TASSONI, Giulio Cesare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TASSONI, Giulio Cesare

Alessandro Gionfrida

– Nacque a Montecchio (Reggio nell’Emilia) il 26 febbraio 1859 da Francesco, medico condotto, e da Diomira Palmieri.

Si diplomò presso il Regio Istituto tecnico della sua città natale (sezione fisico-matematica), acquisendo anche un’ottima conoscenza del francese e una buona conoscenza del tedesco.

Soldato di leva del Distretto militare di Reggio Emilia, il 1° ottobre 1875 fu ammesso ai corsi della Scuola militare di Modena e il 28 agosto 1876, uscito primo del corso, fu nominato sottotenente di fanteria e assegnato al 6° reggimento bersaglieri, a Treviso, nel quale prestò servizio effettivo fino al 1885. Il 2 giugno 1881, frattanto, era stato promosso tenente.

Il 3 settembre 1883 sposò a Treviso Anna De Faveri (detta Nella) da cui ebbe due figli: Giorgio e Alessandra.

Dal 1883 al 1885, sempre in forza al 6° bersaglieri, frequentò il corso di stato maggiore della Scuola di guerra di Torino, classificandosi primo su ventisei allievi (Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, A-1, Memorie storiche, 0147).

L’11 ottobre 1885 fu promosso capitano e trasferito al 66° reggimento fanteria di stanza a Milano per il periodo di comando di compagnia (ibid., 0116).

Dal 24 marzo 1887, inquadrato nel corpo di stato maggiore, fu destinato allo stato maggiore del VI corpo d’armata di Bologna. Il 25 novembre 1888 fu trasferito a Roma presso lo stesso comando del corpo, costituito dalla segreteria del capo di stato maggiore, dal I reparto operazioni (uffici I, II, e III), dal II reparto intendenza (uffici A, B, archivio e biblioteca), dalla scuola di guerra e, dal 1892, dalla commissione di viabilità. Tassoni fu assegnato all’Ufficio I scacchiere occidentale ed ebbe l’incarico di capo della 1ª Sezione, competente sugli studi sul terreno, con il compito di revisionare le monografie geografiche a stampa della frontiera ovest e studiare le linee di operazione contro la Francia (ibid., G-24, Corpo di Stato maggiore..., 6 7/58). Nel marzo del 1893 divenne membro della commissione viabilità per esaminare gli aspetti militari delle strade in costruzione nel Piemonte (ibid., L-3, Studi particolari, 299/2).

Il 17 luglio 1893 fu promosso maggiore di fanteria e fu destinato al 3° reggimento bersaglieri, di stanza a Palermo, per il periodo di comando di battaglione, fino al marzo del 1895 (ibid., A-1, Memorie storiche, 0145). Comandante del XVIII battaglione, distaccato nella zona di Partinico, durante le agitazioni dei Fasci dei lavoratori siciliani, Tassoni ebbe l’ordine d’impiegare il suo reparto in servizio di ordine pubblico, ottenendo un encomio solenne per essere riuscito, il 1° gennaio, a disperdere la folla «senza far uso delle armi» (ibid., Persomil, b. 648, f. 3930). Il 4 luglio seguente, rientrato nuovamente nel corpo di stato maggiore, fu destinato allo stato maggiore del IV corpo d’armata di Verona.

Dal 2 luglio 1896 ai primi di giugno del 1900 ebbe l’incarico di professore titolare di storia militare presso la scuola di guerra di Torino e nell’agosto-settembre del 1897 guidò un viaggio d’istruzione in Germania e Austria-Ungheria (ibid., A-1, Memorie storiche, 0264). Il 9 dicembre 1897 fu promosso tenente colonnello.

Dopo la parentesi dell’insegnamento alla scuola di guerra riprese il servizio di stato maggiore presso i comandi di grande unità e il 14 giugno 1900 fu nominato capo di stato maggiore della divisione militare territoriale di Ravenna.

Conseguita il 19 giugno 1902 la promozione al grado di colonnello nell’Arma di fanteria, fu dal 2 luglio comandante del 4° reggimento bersaglieri, stanziato a Sanremo. Il 22 giugno 1904 diresse, a Bordighera, le operazioni per la cattura di un carabiniere impazzito che dopo aver compiuto un eccidio si era asserragliato nella sua caserma, facendo fuoco contro chiunque tentasse di avvicinarsi (ibid., 0145). Per quest’azione fu decorato con medaglia di bronzo al valor militare.

Dal 1° dicembre, trasferito nuovamente nel corpo di stato maggiore, ricoprì l’incarico di capo di stato maggiore del III corpo d’armata di Milano fino al gennaio del 1909.

Il 4 febbraio fu promosso maggior generale e dall’11 febbraio 1909 al 23 giugno 1910 fu comandante della brigata di fanteria Umbria (53° e 54° reggimento di fanteria), di stanza a Vercelli (ibid., 032).

Il 23 giugno 1910 assunse l’incarico di comandante della brigata granatieri di Sardegna a Roma fino al luglio del 1912.

Tassoni riscosse come sempre un giudizio positivo dai suoi superiori, tra cui il generale Domenico Grandi, comandante della Divisione militare di Roma, e il generale Luigi Cadorna, comandante del corpo d’armata di Genova che partecipò con Tassoni alle grandi manovre del 1911, giudicandolo «un distintissimo capo di stato maggiore di armata e [...] un ottimo comandante di truppe, avendo all’uopo tutta la capacità e l’energia necessaria» (ibid., Persomil, b. 648, f. 3930).

Il 23 luglio 1912 fu inviato in Tripolitania per partecipare alle operazioni di allargamento della fascia costiera intorno a Tripoli. Il 5 agosto sbarcò a oriente di Zuara, al comando della brigata mista, partecipando, insieme alle truppe del generale Clemente Lequio, alla conquista della città e dell’importante nodo carovaniero di Regaldine (ibid., L-8, Libia, 69/4).

Il 4 settembre fu nominato comandante interinale della 5ª divisione speciale e della zona militare di Zuara e il 10 dicembre fu trasferito in Cirenaica con l’incarico di comandante della 4ª divisione speciale. Nel gennaio del 1913 il governatore della Cirenaica, generale Ottavio Briccola, decise di procedere all’occupazione graduale della fascia costiera tra Bengasi e Derna mediante l’impiego di un corpo di spedizione (una brigata da montagna, un reggimento fanteria, due battaglioni eritrei) agli ordini di Tassoni. L’11 aprile sbarcò a Tolmetta, conquistò prima Merg e poi, il 21 maggio, Marsa Susa e riuscì a sottomettere tutta la regione centrale del Barca, ma dopo il rovescio di Sidi Garbàa Ettangi fu costretto a sospendere le operazioni (ibid., 148/5). Briccola riprese l’iniziativa ordinando all’8ª divisione (Tommaso Salsa) di occupare Ettangi e alla 4ª divisione (Tassoni) di avanzare all’interno. Frattanto il 22 giugno Tassoni era stato promosso tenente generale per meriti di guerra e nominato comandante effettivo della 4a divisione speciale. Il 1° luglio, muovendo su tre colonne da Cirene, occupò il campo trincerato di Zauia Feidia (149/3-7).

Dopo aver lasciato il comando della 4ª divisione speciale, rimpatriò il 16 agosto 1913 e il 30 settembre assunse l’incarico di direttore della Direzione generale personale ufficiali del ministero della Guerra a Roma. Dal 24 marzo al 15 ottobre 1914 fu sottosegretario di Stato nel primo governo Salandra, mentre ministro della Guerra era il generale Grandi, con il quale era legato personalmente (era stato suo padrino durante il duello tra lo stesso Grandi e il deputato radicale Matteo Imbriani). Dopo aver dato le dimissioni per contrasti con Cadorna, da poco capo di stato maggiore, sul sistema di mobilitazione adottato (ibid., H-4, Commissione d’inchiesta di Caporetto, 19/436), dal 16 ottobre rimase a disposizione del ministero della Guerra per ispezioni e il 1° febbraio 1915 fu nominato comandante della divisione militare territoriale di Milano. Il 9 febbraio passò a disposizione del ministero delle Colonie, assumendo l’incarico di governatore della Tripolitania, regione attraversata da minacciosi fermenti di rivolta.

Tassoni sperava di pacificare la colonia solo con le forze disponibili in loco e pianificò due importanti operazioni, una verso la Ghliba a sud di Mizda nel territorio degli Orfella, l’altra nella Sirtica. Entrambe le operazioni fallirono con gravi perdite. Tassoni, ai primi di maggio, si vide costretto a chiedere rinforzi e Cadorna, contrario a qualsiasi impegno in colonia che distraesse forze dal teatro europeo, concesse a malincuore un reggimento di bersaglieri, un battaglione fanteria e quattro batterie, che Tassoni impiegò per cercare di sbloccare il presidio di Tarhuna. L’intervento italiano anche questa volta fallì e il presidio fu abbandonato il 18 giugno (ibid., L-8, Libia, 151/7-9). La situazione precipitò e il governatore propose al ministro delle Colonie di ritirare tutti i presidi dall’interno verso la costa, chiedendo anche l’invio di quattro battaglioni eritrei, i soli in grado di condurre operazioni di controguerriglia in colonia. A metà luglio l’occupazione italiana era ridotta alle basi di Tripoli, Misurata marina, Homs e Zuara (167/12). Tassoni, sostituito il 15 luglio dal generale Giovanni Ameglio, già governatore della Cirenaica, fu rimpatriato il 17. Il presidente del Consiglio, Antonio Salandra, interessò Cadorna per avviare un’inchiesta sull’operato di Tassoni, ma il capo di stato maggiore, pur non ritenendo Tassoni in quel momento adatto ad assumere il comando di un corpo d’armata al fronte, si oppose a un’inchiesta che facesse ricadere tutte le colpe su di lui in quanto considerava il ministro delle Colonie altrettanto responsabile.

Dal 23 agosto al 26 settembre Tassoni comandò la divisione speciale bersaglieri (quattro reggimenti e un gruppo artiglieria da montagna) che, alle dipendenze del IV corpo d’armata, partecipò alle operazioni relative all’occupazione della Conca di Plezzo, nell’ambito della seconda battaglia dell’Isonzo (ibid., B-1, Diari storici prima guerra mondiale, 128/D 1626c, 1629c).

Dal 27 settembre 1915 al 14 novembre 1916 fu comandante del IV corpo d’armata (tre divisioni di fanteria, due reggimenti bersaglieri, due gruppi alpini e aliquote di artiglierie e genio) che, alle dipendenze della 2ª armata, riuscì a guadagnare solo alcune posizioni, al prezzo di gravi perdite, nel settore del Mrzli, Vodil e Tolmino, mentre durante la battaglia di Gorizia, nell’agosto del 1916, svolse azioni dimostrative (113/S, voll. 3d-11d).

Dal 16 novembre 1916 al 9 febbraio 1918 ebbe l’incarico di comandante della Zona Carnia - XII corpo d’armata (tre divisioni) che, posto alle dipendenze dirette del Comando supremo, svolse compiti difensivi contenendo gli attacchi nemici sul Freikofel, Pal Grande e Pal Piccolo (116/D 15d-18d 19e-22e).

L’8 aprile 1917 Tassoni fu punito da Cadorna perché ritenuto troppo indulgente verso alcuni generali suoi sottoposti, alimentando i loro contrasti che covavano già dal 1914. Durante l’offensiva austro-tedesca dell’ottobre-novembre 1917 il corpo d’armata dovette ripiegare, subendo pesanti perdite. Il 9 novembre, sciolto il comando zona Carnia, fu ricostituito il comando XII corpo d’armata, che venne trasferito per riordinarsi nelle retrovie, alle dipendenze della 5ª armata (116/D, voll. 23e-29e). Interrogato il 10 settembre 1918 dalla commissione d’inchiesta sul ripiegamento dall’Isonzo al Piave, Tassoni mosse critiche severissime a tutta la gestione Cadorna della guerra perché, secondo lui, era sempre «lo stesso sentimento di smisurato orgoglio», «l’insofferenza della contraddizione» che guidava ‘il generalissimo’. Lo accusò apertamente di non aver mai avuto «un concetto strategico preciso e definito dal quale scaturissero le operazioni» (ibid., H-4, Commissione d’inchiesta di Caporetto, b. 19/436), di non aver mai avuto fiducia nel proprio servizio informazioni che aveva, invece, previsto l’offensiva in Trentino nella primavera del 1916 e che, secondo Tassoni, era stata arginata solo dalla provvidenziale offensiva di Aleksej Brusilov. La disfatta di Caporetto fu invece causata dalla mancanza di un’adeguata riserva strategica.

Nominato comandante di armata in guerra, dal 9 al 24 febbraio 1918 comandò la 5ª armata e dal 25 la 7ª armata (tre corpi d’armata) che, schierata dallo Stelvio al Garda, nel maggio condusse azioni offensive nel settore di Monticelli-passo del Tonale. In giugno, durante la battaglia del solstizio, l’armata, investita dall’offensiva austriaca nel tratto di fronte Val di Genova-Tonale-Adamello, dovette retrocedere, abbandonando alcune posizioni (Monticelli e Corno del Cavento), riconquistate il 19 giugno successivo. Nella battaglia di Vittorio Veneto la 7ª armata entrò in azione il 2 novembre e, dopo aver superato gli sbarramenti nemici del Chiese, Stelvio e Tonale, avanzò lungo le valli di Sarca, Vermiglio, Venosta, raggiungendo prima dell’armistizio la zona di Cles e Mezzo Lombardo (ibid., B-1, Diari storici, 109/D 1g-5g). Il 18 novembre il comando della 7ª armata venne sciolto e Tassoni divenne comandante della 4ª armata che, dopo l’armistizio, occupò il settore Cadore-Carnia fino alla conca di Tarvisio. Il 18 luglio 1919 pure il comando della 4ª armata fu sciolto e Tassoni rientrò dalla zona di guerra il 31 luglio.

Il 6 ottobre 1919 fu nominato senatore. Il 22 febbraio 1921 divenne membro del Consiglio dell’esercito. Il 25 gennaio 1923 fu promosso generale d’armata, confermando l’incarico di generale designato d’armata in guerra con sede a Bologna, assunto all’inizio del 1920. Nel 1926 fu nominato presidente della commissione giudicatrice del concorso per la nomina a insegnante titolare della scuola di guerra, mantenendo l’incarico di comandante designato d’armata di Bologna fino al 6 febbraio, quando cessò dal servizio.

In seguito si dedicò principalmente all’attività di senatore, divenendo membro di alcune commissioni (finanze, per l’esame del disegno di legge sul vincolo d’età per i matrimoni degli ufficiali, lavori pubblici e comunicazioni). Aderì ufficialmente al regime fascista, entrando nel marzo del 1931 nell’Unione nazionale fascista del Senato.

Rimasto vedovo il 17 marzo 1933, morì a Roma il 10 ottobre 1942 e il 13 si celebrarono i funerali di Stato.

Opere. Competizioni agricole nelle provincie di Bologna e Treviso discorso del senatore Giulio Tassoni pronunziato nella tornata del 14 luglio 1920, Roma 1920; Sulla gestione del materiale residuato dalla guerra: discorso del senatore Giulio Tassoni pronunziato nella tornata del 17 settembre 1920, Roma 1920; Sulla politica annonaria del commissariato agli approvvigionamenti e consumi: discorso del senatore Giulio Tassoni pronunziato nella tornata del 1° febbraio 1921, Roma 1921.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore esercito, Direzione generale personale militare, Generali (Persomil), b. 648, f. 3930, ad nomen, 1: Stati di servizio, 2: Libretti personali, 3: Documentazione sanitaria e di stato civile, rapporti informativi, 4: Specchi caratteristici; Biografie, b. 62 f. 6; A-1,  Memorie storiche; G-24, Corpo di Stato maggiore, Corrispondenza, Segreteria riparto operazioni; L-3, Studi particolari; L-8, Libia; B-1, Diari storici prima guerra mondiale; H-4, Commissione d’inchiesta di CaporettoAnnuari militari ufficiali (dal 1879-1927); Norme di servizio pel Comando del Corpo di Stato maggiore, Roma 1882 (Roma 1892).

La campagna di Libia, III, Roma 1924, pp. 126-139; L. Cadorna, Altre pagine sulla Grande Guerra, Milano 1925, pp. 47-99; Riassunti storici  dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, I, Le grandi unità, Roma 1926, pp. 59 s., 81-83, 125-128, 177-182, IX, Bersaglieri, 1929, p. 11; L’Esercito italiano nella Grande guerra, II, Narrazione, Roma 1929, pp.  287-319, 435-437, 538,  III, 1, 1931, pp. 184, 234-237, III, 3, 1937, p. 80, IV, 2, 1954, p.  429, IV, 3, 1967, pp. 158-162, 358-370, 390-396, 438-478, 503-506, V, 1, 1980, pp. 213-219, V, 2, 1988, pp. 220-230, 243-246, 386, 785-791, 952-953, 1028; L’esercito e i suoi corpi-sintesi storica, III, 1, Roma 1979, pp. 23 s., 27-29, 39-41, 328; L. Tuccari, I governi militari della Libia (1911-1919), I, Roma 1994, pp. 138-147, 159-180; R. Crociani, Fondo G-23 Scacchiere occidentale del Comando del Corpo di Stato maggiore, in Bollettino dell’Archivio dell’Ufficio storico, V (2005), 10, pp. 41-164; J. Lorenzini, Uomini e generali, Milano 2017, pp. 153-172, 245; scheda in Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale, Senatori del Regno, ad nomen.

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