, 128, 152, 158, 162, 205, 328, 4940; A. Serafini, Pio IX. Giovanni Maria Mastai Ferretti dalla giovinezza alla morte nei suoi scritti e discorsi editi e inediti, I, Le vie della divina provvidenza (1792-1846), Città del Vaticano 1958, p. 1356; M.P. Cuccoli, G. Z., un imolese tra sansimonismo e alta finanza?, in Studi Romagnoli, XXVI (1975), pp. 261-275; Archivio storico della Camera dei Deputati, Banca dati multimediale https://storia.camera.it/deputato/giuseppe-zaccheroni-18001020 #nav.

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