CESARINI, Giuliano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

CESARINI, Giuliano

Franca Petrucci

Nacque a Roma il 20 maggio 1466 da Gabriele e Giuliana Colonna. Pronipote del celebre cardinale omonimo, abbracciò la carriera ecclesiastica e divenne protonotario apostolico, ottenendo anche un canonicato in S. Pietro. Divenuto abate commendatario dell'abbazia benedettina di Saint-Michel de Cuxa (Perpignano), nel settembre del 1493 divenne cardinale diacono del titolo dei SS. Sergio e Bacco.

Subito dopo il C. accompagnò Alessandro VI nel breve viaggio che questi intraprese, toccando per prima la città di Viterbo, attraverso il suo Stato, da cui fu di ritorno a Roma il 20 dicembre.

Quando Carlo VIII, durante la sua discesa verso Napoli, transitò per Roma, facendo il suo ingresso nella città l'ultimo giorno del 1494, il C., non sappiamo per quale ragione, fu l'unico, fra i cardinali che gli resero omaggio, ad essere ricevuto, il 2 genn. 1495, con i riguardi dovuti al suo rango. Nell'incontro avvenuto il 16 gennaio fra Carlo VIII e il papa, che, dopo aver costatato l'impossibilità di fare altrimenti, era addivenuto - a scapito di Alfonso d'Aragona - a un accordo con il re, il C. era accanto al pontefice, che, sofferente, aveva bisogno di essere sorretto. Quattro giorni più tardi egli lesse il Vangelo durante la messa officiata da Alessandro VI in S. Pietro. Allorché nel giugno dello stesso anno il sovrano francese, diretto, questa volta in patria, giunse di nuovo a Roma, il C. aveva lasciato la città al seguito del papa, che, strettosi il 31 marzo nella lega santa con Venezia e Milano, oltre che con la Spagna e l'Impero, si rifiutava di abboccarsi con il re.

Il 20 maggio 1500, il C. inaugurò la prima delle diaetae statuariae di Roma, annessa alla sua casa, sita nella zona dove sorge l'attuale teatro Argentina e già appartenuta al prozio omonimo. Il C., che nello stesso anno fruiva di una rendita, non molto cospicua, di 2.000 ducati ed era considerato "zovane di pocha reputation" (M. Sanuto, Diarii, III, col. 843), creò questo giardino-museo, aperto al pubblico, perché potesse servire per la ricreazione e lo studio, come illustrava una lapide ivi posta, citata dal Lanciani.

In questo periodo il C. era molto vicino ad Alessandro VI e non v'era quasi cerimonia pubblica, religiosa o politica, cui egli non partecipasse. Era sempre presente anche a quelle relative ai potenti figli del pontefice; così il 7 giugno 1497 fu nel concistoro segreto per l'investitura del ducato di Benevento al duca di Gandía; l'11 nov. 1499assistette al battesimo in S. Pietro di Rodrigo, figlio di Lucrezia Borgia; il 29 marzo 1500all'elezione a gonfaloniere della Chiesa del duca Valentino, che ricevette contemporaneamente, oltre alla Rosa d'oro, il possesso di Castel Sant'Angelo, e un anno dopo alle terze nozze di Lucrezia Borgia. Per di più sembra che la madre di costoro, Vannozza Caetani, abitasse in una casa di proprietà dei Cesarini, presso S. Pietro in Vincoli. Il C. era inoltre reputato vicino al duca Valentino, secondo quanto scriveva nel 1502Antonio Giustinian (III, p. 366), che lo definiva "un de quelli che alle volte pratica con el duca, per esser zovene".

Nel 1503 il C., che dal 14 febbr. 1500 la diocesi di Ascoli Piceno, ottenne probabilmente nello stesso mese il titolo di arciprete della basilica di S. Maria Maggiore e, forse alla fine di maggio, fu trasferito al titolo cardinalizio di S. Angelo. Alla morte del pontefice (18 ag. 1503), quando i cardinali riuscirono, il 1º settembre, a ottenere dal Valentino la promessa di allontanarsi entro tre giorni da Roma, ebbe occasione in un incontro fortuito di parlare al duca, ma questi rifiutò il colloquio. Subito dopo il C., insieme con altri due-porporati, fu deputato ad castellanum; pertanto, presi vari e opportuni provvedimenti e ottenuto il possesso di Castel Sant'Angelo, ricevette nelle sue mani il giuramento del castellano.

Partecipò, quindi prima al conclave dal quale uscì eletto Pio III e successivamente a quello che portò all'elezione di Giulio II.

Con questo pontefice il C. continuò ad essere presente a tutte le cerimonie di qualche importanza e il 14 luglio 1505 ottenne il priorato dell'abbazia benedettina di Nonantola, dove egli creò suo procuratore Angelo Accorsini di Acquapendente e dove talvolta si recò.

Alla morte del maestro delle cerimonie, Giovanni Burcardo (16 maggio 1506), fu dal papa sostituito all'esecutore testamentario designato dal testatore, il quale probabilmente non avrebbe approvato questa scelta. Fra il C. e il Burcardo infatti era da tre anni in corso una lite a causa di una casa, che quest'ultimo aveva edificato su suolo che faceva parte dei giardini del C., il quale a sua volta aveva eretto accanto a essa un leggiadro portico. Si trattava della celebre casa ancor oggi esistente - anche se molto manomessa - al n. 44 di via del Sudario, importante testimonianza di architettura gotica tedesca; in essa era stata conglobata un'antica torre, sulla quale il cerimoniere pontificio aveva fatto apporre la scritta: Argentina - cioè appartenente al Burcardo, nativo di Strasburgo -, che dette il nome a tutta la zona. Nel gennaio del 1503 il C. aveva ingiunto al contendente di sgomberare le camere edificate sul suolo che gli apparteneva, con l'intento di prenderne possesso, ma il papa, cui il Burcardo si rivolse per salvaguardare i suoi diritti, aveva commesso la questione al vescovo di Ragusa. Divenendo esecutore testamentario del Burcardo, il C. venne in possesso della casa e inoltre, pare, anche degli originali dei noti Diarii del cerimoniere.

Quando verso la fine dell'estate del 1506 Giulio II, forte dell'appoggio di Luigi XII e ormai deciso a riconquistare alla Chiesa Bologna e Perugia, partì alla volta delle due città, il C. lo seguì e lo accompagnò nel capoluogo umbro prima, dove il pontefice addivenne a un accordo con Gian Paolo Baglioni, e poi a Bologna, che Giovanni Bentivoglio dovette abbandonare. Il C. il 22 febbraio accompagnò per un tratto il pontefice durante il suo viaggio di ritorno, ma poi tornò indietro con il legato lasciato dal pontefice nella città. Con ogni probabilità senza tornare a Roma, il C. si portò a Milano, ove giunse alla fine di aprile; affetto da calcoli, doveva nella città lombarda "farsi cavare una pietra" (M. Sanuto, Diarii, VII, p. 56).

Rimane nell'ombra l'attività del C. negli anni successivi a questi avvenimenti; nel settembre dell'anno 1509 si trovava a Nonantola. Morì a Roma il 1ºmaggio 1510 e fu seppellito in S. Maria in Aracoeli, nella cappella dell'Annunziata, ora non più esistente.

Il codice composito Barb. lat. 2528 della Bibl. Apost. Vaticana contiene alle carte 9-24 un diario o per meglio dire una serie di annotazioni in prima persona, in latino, che porta come titolo: Ex manuscriptis manu propria Iuliani secundi d. Card. Cesarini... L'esemplare, copiato forse per il nipote del C., card. Alessandro Cesarini, il cui nome è apposto sul verso dell'ultima carta, tratta gli avvenimenti dal 25 ott. 1493 al 1508, ma le annotazioni, brevi e generiche, relative a questo anno son poste subito dopo quelle del 1495-1496; in effetti quindi il diario va dal 1493 al 1496, quando, dopo il ritorno di Carlo VIII in Francia, il C. commentava: "Interim maximas rex christianissimus Lugduni copias parat, venturus in Italiam fertur; faxit Deus ne peiora prioribus patiamur" (c. 33v). Complessivamente il diario, inedito, relativamente conciso rispetto al periodo abbracciato, consiste in brevi annotazioni, prive di giudizi su persone o fatti, e non presenta particolare valore come fonte storica, se non per qualche avvenimento relativo alla vita dell'autore.

Fonti e Bibl.: Dispacci di Antonio Giustinian..., a cura di P. Villari, I, Firenze 1876, p. 53; III, ibid. 1876, p. 366; M. Sanuto, Diarii, III, V, VI, VII, X, Venezia 1880-1883, ad Indices; I. Burchardi Liber notarum, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, 1, I, a cura di E. Celani, pp. 19, 462; II, ad Ind.; C.Ghirardacci. Della historia di Bologna,ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 316, 356, 365; G. Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, I, Modena 1784, pp. 171 s., 258; F. Albertini, Opusculum de mirabilibus novae urbis Romae, a cura di A. Schmarsow, Heilbronn 1886, p. 28; R. Lanciani, Storia degli scavi, I, Roma 1902, pp. 133 s.; C. Hülsen, Römische Antikengarten des XVI. Jahrhunderts..., in Abhandlungen der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, Philos.-hist. Klasse, IV (1917), p. VI; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1959, pp. 365, 388, 397, 411, 413, 415, 537, 643, 649, 1034; C. Eubel, Hierarchia cath., II, Monasterii 1914, pp. 22, 52, 96; III, ibid. 1923, pp. 5, 119; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XII, coll. 249 s., P. Litta, Le famiglie celebri ital., II, sub voce Cesarini di Roma, tav. unica.

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