SARTORI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SARTORI, Giovanni

Emanuele Curzel

SARTORI, Giovanni (dal 1988 Giovanni Maria). – Nacque a Vicenza l’11 luglio 1925, figlio di Attilio, camionista, e di Lucia Volpato.

Aveva una sorella, Angela, e due fratelli, Bruno e Tito, che divennero entrambi religiosi nell’Ordine dei servi di Maria. Entrò nel seminario minore di Vicenza nel 1936 e nel seminario maggiore nel 1939, incoraggiato da Giuseppe Zaffonato (poi vescovo di Vittorio Veneto, 1945-56, e di Udine, 1956-72). Fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1948.

Carlo Zinato (vescovo di Vicenza 1943-71) lo assegnò alla segreteria diocesana dell’Azione cattolica (AC), dove Sartori si distinse per il suo dinamismo e la sua capacità organizzativa. Nel 1959 divenne, nella stessa AC, delegato vescovile, nell’epoca in cui l’associazione aveva quasi 100.000 aderenti (un sesto della popolazione); fu posto inoltre alla direzione del settimanale La Voce dei Berici. Nel 1962 si laureò in diritto canonico presso l’Università Lateranense di Roma. Nel 1969 divenne rettore del seminario teologico di Vicenza, dove da un decennio insegnava dottrina sociale della Chiesa e teologia del laicato. Negli anni postconciliari e della contestazione dovette occuparsi, non senza contrasti, dei cambiamenti nelle modalità di formazione dei candidati al sacerdozio e della drastica riduzione del numero dei seminaristi. Il settimanale diocesano da lui diretto si occupava con enfasi dei temi del dibattito politico, soprattutto in riferimento agli appuntamenti elettorali e al referendum sul divorzio e in vista della temuta approvazione di una legge sull’aborto.

Il 12 marzo 1977 Paolo VI lo nominò vescovo di Adria; entrò in sede l’8 maggio. Sartori affrontò l’impegno con intraprendenza e forte senso di responsabilità. Volle conoscere dettagliatamente la sua diocesi, percorrendola in una lunga visita pastorale che si svolse dal 1981 al 1987; nel corso di essa incontrò anche gli amministratori pubblici e si recò presso scuole e strutture ospedaliere. Fu attento al mondo del lavoro (prese posizione in occasione di alcune vertenze, sostenendo le organizzazioni sindacali sulla base della dottrina sociale della Chiesa e delle encicliche di Giovanni Paolo II), incoraggiò iniziative benefiche a favore di poveri ed emarginati e promosse le missioni diocesane; nelle sue prese di posizione non mancavano riferimenti alla pace e al disarmo e, a partire dal 1985, appelli per l’accoglienza dei migranti. Condividendo le posizioni della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), Sartori continuò a sostenere la necessità che i cattolici si impegnassero in politica in modo unitario e pronunciò accesi discorsi contro l’aborto e la relativa legge 194/1978.

Il 7 dicembre 1987 Giovanni Paolo II lo destinò alla sede di Trento, a sostituire Alessandro Maria Gottardi (1912-2001, arcivescovo dal 1963). Fece il suo ingresso il 14 febbraio 1988; cominciò da allora a usare il nome Giovanni Maria. Sartori trasferì nella nuova diocesi – molto più ampia e complessa di quella antecedente – l’impegno e l’energia che lo caratterizzavano.

Nel 1991 cominciò una lunga e capillare visita pastorale, ispirandosi alle linee del sinodo diocesano tenutosi negli anni 1984-86; raccolse molta simpatia per il suo atteggiamento paterno nell’intrattenersi con i fedeli. Sollevò invece critiche e suscitò accese polemiche la sua insistente richiesta di venire invitato nelle scuole durante l’orario di lezione.

L’impegno caritativo, l’attenzione ai missionari diocesani, le visite alle persone sofferenti e l’interesse per il mondo del lavoro furono vissuti in continuità con la sua esperienza precedente. Nuovi furono invece per lui sia l’impegno ecumenico, in special modo rivolto verso il mondo ortodosso, sia il sostegno alle cause di beatificazione (fu portata a termine quella di Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, vescovo di Trento dal 1834 al 1860; furono aperte quella di Alcide De Gasperi e di Domenica Lazzeri; fu sostenuta quella di Antonio Rosmini). Prese anche importanti e controverse decisioni di tipo finanziario, favorendo la confluenza della Banca di Trento e Bolzano (di cui la diocesi aveva una rilevante partecipazione azionaria) nel gruppo Ambroveneto (1995). Ricevette per due volte la visita di Giovanni Paolo II: il 17 luglio 1988, quando Wojtyła fu a Stava (località colpita tre anni prima da una catastrofe causata dal crollo di una diga), e il 30 aprile 1995, quando il papa si recò a Trento nel 450° anniversario del Concilio tridentino e per la beatificazione di Tschiderer.

Il suo episcopato trentino è però ricordato anche per i decisi interventi nei confronti di preti e laici che seguivano linee teologiche, pastorali e politiche che egli giudicava non conformi: il provvedimento più noto fu la sostituzione, alla fine di maggio del 1989, del direttore del settimanale diocesano Vita Trentina, don Vittorio Cristelli. Tale scelta provocò manifestazioni di piazza cui parteciparono centinaia di persone. Frequenti furono inoltre i suoi interventi nell’occasione degli appuntamenti elettorali, a sostegno di un’unità politica dei cattolici ormai al tramonto; ciò corrispondeva alla linea allora ancora sostenuta dalla CEI, ma era in contrasto con le scelte fatte dal suo predecessore.

Nel 1996 Sartori, dopo aver visitato 31 decanati su 37, fu costretto a interrompere la visita pastorale per l’aggravarsi di una malattia di cui soffriva da tempo. Nel 1998 gli fu proposto, nonostante l’età (73 anni), un trapianto di fegato, che venne eseguito il 26 luglio a Innsbruck. Fu l’inizio di una lunga agonia, che visse in isolamento per motivi sanitari e che si concluse il 26 settembre 1998. Fu sepolto nella cripta della cattedrale di Trento.

Sartori indicava il concilio Vaticano II come una delle basi della sua azione pastorale e ‘figlio del Concilio’ egli è stato espressamente definito (Nota biografica, in L’arcivescovo Giovanni Maria Sartori..., a cura di G. Seno - A. Costa, 1998, p. 21). Può essere considerato un esempio di quei vescovi del secondo Novecento che dall’evento conciliare trassero soprattutto lo stimolo per un aggiornamento sul piano dei mezzi allo scopo di favorire – anche grazie al coinvolgimento del laicato – la presenza della Chiesa nella società. Concilio e postconcilio non modificarono invece in profondità la sua ecclesiologia, fortemente polarizzata attorno alla gerarchia e al magistero; giunse ad assumere, nei casi in cui riteneva opportuno intervenire in difesa della fede e della disciplina, atteggiamenti di tipo inquisitorio. L’intransigentismo preconciliare emergeva anche nel suo giudizio negativo nei confronti del mondo moderno: ne derivava la convinta adesione a un collateralismo politico considerato utile per garantire la presenza nella società dei valori cristiani (un atteggiamento peraltro diffuso nella Chiesa italiana di quegli anni). A Vicenza prima e ad Adria-Rovigo poi, la sua attività poté dispiegarsi in un contesto che non faceva emergere eventuali contestazioni; l’esperienza trentina fu invece segnata da una maggiore conflittualità, derivante dall’incontro con un modo diverso di vivere il rapporto tra fede e modernità – e fra Chiesa e società – che egli faticò a comprendere.

Opere. Essere Chiesa nel Polesine. Orientamenti pastorali per costruire insieme una Chiesa evangelizzante, Padova 1985 (piano pastorale della diocesi di Adria e lettere pastorali 1980-84); Alla mensa della parola. Riflessioni sulle letture bibliche del ciclo C, Trento 1990; L’arcivescovo Giovanni Maria Sartori alla Chiesa di Trento. 1988-1998, a cura di G. Seno - A. Costa, Trento 1998 (lettere pastorali e altri interventi del periodo trentino).

Fonti e Bibl.: Quanto è conservato presso gli archivi delle diocesi non è ancora disponibile alla consultazione. Testi scritti da Sartori e notizie sulla sua attività si trovano sul Bollettino della diocesi di Vicenza, sul Bollettino diocesano per la diocesi di Adria (dal 1986 Adria-Rovigo) e sulla Rivista diocesana tridentina, nonché sui settimanali La Voce dei Berici, La Settimana e Vita Trentina. Una Nota biografica, composta pochi mesi prima della morte, apre il suo volume L’arcivescovo Giovanni Maria Sartori, cit. pp. 7-24; si segnala inoltre il numero speciale di Vita Trentina del 4 ottobre 1998.

Per un bilancio critico: P. Rauzi, La morte selvaggia di mons. Sartori, in Questotrentino, 24 ottobre 1998.

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