Giuda Iscariòta

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Apostolo e traditore di Gesù, designato dal nome del villaggio sua patria (Qĕriyyōt, nella Giudea meridionale), o dall'ebraico sheqer, "menzogna", o dal latino sicarius, "sicario". In tutte le liste è collocato all'ultimo posto e con la designazione di traditore (Matteo 10, 2-4; Marco 3, 16-19; Luca 6, 13-16). Marco (14, 10 segg.) narra che G. andò dai sacerdoti offrendo di consegnare Gesù ed essi gli promisero denaro; Luca (22, 1-6) indica una causa ("entrò Satana in G. chiamato Iscariota"); Matteo (26, 14 seg.) un'altra (G. chiede ai sacerdoti che compenso gli daranno ed essi gli danno trenta denari d'argento: cfr. Zaccaria 11,12 seg.; Geremia 18, 8 segg., ecc.). Su entrambi i moventi insiste Giovanni: amministratore dei Dodici, G. lamenta che il denaro speso da Maria per il nardo prezioso con cui unge i piedi a Gesù non sia stato dato ai poveri; ma lo fa perché "ladro" (12, 4 segg.). Ma Gesù sa che vi è tra i Dodici un traditore, e lo conosce (16, 64-71); anzi, come raccontano anche i Sinottici, lo designa nell'Ultima Cena (13, 2 seg. e 21 segg.; Matteo 26, 20 segg.; Marco 14, 17-21; Luca 22, 21-30). Ciò è necessario, affinché la Scrittura si compia, ma guai al traditore: il "figlio della perdizione" si perderà (Matteo loc. cit. e paralleli; Giovanni 17, 12). Così G. guida i soldati che arrestano Gesù e lo indica loro abbracciandolo e baciandolo (Matteo 26, 47 segg.; Marco 14, 43-50; Luca 22, 43-49; Giovanni 18, 1-7). Col denaro che vuol ridare ai sacerdoti e che, non avendolo questi accettato, getta nel tempio, costoro comperano un campo, noto come "campo del sangue" dove G. muore (Matteo 27, 3-10; Atti 1, 16 segg.).

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