AGNELLO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

AGNELLO, Giuseppe

Philippe Pergola

Nato a Canicattini Bagni (Siracusa) da Santo e da Concetta Cultrera il 5 febbr. 1888, entrò in seminario a Siracusa, per volontà dei familiari, per uscirne nel 1910 (con la manifesta comprensione di Luigi Bignami, arcivescovo della città), non sentendo alcuna vocazione, mentre aveva già iniziato a frequentare il primo anno della facoltà di lettere a Catania. Nondimeno la sua azione in ogni campo fu sempre ispirata da un cattolicesimo senza riserve.

Si laureò in lettere nel 1913, con una tesi su "La leggenda di s. Oliva di Palermo" (per la quale ebbe rapporti con Delattre e Delehaye): il relatore, Paolo Savj-Lopez, ordinario di letterature neolatine, contribuì molto alla formazione dell'A., che diede volentieri un taglio filologico ai suoi lavori. La tesi non fu mai pubblicata per esteso, ma in vari contributi: La leggenda di s. Oliva, Siracusa 1923, seguita da articoli in Siculorum Gymnasium, VIII (1955), pp. 414-428; X (1957), pp. 186-204; Arch. stor. siciliano, VII (1955), pp. 93-124; VIII (1956), pp. 151-193; Boll. del Centro di studi fil. e ling. siciliani, VI (1962), pp. 25-35.

Dal 1913 al 1916 insegnò materie letterarie nelle scuole medie di Adrano, Caltanissetta e Catania. Fu richiamato alle armi nell'aprile del 1916, e prese parte alle operazioni militari sul fronte francese nel 1918; in un suo diario inedito di questo periodo, si colgono molte premesse delle sue scelte future e del suo atteggiamento insieme modernista e meridionalista. Nel 1919-20, riprese l'insegnamento a Reggio Calabria, prima di tornare, l'anno successivo, a Siracusa presso il liceo-ginnasio "T. Gargallo".

Con il ritorno a Siracusa ebbe inizio l'impegno politico con l'iscrizione al Partito popolare italiano. Su espressa richiesta di don Sturzo fu candidato alle elezioni politiche del 1924, senza essere eletto. In quel periodo pubblicò vari scritti apparsi su Il Popolo e Il Mondo, nel 1923 e 1924, raccolti nel volume dal titolo polemico Il carnevale politico nel Siracusano (Siracusa 1924), del quale solo alcune copie poterono circolare prima del sequestro (il Comitato ANPI di Siracusa ne ha pubblicato una ristampa, nel 1985, con una prefazione di G. Giarrizzo). Da parte dei fascisti fu oggetto di minacce, intimidazioni, "provocazioni, compiute tutti i giorni, a stillicidio", aggressioni nelle strade di Siracusa (La mia vita nel ventennio, Siracusa 1962, pp. 34-56), che sfociarono nel 1926 nel trasferimento punitivo del "noto professore antifascista" al ginnasio di Cento, dove insegnò per poche settimane. Il 24 agosto dello stesso anno l'A. fu sospeso (per "incompatibilità colle generali direttive politiche del Governo") dall'insegnamento e dallo stipendio e fu privato del diritto alla pensione. A nulla erano valsi i decisi interventi in questa vicenda di P. Orsi, nella veste di senatore, e di G. Carabelli, arcivescovo di Siracusa. Tornato a Siracusa, rifiutò ogni compromissione e ogni proposta di aiuto economico assistenziale; visse con la propria famiglia dei soli proventi che derivavano da lezioni private e rifiutò sempre anche l'idea di una fuga all'estero, nonostante i gravi pericoli che corse fino alla Liberazione. Il figlio Santi Luigi, antifascista impegnato nonostante la giovane età, fu arrestato e detenuto a Firenze, dal dicembre 1943 al maggio 1944 (ibid., pp. 213-231).

Nonostante le persecuzioni, l'A. ebbe una attività scientifica ricchissima durante il Ventennio e scambi a largo raggio, anche al di fuori della Sicilia. Lo strettissimo rapporto con l'Orsi diede ai suoi interessi un orientamento verso la storia e la storia dell'arte del Medioevo (proprio l'A. è autore, nel 1925, di un volumetto su Paolo Orsi, con bibliografia, pubblicato a Firenze); nel 1926, diede il primo contributo notevole in questo campo, con un volume su Siracusa medievale, elogiato da P. Toesca. L'influsso dell'Orsi fu determinante anche per i rapporti con la cerchia fiorentina del Comparetti, che l'A. conobbe personalmente; altri legami ed amicizie determinanti furono quelli con V. Casagrandi e U. Zanotti Bianco.

Una delle sue opere maggiori (L'architettura sveva in Sicilia, Roma 1935) fu respinta dal Poligrafico dello Stato e pubblicata nella "Collezione meridionale" della Società Magna Grecia (di cui era presidente U. Zanotti Bianco, e che venne poco dopo disciolta dal potere fascista); l'opera ottenne, nel marzo 1936, "finale piuttosto comico", il premio dell'Accademia d'Italia (La mia vita, pp. 136-137). Nella stessa collezione comparve anche il volume su L'architettura aragonese-catalana in Siracusa, pubblicato dall'A. nel 1942. Un gran numero di altri studi, in riviste specializzate e non, appartengono allo stesso periodo e spaziano dall'età paleocristiana fino al Settecento, dalla storia dell'arte ad altri campi, testimoniando una grande vivacità di interessi e di curiosità.

La caduta del fascismo segnò la fine della emarginazione e dell'ostracismo nei confronti dell'A., che fece ritorno alla vita pubblica e professionale. Nel 1943 fu nominato provveditore agli studi della provincia di Siracusa; fu tra gli artefici della fondazione della Democrazia cristiana in Sicilia (con S. Aldisio e G. Alessi) e divenne membro della Consulta nazionale (1945-46). La sua insaziabile richiesta di giustizia (espressa nei contributi riuniti in Chi farà il processo al fascismo?, Siracusa 1947), il rifiuto di compromessi ed il grande rigore morale lo condussero, già nel 1946, a rinunciare alla carriera politica. Alla sua breve attività parlamentare si deve tra l'altro il potenziamento dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte.

Da allora si dedicò esclusivamente alle proprie ricerche. Nel 1948, in seguito a revisione di concorso, venne chiamato dall'università di Catania ad occupare la cattedra di archeologia cristiana.

Pur senza abbandonare gli altri interessi scientifici, da quel momento si consacrò maggiormente allo studio della Sicilia paleocristiana, portando a termine una lunga serie di lavori (tra cui L'architettura bizantina in Sicilia, Firenze 1952; La pittura paleocristiana della Sicilia, Città del Vaticano 1952; Le arti figurative nella Sicilia bizantina, Palermo 1962; Palermo bizantina, Amsterdam 1969). Nei campi della storia dell'arte e dell'architettura di età successive, oltre a numerosi articoli, si devono ricordare le seguenti fondamentali monografie: I Vermexio, architetti ispano-siculi del sec. XVII, Firenze 1959; Siracusa barocca, Caltanissetta-Roma 1961 (con S. L. Agnello); L'Architettura civile e religiosa in Italia nell'età sveva, Roma 1961; L'architettura aragonese-catalana in Italia, Palermo 1969. Non è possibile elencare, anche genericamente, il numero impressionante di contributi qualificati dell'A. in studi puntuali che vanno da indagini su ipogei rupestri e santuari bizantini a problematiche di storia dell'arte e architettura di età medievale e moderna per i quali si rimanda alla Bibliografia degli scritti di G. Agnello.

Collaborò a prestigiose riviste specializzate (specie di archeologia cristiana e di architettura) e diede notevoli contributi a congressi nazionali e internazionali. Fu il fondatore dei congressi nazionali di archeologia cristiana, il primo dei quali si svolse a Siracusa nel 1950, e dei quali fu presidente del comitato scientifico (1967-1975). Fu membro dei comitati di redazione delle riviste Archivi (1949-1961), Nuovo Didaskaleion (1949-1971), Riv. di studi biz. e neoellenici (dal 1965) e Castellum (dal 1965). Fu direttore dell'Archivio storico siracusano dal 1958 e presidente della Società siracusana di storia patria dal 1959 al 1975 (presidente onorario nel 1976). La sua attività di tutela e di studio ebbe anche una veste giuridica nelle funzioni di ispettore onorario ai monumenti (1946-1975), consultore della Pontificia Commissione centrale per l'arte sacra, ispettore onorario della Pontificia Commissione di archeologia sacra per le catacombe di Siracusa (1951-1972), ispettore bibliografico onorario (dal 1952). Fu inoltre socio della Pontificia Accademia romana di archeologia (dal 1957), dell'Istituto siciliano di studi bizantini e neoellenici (dal 1960), dell'Accademia di scienze, lettere e arti di Palermo (dal 1967) e di altre società ed istituti storici nazionali. Nel 1972 fu insignito dalla S. Sede della commenda con placca dell'Ordine di S. Gregorio Magno, e nel 1973 ricevette la medaglia d'oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Fra i riconoscimenti postumi, nel 1984 venne istituito il Premio della Resistenza G. Agnello a pura del Comitato provinciale di Siracusa dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia.

L'A. morì a Siracusa il 28 sett. 1976.

Fonti e Bibl.: I dati biografici relativi all'A. sono stati desunti da informazioni avute dal figlio Santi Luigi, che dispone di un ricco archivio di famiglia, il quale comprende anche voluminosi fascicoli di lettere (tra gli altri, di L. Sturzo e U. Zanotti Bianco) e da La mia vita nel ventennio, cit.; cfr. anche Arch. centr. delloStato, Casellario politico centrale, busta 24, ad nomen. Per la vastissima produzione dell'A. si rimanda alla Bibliografia degliscritti di G. A., a cura di S. L. Agnello e G. Palermo, con introduz. di G. Gargallo di Castel Untini, Siracusa 1978: la prima parte presenta 402 titoli di monografie e articoli (1921-1976), la seconda 222 titoli di contributi a quotidiani e settimanali (1923-1974). Si veda inoltre: P. Testini, G. A., in Arch. stor. siracusano, n.s., IV (1975-76), pp. 5-11; AA.VV. Per G. A., Siracusa 1977 (suppl. n. 2 all'Arch. stor. siracusano); L. Bernabò Brea, Ricordo di G. A. (1888-1976), in Arch. stor. siciliano, s. 4, III (1977), pp. 487-492; A. Ferrua, G.A., in Riv. di archeologia cristiana, LIII (1977), pp. 257-259; G. Palermo, G. A., in Musei e galleried'Italia, LXI (1977), pp. 39-40; G. A., in Arte cristiana, LXV (1977), p. 105; R. Farioli, Per ricordare G. A., con cenni bio-bibliografici a cura di S. L. Agnello, in Atti dell'Accad. di scienze lett. ed arti di Palermo, s. 4, XXXVII (1977-78), pp. 29-37; G. Gargallo di Castel Lentini, Ricordo di G. A., in Letture di storici. Scritti di storia della storiografia, Roma [1982], pp. 197-204.

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