BALDASSERONI, Giovanni Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BALDASSERONI, Giovanni Giacomo

Nicola Carranza

Nacque a Pescia il 14 maggio 1710, da una famiglia delle più cospicue della città. Compiuti i primi studi a Pescia e nel seminario di Lucca, nel 1729 iniziò a Pisa i corsi di giurisprudenza e venne ammesso nel collegio ducale di Sapienza, dove ebbe compagni e intimi amici il futuro ministro riformatore Pompeo Neri e il noto naturalista Giovanni Targioni Tozzetti.

La sua diligenza e gli ottimi risultati di cui seppe dar prova negli studi gli valsero la nomina a bibliotecario del collegio di Sapienza e fu proprio nell'assolvimento di questo compito che, mentre in compagnia di un altro convittore, Benedetto Moneta, poi auditore granducale, procedeva ad un periodico riordinamento, scopri tra vecchi libri, dove giaceva dimenticato, un prezioso codice contenente i due brevi del Comune di Pisa e del popolo pisano del 1286 (Brevis Pisani Communis e Brevis Pisani Populi et Compagniarum),attualmente conservato nell'Archivio di Stato di Pisa, Archivio del Comune di Pisa, Divisione A, n. 1, e pubblicato integralmente da F. Bonaini, Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo,Firenze 1854, I, pp. 55-640; sulla scoperta del B. v. le pp. XXI s. dei Proemio del Bonaini; v. anche G. Targioni Tozzetti, Relazione d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana,2 ediz., I, Firenze 1768, pp. 100 s.; IV, ibid. 1770, pp. 246, 250, 252 s.,356, 420 s., che cita alcuni passi di detti statuti indicati però con la data erronea del 1284. Il codice, già in possesso di Giuseppe Domenico Andreoni, professore di diritto criminale e di diritto canonico nell'Ateneo pisano tra il 1678 e il 1694, era stato lasciato (1695) alla Biblioteca di Sapienza dall'Andreoni, che molto probabilmente non si era veramente reso conto della grande importanza di esso (v. Memorie istoriche di più uomini illustri pisani, II, Pisa 1791, p. 225).

Il B. si laureò in entrambe le leggi il 5 giugno 1735, ma, ancora scolaro, gli era stata affidata una lettura straordinaria di diritto canonico, incarico questo che nello Studio di Pisa era riservato ai giovani più meritevoli. Fece le pratiche per l'avvocatura a Firenze, e nel 1739 venne nominato auditore del feudo di Bucine; in quello stesso anno si distinse nella risoluzione di una ingarbugliata questione di successione insorta tra un ramo francese e un ramo fiorentino della famiglia dei marchesi Doni a proposito del diritto di primogenitura: la controversia rivelò la perizia del B. e gli procurò larga considerazione, tanto che nel 1740, resosi vacante per la morte dell'avvocato Ricci uno dei dodici posti del Collegio dei giusperiti di Livorno, venne chiamato a ricoprirlo. Si trasferì allora in questa città per esercitarvi la professione, nella quale fu subito molto apprezzato. L'arcivescovo di Pisa lo nominò assessore arcivescovile in Livorno e nel 1755 l'imperatore-granduca Francesco I lo promosse alla carica di cancelliere della deputazione di Sanità di Livomo, magistratura di grande importanza, a cui spettava il controllo sul movimento delle navi nel porto, sulle merci che transitavano dagli scali e sui lazzaretti nei quali esse sostavano in "purga"; inoltre estendeva la sua competenza alle dogane, alla riscossione delle decime, al funzionamento degli ospedali della città ed aveva giurisdizione in materia marittima sul litorale toscano. Molti degli ordinamenti che il B. fece promulgare in materia sanitaria rimasero in uso fino al 1855. Fece anche parte del consiglio del commercio di Livorno, direttamente presieduto dal governatore della città e del porto, senatore Carlo Ginori.

Il maresciallo Antonio Botta Adorno, capo della reggenza toscana, che aveva apprezzato la competenza del B. e il valore dell'opera da lui svolta in favore del porto di Livomo, lo propose all'imperatore perché fosse inviato a Trieste per risolvere i gravi problemi che affliggevano quel porto, le cui condizioni si erano fatte allarmanti: nel 1763 il B. infatti si recò a Vienna e venne quindi inviato nella città giuliana in qualità di commissario imperiale; al termine della sua missione egli propose alla corte viennese la costruzione in loco di un "lazzeretto sporco" in cui potessero essere direttamente riposte le merci provenienti dal Levante, che sino ad allora erano deviate verso i depositi di Ancona e di Venezia. Il consiglio venne accettato e si provvide successivamente alla realizzazione dell'opera. Nel 1764 il B. rientrò in Toscana, dopo aver rifiutato la nomina a senatore del ducato di Milano.

Uomo di cultura ed amante dei buoni studi, il B., nel tempo libero dai suoi impegni legali e amministrativi, non tralasciò mai l'attività accademica e letteraria che gli stava particolarmente a cuore. Così lo vediamo tra i promotori della pubblicazione dei Magazzino italiano d'istruzione e piacere,uscito a Livorno tra il marzo del 1752 e il giugno 1753, trasformatosi poi ne Magazzino toscano, che ebbe vita tra i 1754 e il 1757, mentre intratteneva cordiali rapporti con molti eruditi e uomini colti suoi contemporanei come Giovanni Lami, Anton Filippo Adami, Marcello Venuti, mons. Pier Francesco Foggini, amico di mons. Giovanni Bottari e sodale del circolo romano dell'"Archetto", Angelo Maria Bandini, mons. Giovanni Domenico Mansi di Lucca e Anton Maria Salvini. Il B. curò l'edizione delle Ponderazioni sopra le contrattazioni marittime di Carlo Targa (Livorno 1755), con l'aggiunta di leggi marittime greche e romane. Scrisse anche tre opere rimaste inedite: Vita di Stefano Sterponi detto Filopono di Pescia; Istoria dell'introduzione dell'arte tipografica in Pescia; Raccolta di orazioni e lettere latine. Fu membro di varie accademie: dell'Accademia Fiorentina (1739), della Accademia Etrusca di Cortona (1745), dell'Accademia botanica della medesima Città (1757), della Società Colombaria (1757). Arcade con il nome di Nigristo Ligoniese, fu anche consolo dell'Accademia degli Ombrosi e di quella degli Inesperti, costituite nell'ambito dello Studio pisano, e socio della Nobile Accademia dei Cheti di Pescia. Morì a Livorno l'11 sett. 1768.

Furono suoi figli il conte Pompeo (1743-1807), ministro di Ercole III duca di Modena; Prospero Omero (1745-1822), autore della Istoria di Pescia e della Valdinievole,Pescia 1784; Ascanio (1751-1824), giurista, padre di Giovanni (1795-1876), presidente del consiglio dei ministri sotto Leopoldo II.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Archivio dell'Università di Pisa,F. 575, Ruolo degli scolari del Collegio di Sapienza al tempo del dott. Andrea Tanucci rettore, c. 21; G. Lami, Lettera al sig. Avvocato Giovanni Baldasseroni per trattarsi in essa della Raccolta dei Canoni intitolata "Polycarpus", in Novelle Letterarie,Firenze 1743, IV, coll. 289-295; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 97-99; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, p. 63; F. Pera, Appendice ai ricordi e alle biografie livornesi,Livorno 1877, p. 67; Id., Curiosità livornesi inedite e rare,Livorno 1888, pp. 203, 209; E. Baldasseroni, G. G. B.,in Bollett. stor. livornese,n. s., II, 1 (1952), pp. 56 s.; Id., Archivio Baldasseroni,in Arch. stor. ital.,CXIV (1956), disp. II-III, pp. 415 s.; Nouvelle biographie générale,Paris 1855, IV, p. 250; C. Sebregondi, Baldasseroni (tavv. genealogiche), s. l. 1943, tav. I.

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