MATERA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MATERA, Giovanni

Davide Lacagnina

– Nacque a Trapani il 2 sett. 1653 da Leonardo e da Antonina Cangemi. Sin dalle fonti più antiche il M. è ricordato come «Mastru Giuvanni lu pasturaru» (Romano, p. 249), in ragione della sua particolare specializzazione nello scolpire e modellare in legno e «telacolla» piccole figure di pastori da presepe. Si conoscono i nomi di quattro fratelli del M., Diego, Rosario, Antonia e Giuseppe, probabilmente attivi nella sua bottega (Bongiovanni, 1991 e 1994).

La fama internazionale del M. (Burckhardt) è legata alla realizzazione di intere scene relative a fatti legati alla nascita e ai primi anni di vita di Cristo – Adorazione dei pastori, Adorazione dei magi, Strage degli Innocenti, Presentazione di Gesù al tempio – conservate oggi in diversi esemplari, e in gruppi più o meno omogenei, per qualità e quantità dei personaggi raffigurati, nel Museo regionale Agostino Pepoli di Trapani, nel Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo, nel Bayerisches Nationalmuseum di Monaco e in alcune collezioni private.

Il M. scolpiva in legno le parti scoperte delle sue figure – testa, braccia e gambe – per poi modellarne più liberamente le vesti, realizzate in telacolla, con pezzi di tela colorata e indurita con la colla (Briguccia). Il repertorio delle pose e delle composizioni scenografiche dei suoi gruppi è esemplato su soluzioni formali e modelli propri della plastica del contemporaneo Giacomo Serpotta e in specie dei suoi teatrini in stucco realizzati in alcuni oratori palermitani. Tuttavia, la lacunosa biografia del M. non consente di precisare i termini di tale influenza, né se vi fu, e secondo quali tempi e modi, l’incontro a Palermo con Serpotta, se non nei termini generali di una comune adesione ai linguaggi della più nobile e accreditata statuaria barocca e di G.L. Bernini specialmente (Bongiovanni, 1991), rivisitati ora nel segno di una teatralità vernacolare d’immediata resa emotiva.

Non sono note fonti documentarie d’epoca che si possano riferire con certezza alla vita e all’attività del Matera. Per le prime notizie biografiche bisogna attendere le indicazioni del cavalier Di Ferro e le sparute note manoscritte di Fogalli. Entrambi lo dicono residente a Palermo e riferiscono di quattro gruppi scultorei con la Nascita di Cristo, la Circoncisione, l’Adorazione dei magi e la Strage degli Innocenti, conservati in «quattro bussolette guernite di cristalli» (Di Ferro, p. 204) nella chiesa del convento francescano di S. Antonino a Palermo, e già segnalati da Migliore nel suo Itinerario e, successivamente, ancora da Di Marzo Ferro nella sua Guida.

Un breve cenno all’opera del M. si trova anche in Mondello; ma la prima e più articolata ricostruzione della sua biografia si deve a Romano. Questi ne precisa per la prima volta la data di nascita, grazie al ritrovamento da parte di monsignor Paolo Mazzeo della «fede di battesimo» (p. 253 n. 1) nei registri parrocchiali conservati nell’Archivio della cattedrale di Trapani; e aggiunge alcune informazioni in tutta evidenza comunicategli oralmente dal marchese Giacomo Di Gregorio, secondo cui il M. fu costretto ad allontanarsi presto da Trapani, perché ricercato con l’accusa di omicidio. In fuga, pare avesse trovato riparo dapprima, per «circa due anni» (p. 253), nel feudo Tornamira (o Tornamila) fra Partinico e Monreale, di proprietà dei marchesi Di Gregorio, per i quali realizzò diverse statuine, e quindi presso il già citato convento francescano di S. Antonino a Palermo.

Romano è anche il primo a riferire della presenza di alcuni gruppi del M. presso il Bayerisches Nationalmuseum di Monaco, cui pervennero per donazione del re Massimiliano II di Baviera al momento dell’istituzione del Museo nel 1855.

A informare in tal senso Romano fu il conte Agostino Pepoli, secondo cui i gruppi monacensi furono acquistati personalmente nel 1817 da Ludovico di Baviera, allora principe ereditario, nel corso di un suo viaggio in Sicilia. Entrati a fare parte delle collezioni reali, i «pasturi» del M. furono quindi donati al costituendo Museo nazionale dal figlio di Ludovico, Massimiliano II.

Tale notizia, ripresa poi da tutta la letteratura successiva, è stata smentita da Belgiorno, che documenta al 1892 la donazione dei gruppi del M. al Museo di Monaco da parte di Max Schmederer, noto collezionista di presepi bavaresi, tirolesi, napoletani e siciliani (Gockerell, 1993 e 2005). In realtà era stato già Romano a distinguere un secondo nucleo di opere del M. in deposito presso il Museo industriale annesso alla Scuola superiore d’arte applicata di Palermo e ivi acquistate direttamente dal loro proprietario da «un ricco Signore di Monaco di Baviera […] appassionatissimo collezionista di tal genere di lavori» (p. 245). Così riferisce pure Sorrentino (1913, p. 576) quando, da direttore fresco di nomina del Museo Pepoli di Trapani, nella relazione sull’allestimento delle sale, e in particolare del Gabinetto Matera, precisa che «i presepi (di Monaco) sono munifico dono del consigliere della Camera di Commercio Signor Max Schmederer, un innamorato della Sicilia e del Matera».

Per quanto le vicende d’acquisto delle figure del M. da parte di Schmederer fossero già note e documentate agli inizi del Novecento, è evidente che si preferì dare credito alle versione dei fatti romanzata dal conte Pepoli, forse in maniera campanilistica, per porre l’opera del M. sotto l’egida del raffinato gusto collezionistico di Ludovico di Baviera. Nondimeno, nella guida ufficiale del Bayerisches Nationalmuseum di Monaco del 1901, il M. è definito «celebre» e i suoi lavori «gruppi eccellenti».

Alla rivalutazione dell’opera del M. agli inizi del Novecento deve essere legata la decisione di Tommaso Bono Cianciolo di donare nel 1909, in memoria di un figlio morto, ben 397 figurine al Museo nazionale di Palermo, quindi trasferite nel 1934, in forma di deposito temporaneo, al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè (Bongiovanni, 1991).

Mentore dell’operazione fu l’antropologo Giuseppe Cocchiara, allora direttore del museo, che incoraggiò con i suoi scritti (1938 e 1962) lo studio di forme d’arte fino ad allora trascurate perché considerate minori o popolari. Era anche questo il caso della scultura presepiale, e di quella siciliana nella fattispecie, indagata a partire dalle aperture di Cocchiara da tutta una generazione di studiosi.

Degli anni Novanta è quindi la ripresa d’interesse degli studi di storia dell’arte per la produzione del M., la cui presenza, peraltro già notevole, nelle collezioni del Museo Pepoli di Trapani, si è ulteriormente arricchita dell’acquisto sul mercato antiquario di altre 16 figure di legno e telacolla (Mobili e arredi, argenti, tappeti, ceramiche e oggetti d’arte [catal. d’asta], Sotheby’s, Firenze, 3-4 dic. 1990, lotto 471; Bongiovanni, 1993). Numerosi i contributi dedicati al M. nell’ultimo decennio, volti a inquadrarne l’attività nel più ampio ambito della storia delle arti decorative in Sicilia e, segnatamente, nel contesto della produzione delle cosiddette «maestranze trapanesi» (Di Natale, 1987, 1991, 1998).

Il M. morì a Palermo nel 1718.

Fonti e Bibl.: Trapani, Biblioteca del Museo regionale Agostino Pepoli, Mss., 1573: G.M. Fogalli, Memorie biografiche dei Trapanesi illustri per santità, nobiltà, dottrina e arte (prima metà del XIX secolo), c. 673; V. Migliore, Itinerario per le vie, piazze, vicoli e cortili della città e contorni di Palermo, Messina 1824, p. CIII; G.M. Di Ferro, Biografia degli uomini illustri trapanesi, III, Trapani 1831, p. 204; J. Burckhardt, Il Cicerone (1855), a cura di P. Mingazzini - F. Pfister, Firenze 1952, p. 784; G. Di Marzo Ferro, Guida istruttiva per Palermo e i suoi dintorni, Palermo 1858, p. 695; F. Mondello, Bozzetti biografici di artisti trapanesi dei secoli XVII, XVIII e XIX, Trapani 1883, p. 23; Führer durch das Bayerische Nationalmuseum in München, München 1901, p. 136; S. Romano, Di alcune eccellenti figure in legno scolpite dal trapanese M. verso il 1700 e che ora trovansi a Monaco nel Museo nazionale bavarese, in Arch. stor. siciliano, n.s., XXVII (1902), pp. 241-255; A. Sorrentino, Il nuovo ordinamento del Museo Pepoli in Trapani, ibid., XXXVII (1913), pp. 571-576; Id., Da Erice a Lilibeo, Bergamo 1928, p. 94; C. Naselli, Presepi di Sicilia, in Emporium, LXXIV (1931), 444, pp. 323-339; L. Biagi, Il R. Museo Pepoli in Trapani, Roma 1935, p. 11; G. Cocchiara, La vita e l’arte del popolo siciliano nel Museo Pitrè, Palermo 1938, pp. 179-185; A. Stefanucci, Storia del presepio, Roma 1944, pp. 261-263; R. Berliner, Die Weihnachtskrippe, München 1955, pp. 84-88, 117; L. Mariani, La chiesa di S. Antonio di Padova in Palermo, Palermo 1955, pp. 54 s.; S. Fugaldi, Mastro G. M. e l’arte del presepe in Trapani, in Trapani, I (1956), 8, pp. 8-15; S.M. Briguccia, Le «telacolla» e l’arte dei «pasturari» trapanesi, ibid., II (1957), 12, pp. 9-14; G. Cocchiara, I pastori del M., in Sicilia, 1962, n. 36, pp. n.n.; V. Scuderi, Museo nazionale Pepoli in Trapani, Roma 1965, pp. 16 s.; C. Bernardi Salvetti, Presepi d’arte e maestri «pasturari» in Sicilia, in Sicilia, 1968, n. 57, pp. 7-12; G. Bogner, Das grosse Krippen-Lexikon, München 1981, pp. 65, 135, 148, 158, 161 s.; M.C. Di Natale, Trapani nella tradizione delle arti decorative, in Trapani, Siracusa 1987, p. 140; A. Ragona - M. Cagnes, Presepi, Siracusa-Palermo 1988, p. 17; M.C. Di Natale, Arti decorative nel Museo Pepoli di Trapani, in V. Abbate et al., Il Museo regionale Pepoli di Trapani, Palermo 1991, pp. 60-63; G. Bongiovanni, M., in Kalós. Arte in Sicilia, III (1991), 6, suppl.; Id., in Museo Pepoli. Acquisizioni 1972-1992, Palermo 1993, pp. 49-65, scheda 19; N. Gockerell, Krippen im Bayerischen Nationalmuseum, München 1993, pp. 120-124, schede 126, 130 s., 134; G. Bongiovanni, Appunti sulla scultura presepiale trapanese: la bottega di G. M., in Il Natale nel presepe artistico, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 1994, pp. 45-50, 56 s., schede 7 s.; A. Callari, in L. Sarullo, Diz. degli artisti siciliani, III, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 217 s.; G. Bongiovanni, G. M. nella scultura presepiale trapanese, in Presepi. Arte e origine (catal.), Roma 1998, pp. 45 s., 58 s., schede 12-16; A. Gerbino, Quella notte folgorata dalla stella, in Presepi di Sicilia, a cura di V. Scheiwiller, Milano 1998, p. 20; M.C. Di Natale, Il presepe a Trapani, ibid., pp. 56, 59; R. Eikelmann, Bayerisches Nationalmuseum. Handbuch der Kunst- und kulturgeschichtlichen Sammlungen, München 2000, p. 301; F.A. Belgiorno, I presepi di M. a Monaco tra storia e leggenda, in Kalós. Arte in Sicilia, XIV (2002), 3, pp. 6-9; A. Precopi Lombardo, Scultori trapanesi «d’ogni materia in piccolo e in grande» nella dinamica artistico-artigianale tra XVIII e XIX secolo, in Materiali preziosi dalla terra e dal mare (catal., Trapani), a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2003, p. 84; N. Gockerell - W. Haberland, Krippen im Bayerischen Nationalmuseum, München 2005, pp. 356-363, 367; S. Tornatore, in Enc. della Sicilia, a cura di C. Napoleone, Parma 2006, p. 587; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 236.