PIANCASTELLI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIANCASTELLI, Giovanni

Valentino Donati

PIANCASTELLI, Giovanni. – Nacque a Castel Bolognese (Ravenna) il 14 settembre 1845, terzogenito di Pasquale, che di mestiere faceva il 'canapino' (ovvero il pettinatore di canapa), e di Domenica Raccagna, tessitrice; rimase celibe e dedicò tutta la sua vita all’arte e al collezionismo.

Artista eclettico, realizzò dipinti, disegni, acquerelli, incisioni, dipingendo anche ceramiche e arazzi con succo d’erbe (De Santi - Donati, 2001, pp. 32-82). Nei suoi frequenti viaggi, anche all’estero, si dilettava a trarre schizzi dal vero su piccoli taccuini, annotando spesso il luogo e la data d’esecuzione (De Santi - Donati, 2014, pp. 99-142).

Essendo fin da giovinetto notevolmente portato al disegno, il padre lo affidò, presso il convento dei frati minori cappuccini della cittadina natale, a padre Federico Bandiera da Palestrina, primo suo maestro. Nel 1862 conseguì brillantemente (ricevendo in premio due medaglie) il diploma presso la Scuola di disegno nella vicina Faenza, che dal 1852 era diretta da Achille Farina, suo insegnante di disegno e di pittura, mentre da Girolamo Conti ricevette le prime lezioni di architettura.

Nel 1863 circa, il marchese mecenate Camillo Zacchia di Castel Bolognese lo ospitò nella sua casa di Roma dove in un primo momento frequentò lo studio del pittore Guido Guidi; nel 1864 si iscrisse all’Accademia di S. Luca. I maestri Francesco Podesti, Alessandro Capalti e Vincenzo Pasqualoni gli impartirono lezioni di disegno, Antonio Sarti di architettura, Annibale Angelini di prospettiva e Francesco Coghetti di pittura. Nel 1865 vinse un concorso di architettura bandito dalla Congregazione pontificia dei Virtuosi al Pantheon con tema “Una cappella con sotterranea cella sepolcrale da edificare nel Campo Verano”. Nel 1866 partì per il servizio militare che espletò in località diverse; a Siena durante tale periodo ebbe la possibilità di frequentare l’Accademia di belle arti sotto la guida di Luigi Mussini. Nel 1871 il principe Marcantonio Borghese lo assunse come consulente d’arte e insegnante di disegno per i suoi figli. Da quel momento l’artista visse a Roma per ben trentacinque anni, accompagnando la nobile famiglia anche durante i periodi di villeggiatura presso le ville di Nettuno e di Frascati. Assai stimato dai membri dell’aristocrazia romana impartì lezioni di disegno anche ad alcuni tra i figli delle famiglie Torlonia, Aldobrandini, Grazioli, Salviati e Ruffo della Scaletta. In breve tempo acquisì fama di esperto sia d’arte sia di architettura, tanto da ricevere dai Borghese, tra il 1877 e il 1886 l’incarico della ristrutturazione, come direttore dei lavori e ideatore delle decorazioni interne di villa Ruffo della Scaletta a Roma e del castello mediceo di Cafaggiolo a Barberino del Mugello (Firenze).

Durante il periodo di permanenza a Roma ebbe l’opportunità di ritrarre molti personaggi illustri (secondo l’artista circa trecento) (De Santi - Donati, 2001, p. 46). Realizzò anche diversi autoritratti ed uno di questi, su segnalazione di Corrado Ricci, allora direttore delle Regie Gallerie di Firenze, entrò a far parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi nel 1917.

Nel 1875 all’Esposizione romagnola di Faenza si aggiudicò due medaglie per una serie di disegni e acqueforti (De Santi - Donati, 2001, pp. 34 s. e note 65-66); tre anni dopo (1878) fu presente all’Esposizione universale di Parigi con il dipinto Gli emigranti della campagna romana, scelto come premio per la Lotteria internazionale. Nel 1883 partecipò alle Esposizioni internazionali di Roma e di Monaco di Baviera, con i dipinti Immigrazione ed Emigrazione dell’agro romano, acquistati a Monaco da un collezionista americano; ritenute disperse, entrambe le opere sono riapparse nel 2008 sul mercato antiquario e sono state aggiudicate per la considerevole cifra di 327000 euro (Koller - Weser, Zurich, 18 marzo 2008, lotto 3231).

Nel 1884 fu presente all’Esposizione generale italiana di Torino (sezione belle arti) con il dipinto La moglie del marinaio.

Due anni dopo, morto il principe Marcantonio Borghese, fu incaricato di riordinare la collezione della famiglia in base alle note fidecommissarie e di trasferirla a villa Pinciana. Nel 1888 partecipò all’Esposizione di belle arti di Bologna con il dipinto Atropo, e l’anno dopo fu nominato accademico d’onore presso la Regia Accademia di belle arti di Bologna. Nel 1894 il principe Giulio Torlonia gli affidò il compito di eseguire la pala con Il martirio di s. Giovanni Nepomuceno per la basilica di S. Giovanni in Laterano a Roma (quarta cappella della navata sinistra, parete laterale destra del vano), e, in tale occasione, compì un viaggio a Praga per documentarsi direttamente sull’episodio. L’opera fu apprezzata tanto da valergli la nomina, da papa Leone XIII, a cavaliere dell’Ordine di S. Gregorio Magno. Nel 1898 partecipò all’Esposizione generale e Mostra d’arte sacra di Torino con il dipinto Sacra Famiglia; la tela, un tempo presente nella chiesa di S. Marta a Roma, si trova attualmente nella Collezione di arte religiosa moderna dei Musei Vaticani. Nello stesso anno fu presente come artista e collezionista all’Esposizione berniniana, allestita nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio, in occasione del terzo centenario della nascita del grande artista.

Oltre ai molti dipinti custoditi presso le case principesche dei Borghese, Torlonia e Ruffo della Scaletta a Roma, e in collezioni private a Bologna, Faenza, Imola e Castel Bolognese, meritano menzione: la S. Margherita da Cortona (1886), trasferito dopo la chiusura del convento nel 1984 dalla chiesa dei cappuccini di Castel Bolognese al Museo degli stessi a Bologna, e il S. Girolamo nella grotta, conservato a Faenza presso la Pinacoteca comunale.

Nel 1900 partecipò al Concorso Alinari di Firenze con il dipinto Madonna col Figlio. Nel 1901 la principessa Ludovica Borghese gli commissionò una pala d’altare raffigurante S. Rita da Cascia, che fu collocata nella cappella, alla destra del presbiterio, della basilica di S. Maria del Popolo a Roma; nella stessa chiesa sono presenti altri tre dipinti di Piancastelli: S. Vincenzo de’ PaoliS. Lucia e un Ecce Homo.

Il 6 gennaio del 1902 fu nominato direttore della Galleria Borghese (passata sotto lo Stato), incarico che abbandonò nel 1906; nello stesso anno fu nominato cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e fu incaricato dalla regina Margherita, che in precedenza era stata sua allieva, di eseguire due dipinti raffiguranti i beati Amedeo IX e Bonifacio di Savoia, suoi avi; nel 1937 le opere furono trasferite da Roma a Sabaudia e collocate nella cappella reale della chiesa della SS. Annunziata. Durante il periodo romano, quale conservatore della Galleria Borghese, l’artista accrebbe la sua cultura storico-artistica divenendo un grande esperto di stampe e disegni, entrando in possesso di una gran quantità di opere di eccezionale qualità e divenendo uno dei maggiori collezionisti del tempo. In particolare riversò il suo interesse su artisti emergenti, non ancora conosciuti dalla critica dell’epoca. Accumulò oltre 1000 disegni di Felice Giani e numerosi bozzetti del Bernini; in un articolo apparso nel 1927, sulle pagine di Roma (V, fasc. 4), Achille Bertini Calosso gli riconobbe il merito di aver compreso la gloria dell’arte barocca italiana nel periodo in cui essa veniva considerata con disprezzo. Per attestare la validità della sua collezione,  che includeva artisti italiani e stranieri dal XVI al XIX secolo, Piancastelli in una lettera del 18 gennaio 1901 diretta alle sorelle Sarah ed Eleonor Hewitt di New York evidenziava la quantità e la qualità della sua raccolta composta da sei nuclei: il primo ('Disegni antichi') comprendente circa mille disegni di diverso soggetto (sacri e profani, nudi e figure); il secondo ('Disegni antichi scelti'), duecento di grande valore; il terzo ventotto 'Terrecotte' (bozzetti di opere) e oltre cento disegni ('Collezione Bernini') eseguiti dal Bernini o dalla sua scuola; il quarto circa mille 'Disegni di Felice Giani'; il quinto milleottocento 'Disegni di arti decorative e industriali'; il sesto quaranta 'Disegni napoleonici', cento progetti per scenografie, cento di architettura e quattrocento disegni raccolti in un album (De Santi - Donati, 2001, pp. 101-103). Nel 1901 le sorelle statunitensi Hewitt acquistarono il primo, il quarto e il quinto nucleo della collezione Piancastelli, mentre nel 1905 i coniugi Mary ed Edward Brandegee di Brooklyn comprarono quelli rimanenti, che furono venduti nel 1937 al Cooper-Hewitt di New York (unendosi a quelli delle sorelle Hewitt), ad eccezione del terzo nucleo che fu ceduto al Fogg Art Museum di Harward. Le opere raccolte da Piancastelli andarono pertanto ad arricchire importanti collezioni americane, entrando nelle sale del Cooper-Hewitt Museum di New York e in quelle del Fogg Art Museum di Harward. Presso la Biblioteca comunale di Forlì sono conservati circa 170 suoi disegni a penna ricevuti per lascito testamentario dal bibliofilo Carlo Piancastelli (1867-1938) di Fusignano. Il rapporto fra i due collezionisti, che non avevano vincoli di parentela, ebbe inizio nel 1898 e continuò fino alla sua morte.

Nel 1906 si ritirò a Bologna continuando la sua attività. Nel 1916 alienò quarantanove disegni di artisti bolognesi alla Regia Pinacoteca di Bologna.

Morì a Bologna nella sua casa di via Saragozza il 23 settembre 1926.

Nel 1999 è stata realizzata nel Museo civico di Castel Bolognese una sala che contiene, oltre ai suoi disegni a china della “Raccolta piancastelliana” (donata dall’artista nel 1912 al locale convento dei cappuccini), i ritratti dei genitori e quello dell’amico onorevole Umberto Brunelli, insieme a vari dipinti e disegni di rilevante pregio artistico.

Nel 2001 il Comune di Castel Bolognese ha acquistato dagli eredi Stefano e Alberto Contoli una raccolta composta da tutta la documentazione personale: circa seicento disegni e alcuni dipinti, ora conservati presso il Museo civico.

Fonti e Bibl.: Il passo della badessa. Leggenda raccolta da Corrado Ricci e illustrata da G. P., in Emporium, III (18), Bergamo 1896, pp. 436-446; I. Cinti, G. P., estratto da Il Comune di Bologna, anno XIII (1927), n. 8; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 19623, pp. 1431-1433; R.J.M. Olson, Italian 19th century drawings and watercolors. An Album (catal.), New York 1976, passimG. P. Opere conservate presso il Municipio di Castelbolognese (catal., Castel Bolognese), a cura di V. Brunetti - V. Donati, Faenza 1988; S. De Santi - V. Donati, G. P. artista e collezionista, 1845-1926, Faenza 2001; L. Ficacci, Da G. P. a Carlo Piancastelli, in Carlo Piancastelli e il collezionismo in Italia tra Ottocento e Novecento, a cura di P. Brigliadori - P. Palmieri, Bologna 2003, pp. 31-47; A. Imolesi Pozzi, Marco Dente. Un incisore ravennate nel segno di Raffaello. Le stampe delle Raccolte Piancastelli, Ravenna 2008, pp. 25, 36-42; S. De Santi, G. P. Schede dei dipinti, in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo generale. V. Ottocento e Novecento, a cura di G.P. Cammarota et al., Venezia 2013, pp. 215-219, 395; S. De Santi - V. Donati, Il disegno di G. P. (1845-1926): nuovi studi e acquisizioni, Faenza 2014.

CATEGORIE
TAG

Ordine dei ss. maurizio e lazzaro

Esposizione universale di parigi

Galleria degli uffizi

Chiesa dei cappuccini

Barberino del mugello