UNCINI, Giuseppe

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

UNCINI, Giuseppe

Rosalba Zuccaro

Scultore, nato a Fabriano (Ancona) il 31 gennaio 1929. Lasciata l'attività di disegnatore-litografo nell'industria grafica, su determinante sollecitazione di E. Mannucci si trasferì a Roma nel 1953-54. Lo stesso Mannucci lo ospitò nel proprio studio in Via Margutta, importante luogo di riferimento e di incontri per vari artisti e fondamentale per la formazione di Uncini. Di particolare rilievo, tra le sue prime mostre, quelle alla Galleria Appia Antica di Roma nel 1958 con F. Lo Savio, P. Manzoni, M. Schifano, e alla Galleria La Salita di Roma nel 1959 con F. Angeli e T. Festa ai quali nel 1960 si aggiungono Lo Savio e Schifano. Tale sodalizio favorì, nelle diversificate posizioni, un motivo di chiarificazione dei singoli linguaggi. Nel 1962 insieme con G. Biggi, N. Carrino, N. Frascà, A. Pace, P. Santoro fondò il Gruppo 1 (scioltosi nel 1967 dopo alcune defezioni), nato dall'esigenza di condurre una riflessione organica e razionale sui dati della visione e del fare. Dal 1961 al 1981 ha insegnato presso gli Istituti statali d'arte di Roma. Alle mostre personali e alle ampie antologiche, per es. quelle al Palazzo dei Consoli a Gubbio (1979) o alla Pinacoteca e Musei Comunali di Macerata (1983), si è affiancata un'assidua partecipazione a rassegne nazionali e internazionali: Quadriennale di Roma (1955, 1965, 1973, 1986, 1992); Biennale di San Marino (1963, 1967); Biennale di Venezia (1966, 1976, 1984); Arte e critica 1980, Galleria Nazionale d'arte moderna, Roma; Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); Arte italiana 1960-1982, Hayward Gallery, Londra (1982); Biennale internazionale di scultura contemporanea, Matera (1988); Roma Anni '60 - Al di là della pittura, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1990), ecc. Sue opere sono in musei e spazi pubblici, come la Porta del Sole a Gibellina. Nel 1988 l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il premio A. Feltrinelli per la scultura; dal 1990 è Accademico di San Luca. Nel 1995 ha ottenuto il premio per la scultura del presidente della Repubblica.

Dopo un esordio pittorico di contenuta ascendenza materico-informale, alla fine degli anni Cinquanta U., partecipe di problematiche critiche e sperimentali tese tra l'altro a infrangere confini di categorie restrittive, individua nel cemento armato il mezzo privilegiato della sua ricerca intenzionata a "concretizzare e materializzare lo spazio ed il segno − il segno come presenza, lo spazio come misura". Con i suoi primi Cementarmati, documenti cardini della sua storia, U. realizza rilievi a parete, quali oggetti-immagini in sé significanti, esibendo con la ferma consapevolezza del fare una superficie aspra e povera, articolata da ordinate scansioni, variamente attraversata dalle linee-forze dei ferri e mossa da aggetti. Dalla serie dei Ferrocementi, definiti da un'ulteriore riduzione delle valenze sensitive e compositive, ma estranei a una concettualizzazione minimal, U., riflettendo sui fenomeni della luce e dell'ombra, perviene verso il 1968 a occupare tridimensionalmente lo spazio dando consistenza fisica alle ombre proiettate da strutture in cemento (pareti, porte, finestre) e oggettivate in barre di ferro. La sua idea costruttiva trova, per un certo periodo, nel mattone l'unità modulare più idonea a restituire il processo tettonico, a visualizzare la sintassi plastica, le forme architettoniche con le ombre concretizzate dal cemento. Il lavoro si concentra poi sulla materializzazione volumetrica delle Ombre di solidi al punto da eliminare il solido stesso ribaltando il naturale rapporto di positivo e negativo, di pieno e di vuoto, di reale e di virtuale. Dopo aver sostanziato nelle Dimore (contenitori possibili o solo mentali di cose e di memorie) equilibrati e colorati ritmi geometrico-spaziali, con piani sfalsati e grafie illusionistico-prospettiche in una sospensione metafisica, dalla fine degli anni Ottanta U. elabora Spazi di ferro. Questi, in sintonia con l'elementarità del suo operare e con la sua logica inventiva, svolgono pensieri visivi più complessi nell'integrazione e interazione di scultura e spazio: quinte architettoniche di severa presenza sono raccordate nella continuità di spazi attivati dal disegno plastico di ferri che s'intersecano dinamicamente e creano campi aperti di energie tensive disponibili a percezioni plurime in una dimensione temporale. Vedi tav. f.t.

Bibl.: E. Crispolti, G. Uncini, Galleria L'Attico, Roma 1961; G.C. Argan, N. Ponente, P. Bucarelli, Gruppo 1, Galleria il Quadrante, Firenze 1963; Gruppo 1. Dichiarazione di poetica, Galleria La Medusa, Roma 1963; M. Volpi Orlandini, Uncini, Galleria Qui Arte Contemporanea, ivi 1970; F. Menna, G. Uncini, Studio Marconi, Milano 1973; G. Cortenova, G. Uncini, Galleria Ferrari, Verona 1974; G. Di Genova, Generazione anni venti, Bologna 1980; L. Marziano, Uncini, la logica fantastica, Pinacoteca e Musei Comunali, Macerata 1983; G.M. Accame, Uncini. Figure del pensiero, Rimini 1984; Giuseppe Uncini, a cura di A. Boatto e C. Dardi, Galleria dei Banchi Nuovi, Roma 1987; F. Vincitorio, Giuseppe Uncini, Torino 1989; G.M. Accame, Giuseppe Uncini. Le origini del fare, Bergamo 1990; Roma Anni '60 Al di là della pittura, a cura di M. Calvesi e R. Siligato, Palazzo delle Esposizioni, Roma 1990; F. Gualdoni, Uncini, Galleria Tega, Galleria Pietro Cavellini e Maria Cilena, Milano 1991.

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