Bertoni, Giulio

Enciclopedia Dantesca (1970)

Bertoni, Giulio

Giuseppe E. Sansone

Filologo romanzo (Modena 1878 - Roma 1942), professore ordinario prima all'università di Friburgo di Svizzera, poi in quella di Torino, e, dal 1928 in poi, a Roma. Il B. dedicò a D. un non ampio numero di scritti, specie se posti in relazione con la sua vastissima produzione, che testimonia un'eccezionale varietà e ricchezza d'interessi. Particolare menzione merita il garbato e limpido profilo dantesco, che vide la luce nel 1913 nelle edizioni Formiggini e che, in occasione della seconda edizione " corretta e rifusa " del 1921, fu sottoposto a una rielaborazione sostanziale. Infatti, la piana discorsività e l'impianto di descrittiva biografica, che avevano informato la prima redazione del volumetto, trovarono minore spazio nella seconda stesura, nella quale il B., senza rinunziare all'impegno di chiarezza, volle condurre un discorso di più stringente impostazione critica, disegnando piuttosto la storia delle opere che non quella dell'uomo. Altra indagine di particolare rilievo è quella dedicata allo studio de La prosa della " Vita Nuova " di D. (Genova 1913, poi nel volume Poeti e poesie del Medio Evo e del Rinascimento, Modena 1922, 155-202), il cui scopo è " di determinare qual posto occupi la Vita Nuova fra i primi saggi in prosa dettati nel nuovo volgare d'Italia ". L'analisi condotta dal B. è di carattere piuttosto linguistico che stilistico, talché l'esame e la determinazione di tendenze peculiari dell'uso dantesco nei confronti delle disponibilità del sistema cedono il posto allo spoglio di alcuni tratti non eminentemente caratterizzanti; ma è pur vero che, sul piano dei fatti concreti isolati e discussi, il sondaggio del B. apporta contributi solidi e consistenti.

Nel settore delle Lecturae, le presentazioni e i commenti compiuti dal B. (sul XVIII e sul XXIII dell'Inferno ad esempio) appaiono ispirati alla ricerca del puro valore estetico, riconosciuto e apprezzato nei passi in cui l'immagine poetica si porge in tutto il suo nitore; ma anche in questi casi - come, per altro, in occasione di altre Letture (ad esempio quella dedicata al XXIX del Paradiso) - la chiosa d'ordine estetico procede all'unisono con la considerazione, equilibrata e chiara, delle componenti culturali dell'età dantesca. Nello scritto su Il " De Vulgari Eloquentia ", infine, il B. titiene che filo conduttore dell'opera si debba considerare l'intima giustificazione della propria poesia da parte di D., e sostiene che l'ideale linguistico ivi proposto " Si accostava singolarissimamente alla lingua dei primi rimatori italiani o dei verseggiatori della scuola siciliana, quale appariva nelle trascrizioni dei copisti toscani ".

Nel settore più specificamente filologico degna di nota è l'ampia illustrazione del codice Landiano della Commedia (D.A., La D. C. facsimile del codice Landiano... con prefazione e introduzione di A. Balsamo e G. Bertoni, Firenze 1921).

Bibl. - Si rinvia alla bibliografia approntata da G. Stendardo, in " Cultura Neolatina " XII (1952) 19-74, particolarmente ai nn. 193, 300, 338, 679, 680, 713, 748, 777, 788, 854, 877, 981, 1053, 1058, 1124, 1158, 1194, 1354, 1359.

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