BUON, Giovanni e Bartolomeo

Enciclopedia Italiana (1930)

BUON, Giovanni e Bartolomeo

Giuseppe Fiocco

Architetti e scultori veneziani. Giovanni, figlio di Bertuccio, fu soprattutto un imprenditore e il primo ricordo documentario che lo riguardi è del 1382. Probabilmente collaborò ai restauri della chiesa di S. Maria dell'Orto, ma non è possibile distinguervi la sua opera. Ebbe più spirito decorativo che architettonico. rielaborò forme gotiche e risentì soprattutto, non senza ricordi dell'arte trecentesca pisana, dei maestri dalle Masegne, mantenendo la loro durezza formale e la loro complessità d'ornamento, e tuttavia innestando in quella tradizione qualche movenza nuova dovuta all'influsso delle forme toscane entrate a Venezia. Nel 1422, sotto la direzione del meastro muratore Marco d'Amedeo, con il figlio Bartolomeo e con altri aiuti prendeva parte ai lavori della Ca' d'Oro. Intanto si attendeva a rifabbricare il Palazzo Ducale e a lavorarvi furono anche chiamati G. e B. Buon, che vi produssero il loro capolavoro: la Porta della Carta. Il contratto per l'opera fu stretto il 10 novembre 1438. G. e B. si obbligavano a finire il lavoro in diciotto mesi; invece questo non era ancora finito nel 1442, quando fu loro accordato ancora un anno di tempo per il compimento di ogni cosa. È notevole il fatto che i B. non ebbero mai l'incarico per le quattro Virtù, probabilmente di Pietro Lamberti e del suo collaboratore Giovanni di Martino da Fiesole e che dovevano essere state fatte anche prima dei lavori di B., poiché P. Lamberti pare morisse prima del 7 dicembre 1435 (cfr. E. Rigoni, in Arch. stor. veneto, 1929, p. 121). Le forme scultorie della porta, derivate da quelle dei dalle Masegne, si mostrano qui chiarissime nel resto. Giovanni appartenne a molte scuole e confraternite veneziane e fu il più fermo rappresentante della tradizione. Morì nel 1442.

Bartolomeo, suo figlio, scolaro e collaboratore, più del padre cercò di conformarsi alle forme toscane propugnate a Venezia da Niccolò Lamberti e dal figlio Pietro. Così nella pala della cappella dei Mascoli, eseguita con il padre nel 1430, copiò alla lettera, come poteva, le grazie degli angioli di Pietro Lamberti nella lunetta della cappella Corner ai Frari, mentre la Madonna fra Santi che sovrasta a quegli angioli, è ancora tutta del passato, gotica fino al midollo. Intorno al 1430 fece anche il rilievo di campo S. Zaccaria. Collaborò col padre in molte opere, nella Ca' d'Oro, nella chiesa e nella scuola grande della Misericordia, in palazzo Barbaro e altrove, e condusse a termine un anno o due dopo la morte di Giovanni, avvenuta nel 1442, i lavori alla porta della Carta in palazzo ducale. Non ebbero però i B. nel 1437 l'incarico per la lunetta che sovrasta la porta della Scuola di S. Marco, unica parte salva dall'incendio che distrusse nel 1485 quella facciata, poi riadattata a un portale nuovo. Quell'opera, attribuita a B. B., è invece chiaramente toscana. Alla Scuola Grande della Misericordia, di cui era confratello, lavorò B. dal 1441 al 1445, dirigendo il rinnovamento della facciata e scolpendovi il timpano del portale, che emigrò poi in Inghilterra, nel South-Kensington Museum. Così si deve a B. il portale già principale e ora posto su un lato della chiesa di S. Polo. L'artista diresse l'ampliamento della chiesa di S. Maria della Carità, per cui eseguì la lunetta della porta maggiore, ora alla Salute (1443-49), e dal 1445 al 1446 fece in S. Gregorio il sarcofago di Bartolomeo Morosini; nel 1448 poi la Madonna della loggia municipale di Udine. Notevole anche la statuetta della Madonna nel portale di S. Maria delle Vergini che era infissa sulle mura dell'arsenale, entro un arco sormontato da un busto, pure di B. Insieme con Pantaleone, a torto ritenuto suo parente, lavorò nell'arco Foscari in Palazzo Ducale, ma prima del compimento dell'opera, nel settembre del 1463, i due artisti erano licenziati. Con il compagno Pantaleone e con Michele Giambono, B. era perito per il monumento al Gattamelata in Padova nel 1453. Infine l'artista lavorò nella Ca' del duca presso S. Samuele, detta così perché il duca Francesco Sforza l'ebbe nel 1461 da Marco Cornaro. B. morì a Venezia nel 1464.

Bibl.: P. Paoletti, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1908; G. Fiocco, I Lamberti a Venezia, in Dedalo, VIII (1927-1928), pp. 287-314; 343-376; 432-458; R. Sello, in Riv. mensile della città di Venezia, 1928; S. Fiocco, in Rivista d'arte, 1930, p. 152 segg.; C. Samba, in Il Marzocco, 1 giugno 1930.

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