LAZZATI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LAZZATI, Giuseppe

Nicola Raponi

Figlio di Carlo e Angela Mezzanotte, nacque a Milano il 22 giugno 1909, quarto di otto fratelli.

Dal 1915 iniziò le elementari a Milano, alla scuola Vittoria Colonna, e le completò ad Alassio, dove la famiglia si era temporaneamente trasferita (1918-20) e dove frequentò pure il ginnasio, proseguito al liceo Cesare Beccaria di Milano. Si iscrisse giovanissimo all'Associazione cattolica S. Stanislao, partecipando alle attività religiose e culturali, ed ebbe presto modo di conoscere p. A. Gemelli e i suoi collaboratori. Conseguita la maturità (1927), s'iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia della neonata Università cattolica.

Divise il suo impegno tra università e Associazione S. Stanislao, della quale contribuì a rilanciare le attività e un bollettino, collaborandovi con articoli di cultura religiosa.

Alla Cattolica il L. seguì le lezioni di letteratura cristiana antica, tenute da P. Ubaldi, e si laureò nel novembre 1931 con una tesi su Teofilo d'Alessandria, edita più tardi (Teofilo d'Alessandria, Milano 1935). L'anno dopo, mentre si specializzava nella stessa disciplina, fu nominato assistente presso la cattedra di Ubaldi; morto Ubaldi nel 1934, continuò gli studi con il successore S. Colombo. Riconfermato assistente negli anni seguenti, proseguì lo studio degli scrittori dell'era patristica; nel 1937 fu nominato lettore di lingua e letteratura greca nella sezione di magistero di Castelnuovo Fogliani. Dal novembre 1931 aveva compiuto intanto il servizio militare come allievo ufficiale degli alpini nella caserma S. Celso di Milano; congedato il 31 genn. 1933 con il grado di sottotenente, venne promosso tenente nel 1936, dopo un corso di richiamo a Dronero, e capitano (con anzianità 1° luglio 1947) il 15 ott. 1958.

Sotto la guida di un colto e sensibile sacerdote, don E. Pozzoni, il L. si avviò a seguire un intenso programma di vita religiosa; aderì al sodalizio secolare dei missionari della Regalità, fondato da Gemelli, e collaborò alle attività della Gioventù italiana di Azione cattolica (GIAC) di Milano, di cui divenne presidente nel 1934.

In tale veste rivelò capacità organizzative ma soprattutto doti di animatore generoso di attività socio-educative e di formazione culturale e religiosa. Pur con sincero spirito di collaborazione, il L. seguì nella direzione della GIAC milanese un indirizzo - fondato su una più netta autonomia della vita religiosa e dell'azione cattolica da altre forme di impegno pratico-politico - che lo avrebbe poi differenziato dalla linea centralizzatrice del presidente nazionale L. Gedda; tale diversità di vedute sull'orientamento della GIAC e dell'associazionismo cattolico, che il L. riteneva fra l'altro dovesse essere maggiormente legato alla Chiesa locale, sarebbe diventata via via sempre più evidente; egli avrebbe precisato in seguito il suo pensiero sulla necessaria distinzione tra azione cattolica e azione politica in una lettera (6 ag. 1943) al presidente dell'Unione uomini cattolici di Milano, A. Testori, e in successive occasioni negli anni del dopoguerra.

Il L. si discostò parimenti dalla linea di Gemelli per quanto riguardava il sodalizio dei missionari della Regalità, dal quale si dimise nel 1938 dando vita, con l'assenso e l'incoraggiamento dell'arcivescovo di Milano I. Schuster, a un nuovo istituto di laici consacrati, che, delineato nell'estate 1939, venne formalmente istituito il 24 dic. 1939 con il nome di Milites Christi e del quale fu eletto presidente.

Il sodalizio è una comunità di laici che professano i consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità, ma vivono nel mondo, senza vita comune, impegnati a seguire ciascuno nella propria condizione sociale e professionale la via alla santità, il servizio alla Chiesa e al prossimo. Incardinato dapprima come quarto Ordine degli oblati di S. Carlo, il sodalizio se ne distaccò dopo il riconoscimento pontificio degli istituti secolari (Provida Mater di Pio XII, 1947) e la conseguente erezione canonica (1952). Per l'Istituto il L. dettò lettere, riflessioni, meditazioni che costituiscono un prezioso documento della sua spiritualità.

Conseguita la libera docenza in letteratura cristiana antica (16 genn. 1939), il L. ricevette dalla facoltà di lettere l'incarico, riconfermatogli annualmente, dell'insegnamento di questa disciplina, svolgendo corsi, tra l'altro, sulla Lettera ai Romani di s. Paolo e sulla prima Apologia di Giustino. Dalla primavera del 1940 frequentò gli incontri di casa Padovani, ove si lavorava a elaborare un'azione politica nuova, ispirata ai principî cristiani, alternativa al fascismo. Fu attraverso questi incontri che si consolidò l'amicizia del L. con G. La Pira, G. Dossetti e A. Fanfani. Dopo il radiomessaggio di Pio XII nel Natale 1942 sulla necessità di un nuovo ordine sociale e internazionale, fu impegnato a studiare le implicazioni etico-politiche del messaggio papale. Nell'agosto 1943, richiamato alle armi, fu inviato presso il 5° reggimento alpini di Merano. Colto qui dall'armistizio dell'8 settembre e consegnato in caserma, rifiutò di aderire alle formazioni fasciste; prigioniero dei Tedeschi, l'11 settembre fu trasferito a Innsbruck, poi a Stablak, nella Prussia orientale, dove il 23 settembre rifiutò l'offerta di inquadramento nell'esercito tedesco (analogo rifiuto di aderire alla Repubblica sociale italiana fece il 22 dic. 1943), per essere infine internato nel lager di Deblin-Irena, a sud di Varsavia; qui restò sino al 13 marzo 1944, quando venne trasferito nel campo di Oberlangen-Lathen presso il confine tra Germania e Olanda e infine in quello di Sandbostel-Wietzendorf.

Nei campi di internamento il L. si impegnò in un'attività incessante di animazione culturale, civile e religiosa. Tenne lezioni e conferenze: il 10 ott. 1943 iniziò un ciclo di conferenze sulla persona umana e subito dopo cominciò a scrivere un opuscolo, Azione cattolica e azione politica, e successivamente un più ampio lavoro, Il principio di ogni ricostruzione, pubblicato al rientro in patria (Milano 1947), nel quale si esprimeva l'esigenza di ricostruire una società nuova basata sulla tolleranza, sul rispetto della persona, sul senso di responsabilità, sulla giustizia. Animò la vita religiosa nel lager con gruppi del Vangelo; pur con inevitabili difficoltà, riuscì a mantenere qualche contatto epistolare con Gemelli e con l'arcivescovo di Milano, ma rifiutò il rimpatrio che gli era stato ottenuto da costoro, per restare fra i compagni di internamento. Ritenuto un sobillatore per la sua attività animatrice, venne (come si è visto) più volte trasferito da un campo all'altro.

Con l'avanzata alleata il 1° marzo 1945 fu trasferito a Osnabrück e, in aprile, con l'arrivo degli Alleati, passò successivamente nei campi per ex internati di Badbergen, Menslage, Lungen e Haldern, da dove raggiunse Milano il 31 agosto. Qui, sollecitato dagli amici, e in particolare da Dossetti, a partecipare alla vita politica, fu designato dal Comitato regionale della Democrazia cristiana (DC) quale coordinatore delle attività culturali del partito nella regione e candidato alle elezioni amministrative della primavera successiva. Il L., ritenendo incompatibile il doppio incarico, si dimise da presidente della GIAC. Alle amministrative dell'aprile 1946 fu eletto consigliere comunale di Milano con 172.000 voti. Al primo congresso nazionale della DC (Roma, 24-28 apr. 1946) fu eletto consigliere e membro della direzione del partito, quindi riconfermato consigliere nel secondo congresso nazionale (Napoli, 15-19 nov. 1947). Nelle elezioni del 2 giugno 1946 fu eletto deputato all'Assemblea costituente, ai cui lavori partecipò recando un prezioso contributo di appoggio agli amici La Pira e Dossetti, impegnati, nella prima sottocommissione e nelle commissioni economiche, a sostenere i principî di solidarietà sociale e di attenzione al bene comune da inserire nella carta costituzionale.

La sua figura resta indubbiamente legata alla stagione feconda della Costituente e della nascita dello Stato democratico, anche perché il 3 sett. 1946 dette vita, con Dossetti e Fanfani, all'associazione Civitas humana, che mirava precisamente a una formazione prepolitica delle coscienze con lo scopo di dare una visione programmatica chiara e organica, non ridotta a semplice opera di mediazione, all'attività della DC. Il 10 maggio 1947 uscì il primo numero di Cronache sociali, la rivista espressione del gruppo, che assunse una funzione critica all'interno del partito e alla quale il L. collaborò con alcuni articoli nei quali applicava la distinzione di J. Maritain sul ruolo del cattolico che deve agire "da cattolico" sempre, "in quanto cattolico" solo nell'ambito ecclesiale, cioè quando svolge azione cattolica in senso stretto, e "in quanto uomo e cittadino" nell'ambito dell'impegno civile, in dialogo aperto e saggio con tutti coloro che sono interessati a costruire una degna "città dell'uomo"; egli si mostrava nemico della confusione dei piani, che non solo comprometteva la legittima autonomia della politica, ma rischiava di compromettere anche la Chiesa in operazioni improprie (cfr. Esigenze cristiane in politica, in Cronache sociali, 30 giugno 1947, n. 3). Tali idee del L. sulla esigenza della distinzione divennero patrimonio comune dei cattolici democratici, e trovarono conferma nei dibattiti conciliari che sarebbero poi sfociati nella costituzione Gaudium et spes del 7 dic. 1965.

Benché riluttante, spinto dagli amici e con l'avallo dell'arcivescovo Schuster, accettò la candidatura nelle elezioni politiche del 18 apr. 1948 redigendo, con P.E. Taviani e G. Cappi, il manifesto della DC al Paese. Eletto deputato, fece parte successivamente di varie commissioni, per approdare infine alla commissione Istruzione. Al terzo congresso nazionale della DC (Venezia, 2-6 giugno 1949) fu rieletto consigliere nazionale del partito e nominato membro della commissione per la Riforma della scuola. Il 15 febbr. 1950 fu eletto vice-presidente del gruppo parlamentare DC alla Camera.

La sua posizione nel partito e fuori fu sempre ispirata a una prospettiva critica volta alla distinzione fra politica e religione; fra le conseguenze della diversità di vedute fra la maggioranza del partito e il gruppo dossettiano fu anche la sospensione, nel 1951, di Cronache sociali.

Alla vigilia della seconda legislatura repubblicana espresse al segretario politico G. Gonella la sua ferma e "maturata decisione" di non ricandidarsi e ritirarsi dalla vita politica (lettere del 9 e del 26 marzo 1953), continuando però a impegnarsi sul tema della formazione civile e religiosa dei laici con scritti e conferenze al Centro culturale S. Fedele, alla Corsia dei servi di p. D.M. Turoldo, all'Istituto sociale ambrosiano, del quale fu nominato presidente il 7 nov. 1957. L'anno precedente era stato nominato presidente del Movimento laureati di Azione cattolica; il 4 luglio 1959 membro dell'Istituto superiore di studi per promuovere la cultura religiosa nella regione lombarda.

La partecipazione alla vita politica non lo distolse dalla ricerca. Primo ternato al concorso bandito dall'Università di Bari, il 1° febbr. 1958 fu chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura cristiana antica all'Università cattolica come professore straordinario e, scaduto il triennio, vi venne confermato come ordinario.

Tra i corsi di quegli anni sono da ricordare quelli sui Padri apostolici, sul valore letterario dell'esegesi ambrosiana, su storia, leggenda e poesia sui santi Nabore e Felice, sugli apocrifi del Nuovo Testamento.

Dal biennio 1959-61 e sino al 1965-66 fu nominato direttore della Scuola di perfezionamento in storia e civiltà del cristianesimo.

Il 20 apr. 1961, per espressa volontà dell'arcivescovo G.B. Montini, fu nominato direttore del quotidiano cattolico L'Italia, di cui mantenne la direzione sino al 23 luglio 1964, quando fu nominato presidente diocesano dell'Azione cattolica.

Durante gli anni del concilio Vaticano II il L. fu particolarmente impegnato nell'approfondimento di temi quali il ruolo dei laici nella Chiesa e nella società e il rapporto Chiesa-mondo sulla base della costituzione conciliare Gaudium et spes. Fu inoltre nominato consultore della congregazione dei Religiosi, della commissione per la redazione del nuovo codice di diritto canonico, della congregazione per l'Educazione cattolica.

Crescevano intanto le sue responsabilità nel mondo universitario: membro della prima sezione e presidente della terza sezione del Consiglio superiore della pubblica istruzione, nel 1963 il L. venne eletto rappresentante dei professori nel consiglio di amministrazione della Cattolica per il triennio 1963-65, riconfermato per il triennio 1965-68. Il 9 ott. 1965 fu eletto preside della facoltà di lettere; si stava avvicinando un periodo difficile per l'ateneo cattolico dove si era determinato un clima di accesa contestazione, coeva e in certo modo anticipatrice della contestazione che di lì a poco sarebbe esplosa negli atenei italiani. Toccò al L., come prorettore (10 giugno 1968) e poi come rettore (31 luglio 1968), riportare l'università alla normalità e promuoverne il rinnovamento.

Il L. costituì a tal fine una consulta che doveva lavorare a due temi: l'idea di dipartimento, il progetto di università. Egli si impegnò in modo tutto particolare sull'idea, allora nuova per l'università italiana, di dipartimento come strumento interdisciplinare di ricerca, mirata e di alta qualità, che, a suo avviso, avrebbe dovuto costituire il nuovo modello di ricerca nell'inevitabile livellamento dell'università di massa, e ne avviò la sperimentazione con l'istituzione del dipartimento di scienze religiose, intendendo prefigurare l'istituzione di una facoltà di teologia. Sul rinnovamento dell'università, e in particolare dell'ateneo cattolico, promosse un apposito corso di studi "Una università libera per un domani libero" che avrebbe portato alla formulazione di un nuovo statuto dell'Università cattolica (1974). Di un terzo strumento si avvalse il L. per ridare voce e prestigio alla sua università, e reinserirla nel circuito vivo dei problemi culturali del paese, cioè i corsi di cultura, fra i quali vanno segnalati quello su Aspetti e problemi dei cattolici nella vita italiana (Benevento, 1970), su Cristianesimo e cultura (Loreto, 1975), sulla Laicità (Verona, 1977), nonché su Stato e senso dello Stato oggi in Italia (Pescara, 1981).

Riconfermato rettore per altri quattro trienni, sino al 1980-83, era stato nominato altresì presidente dell'Istituto Toniolo, l'ente fondatore e finanziatore dell'Università cattolica (1973), sicché su di lui gravò il compito di gestire l'Università fra le difficoltà finanziarie e un contesto politico e religioso in profonda evoluzione.

Promosse l'istituzione, in varie località, di nuovi centri di cultura per rafforzare il legame tra l'Università cattolica e il Paese e ritessere i rapporti con il mondo cattolico disorientato dalle vicende della contestazione; riassorbita, pur con qualche gesto di fermezza verso le posizioni più radicali, la spinta della contestazione, ricostruì, nonostante alcuni attacchi mossi alla sua linea educativa, un clima di serenità, di rigore scientifico, di efficienza, mantenendo alto il livello della ricerca e della didattica.

Il prestigio culturale e l'autorevolezza morale del L. ebbero modo di manifestarsi anche nel mondo cattolico ed ecclesiale.

Venne chiamato a coordinare i lavori preparatori e poi a dirigere, come vicepresidente, il convegno ecclesiale su Evangelizzazione e promozione umana (1974), favorendo quella che C. Bo ha chiamato la "riscoperta del cristianesimo da parte dei laici" (v. necr., in Corriere della sera, 19 maggio 1986). Lungimirante, ma scarsamente compresa negli ambienti cattolici, fu la sua contrarietà all'indizione del referendum sul divorzio, che a suo avviso avrebbe esasperato le posizioni e reso più difficile in futuro un miglioramento della legge; nel 1981 si espresse invece - dopo aver cercato di renderlo inutile con proposte di legge adeguate - in favore del referendum del 17 maggio per l'abolizione della legge 24 maggio 1978 sull'aborto.

Libero, dopo il 1983, dagli impegni universitari (il 26 nov. 1985 dette le dimissioni anche da membro dell'Istituto Toniolo), il L. dedicò gli ultimi tre anni della sua vita a ripensare il ruolo del laico cattolico nella società civile e nella vita politica, fondando con un gruppo di colleghi e amici, l'associazione Città dell'uomo.

Preparata con due riunioni del 14 gennaio e del 4 febbr. 1985, da una serie di conferenze e dalla pubblicazione del volumetto Laicità ed impegno cristiano nelle realtà temporali (Roma 1985), il 4 ottobre di quell'anno l'associazione era costituita formalmente. Essa si proponeva "di elaborare, promuovere, diffondere una cultura politica che, animata dalla concezione cristiana dell'uomo e del mondo, sviluppi l'adesione ai valori della democrazia espressi nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana, rispondendo alle complesse esigenze della società in trasformazione" (art. 3 dello statuto). Nei mesi seguenti si impegnò personalmente per illustrare le finalità dell'associazione, partecipando contemporaneamente al dibattito allora aperto sulle riforme costituzionali e prendendo posizione per la irreformabilità dei principî fondamentali della carta costituzionale. Nel marzo pubblicò Per una nuova maturità del laicato (ibid. 1986), il cui titolo si ricollegava a un'analoga raccolta di scritti del 1962; distaccato dalla politica attiva, egli rivelava così intatta la convinzione che la politica, e dunque l'educazione alla politica, fosse un impegno primario del laico cristiano.

Il L. morì a Milano il 18 maggio 1986.

Ai funerali l'arcivescovo di Milano C.M. Martini ne rievocò la figura, il ruolo di "testimone e maestro di una laicità cristiana matura, intento a sviluppare una caratteristica via laicale alla santità" (C.M. Martini, Un grande laico cristiano del nostro tempo, in Testimonianze su G. L., pp. 23-28). Dossetti ha ricordato il L. come uomo di preghiera, cui attendeva "con signorile riservatezza e amorosa fedeltà"; il suo impegno nel lavoro, "ritmato con serena e pacata adesione all'ordine delle priorità"; tra preghiera e lavoro, "nell'equilibrio calmo e interiormente spazioso di questi due termini hanno trovato posto tutti gli altri fattori. I più antichi, come la solida concretezza ignaziana della formazione dei suoi anni più giovanili e un po' di sempre; la passione per l'esattezza della ricerca filologica; l'amore crescente per il pensiero e la spiritualità cristiana dei primi secoli che l'ha nutrito" (G. Dossetti, Nel segno dell'"ora et labora", ibid., pp. 11 s.). F. Traniello ha sottolineato com'egli abbia incarnato un modello di cristianesimo "irrorato di cultura, ma mai intellettualistico […]; un cristianesimo che non fu mai attivistico, perché troppo consapevole del valore della contemplazione; che si è misurato con i problemi della storia, perché aveva ben forte il senso della trascendenza; che ha sempre rispettato devotamente l'autorità della Chiesa perché credeva nel primato della coscienza e nella formazione delle coscienze come compito vitale" (F. Traniello, Cristiano nuovo e insieme antico, ibid., p. 66).

Come studioso il L. ha contribuito - sulla scia di Ubaldi e Bignone e in sintonia con un condiscepolo quale M. Pellegrino, più tardi arcivescovo di Torino - a dare fondamento scientifico a una disciplina allora giovane come la letteratura cristiana antica, distinguendo il metodo di questa da quello teologico proprio della patristica. Aveva esordito con lavori volti a indagare i rapporti tra mondo classico e cristianesimo, per esempio nei volumi L'Aristotele perduto e gli scrittori cristiani (Milano 1933) e Introduzione allo studio di Clemente Alessandrino (ibid. 1939), nei quali sottolineava la novità del secondo rispetto al primo, rilevando tuttavia come "l'inserimento del cristianesimo nel mondo antico gli si presentava rispettoso e per molti aspetti […] tributario delle culture ad esso preesistenti", sicché la letteratura cristiana antica aveva il suo proprium "nell'incontro irripetuto con culture precristiane" e costituiva quindi uno strumento esemplare" nell'esprimere "il modo d'impiantarsi del cristianesimo nel "mondo" in genere" e il "rapporto tra cristianesimo e umanità tout-court". Il L. si teneva così lontano sia da chi assolutizzava o distorceva la trascendenza del cristianesimo rispetto alle culture dell'uomo precristiano, sia da chi negava che il cristianesimo fosse portatore di valori nuovi, anzi fosse "letterariamente una fiacca appendice delle letterature classiche" (L.F. Pizzolato, Lo studioso…, pp. 31 s.). Nel 1940, uno studio sugli inni ambrosiani (Gli Inni di s. Ambrogio, in S. Ambrogionel XVI centenario della nascita, Milano, pp. 307-320) gli offrì l'occasione di avvicinarsi alla dimensione poetica di Ambrogio, che il L. considerava componente primaria di tutta la sua opera, e gli dette l'opportunità di ribadire i problemi metodologici della letteratura cristiana antica e di aprire nuove prospettive, nell'analisi parallela dell'innografia ambrosiana e di quella prudenziana, sul carattere originale della poesia cristiana rispetto a quella genericamente sacra o religiosa. Alla produzione poetica ambrosiana dedicò la prolusione accademica Esegesi e poesia in s. Ambrogio (1959), seguita dal volume Il valore letterario dell'esegesi ambrosiana (Milano 1960): nell'uno e nell'altra il L. fornisce ancora preziose indicazioni di metodo per la sua disciplina, chiarendo come egli studiasse la produzione esegetica degli autori cristiani non per valutare il valore scientifico della loro esegesi, "ma per formulare un giudizio sul valore di quella produzione quale documento letterario", per "ricostruire la personalità degli autori" che si sono chinati sul testo sacro e i cui scritti sono dunque caratterizzati dal rapportarsi a questo (Pizzolato, Lo studioso…, pp. 39 s.). L'ultimo breve lavoro, che esprime anche l'accentuarsi della riflessione etico-politica del L., fu il commento alla lettera Ad Diognetum (I cristiani anima del mondo secondo un documento del II secolo, in Vita e pensiero, 1972, pp. 757-761), nel quale egli chiarisce come per l'anonimo autore il rapporto tra cristianesimo e mondo non debba risolversi nell'isolamento del cristiano "in un angelismo infecondo in nome d'una malintesa legge di trascendenza", né in una esclusiva inserzione mondana "in nome di una malintesa legge di incarnazione".

Fra le numerose pubblicazioni a carattere etico-politico del L., oltre quelle già menzionate, occorre ricordare ancora: Azione cattolica e azione politica, in Cronache sociali, II (1948), 20, pp. 1-3; La spiritualità dell'uomo politico, in Spiritualità cristiana nell'esercizio delle professioni, Milano 1951, pp. 145-167; Maturità del laicato, Brescia 1962. Questi e altri scritti sono stati riediti poi in varie raccolte: Pensare politicamente, I, Il tempo dell'azione politica. Dal centrismo al centrosinistra; II, Da cristiani nella società e nello Stato, Roma 1981; Chiesa, laici e impegno storico. Scritti (1947-1963) riediti in memoria, Milano 1987. I testi di fondazione dell'associazione Città dell'uomo sono nelle seguenti pubblicazioni: La città dell'uomo. Costruire da cristiani la città dell'uomo a misura d'uomo, Roma 1984; Laicità e impegno cristiano nelle realtà temporali, ibid. 1985.

Fonti e Bibl.: Le carte personali del L. sono conservate presso la sede milanese dell'Istituto secolare da lui fondato; sono state in parte edite o segnalate da A. Oberti nella serie di monografie intitolate Dossier Lazzati (ne sono apparsi più di venti fascicoli). Importante anche la Relazione storica (inedita) per il processo di canonizzazione, la cui sessione diocesana fu solennemente chiusa il 14 dic. 1996 nella basilica di S. Ambrogio, e che comprende anche copiosi carteggi messi a disposizione da vari corrispondenti. Materiale documentario per gli anni di rettorato è conservato nell'Archivio dell'Istituto Toniolo e nell'Archivio storico dell'Università cattolica a Milano. Una bibliografia delle pubblicazioni scientifiche, con il titolo Bibliografia patristica di G. L. è nel volume Paradoxos politeia. Studi patristici in onore di G. L., a cura di R. Cantalamessa - L.F. Pizzolato, Milano 1979, pp. XXVII-XXXIV. Sul L. studioso si veda L.F. Pizzolato, Lo studioso di letteratura cristiana antica, in L'opera e l'insegnamento di G. L., Milano 1987, pp. 29-43; sulla scuola di Ubaldi alla Cattolica si veda Id., Da P. Ubaldi a G. L.: la letteratura cristiana antica nell'Università cattolica del S. Cuore, in Aevum, LXXI (1997), pp. 153-180.

I numerosi editoriali pubblicati negli anni di direzione de L'Italia a commento degli avvenimenti politici, religiosi e culturali del tempo sono stati segnalati da M. Margotti, "L'Italia" di L.: il quotidiano cattolico milanese agli inizi degli anni '60, Milano 1993, pp. 187-192; Id., L. direttore de l'"Italia", Roma 1996. Manca invece un indice dei numerosi scritti apparsi durante gli anni di rettorato dell'Università cattolica, per i quali occorre rifarsi all'Annuario dell'Università cattolica del S. Cuore, ad annum; alla rivista Vita e pensiero, pure ad annum e ai volumi degli atti dei convegni culturali dell'Università.

Sull'internamento in Germania e la sua attività di animazione culturale fra gli internati vi sono numerosissime testimonianze e un'ampia letteratura; si veda in particolare: V.E. Giuntella, Il nazismo e i lager, Roma 1979; N. Raponi, Voci dai lager, in Cristiani per la libertà, a cura di G. Bianchi, Milano 1987, pp. 63-103 (con testimonianze del L. stesso, di V.E. Giuntella, di A. Garzetti e di C. Violante); M. Dorini, G. L.: gli anni del lager (1943-1945), Roma 1989, con lettere del L. e testimonianze di compagni d'internamento. Sul contributo del L. alla costituzione e sul richiamo alla sua validità si veda il saggio Trent'anni di Costituzione: discorso ai giovani, in Vita e pensiero, 1978, riprodotto in Dalla Costituente alla costituzione. L. testimone dell'uomo, Udine 1988, pp. 71-81.

Assai estesa è la bibliografia sul L.; il saggio che meglio ne ha colto la personalità è quello di P. Vanzan, Il mondo, la Chiesa e il regno di Dio nella vita e opera di uno "starez" occidentale, in G. L.: vivere da laico. Appunti per una biografia e testimonianze, a cura di A. Oberti, Roma 1986, pp. 11-89 (nel volume altri importanti saggi e testimonianze); P. Zerbi, G. L. presidente diocesano della Gioventù di AC, Roma 1988; G. L. testimone e maestro di laicità cristiana, Milano 1987; L'opera e l'insegnamento di G. L., Milano 1988; V. Sesti, G. L.: l'itinerario spirituale di un cristiano, Milano 1992; G. L. Aspetti e momenti di una biografia, a cura di A. Oberti, Roma 1994; B. Bonardi, G. L.: la politica per l'uomo, Fossano 1996; A. Silvestrini, G. L., un cristiano nella città dell'uomo, in AS, 1996, n. 7-8, pp. 601-610; P. Vanzan, Perdurante e molteplice attualità di G. L., in Civiltà cattolica, 6 sett. 1997, pp. 400-413; V. Peri, La Pira, L., Dossetti: nel silenzio la speranza, Roma 1998; M. Margotti, G. L.: educare nella città, Milano 2001; L. Pazzaglia, L., G., in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia. Aggiornamento, Genova 1998, pp. 345-350; L.F. Pizzolato, L., G., in Diz. della Chiesa ambrosiana, III, Milano 1989, pp. 1677-1680.

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