GIRONDINI

Enciclopedia Italiana (1933)

GIRONDINI

Alberto Maria Ghisalberti

. Fu questo il nome di uno dei più notevoli gruppi politici sorti durante la Rivoluzione francese.

Attorno alla frazione dei deputati del dipartimento della Gironda, quali Vergniaud, Guadet, Isnard, Gensonné, Grangeneuve, Ducos, Servière, ecc., si raccolsero all'Assemblea legislativa uomini politici di varie parti di Francia, concordi in un programma democratico, ma non avversi alla borghesia affarista e al fascino dell'eloquenza e dell'ingegno, come erano, o parevano, altre formazioni politiche. Provenivano i più dalla piccola borghesia colta e, ricchi d'entusiasmo e d'ambizione, imbevuti di filosofia, costituirono alla Legislativa l'elemento più attivo e più radicale della sinistra. Roland de la Platrière e, più famosa, sua moglie Manon, che divenne la Ninfa Egeria del gruppo, cui impose troppo spesso la sua passione e la sua intransigenza, i suoi entusiasmi e i suoi rancori, J.-P. Brissot, capo e animatore della piccola falange, Pétion e Manuel della Commune di Parigi, Condorcet, Burot, Barbaroux, Boyer-Fonfrède, Maille, Louvet, Valazé, Kersaint, Laniuinais, Lanthenas e altri appartennero anche al gruppo, che aveva nell'energico e spregiudicato Brissot il suo diplomatico e nell'eloquente e molle Vergniaud il suo Cicerone. Le Courrier des départements di Gorsas, Les annales patriotiques di Carra e Mercier, Le patriote français di Brissot furono, con La chronique de Paris, gli organi ufficiali del gruppo.

Alla Legislativa il gruppo, che subito C. Desmoulins battezzò dei Brissotins, si distinse per le sue tendenze accentuatamente radicali, palesatesi nelle misure proposte contro i fratelli del re, gli emigrati (20 ottobre 1791) e i preti refrattarî (18 novembre) e in quelle più gravi che furono approvate nel primo semestre del 1792. Ma la politica girondina, così nelle questioni interne come in quelle attinenti ai rapporti con l'estero, fu troppo spesso ambigua, d'accordo con il carattere di molti dei suoi ispiratori, a cominciare dal Brissot. Le tendenze radicali e antimonarchiche del gruppo, giunte fino alle minacce di decadenza dei primi di giugno del '92, non impedivano ai G. contatti con gli amici di La Fayette, specie quando i G. si fecero sostenitori dell'idea della guerra, della croisade de liberté universelle, invocata dal Brissot (31 dicembre 1791).

Le tendenze antimonarchiche non impedivano che le proposte del Gensonné contro i sospetti di complotto contro la sicurezza dello stato e la costituzione, eloquentemente difese dal Brissot il 26 luglio 1792, mirassero a colpire insieme con i moderati anche la "fazione dei regicidi" e gli aspiranti a repubblica e a dittatura. E, poco dopo, Vergniaud e Isnard tuonavano contro la invocata decadenza e minacciavano Robespierre. Questo prima del 10 agosto, ché, dopo, il gruppo fu tutto coerentemente ed entusiasticamente repubblicano. Ma l'appello continuo alle municipalità e ai dipartimenti contro Parigi e la stessa Assemblea non poteva non favorire il sospetto che i Brissotins tendessero a un più o meno larvato federalismo, in contrasto con le affermantesi tendenze accentratrici.

Il breve esperimento ministeriale fatto con l'ambiguo Dumouriez (marzo-giugno 1792) nocque ai G., che Robespierre denunciò come intriganti. E l'ingerenza di Madame Roland, moglie del ministro degli Interni, indebolì il partito suscitandogli contro il risentimento di Danton.

Senza contatto con il popolo, per cui ebbero una simpatia puramente dottrinaria e verbale e del quale temettero l'ardore insurrezionale e gli assalti alla proprietà, i G. furono superati dalla grande crisi del giugno-agosto 1792. Fin dalle prime sedute della Convenzione tentarono di riprendere il sopravvento, giovandosi dell'orrore suscitato dai massacri di settembre, dagli arresti arbitrarî, dalle requisizioni e dalla paura delle apparse tendenze socialiste. E cominciò allora spietata la lotta contro la Montagna giacobina. Il primitivo dissidio tra Brissot e Robespierre sull'opportunità della guerra, che da difensiva i G. tramutarono in guerra di propaganda, e le antiche accuse di contatti con la corte, riapparvero ingigantiti e aggravati: il particolarismo e il municipalismo dei G. si oppose all'unitarismo dei giacobini, il liberalismo economico di quelli all'accentramento di questi: con i primi fu la borghesia, con i secondi il popolo delle sections. Accuse di dittatura e di tradimento inasprirono la lotta, che durò fino al giugno 1793. Desiderosi di arginare la violenza e la distruzione, ma privi di vero spirito politico, i G. commisero anche l'errore di respingere le offerte di Danton che buttarono di nuovo in braccio ai montagnardi. Madame Roland accusò il gran tribuno di saccheggio, e Robespierre e Marat furono attaccati come aspiranti alla dittatura. Ogni accusa era buona per suscitare nuovo odio. Il processo del re, che essi cercarono di salvare, servì a comprometterli, e il tradimento di Dumouriez a screditarli. La guerra civile e la crisi economica resero più grave la loro situazione e tolsero loro partigiani e simpatie, facilitando l'insurrezione popolare del 31 maggio e il decreto della Convenzione del 2 giugno 1793. Colpiti dalla proscrizione, il 31 ottobre i più illustri Girondini salirono alla ghigliottina; altri, riusciti a fuggire, si uccisero per sottrarsi all'arresto, come Clavière, Pétion, Buzot, Roland, la cui moglie venne anche giustiziata a Parigi.

Meno belli nella realtà che nella leggenda creata attorno al loro nome da A. de Lamartine, i Girondini seppero riscattare con una morte eroica i proprî errori. Più tardi, dopo Termidoro, i superstiti tornarono alla Convenzione ed ebbero qualche parte nella reazione antigiacobina; ma il grande gruppo era finito.

Bibl.: Superati ormai A. de Lamartine, Hist. des Girondins, Parigi 1847; A. Granier de Cassagnac, Hist. des G., Parigi 1860; J. Guadet, Les G., Parigi 1861; E. Biré, La légende des G., Parigi 1881; si vedano A. Aulard, Hist. politique de la rév., 5ª ed., Parigi 1921; id., Les orateurs de la Legislat, et de la Convention, 2ª ed., Parigi 1906; H. Wallon, La révol. du 31 mai et le fédéralisme en 1793, Parigi 1886; C. Perroud, La proscription des G., Parigi 1917.