FERRARO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FERRARO, Giuseppe

Lida Maria Gonelli

Nacque a Carpeneto, provincia di Alessandria, il 24 sett. 1845, da Giuseppe, ferraio, e da Francesca Conti, contadina. Compì gli studi universitari a Pisa, dove si laureò nel 1869, presso la facoltà di lettere e filosofia; nel novembre dello stesso anno vinse un posto di alunno presso la Scuola normale superiore, dove studiò fino al 1870.

Alla Scuola normale, che era diventata in quegli anni centro di formazione di insegnanti medi e universitari, grazie alla presenza di professori come A. D'Ancona e D. Comparetti, affluivano da ogni parte d'Italia giovani desiderosi di dedicarsi alla ricerca scientifica; tra i colleghi di studio del F. troviamo alunni destinati ad emergere di Il a poco, nel campo della linguistica e della filologia romanza, come N. Caix, P. Rajna, F. D'Ovidio.

Il giovane F., già interessato per propno conto allo studio delle tradizioni popolari - si sa ad es. che fin dal 1865 aveva pubblicato la traduzione di una poesia popolare monferrina nella rivista L'Eco degli studenti -, trovò in questo ambiente stimoli ed aiuti essenziali per la sua formazione scientifica. Proprio su consiglio del Comparetti, nel luglio del 1868 cominciò a raccogliere dalla tradizione orale novelle e canti del Monferrato; questi ultimi verranno in luce nel 1870, nella prestigiosa collana di "Canti e racconti del popolo italiano", edita a Torino e promossa da D'Ancona e Comparetti, mentre le novelle confluiranno poi in parte nella pubblicazione comparettiana di Novelle popolari italiane, Torino 1875 (a Roma, nel Museo per lo studio delle arti e delle tradizioni popolari, Fondo Comparetti, èconservato il manoscritto autografo dell'intera raccolta ferrariana delle novelle: 127 pezzi in dialetto, accompagnati dalla traduzione italiana, che costituiscono a tutt'oggi il corpus di racconti popolari più ricco e più affidabile per l'area piemontese).

Il volume dei "Canti", dove compaiono oltre 200 pezzi, tra canzoni di argomento narrativo, strambotti e ninne nanne, presenta già caratteri che ricompariranno quasi immutati nelle successive raccolte del F.: i materiali sono ricercati con grande diligenza e operosità e riprodotti il più fedelmente possibile per quanto riguarda il dialetto e la giacitura delle strofe; ogni pezzo è preceduto da rimandi essenziali (ma non sempre esaustivi), alle raccolte precedenti e corredato da scarne note di commento; la brevissima Prefazione siesaurisce in poche note informative sul dialetto e con l'augurio che la "raccolta possa servire alla questione complicata e difficile sulle origini delle nostre romanze popolari, nella quale tanto si è distinto il nostro Nigra". Insomma, consapevole dei propri limiti, il F. riservava fin da allora a se stesso, con schietta sincerità, la funzione di raccoglitore, lasciando ai maestri il compito di commentare e di interpretare i copiosi materiali che via via veniva radunando, o in mezzo a tante questioni non ho saputo che pesci pigliare, perché il furor letterario a guerra mena ed io ho il corpo di vetro e non voglio combattere con chi facilmente mi vincerebbe", scriveva ad es. al D'Ancona in una lettera del 28 maggio 1877, conservata presso l'Archivio della Scuola normale superiore di Pisa.

Nel 1871 il F. iniziava una lunga carriera di insegnante ginnasiale e liceale (poi di preside e di provveditore agli studi), caratterizzata da una continua serie di trasferimenti in varie città della provincia italiana: dal 1870 al 1874 a Mazara del Vallo, Lucera, Montelone Calabro, poi a Ferrara (1874-1885), Parma (1885-1888), Sassari (1888-1889), Reggio Emilia (1889-1901), Cuneo (1901-1907), Massa (aprile-giugno 1907).

Pur tra i disagi che questi spostamenti causavano a lui e alla famiglia (la moglie Amalia Boselli, sposata all'inizio degli anni Settanta, e i tre figli) e nonostante gli impegni dell'attività scolastica, il F. si dedicava con passione agli studi di folclore, mostrando anche una ammirevole capacità di inserirsi a livello intellettuale nelle varie realtà locali con cui veniva a contatto. A Ferrara, ad es., dove insegnava storia e geografia nel liceo "Ariosto", coltivava si i suoi interessi primari (e raccoglieva e pubblicava i Cantidi Ferrara, Cento e Pontelagoscuro, Ferrara 1877), ma entrava anche in relazione con i due maggiori studiosi di storia locale, G. Antonelli e L.N. Cittadella, e con loro avviava una serie di fortunate ricerche in archivi e biblioteche, scopriva e pubblicava testi inediti, come la Regola dei servi della Vergine gloriosa, Livorno 1875, Poesie popolari religiose del secolo XIV, Bologna 1877, Alcune poesie religiose del Saviozzo e di altri autori, ibid. 1879. Inviato a Sassari come provveditore agli studi dal settembre 1888 all'agosto dell'anno successivo, il F. si appassionò immediatamente allo studio della poesia popolare sarda, fino a quel momento poco conosciuta e malamente pubblicata dagli studiosi isolani. Nel giro di un solo anno, valendosi di ricerche personali e della collaborazione degli insegnanti a lui sottoposti, compì un lavoro da vero pioniere e cominciò a raccogliere una messe imponente di "gosos", "ninnios", "attitidos", "mutos", oltre a proverbi ed indovinelli, che vedranno la luce nella Raccolta di canti popolari in dialetto logudorese, Torino 1891, e in una lunga serie di contributi minori apparsi dal 1890 al 1904. Anche la più lunga residenza a Reggio Emilia diventò occasione per studi importanti sulle tradizioni popolari della città e della sua provincia.

Pur costretto a lavorare lontano dai grossi centri di cultura, il F. riuscì a intrattenere fruttuosi rapporti (spesso unicamente epistolari) con folcloristi di fama nazionale ed europea, ai quali offri materiali genuini e di prima mano, ricevendone in cambio continui aggiornamenti sugli sviluppi e le novità della giovane scienza, consigli per i suoi scritti, sedi adeguate per le sue pubblicazioni. Tenace ed intenso fu il rapporto col suo primo maestro, il D'Ancona, che gli garantì anche un consistente appoggio nelle tappe della carriera scolastica; ottime le relazioni col corregionale C. Nigra, che proprio ad apertura dei Canti Popolari del Piemonte (Torino 1888, p. x) ricorderà con gratitudine la collaborazione del F., "l'indefesso ricercatore della poesia popolare del suo nativo Monferrato". A sua volta G. Pitrè gli aprì le porte della sua collana di "Curiosità popolari tradizionali" e del suo Archivio per lo studio delle tradizioni italiane popolari:dal 1882 al 1904 non c'è quasi annata di questa importante rivista che non ospiti un contributo ferrariano. Fu poi certamente il Pitrè ad incoraggiare il F. nello studio della realtà materiale delle classi subalterne: usi funebri e nuziali, giochi, farmacopea e botanica popolare, superstizioni, proverbi, ecc.

Il F., sempre così misurato (a volte francamente insufficiente), nel commento e nell'interpretazione dei canti. dimostra invece in questi scritti una maggiore libertà di giudizio, accanto ad una gradevole dote descrittiva; se qualche volta affronta temi al di fuori del suo orizzonte culturale e postula per taluni fatti origini improbabili ed azzardate (sulla scia della fumosa mitologia comparata di A. De Gubernatis), pure resta la felicità dei suo narrare, la sua passione nel cogliere aspetti di vita quotidiana e di istituire confronti tra realtà locali diverse, di cui ha conoscenza ampia e diretta.

Là dove gli mancò la guida di autorevoli maestri, come nell'ambito filologicoletterario, il F. produsse lavori da dilettante, irrimediabilmente arretrati già rispetto al proprio tempo; del resto non è un caso che contributi di questo tipo escano quasi tutti nello zambriniano Propugnatore o nella Scelta di curiosità letterarie inedite o rare dal secolo XII al XVII, pubblicata a Bologna dalla Commissione per i testi di lingua, cioè in sedi già prestigiose, ma ormai attardate nel panorama italiano degli anni Ottanta (sui forti limiti, ad es. dell'edizione ferrariana del Saviozzo, cfr. A. E. Quaglio, Leonardo Giustiniani in una silloge ferrarese di rime quattrocentesche, in Rivista di letter. ital., I [1983], pp. 311-322). Così il Glossario monferrino, Ferrara 1881, poi Torino 1889, che pure si apre (nella 2 ed.), con una dedica a G. I. Ascoli, è un lavoro disinformato e confuso, quanto mai lontano dalla rigorosa metodologia ascoliana (cfr. in proposito una recensione, giustamente severa, in Giorn. stor. della letter. ital., XIII [1888], pp. 424 s.).

Oltre che all'Archivio del Pitrè e di S. Salomone Marino, il F. collaborò con assiduità alla Rivista europea diA. De Gubernatis, alla Rivista di letteratura popolare, al Giornale ligustico. Negli ultimi anni della sua vita studiò e riordinò le carte di G. Lignana, di cui progettava anche di pubblicare il carteggio, su suggerimento del Nigra. Ma il progetto non andò oltre due articoli apparsi nella Rivista d'Italia del 1906.

Il F. mori a Massa il 19 giugno 1907. Le sue carte, donate dagli eredi al Comune di Carpeneto, andarono disperse in epoca imprecisata.

La bibliografia degli scritti di argomento folclorico, a cura di Leydi e Castelli, in Canti popolari, cit., pp. 23-30; per le edizioni di antichi testi volgari italiani curati dal F., cfr. F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV indicate e descritte, Bologna 1884, e Suppl., a cura di S. Morpurgo, Bologna 1929, ad Indicem.

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Marucelliana, Carteggio Rajna, lettere del F. al Rajna; Ovada, Arch. dell'Accademia Urbense, Atti inediti, registrati su nastro, di un convegno sul F. tenuto nel 1986; Pisa, Arch. della Scuola normale superiore, Carteggio D'Ancona, lettere del F. al D'Ancona; A. De Gubernatis, Diz. biograf. degli scrittori contemp., Firenze 1879, pp. 438 s.;A. D'Ancona, G. F., in Rassegna bibliogr. della letter. ital., XV (1907), pp. 278 ss.; A. M. Cirese, Poesia sarda e poesia popolare nella storia degli studi, Sassari 1961, passim;G. Ferraro, Canti popolari piemontesi ed emiliani, a cura di R. Leydi-F. Castelli, Milano 1977, con Introduz. di R. Leydi, pp. 5-22; C. Marazzini, Popolarità narrativa e simbologia letteraria. Tre lezioni piemontesi della "Fanciulla senza mani", in Studi piemontesi, X (1981), pp. 31-49;G. L. Beccaria-G. Arpino, Fiabe piemontesi, Milano 1982, passim;R. Alloisio, Botanica e credenze popolari nella Carpeneto di G. F., in Urbe, aprile 1987, pp. 3 ss.; F. Castelli, I racconti popolari monferrini di G. F., ibid., I (1988), 1, pp. 5s.

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