GROSSO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GROSSO, Giuseppe

Fausto Goria

Nacque a Torino il 24 luglio 1906 da Carlo, avvocato, e da Anna Ferrero Gola.

Il G., perso il padre in giovane età, compì gli studi secondari presso il liceo Cavour e si iscrisse, quindi, alla facoltà di giurisprudenza di Torino (l'ambiente e l'atmosfera culturale della facoltà giuridica torinese di quell'epoca furono da lui ricordati circa cinquant'anni dopo in La facoltà giuridica dell'Università torinese negli anni Venti, poi in Scritti storico giuridici, I, pp. 925-929) dove ebbe come maestri, fra gli altri, L. Einaudi, F. Ruffini, G. Solari, ma soprattutto G. Segré, professore di diritto romano, con il quale si laureò, nel giugno 1927, con una tesi dal titolo Ricerche intorno ai "bonae fidei iudicia". All'argomento della tesi di laurea si riallacciano le sue prime pubblicazioni scientifiche: L'efficacia dei patti nei "bonae fidei iudicia" (1927 e 1928); Efficacia dei patti nei "bonae fidei iudicia": patti e contratti (1928); Ricerche intorno all'elenco classico dei "bonae fidei iudicia" (1928; poi in Scritti, III, pp. 1-73, 84-181).

Sia pure in modo più mediato, si riallacciano al medesimo argomento anche le pubblicazioni sulla formula dell'actio fiduciae e sulla fiducia a scopo di manumissione (entrambe del 1929; rispettivamente in Scritti, III, pp. 275-312, 189-274); in esse il G. mostrava di saper congiungere una rigorosa impostazione giuridica con una notevole sensibilità storica, piena padronanza del metodo esegetico - immune dagli eccessi del metodo interpolazionistico - e singolare capacità costruttiva.

L'apprezzamento per tali opere e per altri contributi minori gli valse una rapida carriera accademica: conseguita già nel 1928 la libera docenza in diritto romano, fu incaricato dell'insegnamento di tale disciplina nell'Università di Camerino nel 1928-29 e in quella di Parma nel 1929-30. Nel 1930 fu ternato in un concorso a cattedra; chiamato presso l'Università di Modena, vi rimase come professore straordinario di diritto romano dal 1930 al 1933, tenendo per incarico anche il corso di istituzioni di diritto romano; nel 1933 passò all'Università di Pisa, avendo conseguito l'ordinariato; poi insegnò istituzioni di diritto romano dal 1934 a Genova e dal 1935 a Torino, dove nel 1938 passò alla cattedra di diritto romano, conservata fino alla morte.

Il decennio fra il 1930 e il 1940 è quello in cui il G. impostò e sviluppò alcune fra le tematiche che maggiormente ne caratterizzarono l'attività (servitù, usufrutto, oggetto dell'obbligazione) e altresì quello in cui egli pose le basi della parte più feconda e duratura della sua produzione: i corsi universitari di diritto romano, nei quali il rigore della metodologia e del pensiero s'intreccia con l'esigenza di linearità e di chiarezza richiesta dallo sforzo dell'insegnamento.

Il primo corso litografato (Modena 1930-31) fu dedicato a Le cose, e fu rielaborato poi a Torino nel 1941; sempre a Modena l'anno successivo uscirono le dispense del corso Le servitù prediali, I, completamente rifatto nel volume Le servitù prediali nel diritto romano (Torino 1969); il corso pisano del 1933-34 su L'oggetto delle obbligazioni costituì il nucleo originario di un tema più volte ripreso e perfezionato fino all'edizione torinese del 1966 dal titolo: Obbligazioni. Contenuti e requisiti della prestazione. Obbligazioni alternative e generiche. Il diritto di usufrutto fu oggetto di un corso pubblicato a Torino nel 1935 e successivamente ampliato fino all'edizione del 1958: Usufrutto e figure affini nel diritto romano. Al 1940 risale anche la prima edizione di un fortunato volumetto: Premesse generali al corso di diritto romano (4ª ed., ibid. 1960), in cui il G. toccava alcuni problemi generali della metodologia degli studi romanistici e delle fonti.

A partire dal 1938, anche per lo stimolo costituito dalla nuova codificazione civilistica, il G. aveva iniziato a scrivere di diritto civile, soprattutto in tema di diritti reali.

Il legame che egli vedeva fra ricerche storiche e impostazione di problemi attuali lo portò a comporre un nuovo testo per l'insegnamento: I problemi dei diritti reali nell'impostazione romana, steso fra il 1942 e il 1944 e tuttora apprezzato nonostante la mancanza di quella revisione cui il G. sottopose altri volumi.

Nel 1942, a causa delle vicende belliche, il G. era sfollato con la propria famiglia a Drusacco, nel Canavese (nel dicembre 1935 aveva sposato Augusta Guidetti, da cui ebbe i figli Carlo Federico e Pia); in questo periodo continuò a tenere regolarmente le lezioni all'università, e riuscì a comporre, oltre ad alcuni contributi minori, un nuovo corso di diritto romano: Il sistema romano dei contratti (Torino 1945; 3ª ed. rivista, ibid. 1963).

Nel frattempo il G. era entrato in contatto con il movimento di Liberazione: arrestato nell'ottobre 1944 per antifascismo, fu incarcerato a Ivrea e fortunosamente rilasciato solo dopo alcuni giorni. In seguito a ciò fu costretto a vivere in clandestinità a Torino, dove entrò nel Comitato di liberazione nazionale per la scuola e intensificò il proprio impegno per la libertà anche con articoli su pubblicazioni clandestine, firmati Gino. Dopo il 25 apr. 1945 continuò intensamente la propria attività pubblicistica.

Una nutrita serie di articoli apparve ne Il Popolo nuovo, e in altri quotidiani o settimanali, nei quali trattava temi relativi alla legalità, alla scuola, alla Costituente, al contenuto della democrazia (che secondo il suo pensiero, ispirato al riformismo sociale cristiano, doveva andare al di là del liberalismo prefascista).

L'impegno politico-culturale del G. trovò fin dal 1946 espressione concreta con l'elezione a consigliere comunale di Torino (carica rinnovatagli fino al 1960) nelle file della Democrazia cristiana, dalle quali fino al 1951 guidò come capogruppo l'opposizione alle giunte di sinistra. La svolta che gli diede modo di esercitare un'influenza più penetrante sulla politica piemontese (e non solo) si verificò nel 1951, con l'elezione a presidente dell'amministrazione provinciale di Torino, incarico che gli fu confermato fino al 1965 e che lo portò anche, fra il 1962 e il 1965, alla presidenza dell'Unione delle Province d'Italia. Rieletto in Consiglio comunale nel novembre 1964, fra il febbraio 1965 e il settembre 1968 fu sindaco di Torino (e pressoché contemporaneamente presidente dell'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa), carica dalla quale si dimise a seguito di quello che egli amava definire "un fenomeno di rigetto" da parte di un ceto politico che, secondo il G., sempre meno tollerava il richiamo a perseguire l'interesse generale, anche a costo del sacrificio di interessi particolari. Questo episodio determinò il suo definitivo abbandono della politica attiva.

Nel complesso dell'attività politico-amministrativa del G. come presidente della Provincia, emergono con forza due linee guida: la difesa e la valorizzazione delle autonomie locali e l'inserimento di Torino e del Piemonte in una rete di comunicazioni europee.

Sotto il primo aspetto, il G. si batté con energia per dare contenuto e concretezza agli organi di autogoverno locale, facendo anche parte della commissione consultiva per l'attuazione della legge 11 marzo 1953, n. 150, sul decentramento amministrativo, e non lesinando critiche anche aspre alle incertezze e alle lentezze della politica dei governi centrali a tale proposito (cfr., ad esempio, Scritti, I, pp. 351 ss., 399 ss., 454 ss., 472 ss., 503 ss., 566 ss., 604 ss., 647 ss., 676 ss., 766 ss., 851 ss.). Nella prospettiva di fare della Provincia di Torino l'elemento propulsore per studiare e promuovere piani di sviluppo che coinvolgessero l'intero Piemonte, creò un assessorato per lo Sviluppo economico e sociale - altrove inesistente - e diede impulso all'istituzione, nel 1958, dell'Istituto di ricerche economico sociali (IRES), divenuto poi, nel 1971, ente strumentale della Regione Piemonte - da lui presieduto nei primi anni di vita - con il compito di predisporre gli studi di settore necessari, fra l'altro, all'azione politica degli enti locali.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, il G. operò nella lungimirante prospettiva di creare, facilitando i collegamenti del triangolo industriale Torino-Milano-Genova con le regioni francesi di Marsiglia e Lione nonché con quella svizzera di Ginevra, "un unico polo di sviluppo di scala europea" (La sistemazione del territorio e le regioni di frontiera, 1964, in Scritti, I, pp. 783 s.). Pertanto, la Provincia di Torino varò nel 1952 un piano di viabilità che, oltre all'autostrada Ceva-Savona, già allo studio (e di cui si realizzò più tardi il prolungamento fino a Fossano), prevedeva la partecipazione dell'ente a progetti per un'autostrada Torino-Ivrea-Valle d'Aosta (realizzata agli inizi degli anni Sessanta), per il traforo del Gran San Bernardo (entrato in funzione nel 1964), per l'autostrada Torino-Piacenza e per il traforo autostradale del Fréjus.

Altre realizzazioni dell'amministrazione provinciale guidata dal G. furono l'organizzazione dei servizi di medicina scolastica, la costituzione (1957) del Centro di igiene mentale, uno dei primi esempi di assistenza extraospedaliera in tale settore; sul piano culturale, la collaborazione alla nascita dell'Istituto universitario di studi europei e la costituzione (1956) della Biblioteca della Provincia come istituto specializzato in libri e raccolte di interesse piemontese.

Il periodo in cui il G. fu sindaco di Torino fu politicamente assai più faticoso. Fra le iniziative che andarono a buon fine, si ricordano: la creazione di un primo nucleo di centro cittadino (via Garibaldi) chiuso al traffico privato; l'impulso determinante dato alla ricostruzione del teatro Regio (distrutto da un incendio il 9 febbr. 1936); la costruzione di nuovi quartieri al fine di eliminare le abitazioni in baracche o in vecchi edifici degradati.

Gli incarichi politici non attenuarono i legami del G. con l'Università né il suo interesse per gli studi: fino alla morte tenne regolarmente due corsi di lezioni, e fino al 1968 addirittura un terzo; nel 1945 aveva assunto la presidenza della facoltà di giurisprudenza, che gli fu riconfermata fino alla sua scomparsa.

Inoltre, dal 1962 al 1966 fu componente della I sezione del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Dal 1962 al 1967 fu presidente dell'Accademia delle scienze di Torino; dal 1963 socio nazionale dell'Accademia dei Lincei; a partire dalla fine degli anni Cinquanta fece anche parte di numerosi altri enti di carattere culturale.

Dal punto di vista scientifico, il periodo di intensa attività politica arricchì ancora l'arco tematico degli interessi, senza fargli tralasciare i filoni precedenti (a questi si ricollega l'ampio volume Le servitù prediali, scritto in collaborazione con G. Deiana [Torino 1951] per il Trattato di diritto civile diretto da F. Vassalli; l'ultima edizione è del 1963, in due tomi). Nacquero così due nuovi corsi di lezioni: quello del 1948 su Problemi generali del diritto attraverso il diritto romano (rielaborato poi nel 1967), in cui sottolineava, fra l'altro, l'utilità della concezione istituzionale del diritto per una migliore comprensione dell'ordinamento giuridico romano, e quello su I legati. Parte generale (in due tomi, del 1953 e del 1954, rivisti e ripubblicati poi nel 1962 in un unico volume), che rappresenta a tutt'oggi uno fra i principali studi di riferimento in materia. Ma l'opera in cui, pur nel rigoroso impianto scientifico, più intensamente si sente l'esperienza politica del G. sono le fortunate Lezioni di storia del diritto romano, che dal nucleo iniziale del 1949 giunsero alla quinta edizione nel 1965, e dalle quali generazioni di studenti appresero, attraverso le vicende di Roma, le problematiche della costruzione e dello sviluppo di una comunità politica. Un altro filone in cui trovarono espressione sia la riflessione generale sul diritto, sia l'esperienza di pubblico amministratore vissuta dal G. è costituito da una serie di scritti sparsi, e collocati nell'arco di un trentennio, apparentemente minori ma dall'autore considerati unitariamente e raccolti in un volume, pubblicato dopo la sua morte (Tradizione e misura umana del diritto, Milano 1976).

In essi i temi del senso della tradizione e del valore della legalità si intrecciano con il principio dell'autonomia nel prospettare la persona umana come punto di riferimento e centro dell'agire giuridico.

La contestazione studentesca, che a Torino fu particolarmente vivace fra l'autunno del 1967 e la primavera del 1968 e che si prolungò poi fino ai primi anni Settanta, sorprese il G. quando si stava avviando alla conclusione la sua attività di sindaco; in questa circostanza egli si sforzò di cogliere i fermenti innovativi che il movimento studentesco esprimeva. Nacque così un nuovo corso di diritto romano (Schemi giuridici e società nella storia del diritto privato romano, Torino 1970), accompagnato da altri contributi minori in materia e da studi su aspetti generali del diritto romano e moderno.

Il G. morì il 27 ott. 1973 in territorio austriaco (comune di Villach) colpito da infarto mentre, in treno, stava rientrando in Italia da Vienna.

Lasciava inediti numerosi scritti, fra i quali la prima parte di un nuovo corso di lezioni: Problemi sistematici nel diritto romano. Cose. Contratti, pubblicato a Torino nel 1974 a cura di L. Lantella. Gli scritti minori del G. sono stati raccolti in Scritti storico giuridici, Torino 2000-01: I, Storia, diritto, società; II, Diritto privato: cose e diritti reali; III, Diritto privato: persone, obbligazioni, successioni; IV, Recensioni e ricordi.

Fonti e Bibl.: La biblioteca del G. è stata acquistata dall'Università di Camerino; le sue carte - fra le quali la corrispondenza ricevuta e la raccolta dei suoi articoli di giornale - sono conservate presso il figlio Carlo Federico. Una bibliografia completa degli scritti è in Studi in onore di G. G., I, Torino 1968, pp. XXXIX-LIV, con aggiornamento ibid., VI, ibid. 1974, pp. 715-718, preceduto da una breve presentazione di F. Gallo (pp. 705-714). Necr. in Studia et documenta historiae et iuris, XL (1974), pp. 523-542; Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", LXXVII (1974), pp. 15-45, con bibliografia (pp. 45-60). Sulla sua figura N. Bobbio, in I sindaci della libertà. Torino dal 1945 ad oggi, a cura di F. Borio, Torino 1980, pp. 183-192; A.R. Girola Gallesio, G., amministratore pubblico, ibid., pp. 193-201; G. Conso, in Testimonianze di Giovanni Conso e Luigi Firpo su G. G. e Valdo Fusi, Torino 1983, pp. 17-33. Sul lavoro scientifico: G. Pugliese, L'opera giuridica di G. G., in Studi in onore… G. G., cit., I, pp. XVII-XXXVIII; M. Talamanca, Esperienza scientifica. Diritto romano, in Cinquant'anni di esperienza giuridica in Italia(Messina - Taormina, … 1981), Milano 1982, pp. 749, 781; F. Gallo, G. G. a venticinque anni dalla morte, in Bull. dell'Istituto di diritto romano "V. Scialoja", XCVIII-XCIX (1995-96) [ma 2000], pp. IX-XLVII. Sul pensiero e l'attività politico-amministrativa: F. Traniello, Gli esordi de "Il Popolo nuovo" (1945-46), in Giornali e giornalisti a Torino, Torino 1984, pp. 108 ss.; A. Castagnoli, Torino. Dalla ricostruzione agli anni Settanta. L'evoluzione della città e la politica dell'Amministrazione provinciale, Milano 1995, pp. 18-27, 34-52, 57 s., 69-75, 79 s., 92-95, 105-108; Id., Le istituzioni locali e le classi dirigenti dal dopoguerra alla metà degli anni Ottanta, in Storia di Torino, IX, Gli anni della Repubblica, a cura di N. Tranfaglia, Torino 1999, pp. 115-120, 124-131; F. Cereja, La crisi della scuola tradizionale e l'avvento della scuola di massa, ibid., pp. 760, 763.

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