CIAMPINI, Giovanni Giustino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CIAMPINI, Giovanni Giustino

Silvia Grassi Fiorentino

Nacque a Roma il 13 apr. 1633 da Antonio, cittadino romano originario della Valtellina, e da Margherita Taglietti. Avviato agli studi giuridici dal fratello maggiore Pietro, suo tutore dal 1647, si addottorò in utroque iure nel 1657 presso l'università di Macerata, dove si era trasferito un anno prima per sfuggire ad una epidemia pqstilenziale. Tuttavia gli studi giuridici non furono l'elemento prevalente della sua formazione, la cui natura erudita e versatile, delineatasi via via negli anni, darà frutti sul terreno antiquario, storico-religioso e scientifico-sperimentale piuttosto che nell'ambito del diritto.

Il rapporto con il fratello, segnato da forte conflittualità.1 fu tuttavia essenziale alla introduzione ed affermazione del C. nella carriera di Curia. Entrò in Cancelleria nel 1650 come sostituto di Pietro Gentili nella carica di protosommista iniziando, così, quella carriera che percorrerà rapidamente sotto la tutela di potenti protettori ai quali era spesso legato da un comune sodalizio intellettuale. Nel 1654 il cardinale, allora vicecancellario, Ludovico Barberini lo nominò successore negli incarichi, che erano stati del Gentili prima e del fratello poi, di protosommista e segretario per le materie conciliari. Mantenne queste cariche fino al 1669 quando, dopo la ricomposizione della rottura con il fratello e grazie al suo intervento o, forse, alla rimozione dei suoi veti, ottetine da Clemente IX le due cariche prelatizie di maestro dei brevi di grazia e prefetto dei brevi di giustizia. Il 29 giugno vestì, quindi, l'abito prelatizio. Nel 1672 fu ammesso al possesso della carica di abbreviatore di Parco Maggiore e dal mese di dicembre del 1681 ne fu segretario; nel 1695 fu nominato da Innocenzo XII abbreviatore di Curia, preposto, cioè, al compito di preparare le minute per le, bolle pontificie. Il C. aveva ricevuto, inoltre, da Alessandro VIII un beneficio semplice nella basilica vaticana, l'abbazia di S. Basilio a Torre Spatola e la carica di consultore della Congregazione concistoriale e di quella dell'Indice e dal cardinale Ottoboni la vicaria sulla collegiata di S. Lorenzo in Damaso. Nel 1693 fu nominato governatore dell'Arciconfraternita di S. Giacomo in Borgo. Nello stesso anno Innocenzo XII, nel programma di rilancio del porto di Civitavecchia. lo incaricò di progettare la ristrutturazione dell'antico acquedotto di Traiano. Eseguiti i preventivi, il C. si offrì di provvedere ai lavori, che furono poi rinviati, in.cambio dell'appalto. A tal fine rimise nel 1694 l'incarico di maestro dei brevi di grazia.

L'esordio del C. sul versante dell'impegno nella vita culturale romana è legato a quella esperienza assai interessante e non ancora del tutto esplorata, che fu il Giornale de' letterati.

La rivista nacque nel 1668a cura di Francesco Nazzari e Salvatore Serra; il primo, che la dirigeva, ne assumerà via via quasi l'intero onere. Accanto a loro operò un gruppo di collaboratori abbastanza ampio e caratterizzato dalla presenza di personaggi già significativi e destinati ad una maggiore incidenza nella vita politica e religiosa della società romana.

Il modello a cui i compilatoiri romani si rifanno è, per loro esplicita affermazione, il Journal des Sçavans di cui condividono l'impostazione, le finalità e i destinatari; ma anche se non direttamente espresso, è certo inoltre il riferimento alle Philosophical Transactions (Rhodes, pp. 151-160).

Dei due periodici i giornalisti romani danno in ogni numero alcuni estratti riservandosi sempre, come già programmaticamente avevano anticipato nel primo numero, uno spazio per riferire "delle sperienze naturali, e curiosità che s'andavano osservando in Italia, e dei libri che in essa si stampa[vano]" (Giornalede' letterati, 1668, p. 3). Se del Giornale appaiono abbastanza chiari modelli, finalità immediate e struttura, è ancora da ricostruire compiutamente la funzione che esso esercitò come strumento dei gruppi intellettuali che ruotavano intorno alla Curia.

In questo ambito è probabilmente da ricercare la ragione della scissione del gruppo redazionale avvenuta nel 1675 e della uscita contemporanea di due periodici distinti, ma con lo stesso nome. Il Nazzari continuò, infatti, a stampare il proprio Giornale fino al 1679 presso il Mascardi a spese di G. Carrara; mentre il C. divenne responsabile di un Giornale stampato da Nicol'Angelo Tinassi che uscì fino al 1680 sotto la sua direzione e dal 1681 al 1683 sotto la direzione di F. M. Vettori.

A questa seconda serie del Giornale, che più direttamente interessa per la ricostruzione della biografia intellettuale del C., collaborarono l'investigante napoletano L. Porzio, due scienziati del Collegio Romano: F. Eschinardi e F. Vanni, l'archeoIogo fiorentino F. Buonarroti, D. Quarteroni, F. Brunacci, F. M. Onorati e V. Leonio. Il gruppo, eterogeneo, ma caratterizzato dalla presenza di alcuni scienziati aperti alle più avanzate sperimentazioni scientifiche, continuò a mantenere attraverso il giornale una importante apertura verso il mondo tedesco, olandese ed inglese, dando conto dei dibattiti eruditi e delle scoperte tecniche e scientifiche. La rivista privilegiò i "ragguagli" filosofico-matematici e le osservazioni scientifiche; le stesse segnalazioni riservate ad opere di storia ed erudizione mostrano l'interesse prevalente verso la produzione "civile" di argomento medievale e moderno.

Dopo il 1683 il C. proseguì, in qualche misura, la propria attività di giorbalista collaborando al Giornale de' letterati di Parma, come testimoniano la sua corrispondenza con B. Bacchini e G. Roberti e la pubblicazione nel 1690 di una sua Relazione sul Democritus ridens di Pietro Langio.

Anche il rapporto personale tra il C. e il Bacchini fu assai ri, cco ed intenso. Il C. rappresentava, infatti, per il benedettino, un collegamento con gli elementi più vivi ed innovatori della cultura romana, e il C. seguì con partecipe interesse l'attività del Bacchini che riteneva, a ragione, il più illustre rappresentante in Italia della scuola maurina a cui egli assai spesso faceva riferimento. Intorno al 1697, tentò inutilmente di procurargli un vescovado.

Gli anni dell'impegno del C. nell'attività giornalistica coincisero con il suo più fecondo periodo di iniziative e di attività culturali. Il 30 giugno 1671, nel convento degli agostiniani scalzi di S. Nicola da Tolentino il C. diede l'avvio ad una serie di adunanze preparatorie della conferenza dei concili il cui primo nucleo era costituito, oltre che dal C., dall'agostiniano Benedetto di Giacomo, ferrarese, dallo spalatino Giovanni Pastrizio lettore di teologia a de Propaganda Fide, dal sacerdote savoiardo Pompeo Scala, e dall'agostiniano lucchese p. Paolino da S. Giuseppe.

Il rinnovato interesse per la tematica conciliare aveva avuto una sua prima importante espressione nella edizione del 1608-12dei Concilia Generalia Ecclesiae Catholicae. Era la prima parziale realizzazione di un più antico progetto di A. Augustin per una articolata sistemazione di tutta la complessa materia sinodale. A questo progetto, più che alle ipotesi di L. Holste prima, e di G. Bona e M. Ricci ai tempi di Clemente IX, di istituire una accademia sulle materie genericamente ecclesiastiche, si collegano gli sforzi del Ciampini.

La estrema celerità, sottolineata dai primi biografi, nella messa a punto di questa conferenza nonostante le resistenze e le difficoltà, lascia supporre un tentativo di egemonizzazione attribuibile non tanto al solo C., ma ad un gruppo più composito di cui il C. rappresentava l'elemento più esposto. Significativamente le fonti coeve, dopo aver accennato alle difficoltà incontrate dal C., riferiscono sul rassicurante incoraggiamento ricevuto dal cardinale F. Barberini. La conferenza fu trasferita nel dicembre dello stesso 1671 nella biblioteca del Collegio de Propaganda Fide. Aumentato notevolmente il numero degli aderenti, ebbe nel 1676 un suo regolamento preciso ed una sede assai prestigiosa nella sala delle Congregazioni di Propaganda.

Il regolamento ribadì alcuni caratteri della adunanza già delineati fin dalla sua istituzione: la natura privata del sodalizio, l'uso prevalente della lingua italiana ed il metodo di esame dei concili. Fino all'ottobre del 1672erano stati esaminati, in ordine cronologico, i concili ecumenici; concluso questo primo ciclo si procedette con la serie dei concili generali e provinciali. Essi venivano esaminati da tre relatori. Di questi, il primo illustrava il contesto storico (civile, religioso ed ecclesiastico) in cui si inseriva il concilio in esame. Tale settore era, frutto della fusione di quattro aspetti - "geografico, cronologico, historico secolare ed historico ecclesiastico" - esaminati distintamente da quattro oratori diversi nella prima fase dell'adunanza. Il secondo esaminava i canoni prima e dopo le deliberazioni conciliari. Il terzo, infine, ne illustrava gli aspetti teologici e dogmatici.

Le riunioni si tenevano ogni quindici giorni e la loro complessa organizzazione era curata dal segretario che anticipatamente, nel corso di una riunione per la successiva, leggeva i punti da trattarsi e distribuiva le "schedule" ai relatori. Segretario fino al 1708, anno della sua morte, fu Giovanni Pastrizio. Il regolamento precisò in ventiquattro il numero dei sodali, da cui andavano esclusi cardinali e prelati che potevano partecipare ai lavori in qualità di pubblico, spontaneamente e senza invito, con ampia facoltà di intervenire nel dibattito. Oltre a G. F. Albani e P. Lambertini, futuri pontefici, l'accademia ebbe fra i suoi membri S. Sperelli, G. Paravicini, F. Portez, B. Pamphili, F. Buonarroti, E. Schelestrate, e tra coloro che parteciparono alle adunanze troviamo V. M. Orsini, A. Noce, G. M. Suarez, G. Barbanico. Il contributo del C. a questa "conferenza" era prevalentemente sulle materie canonistiche.

Agli inizi degli anni '90 i rapporti del C. con l'accademia appaiono profondamente compromessi. La questione non può essere solo quella del misconoscimento della sua paternità ("aliqui palain mihi arripere tentarunt aliis tribuenda" scrive il C. in Vetera Monumetita. II, p. 104, e il Fabroni indica come suo rivale Angelo della Noce). I problemi dovevano essere più grossi. Inizia forse qui la "sfortuna" del C. con la sconfitta, almeno temporanea, di una ipotesi politico-culturale di cui egli, per un gruppo sicuramente più ampio, si era fatto promotore. Che il C. non assumesse un atteggiamento passivo e che non sì desse per sconfitto, tentando la costituzione di una nuova accademia sulle stesse materie conciliari da tenersi in casa sua mostra come gli equilibri fossero ancora fluidi.

La carenza di indagini sui conflitti politico-culturali a Roma in questi anni non ci consente di fare ipotesi sugli errori di strategia che il C. dovette compiere su un terreno così delicato. Tuttavia egli continuò a riunire nella sua casa a S. Agnese in Agone sia questa seconda accademia sui concili sia una conversazione notturna frequentata da personale di Curia, intellettuali di varie tendenze - da G. Fontanini a G. V. Gravina - e da autorevoli ecclesiastici quale G. F. Albani.

Quanto all'altra accademia ciampiniana, la Fisico-matematica, essa era stata istuita nel 1677, Imembri si erano riuniti per la prima volta il 5 agosto a casa del Ciampini. La stesura del regolamento aveva segnato la fine dì molte difficoltà opposte da alcuni ambienti di Curia alla nascita dì questa istituzione; a tal fine molto avevano giovato il patrocinio e l'aiuto finanziario di Cristina di Svezia. Già il programma dell'accademia, in parte illustrato dalla lettera di G. Toschi ad A. Rocca del 23luglio 1677in cui si delimita l'ambito delle quattro materie - filosofiche, mediche, matematiche e meccaniche - su cui l'accademia intendeva concentrare i suoi interessi, appare per molti aspetti innovatore rispetto alle linee di sviluppo già consolidate nella cultura romana (Tiraboschi, Biblioteca modenese, pp. 284-287).

L'aspetto più rilevante di questa istituzione fu certamente l'insistenza sulla adozione dello sperimentalismo come metodo di indagine. Tale scelta la poneva sul terreno dell'Accademia del Cimento e la legava all'esperienza "investigante". La presenza nell'accademia ciampiniana dì uomini quali A. Borrelli e L. A. Porzio ne è immediata conferma. Tra gli altri membri vanno ricordati F. Fabretti, F. Buonarroti, F. Eschinardi, G. Baglivi, V. Giordani, G. Lucio, D. Quarteroni, B. Nappini, F. Bianchini, A. Oliva e G. Campani.

L'accademia fu il tramite di una serie di rapporti internazionali ed interconfessionali sia con istituzioni consimili quali la Royal Society e l'Académie deFrance (di cui il C. era corrispondente) sia con molta parte dell'erudizione europea, fino a comprendere lo stesso Leibniz.

L'accademia si riunì, prima settimanalmente poi una volta al mese, in casa del C. fino al 1689quando fu trasferita presso il cardinale Ottoboni nel palazzo della Cancelleria., Nel 1698, morto il C., si estinse. Ne erano stati segretari G. Toschi, di cui si conservano i verbali (Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 11.751), G. Pontino, A. Faber. Dei lavori in essa svolti non furono mai pubblicati gli atti. L'Eschinardi nel 1680diede una prima rassegna della sua attività nei Ragguagli dati ad un amico in Parigi sopra alcuni pensieri sperimentabili proposti nell'Accademia Fisico-matematica di Roma (Roma 1680), dedicati a G. D. Cassini, corrispondente dell'accademia, e nel Discorso fatto nell'accademia, dedicato a F. Redi (Roma 1681). Anche E. Minniti stese una Relazione dell'osservazioni fatte e da farsi nell'Accademia Fisico-matematica.

L'eclettismo della Fisico-matematica. se da un lato rispecchia il prevalente carattere ancora letterario della formazione della maggior parte dei suoi membri, risulta, per altro, probabilmente funzionale all'obiettivo dei promotori, che sembra essere non tanto quello di un progresso scientifico indirizzato verso specifici settori, ma piuttosto un rinnovamento complessivo della cultura romana. Il primo passo in questa direzione poteva essere compiuto solo partecipando al dibattito europeo, accettando, quindi, come terreno di confronto lo sperimentalismo scientifico ed il rigore filologico. La mancanza di importanti risultati sul terreno scientifico illumina, per certi aspetti, anche la personalità del C. che si era essenzialmente attribuito un ruolo di delicata e continua mediazione. La impossibilità di pubblicare gli atti, motivata dall'opposizione dell'Eschinardi alla pubblicazione dei suoi contributi insieme con quelli di altri membri dell'accademia, ci fa intuire i precari equilibri su cui il C. dovette muoversi.

Strettamente connesse all'attività della Fisico-matematica sono le due prime opere a stampa del C. pubblicate a Roma nel 1686:il Discorso tenuto da N. N. nell'AccademiaFisico-matematica di Roma in occasione della Cometa apparsa il Mese di agosto dell'anno 1682e osservazioni sopra di essa fatte in Roma 1682 e le Nuove invenzioni di tubi ittici dimostrate nell'Accademia Fisico-matematica Romana l'anno 1686da Carlo di Napoli. La terza opera di carattere scientifico De incombustibili lino sive Lapide amianto deque illius filandi modo (Romae 1691) nasce da un interesse antiquario (le citazioni di Plinio sul lino vivo), si consolida attraverso una lunga fase di sperimentazioni fatte nell'accademia, e assume compiuta forma di trattato come atto di omaggio all'Accademia dell'Arcadia i cui mitici monti erano ricchi di pietra di amianto.

Il 27 maggio 1691 il C., infatti, era stato associato all'Arcadia con il nome di Immone Oeio.

Di natura più specificamente letteraria fu invece il discorso accademico intitolato Il Teatro de' Grandi, destinato ad una lettura nell'adunanza letteraria tenuta nel palazzo della Cancelleria dal cardinale Ottoboni e stampato a Roma nel 1693.

Motivate, in certa misura, dalla sua attività di Curia sono le tre opere sugli uffici. La prima, De Abbreviatorwn de Parco Maiori, sive Assistentium S. R. E. Vicecancellario in litterar Apostolicarum expeditionibus antiquo statu, illorumve in Collegium erectione, munere, dignitate, praerogativis, ac privilegiis dissertatio historica, uscìa Roma nel 1691 con annessa una Enarratio Synoptica qualitatum, gestorumque Abbreviatorum de Parco Maiori S. R. E. Vicecancellario Assistentium in expeditionibus Litterarum Apostolicarum, quae in Cancelleria Apostolica peraguntur. La seconda, Abbreviatoris de Curia Compendiaria notitia, uscìnel 1696 sempre a Roma. Infine diede alle stampe il trattato De Sanctae Romanae Ecclesiae Vicecancellario, illiusque munere, auctoritate et potestate, deque Officialibus Cancelleriae Apostolicae, affisque ab eodem dependentibus (Romae 1097). Ricchi di una grande quantità di informazioni, questi lavori testimoniano uno sforzo, per taluni aspetti originale, di sistemazione storica e funzionale degli uffici e collegi presi in esame.

L'altro settore della produzione del C. praticato con continuità e con risultati talora assai interessanti è quello dell'erudizione ecclesiastica e di carattere storicoarcheologico. Il C. pare qui mosso da due concrete esigenze: contribuire alla sistemazione delle fonti letterarie e figurative, sperimentare un loro uso, filologicamente corretto, per una ricognizione critica dell'apparato liturgico paleocristiano e altomedievale.

Anche qui il tentativo espletato dal C. è quello di inserire la sua attività di ricerca nell'ambito delle più avanzate esperienze europee. Sarà questo, infatti, il terreno su cui si muoveranno i fecondi rapporti e lacorrispondenza erudita con Leibniz, Muratori, Magliabechi, Gattola, Bianchini e Mabillon del quale era stato guida durante il soggiorno romano.

Il prinio di questi lavori è il trattato Coniecturae de perpetuo Azimorum usu in Ecclesia Latina, vel saltem Romana stampato a Roma nel 1688 con dedica ad Innocenzo XI e ristampato nel 1729 a Venezia da M. Masetti nella Bibliotheca selecta de ritu azymi ac fermentati.

La questione connessa a quella, sul piano dogmatico più rilevante, della i commistione s, aveva nel XVII secolo., dopo le deliberazioni del concilio di Firenze, una rilevanza ormai quasi esclusivamente erudita. La tesi del C. fu quella dell'uso costante nella Chiesa latina dell'azimo. Fondata sulla accentuazione della mancanza di fonti letterarie che consentissero di ipotizzare una soluzione di continuità nell'uso dell'azinio, tale posizione era già stata assunta anche dal Mabillon in contrapposizione all'altra tendenza, appoggiata dal Sirmond e dal Bona, che propendeva per una sostanziale indifferenza, all'origine, tra i due tipi di pane come materia di consacrazione.

Nello stesso anno e ancora a Roma stampòl'Examen libri Pontificalis, sive vitarum Romanorum Pontificum, quae sub nomine Anastasii Bibliothecarii circumferuntur, cum catalogo S. Romanae Ecclesiae Bibliothecariorum iuxta chronologicum ordinem, cuiaggiunse un Parergon ad examen Libri Pontificalis, sive Epistola Pii II ad Carolum VII Regem Franciae ab Haereticis depravata et a Launoiana calumnia vindicata, sostenendo Polemicamente la correttezza della lezione "doctoribus" laddove J. de Launoy leggeva "detractoribus".

Il Liber Pontificalis era già stato oggetto di interesse erudito. Platina, Panvinio, Possevino, Baronio, gli stessi bollandisti fino a Schelestrate si erano confrontati con i due problemi concatenati dell'autenticità delle due epistole di Gerolamo e Damiano, che precedono le vite motivandole, e della loro paternità. Il C. propende per l'autenticità delle lettere e per una molteplicità di autori. Il metodo adottato per le attribuzioni delle singole biografie o gruppi di esse ai diversi autori è quello dell'esame stilistico-filologico dei testi. L'Examen furistampato nel 1723 dal Muratori nei Rerum Italicarum Scriptores, III, 1, Mediolani, pp. 33-54.

Di carattere filosofico è anche il trattato De vocis correctione in Sermone VII s. Leonis Magni De Nativitate Domini, sive literulae munusculum stampato a Roma nel 1693 e dedicato a Erasmo Gattola vicario generale dell'abbazia di Montecassino.

Dedicata ad Alessandro VII nel 1690 uscì sempre a Roma la prima parte della più importante delle opere ciampiniane: Vetera monumenta, in quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanarumque, Aedium structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconibusque illustrantur. L'autore mise a punto solo due dei quattro volumi previsti dal piano complessivo. Il secondo, con lo stesso titolo, usci postumo nel 1690 presso la tipografia di G. Barnabò.

Il C. guarda ancora alle testimonianze della civiltà altomedievale con lo spirito dell'erudito di cose sacre. Egli non mostra alcuna sensibilità ai problemi posti dalla lettefatura storico-artistica sul tardo antico e sui primitivi. Vi sono, tuttavia, nella sua erudizione alcuni segni di modernità: il tentativo di mettere a punto un metodo per la datazione degli edifici che tenesse conto degli elementi costruttivi e delle caratteristiche formali; la consapevolezza dell'importanza qualitativa delle "copie" e quindi della necessità di un accurato rilievo; infine il riconoscimento delle potenzialità dell'iconografia come fonte per la ricostruzione della storia, soprattutto Iiturgica.

Esperimenti di un uso integrato delle fonti possono considerarsi la Dissertatio historica An Romanus Pontifex Baculo Pastorali utatur stampata a Roma nel 1690, in cui distingue il valore simbolico della ferula da quello del pedum equindi il loro uso specifico connesso a due differenti funzioni; la Sacra-historica disquisitio de duobus Emblematibus, quae in Cimelio Eminendiss. et Reverendiss. D. Gasparis Cardinalis Carpinei asservantur, in quorum altero praecipuem disceptatur: An duo Philippi Imperatores fuerint Christiani (Romae 1691) dove, attraverso la datazione dei due frammenti, identificati come fondi di calici paleocristiani, ipotizza che la conversione dei due ùnperatori sia precedente ai giochi secolari del 247 d. C; la Investigatio historica de Cruce Stationali (ibid. 1694); e la Explicatio duorum Sarcophagorum, sacrum Baptismatis ritum indicantium (ibid. 1697). Annunciata nel 1688, uscì a Roma nel 1693 l'altra opera archeologica del C.: De Sacris Aedificiis a Costantino Magno constructis. Synopsis Historica, dedicata ad Innocenzo XII e corredata di un importante apparato illustrativo.

L'opera ebbe nel 1747una nuova edizione romana in tre tomi a cura di C. Giannini. Infine M. Armellini ha pubblicato La lettera familiare a E. Noris nella quale si dà... ragguaglio di quanto osservato nel soggiorno... in alcuni luoghi intorno alla città di Roma, in Cronachetta mensuale di archeol. e storia, XXV (1891), pp. 53-54, 70-74, 81-84, 97-99, 113-115; XXVI (1893), pp. 24-30, 31-42, 50-61.

Il 12 luglio 1698 il C. mori a Roma, intossicato dai vapori del mercurio da cui tentava di estrarre la polvere di algarotto.

Il suo lascito testamentario, . immediatamente dato alle stampe (copia è conservata nell'Arch. Segr. Vat., Carp. 65), conferma la centralità della sua vocazione all'organizzazione culturale. Soddisfatti alcuni obblighi verso le nipoti, egli nominò propria erede la Congregazione dei padri somaschi del Collegio Clementino con l'obbligo di erigere presso il loro collegio un Athenaeum Romanum che ospitasse per cinque anni "virtuosi letterati, particolarmente oltre montani e forastieri quali professando scienze poco studiate in città non trovano così facilmente congiontura di sostentarsi". E più avanti, delineando una sorta di programma del suo ateneo, indica sommariamente "scienze" quali le lingue ebraica, greca ed araba oltre alla scultura, pittura e musica. Gli ospiti, di età non superiore ai venticinque anni, non religiosi regolari, "habili per insegnare altrui", ed anche eretici che si fossero convertiti, avrebbero dovuto garantire la vita delle due accademie ciampiniane ed attestarne le attività pubblicando i risultati più rilevanti. Alla istituzione passarono la casa del C., la sua collezione antiquaria, la sua famosa libreria (Bianchini, pp. 150, 212; Piazza, pp. 148-158)e il casino acquistato dal principe Vaini presso S. Maria Maggiore, che sarebbe dovuto divenire residenza estiva degli ospiti dell'ateneo.

Le sue volontà, minutamente descritte, rimasero del tutto disattese.

I somaschi rinunciarono all'eredità nel 1699, Gli Spedali delle nazioni tedesca, francese, spagnola, portoghese, veneta, lombarda e fiorentina, eredi in subordine, iniziarono una serie di inconcludenti vertenze; tra il 1710 ed il 1721 parte della libreria del C. fu acquistata da B.. Pamphili, bibliotecario della Vaticana, per Clemente XI. L'Index bibliothecae ill.mi ac Reverendissimi Domini Iohannis Ciampini è conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat. 12.628 "materiae"; 12.679, "nomina"; 12630, "cognomina") mentre l'Archivio Segreto conserva il catalogo della collezione di manoscritti (Indici 213)e la Biblioteca Corsiniana un elenco compilato da G. Musio dei ventinove codici greci posseduti dal Ciampini. Il corpus dei manoscritti comprende anche gli inediti ciampiniani il cui elenco più attendibile ci è dato dal Leonio (pp. 252-253). In questa parte della sua opera si ritrovano i principali filoni di interesse del C.:, l'archeologia cristiana legata alla storia liturgica e le osservazioni scientifiche.

Di natura più segnatamente politica sono invece i suoi interventi nelle congregazioni di Curia, conservati in gran parte nel fondo Carpegna dell'Archivio Vaticano e non ancora completamente esplorati.

Fonti e Bibl.: I. Bignami Odier ipotizza che i codici ciampiniani, entrati a più riprese nella Bibl. Apost. Vaticana, siano da ricercarsi tra i Vat. lat. 7764-7853 e 11.710-12.934. In particolare si vedano: per l'epistolario, Vat. lat. 9041, ff. 141-272; 9063; 9064(in questi due ultimi la corrispondenza col Bacchini e il Roberti); 9070; 9135; Borg. lat. 503, f. 321; 731, ff. 189-223;inoltre la Bibl. naz. di Firenze conserva nei Cart. Magl. VIII 1156, 1158, 1110 tre lettere del.C., di cui due al Magliabechi e la terza a ignoto; infine la Bibl. Estense di Modena nell'Arch. di Stato di Modena conserva la corrispondenza, fra il C. e il Muratori; per la Conferenza dei Concili nella Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 12.081, 12.073(che contiene anche altri scritti del C., prevalentemente discorsi); 12.074; 12.075, in particolare i ff. 641-717, e i Borg. lat. 60; 484, ff. 205; 208, 212(nota degli accademici); 482, ff. 142-143;501, ff. 149-159;per l'Accademia Fisico-matematica il Vat. lat. 11751(verbali per gli anni 1677-78 di mano di G. Toschi); per gli inediti del C.: Vat. lat. 7844(Familiaris Epistola ad Rev. P. D. Benedictum Bacchinum ... );7848 e 7849(idue cod., di cui il primo è la brutta copia del secondo, contengono le opere ciampiniane Sacrum imaginum hoc anno MDCLXXXIX repertarum explicatio..., e De sacrarum imaginum usu earumque veneratione); 8233, ff. 158-162 (scritto sopra il breve ottenuto dai duchi Gravina di far celebrare nell'oratorio domestico); 9025; 11.902; 11.903; 12.149(con dissertazioni e scritti vari del C. sulle materie storica ed ecclesiastica); 12.156, ff. 64-100(minute per la bolla contro il nepotismo sbozzate da mons. C.); 12.178, ff. 361-381(Lettera di mons. C. a mons. Nicolini...). Sivedano, inoltre, nell'Archivio Segreto Vaticano le miscellanee Arm. I 56 (Discorso dell'origine della Regalia) e Arm. VIII 78(De Ecclesiis, Episcopatibus et Archiepiscopatibus); infine per l'attività nelle congregazioni di Curia si vedano dal fondo Carpegna i nn. 20, 44, 49, 65. La Bibl. Apost. Vaticana conserva anche due biografie manoscritte dei C.: quella di G. Mazzuchelli nel Vat. lat.. 9267, ff. 91-99, e quella di F. Fabiani, Lo specchio consigliero, dell'imitazione maestra de' maestri..., nel Vat. lat. 11.739;quest'ultimo, autore anche de Il merito applaudito e Applausi premiati, Fermo 1694, fu il primo biografo del C. a cui si rifecero successivamente V. Leonio, Vita di mons. G. G. C., in Vite degli Arcadi illustri, II, Roma 1710, pp. 195-254;D. Fabbretti, Vita di G. G. C., in Not. istor. degli Arcadi morti, I, Roma 1720, pp. 136-140;J. P. Niceron, Mémoires pour servir à l'histoire des hommes illustres, IV, Paris 1728, pp. 193-211;G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, p. 143; J. Sanctorio, Ioannis Iustini Ciampini vita, in Ad I. Ciampini opera ...addimentum, ..., ac. di C. Giannini, Romae 1748, pp. I-XV; A. Fabroni, Ioannes Iustus Ciampinus, in Vitae Italorum..., IV, Pisae 1778-1805, pp. 234-279;L. Gandola, Albo storico-biogr. degli uomini ill. valtell., Sondrio 1879, pp. 19-20. Altre notizie di caratt. biobibliografico in P. Mandosio, Bibliotheca Romana seu Romanorum scriptorum, II, Romae 1692, pp. 302-303; B. de Montfaucon, Diarium Italicum, Parisiis 1702, p. 97;F. Bianchini, La storiauniversale, Roma 1747, pp. 150, 212;J. Mabillon, Museum Italicum, I, Lutetiae Parisiorum 1724, pp. 47, 58, 63, 71-73, 76, 79, 83-85, 94, 136, 153;L. Duchesne, Le "Liber Pontificalis", I, Paris 1886, pp. XXVI, XXXV, CV, 250, 279; II, ibid. 1892, pp. 227, 453;A. Mazzoleni, Vitadi mons. F. Bianchini, Verona 1735, p. 10; I. Carini, L'Arcadia..., I, Roma 1891, pp. 47-53;G. Tiraboschi, St. della lett. ital., VIII, Roma 1793, 1, pp. 121-123; 2, pp. 421-422; G. Melzi, Diz. di opere anonime o pseudonime, Milano 1848-49, I, pp. 312, 452; II, p. 220; G. Maugain, Etude sur l'évolution intellectuelle de l'Italie de 1657-1750environ, Paris 1909, pp. 76-77, 91-92, 24; A. Mercati, Un documento del 1423 sull'università romana, in Arch. d. R. Soc. rom. di storia patria, XLIV (1921), p. 90; A. Belioni, IlSeicento, Milano 1929, pp. 556, 581; A. Mercati, Melchio Major..., in Note d'archivio per la storia musicale, I(1924), 1, p. 52; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, Roma 1932, pp. 409, 551; L. Montalto Tentori, Unateneo internazionale in Roma, in Romana, VII(1943), 2, pp. 97-114; Le piante di Roma, a cura di A. P. Frutaz, I, Roma 1962, p. 44; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI, Città del Vaticano 1973, pp. 159, 171. Per il Giornale de' letterati v.:D. G. Mohofius, Polyhistor, I, Lubeccae 1708, p. 178; S. Maffèi, Giornale de letterati d'Italia, I (1710), Venezia, pp. 34-38; L. Piccioni, Ilgiornalismo letter. in Italia, I, Torino 1894, pp. 22-3 1; F. Fattorello, Origini del giornalismo in Italia, Udine 1924, pp. 169-178; A. Cosatti, Iperiodici accad. dei Lincei, Roma 1962, pp. 85-87; D. E. Rhodes, Libri inglesi recensiti a Roma 1668-1681, in Studi seicenteschi, V(1964), pp. 151-160; G. Ricuperati, Giornali e società nell'Italia dell'Ancien règime, in La stampa ital . dal 500 a l'800, Bari 1976, pp. 76-89; J. M. Gardair, La naiss. des period. savants en Italie: le "Giornale de' Letterati" de Rome, in Atti IX - Ce.R.D.A.C. 1977-1978, Milano 1979, pp. 317-327; Id., Le "Giornale de' Letterati" di Roma. Naissance des period. savans en Italie..., Thèse de Doctorat d'Etat, dir. Ch. Bec, Paris IX Sorbonne, 1980. Per le accademie si vedano: M. Giustiniani, Lettere memorabili, II, Roma 1669, pp. 626-633; C. B. Piazza, Eusevologio romano, Roma 1698, pp. 39-43, 148-153; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, V, Modena 1784, pp. 284-287; L. Magnani, G. Toschi e l'Accad. di fil. nat., in Atti e mem. della R. Dep. di storia patria per le provv. modenesi, s. 4, V(1928), pp. 162-185; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, Bologna 1927, II, pp. 40-45; III, pp. 11-17; P. Paschini, Mons. G. C. e la "Conferenza dei Concili" a "Propaganda", in Rend. della Pontif. Acc. rom. di archeologia, XII (1935), pp. 95-106; Id., La "Conferenza dei Concili" a "Propaganda Fide", in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XIV(1960), pp. 371-382; A. Ilari, Le accademie romane dei Concili ecumenici. in Riv. diocesana di Roma, III(1962), pp. 395-403. Per la corrisp. ciamp. si v.;W. E. K. Middleton, Science in Rome, 1685-1700..., in The Brit. Journalfor the Hist. of Science, VIII, 1975, pp. 138-154; M. Torrini, Dopo Galileo..., Firenze 1979, pp. 82, 84, 100 ss.; E. Castreca Brunetti, Lettere ined., Roma 1846, pp. 236-237; A. C. Valéry, Corresp. inéd. de Mabillon et Montfaucon avec l'Italie, Paris 1946-47, I, pp. 121, 211; II, pp. 44, 58, 63, 104, 335; I. Carini, Diciotto lettere ined. di F. Bianchini a G. C., in Il Muratori, I (1892), 4, pp. 145-175; L. A. Muratori, Epistolario 1691-1750, I, Modena 1901, pp. 164 s., 217, 277-278; P. De Nolliac, Une lettre inédite de Mabillon à C., in Mélanges offerts à M. E, Chatelain, Paris 1910, pp. 13-14; G. W. Leibnirz, Sämtlichen Schriften, I, Allgemeiner politischer und historischer Briefwechsel, Berlin 1954-70, V, pp. 472-73, 487-88, 566-67; VI, pp. 248-49, 251, 412, 415, 429-30; VII, pp. 377-78, 468-69, 644-45; VIII, pp. 378-80, 562-65; P. Datodi, G. G. C. (tesi di laurea, università di Roma, anno acc. 1969-70, app. III, ff. 323-362).

Per l'archeologia cristiana: E. Müntz, Les prémiers historiens des mosaiques romaines, in Mélanges Paul Fabre, Paris 1902, pp. 492-494; H. Leclercq, C., in Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, III, 2, Paris 1914, coll. 1585-88; G. Ferretto, Note storico-biogr. di archeol. cristiana, Città del Vaticano 1942, pp. 189-195; I. Duicev, Uno studio inedito del mons. C. sul papa Formoso, in Arch. della R. Dep. romana di st. patria, LIX (1936), pp. 137-177; G. Previtali, La fortuna dei primitivi dal Vasari ai neoclassici, Torino 1964, pp. 34, 189, Si vedano infine le recensioni all'opera del C. negli Acta Eruditorum, VII (1688), pp. 167-172; IX (1690), pp. 414-424; X (1691), pp. 306-309, 401-405; Suppl. I (1692), pp. 167-172; XIII (1694), pp. 321-331; XIV (1695), pp. 168-170; XVII (1698), pp. 46-48, 67-68; XIX (1700), pp. 446-448; Suppl. II (1696), pp. 91-97.

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