BAIAMONTI, Giulio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BAIAMONTI, Giulio

Arturo Cronia

Nacque a Spalato il 24 ag. 1744. Iniziati gli studi nella città natale, passò all'università di Padova, dove si laureò in filosofia e in medicina il 29 genn. 1773 discutendo sul De Anima di Aristotele e sugli Aforismi di Ippocrate. Pur desiderando stabilirsi in qualche città italiana, fu dal 1785 al 1790 medico comunale a Lesina, dove fu anche organista della cattedrale; passò poi a Spalato come medico privato, non avendo ottenuto la condotta perché "a un medico non si addice la passione sfrenata per la musica". Incoraggiato da amici e ammiratori italiani, tentò invano di ottenere all'università di Padova una cattedra di teoria della medicina o di filosofia morale. Membro di varie accademie dalmate e italiane, morì a Spalato il 12 dic. 1800, incoerente nelle idee politiche, ma attaccato alla sua terra e preso tutto dal culto delle patrie memorie e delle scienze, delle lettere e delle arti in generale.

La sua vasta e svariata produzione dà netta l'impressione del poligrafo settecentesco che volentieri divaga in diversi settori della cultura senza affondare le radici in nessun campo e senza lasciare un'impronta definitiva. Fu in rapporto diretto o epistolare con letterati dalmati, quali gli Stratico, con A. Fortis, A. Diedo, V. Morosini, G. Storti di Venezia, J. J. de Lalande, E. Denis. Di cultura veramente enciclopedica, i suoi interessi spaziavano dal mondo classico sino ai contemporanei, in tutti i campi, dalla meteorologia alla medicina, dalle scienze naturali alla storia e alla filosofia, dalla letteratura all'agronomia. Compose musica sacra, commedie e poesie di vario genere, raccolse poesie e canti popolari slavi; scrisse inoltre itinerari, memoriali, elogi ed infinite epistole, repertori bibliografici e tutto un dizionario enciclopedico. Scriveva in latino, in italiano - e bene, al dire dello stesso Tommaseo - in francese e in croato. Poche le sue opere pubblicate, numerosi invece gli articoli sparsi in giornali italiani, quali il Giornale enciclopedico d'Italia e il Nuovo giornale enciclopedico. Più numerosi ancora gli inediti conservati in gran parte nell'Archivio dell'Accademia iugoslava di Zagabria.

Scarsa la sua produzione poetica. Gli si ascrivono due commedie, di cui una (Il maestro di musica) è rimasta incompleta e l'altra (Il saggio amico) non fu accolta favorevolmente, come risulta da un sonetto in cui il B. con la sua tipica e sprezzante ironia, si scaglia contro gli "indiscreti, ignari, indegni" suoi spettatori. Nel 1770 fu pubblicato a Venezia un Proseguimento della storia di San Doimo che descrive in versi la traslazione a Spalato del corpo del santo spalatino. Piccolo labirinto poetico potrebbe dirsi un suo codice o canzoniere miscellaneo (Poesie di G. B.), che contiene poesie in gran parte italiane, e poi latine, francesi, croate, molte delle quali inedite, tra cui poesie originali, parafrasi e versioni. Manca l'ispirazione, ma scorrevole èla pronuncia e buona la lingua. Lo stesso si dica del poemetto o epistola odeporica Viaggio, edito a Ragusa nel 1784, e dei Versi consagrati a sua Eccellenza Angelo Diedo, pubblicati con versi d'altri dalmati a Venezia nel 1789. Ai componimenti poetici fanno eco, in bella prosa, vari elogi (il più riuscito e noto è l'Elogio del padre Ruggero Giuseppe Boscovich, pubblicato a Ragusa nel 1789 e a Napoli nel 1790), accese polemiche, ampie relazioni o succinti diari di viaggi a Venezia, a Padova, a Ragusa e in Bosnia, e dissertazioni o "pareri" Sul retto scrivere italiano e Della maniera di scrivere gli elogi, opere inedite in cui si alternano erudizione, buon gusto, fine ironia e vivacità stilistica.

Della sua passione per la musica fa fede una giovanile Traslazione di San Doimo, Componimento drammatico per musica, cantato in Spalato nel corrente anno 1770 (Venezia 1770). È un oratorio in due atti che si conclude con cori di adulti e fanciulli e rivela una notevole dimestichezza col dramma lirico italiano. Inedite sono una trentina di composizioni sacre che si conservano nell'Archivio parrocchiale della cattedrale di Spalato, messe a tre o a quattro voci per organo e orchestra, responsori, vesperi, miserere, credi, passioni e altri canti sacri pure a più voci e per orchestra.

Piuttosto modesto è invece il contributo apportato alle scienze filosofiche dal B., che pure aveva aspirato all'insegnamento universitario. Se si esclude un lavoro di discreto impegno quale il Dell'orgoglio nazionale che pare sia stato letto a Parigi e a Stoccolma e sia stato pubblicato più volte, tutto il resto si riduce a brevi appunti, in massima parte inediti, ove si discorre più o meno diffusamente (e sempre molto genericamente) de La morale, del Vacuo della natura, dei Semidotti,della Scempiaggine civile e della Nobiltà.

Di medicina pare che il B. abbia scritto più di quanto oggi si conosca. Emerge una Storia della peste che regnò in Dalmazia negli anni 1783-1784, Venezia 1786, che è un ragguaglio particolareggiato e documentato delle cause dell'epidemia e delle sue manifestazioni in Dalmazia. Altri scritti inediti riguardano la farmacopea inglese, la pleurite e la fraseologia medica.

Imprecise quanto mai le poche notizie raccolte dal Milćetić a proposito degli studi del B. su questioni di scienze naturali, matematiche e nautiche; sono inediti conservati in gran parte nell'archivio dell'Accademia jugoslava di Zagabria e del Museo di Spalato.

Il meglio della produzione riguarda la storia della Dalmazia che il B. sperava di portare a termine in un lavoro organico. La vastità del disegno ci è provata dalle singole parti dell'opera che si sono conservate. Si incomincia con una Storia di Diocleziano, cui seguono notizie e memorie per la storia della Dalmazia nei secc. XVII e XVIII sulla scorta, in gran parte, di relazioni dei provveditori generali di Venezia. La sezione centrale è la più completa e omogenea perché le Memorie della città di Spalatro in Dalmazia comprendono le Memorie fisiche e filologiche e le Memorie ecclesiastiche, che ci danno tutta la storia di Spalato con particolare riguardo alla cultura e alla situazione della Chiesa locale. Più importante ancora e ricca di particolari è l'ultima parte del lavoro: Le cose più notabili avvenute a Spalatro e in qualche altro luogo della Dalmazia dopo la caduta dell'aristocrazia veneta. A parte poi sono trattate varie questioni economiche in discorsi tenuti alla Società economica di Spalato o in articoli e opuscoli alcuni pubblicati e altri inediti: Prospetto di studi economici per la Dalmazia (1774); Di ciò che influisce sulla popolazione (1777); Dell'asciugamento eseguito nel 1780 della campagna d'Imoschi nella Morlacchia veneta, Venezia 1781; Sull'ammorbamento dell'aria, cagionato dalla moltitudine de' mendici nella città di Spalatro (1782); Sulla possibile moltiplicazione degli animali bovini nell'isola di Lesina, Venezia 1789; Dell'origine e dei progressi della pubblica Società economica di Spalato (1790). Sono ragguagli preziosi sulla decadenza dell'economia in Dalmazia dovuta in parte all'improduttività del terreno o a criteri e sistemi primitivi dei suoi abitanti, in parte alla noncuranza della stessa amministrazione veneziana che troppo tardi cercò la giusta via del rinnovamento.

Il suo pensiero economico - non diversamente da quello di un nutrito gruppo di scrittori dalmati di politica agraria del sec. XVIII - non deve essere stato ignorato da V. Dandolo, governatore civile delle Provincie Illiriche, delle cui riforme in Dalmazia costituisce il sottofondo. L'intervento dello stato nell'agricoltura è per lui essenziale, soprattutto nel senso di attuare una organica legislazione agraria, di rimediare all'eccessiva frammentazione delle unità poderali attraverso permute volontarie e con adeguati risarcimenti; ridurre l'allevamento dei caprini per non impoverire i boschi, attuare un migliore equilibrio tra pascoli e terreni arativi; la diffusione dell'istruzione agraria nelle scuole e attraverso i parroci potrà infine elevare le capacità dell'elemento contadíno.

Il B. infine non restò insensibile neppure ai richiami delle lettere slave della sua regione e, influenzato dal Fortis che, con il fortunato Viaggio in Dalmazia del 1774, aveva rivelato all'Europa la presenza e la bellezza della poesia popolare slava, si dedicò alla raccolta di canti popolari che diffondeva in traduzioni italiane destinate agli amici. Sulla base di quest'esperienza di poesia popolare il B. intervenne sul problema della questione omerica in un articolo su Il Morlacchismo d'Omero (nel Giornale Enciclopedico d'Italia del 1798, pp. 77-98), che - oggi superato, ma non dimenticato - ebbe larga risonanza e diede nuovo alimento a quella letteratura morlacchesca alla quale il Fortis aveva dato lo spunto col suo Viaggio e in particolare con il capitolo sui Morlacchi.

Rimangono infine frammenti di una bibliografia della Dalmazia e di un grandioso Dizionario enciclopedico.

Bibl.: G. Valentinelli, Bibliografia della Dalmazia e del Montenegro, Zagabria 1855, pp. 49 s., 55, 76, 77, 139, 150, 151, 156, 174, 177, 193, 220-221, 291; S. Gliubich, Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia, Vienna 1856, p. 17; I. Milčetič, Dr. Julije Bajamonti i njegova djela,in Rad Jugoslavenske Akademije znanosti i umjetnosti, CXCII (1912), pp. 97-250; N. Kalogjera, Povijesne crtice o glazbenim prilikama splitske stolne crkve, in Sv. Cecilija, Zagabria 1924; F. Luzzatto, Scrittori dalmati di politica agraria nel sec. XVIII, in Arch. stor. per la Dalmazia, III (1928), pp. 8-10; A. Belas, Biljéske dra Julija Bajamonta o gradu Splitu, in Hrvatski glasnik, Split 1940, n. 70; D. Berič, Bibliografske biljeèke Julija Bajamontija o djelima Marka Maruliča, in Vjesnik bibliotekara Hrvatske,Zagabria 1950, n. 4; Ž. Muljačič, Splitski književnik Julije Bajamonti,in Mogućnosti, II(1955), n. 10, pp. 795-800; K. Kć., Bajamonti Julije, in Enciklopedija Jugoslavije, I, Zagreb 1955, p. 283; Ž. Muljačič, Jedna zaboravljena knijga o Hvaru iz 1790. god., in Slobodna Dalmacija, V(1958), e Novi podaci o splitskom književniku Juliju Bajamonti, in Prilozi za književnost, jezik, istoriju i folklor, XXVII (1962), nn. 1-2, pp. 45-53; M. Berengo, Giornali veneziani del Settecento, Milano 1962, pp. 255, 483.

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