STEFANINI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STEFANINI, Giuseppe

Francesco Surdich

– Nacque a Firenze il 26 gennaio 1882 da Tommaso e da Antonietta Morelli.

Compì gli studi universitari nell’Istituto di studi superiori della città natale, conseguendo la laurea in scienze naturali nel gennaio del 1906, sotto la guida del geologo Carlo De Stefani. Si iscrisse poi, conseguendo il relativo diploma, a un corso di perfezionamento in geologia. Nel corso dell’anno accademico 1908-09 diventò assistente effettivo presso lo stesso Istituto, nella scuola di geografia. Successivamente, usufruendo di borse di studio, seguì corsi di perfezionamento nel campo della geologia e della paleontologia nella Università di Padova (1910) e alla Sorbona di Parigi (1911), dove fu allievo di Émile Haug. Nel 1912 fu tra i soci fondatori del Comitato per le ricerche di paleontologia umana in Italia, costituito a Firenze.

Compì diverse ricerche in Toscana e in Veneto, che nel 1913, anno in cui conseguì a Padova la libera docenza in geologia, gli valsero il premio Querini Stampalia a riconoscimento degli importanti risultati raggiunti. Nel 1914 venne nominato aiuto alla cattedra di geologia e geografia fisica nel R. Istituto di studi superiori di Firenze, dove nel 1919-20 ebbe pure l’incarico del corso di integrazione di geologia per gli studenti exmilitari nel 1919-20 e, fra il 1919 e il 1923, quello degli insegnamenti di storia naturale e di agraria nell’Istituto di magistero femminile. In seguito a concorso, il 1° febbraio 1925 fu nominato professore ordinario di geologia nell’Università di Cagliari, poi chiamato, l’anno successivo, da quella di Modena.

Intraprese poi un viaggio in Sudafrica, dove si era recato a rappresentare l’Italia al Congresso geologico internazionale di Pretoria. Raccolse abbondante materiale fossile nelle spiagge emerse dell’Africa orientale e visitò il Tanganica, occupandosi delle sue imponenti manifestazioni vulcaniche e geotectoniche. Al suo rientro, nel 1929, con voto unanime della facoltà di scienze venne chiamato a ricoprire la cattedra di geologia dell’Università di Pisa. Nello stesso anno venne nominato direttore dell’Istituto e museo di geologia. Contemporaneamente all’attività didattica a Modena e a Pisa, si dedicò anche al riordinamento dei Musei geologici dei due atenei, arricchendoli di importanti reperti.

Rilevanti furono le missioni scientifiche da lui espletate nei territori delle colonie italiane, a cominciare da quella in Somalia del 1913, nel corso della quale si dedicò a studi e ricerche di interesse botanico ed entomologico realizzati nell’area del Giuba e di Iscia Badoia. Dopo quattro mesi di lavoro effettivo, per ordine del governo della Colonia, la spedizione venne interrotta prima del previsto. Stefanini dovette far ritorno a Mogadiscio attraverso Bur Acaba e Uanle Uen.

Nel 1924 la Società geografica italiana, con l’appoggio del governo della Colonia, lo incaricò, unitamente a Nello Puccioni, di una nuova missione in Somalia. Tra gennaio e luglio di quell’anno percorse e studiò la Somalia meridionale, nella zona compresa tra Mogadiscio, Merca, Brava, Chisimaio, Lugh, Uddur e Bulo Burti; con un doppio itinerario spinto fino a Uarandi esplorò il Sultanato di Obbia, e infine la Migiurtinia, allora poco conosciuta. Stava preparando la strada all’azione che il governo italiano intendeva intraprendere nei confronti di questi sultanati. Dopo essere stato nominato membro della Commissione per lo studio agrologico della Cirenaica, nel 1933 e nel 1934 eseguì una campagna di studio anche in questo territorio. Nel 1935 organizzò e diresse pure una riunione della Società geologica italiana che si tenne in Cirenaica. In quegli anni visitò anche l’Africa settentrionale francese e gli Stati Uniti.

Stefanini condusse ricerche stratigrafiche e tectoniche nel Modenese e nel Bolognese e ha lasciato interessanti studi di argomento geologico sul Veneto. Spicca la sua corposa memoria sul Neogene di quella regione, che lo condusse alla scoperta di nuovi lembi eocenici, oligocenici e miocenici, individuati entro le pieghe prealpine del Friuli. Rilevò la trasgressività del Langhiano nel Friuli e caratterizzò i diversi piani miocenici per mezzo delle loro faune e della loro stratigrafia, con la determinazione dell’età del ripiegamento. Si impegnò infine in un abbozzo della storia del golfo preadriatico veneto dall’Oligocene in poi. Vanno ricordati anche i numerosi lavori su fossili dell’Italia, dell’Asia, dell’Africa (Libia, Egitto, Somalia) e in particolare quelli sugli Echinoidi fossili terziari dell’Emilia e di Malta. Fu considerato uno specialista di fama mondiale sugli Echinoidi, perché da aspetti particolari sapeva assurgere a vaste visioni d’insieme nel campo della paleogeografia e della stessa biologia.

A un ambito strettamente geografico appartengono numerosi scritti giovanili apparsi in gran parte sulla Rivista geografica italiana (si veda l’elenco completo in Tavani, 1938, pp. 248 s.), frutto di ricerche originali su forme di erosione nei terreni pliocenici della Toscana (biancane, nicchie). Si occupò anche di questioni idrologiche e contribuì, assieme a Giotto Dainelli, Giovanni Marinelli e Vincenzo Baldasseroni, a ricerche sulle correnti del Tirreno. Particolare interesse geografico riveste pure la carta geologica dell’Africa Orientale, da lui compilata e corredata di un fascicolo di note illustrative nel 1933. Per questa sua profonda competenza nella geologia africana fu chiamato non solo a far parte della Commissione internazionale per la carta geologica dell’Africa, ma gli vennero assegnati anche compiti di carattere più pratico sia dalla Società Montecatini sia dall’Azienda generale italiana petroli (AGIP) per le ricerche da esse programmate nell’Africa Orientale italiana.

Convinto assertore dell’espansione coloniale italiana (fu presidente della sezione pisana dell’Istituto fascista dell’Africa italiana), prese parte ai congressi coloniali di quel periodo, intervenendo soprattutto sullo stato delle conoscenze geologiche e geomorfologiche dell’Africa Orientale. Per queste sue benemerenze ottenne la nomina a commendatore dell’Ordine coloniale della stella d’Italia. Fu socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle scienze di Torino e della Società geografica italiana e socio urbano dell’Accademia Colombaria e presidente della Società toscana di scienze naturali. I suoi meriti vennero apprezzati anche all’estero: venne accolto come socio da numerose accademie e società scientifiche. Nel 1933 ricoprì la carica di vicepresidente della Société géologique de France.

Morì improvvisamente a Orciatico (Pisa), dove era solito trascorrere le sue vacanze con i genitori e la sorella, il 14 settembre 1938.

Opere. Dei suoi numerosi scritti (oltre 150 pubblicazioni scientifiche) ci limitiamo a segnalare i suoi saggi più importanti: Sulla stratigrafia e sulla tettonica dei terreni miocenici del Friuli, Venezia 1911; I bacini della Meduna e del Colvera in Friuli, Venezia 1912; Il Neogene veneto, in Memorie dell’Istituto di geologia, 1915, vol. 3, pp. 337-624; Ricerche idrogeologiche, botaniche ed entomologiche fatte nella Somalia meridionale (1913), Firenze 1916 (con G. Paoli); In Somalia. Note e impressioni di viaggio, Firenze 1922; I possedimenti italiani in Africa, Firenze 1923 (seconda ed. 1929); la parte dedicata alla geologia della Paleontologia della Somalia, un’opera in tre grossi volumi, editi tra il 1932 e il 1937, della collezione Palaeontographia Italica, che diresse dal 1930 al 1938. Rimandiamo invece a Sestini, 1939, pp. 194 s., per l’indicazione dei più significativi contributi apparsi su riviste scientifiche, volumi miscellanei e atti di convegni.

Fonti e Bibl.: Documenti relativi a Giuseppe Sestini si possono reperire nell’Archivio fotografico dell’Università di Pisa, Persone in Archivio, e nei Fondi speciali e antichi (Miscellanea Giuseppe Sestini) della Biblioteca di scienze naturali e ambientali dell’Università di Pisa.

G. Tavani, G. S., in Rivista geografica italiana, XL (1938), pp. 244-249; Risultati scientifici delle missioni S. - Paoli (1913) e S. - Puccioni (1924) in Somalia, Bologna 1938; A.C. Blanc, S. G., in Annuario della R. Università di Pisa per l’anno accademico 1938-1939, Pisa 1939, pp. 6 s.; E. Montanaro Gallitelli, G. S., in Atti della Società dei naturalisti e matematici di Modena, LXX (1939), pp. 1-24; A. Sestini, G. S., in Bollettino della Società geografica italiana, s. 7, 1939, vol. 4, pp. 191-195 (con un’ampia bibliografia degli scritti); J. Gardner, Memorial to G. S., in Proceedings of the Geological Society of America, 1940, n. 12, pp. 229-239; A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale. Dall’Unità alla marcia su Roma, Roma-Bari 1976, ad ind.; Il Museo di Storia naturale dell’Università degli studi di Firenze, V, Le collezioni antropologiche ed etnologiche, a cura di J. Moggi Cecchi - R. Stanyon, Firenze 2014, ad indicem.

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