GIOVINE ITALIA

Enciclopedia Italiana (1933)

GIOVINE ITALIA

Mario Menghini

. Associazione fondata a Marsiglia nel luglio del 1831 da Giuseppe Mazzini, il quale afferma che essa nacque quando egli fu internato nel forte di Savona, dopo che il moto di Francia del luglio 1830 aveva messo in allarme i governi italiani, e quello piemontese era stato il pri no a procedere ad arresti. Sennonché, il concetto fermentava nella mente del Mazzini già da quando, anni innanzi, si era agitata la contesa tra coloro che erano chiamati romantici e gli altri che si chiamavano classici, cioè tra i fautori della libertà e quelli dell'autorità. Il Mazzini, ancora studente universitario, si era addentrato nello studio della filosofia, cominciando dalle opere di J. J. Rousseau; attraverso le dottrine sansimoniste, e quelle della Revue Encyclopédique, egli, superando una crisi filosofica e specialmente religiosa, era giunto a formarsi una dottrina filosofica e religiosa tutta sua propria e originale, in cui Dio, umanità, sentimento del dovere si armonizzavano in un proposito di missione. Queste furono le basi fondamentali della Giovine Italia, la quale ebbe quindi origini intellettuali perché fermentò nell'aristocrazia del pensiero. Il Mazzini si era ascritto alla Carboneria, e fu detto che la Giovine Italia s'innestò sul vecchio tronco di quella setta; ma è più giusto ammettere che il creatore della nuova associazione, riconosciuti inefficaci, anzi ridicoli e in genere dannosi, perché eccessivamente materialistici, i riti della Carboneria, si proponesse di abbatterli. Il fallimento del moto rivoluzionario dell'Italia centrale del febbraio 1831, quando gran numero dei patrioti che vi avevano partecipato si avviarono all'esilio in Francia, decise il Mazzini a dare esecuzione al suo disegno. Il simbolo della Giovine Italia, il motto che egli mise a fondamento dell'associazione che doveva dare all'Italia unità e dignità di nazione, fu "Pensiero ed Azione"; proclamò come principio programmatico l'insurrezione, ma volle che l'associazione fosse essenzialmente educatrice, poiché, dichiarava il Mazzini, l'educazione ravvicina l'uomo a Dio. Sul fondamento di questi principî il Mazzini, nel luglio del 1831, dettò l'Istruzione generale per gli affratellati alla Giovine Italia, la quale doveva essere "la fratellanza degli Italiani credenti in una legge di Progresso e di Dovere". Dichiarò la Giovine Italia repubblicana e unitaria: 1. perché "tutti gli uomini di una nazione sono chiamati per la legge di Dio e dell'Umanità ad essere liberi, eguali e fratelli, e l'istituzione repubblicana era la sola che assicurasse questo avvenire"; 2. perché "senza unità non v'è veramente nazione, perché senza unità non v'è forza", e l'Italia, circondata da nazioni unitarie, potenti e gelose, aveva bisogno anzitutto d'essere forte.

Ogni iniziato alla Giovine Italia doveva pronunziare il giuramento seguente: "Io cittadino italiano - davanti a Dio, padre della libertà, davanti agli uomini nati a gioirne, davanti a me, e alla mia coscienza, specchio delle leggi di natura - pei diritti individuali e sociali che costituiscono l'Uomo - per l'amore che mi lega alla mia patria infelice - pei secoli di servaggio che la contristano - pei tormenti sofferti da' miei Italiani fratelli - per le lagrime sparse dalle madri sui figli, spenti o cattivi - pel fremito dell'anima mia nel vedermi solo, inerte e impotente all'azione - pel sangue dei martiri della patria - per le memorie de' padri - per le catene che mi circondano: giuro di consecrarmi tutto e per sempre con tutte le mie potenze morali o fisiche alla Patria ed alla sua rigenerazione; di consecrare il pensiero, la parola e l'azione a conquistare indipendenza, unione, libertà all'Italia; di spegnere col braccio, e infamar colla voce i tiranni e la tirannide politica, civile o morale, cittadina o straniera; di combattere in ogni modo le ineguaglianze fra gli uomini d'una stessa terra; di promovere con ogni mezzo l'educazione degli Italiani alla libertà e alla virtù, che la fanno eterna; di soccorrere coll'opera e col consiglio qualunque m'invocasse fratello; di cercare per ogni via che gli uomini della Giovine Italia ottengano la direzione della cosa pubblica; di propagare con prudenza operosa la Federazione di cui fo parte da questo momento; di ubbidire agli ordini e alle istruzioni che mi verranno trasmesse da chi rappresenta con me la unione de' miei fratelli; di non rivelare, per seduzioni o tormenti, l'esistenza, le leggi, lo scopo della federazione, e di distruggere, potendo, il rivelatore. Così giuro, rinnegando ogni mio interesse particolare pel vantaggio della mia Patria, e invocando sulla mia testa l'ira di Dio e l'abbandono degli uomini, la infamia e la morte dello spergiuro, s'io mancassi al mio giuramento".

Il Mazzini distribuì gli affratellati alla Giovine Italia in iniziati e in iniziatori, e li ascrisse in congreghe, che furono dette provinciali, cioè una per ogni provincia italiana, composta ciascuna di tre membri propagatori; e tutti facevano capo a una congrega centrale, risiedente in Marsiglia, composta dal Mazzini, da Carlo Bianco e probabilmente da Natale Santi, antico ufficiale napoleonico. Ogni federato doveva scegliersi un nome di guerra (Mazzini: Filippo Strozzi; Bianco: Ghino di Tacco; Lamberti: Raimondo Montecuccoli; N. Fabrizi: Corso Donati; A. Ruffini: Ettore Caraffa; G. Modena: Michele di Lando, ecc.) e munirsi d'un pugnale, d'un fucile, di 50 cartucce e d'una uniforme (blusa verde, cintura di cuoio rosso, pantaloni bianchi, berretto d'incerato con la coccarda nazionale).

L'associazione mazziniana si diffuse rapidamente in Italia, specialmente in Piemonte e in Liguria; e valse a propagarla sempre più la pubblicazione d'un periodico, intitolato appunto La Giovine Italia, cominciato a stampare in Marsiglia nel 1831 e introdotto clandestinamente in Italia. Una rissa tra due sottufficiali, affiliati all'associazione, fu causa che la stessa fosse scoperta in Piemonte dove, quasi a un tempo, si sequestrarono copie dell'incendiario periodico. Il governo sardo procedette ad arresti che si moltiplicarono per le rivelazioni di alcuni degl'inquisiti e agì severamente con tribunali militari che emanarono numerose condanne di morte (luglio-settembre 1833), dodici delle quali rese esecutive. Frattanto il Mazzini, cacciato da Marsiglia e rifugiatosi a Ginevra, preparava colà un moto rivoluzionario che dal Piemonte avrebbe dovuto allargarsi in Italia e dalla Svizzera, con una schiera di esuli italiani e polacchi, si propose di penetrare in Savoia; ma il tentativo fallì (3 febbraio 1834) e con esso può dirsi che terminasse il primo periodo della Giovine Italia. Da Berna, dove si tenne per più mesi nascosto, il Mazzini fondò il 15 aprile 1834 la Giovine Europa, d'intonazione naturalmente repubblicana. La nuova associazione si suddivise a sua volta in Giovine Polonia, in Giovine Francia, in Giovine Svizzera, in Giovine Germania, e nel luglio del 1835, sempre per opera del Mazzini, fu fondato un periodico bilingue (francese e tedesco) intitolato La Jeune Suisse. La Giovine Europa durò fino a quando il Mazzini, dopo lunghe persecuzioni, fu costretto (dicembre 1836) a lasciare la Svizzera e a rifugiarsi in Inghilterra, dove, alla fine del 1838, l'esule riprese l'antico disegno della Giovine Italia, fondando più congreghe, delle quali la più importante fu quella di Parigi, e un periodico, l'Apostolato Popolare. La rinnovata associazione preparò certamente l'opinione pubblica italiana a riguardare con maggior passione ai propositi d'indipendenza e di unità nazionale; in nome di essa scesero in Calabria i fratelli Bandiera; e quando, all'alba del 1848, i popoli italiani si eccitarono a un sentimento di libertà, il Mazzini sciolse definitivamente la Giovine Italia e a Parigi, dove si recò disponendosi a rientrare in Italia, fondò (5 marzo 1848) l'Associazione Nazionale Italiana.

Bibl.: Sono da consultare i voll. dell'ed. naz. degli Scritti del Mazzini (Imola 1905 segg.); Protocollo della Giovine Italia (per il secondo periodo dell'associazione), Imola 1916-22, 6 voll; i 4 volumi dell'edizione, detta Daelliana, per i proemî dell'autore ai primi scritti sulla Giovine Italia; G. Faldella, I fratelli Ruffini, St. della Giovine Italia, Torino 1900; A. Codignola, La giovinezza di G. Mazzini, Firenze 1926; A. Luzio, Mazzini Carbonaro, Torino 1920; id., Carlo Alberto e G. Mazzini, Torino 1923; E. Passamonti, Nuova luce sui processi del 1833 in Piemonte, Firenze 1830; A. Lodolini, Bibl. mazziniana, 2ª ed., Milano 1932. L'ediz. originale della Giovine Italia (in 6 fasc., Marsiglia 1831-34) è rarissima; ristampa a cura di M. Menghini (Roma 1902-25).