ANGIÒ, Giovanni d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANGIÒ, Giovanni d'

Giuseppe Coniglio

Figlio di Carlo II e di Maria d'Ungheria, nacque a Napoli intorno al 1276. Nel marzo 1297 si recò insieme con i fratelli Filippo, principe di Taranto e Raimondo Berengario, conte di Provenza, a Roma, per ricevere Violante d'Aragona, sposa di Roberto. Ebbe molti possessi feudali in Valle di Crati e fu conte di Gravina dal 1305.

Nel 1309 godeva le seguenti entrate: 400 once da Gravina, 20 da Casal Belmonte (Bari), 130 da Monte S. Angelo (Capitanata), 200 da Viesti, 100 da Peschici, 450 da Lesina col lago; 20 dai casali di Piedimonte e Carbonara, 120 da Oppido Lucano. Trovandosi tuttavia in ristrettezze finanziarie fu obbligato a contrarre debiti coi mercanti toscani e persino con i suoi stessi familiari.

Nel dicembre 1311 l'A. con quattrocento militi giungeva a Roma, ufficialmente per rendere omaggio ad Enrico VII, di cui si annunciava imminente l'arrivo, e per sedare le discordie intestine tra guelfi e ghibellini, in realtà per tentare di impadronirsi della città.

Si insediò con l'aiuto degli Orsini, gueffi, in Castel S. Angelo, mentre le sue truppe assumevano il controllo di Ponte Molle (ora Ponte Milvio). A lui Enrico VII da Isola Famese, ove era giunto verso il 7 maggio 1312, mandò due ambasciatori per chiedergli di predisporre in Roma le solenni accoglienze da fare all'imperatore, ma il principe angioino diede sempre risposte dilatorie, scoprendo, solo quando non fu possibile più nasconderle, le sue intenzioni nettamente ostili.

Costretto a subire i preparativi dell'incoronazione, quando Enrico entrò in forze a Roma, riuscì tuttavia ad impedirgli l'accesso a S. Pietro, anche dopo la sanguinosa battaglia del 26 maggio 1312. La cerimonia dell'incoronazione dovette allora aver luogo in S. Giovanni in Laterano il 29 giugno, ma l'A. rimase a Roma sin verso la metà di agosto.

Il 20 ag. 1312 fu nominato capitano generale di Valle di Crati, Terra Giordana e Calabria da Roberto, che temeva invasioni nemiche nel Regno. Il 3 settembre successivo partecipò alle spedizioni contro Federico d'Aragona. Nel 1313 fu nominato capitano generale di tutte le provincie meridionali, da Taranto al Faro e via via a Salerno e due anni dopo commissario speciale in Capitanata, Terra di Bari, Terra d'Otranto, Valle di Crati e Calabria. Fece poi parte del corteggio che nel luglio 1316 con Bertrando del Balzo ed i tesorieri Giovanni Cava e Giovanni di Donno Medardo si recò nell'Italia settentrionale per andare incontro a Caterina d'Austria, sposa di Carlo di Calabria, e per accompagnarla poi a Napoli. Nel 1318 sposò, forzandone l'opposizione, Matilde di Hainaut, che gli portò in dote il principato d'Acaia, preteso anche da suo fratello Filippo, principe di Taranto, che ne era stato investito direttamente dal padre Carlo II. La controversia fu lunga e provocò vari interventi di Roberto, che già l'8 ag. 1317 ordinava a Filippo di non disporre in modo alcuno del principato di Acaia, prima della decisione della vertenza in corso con l'A. L'11 luglio 1318 il re restituì all'A. il principato che aveva presidiato, salvi però i diritti che poteva vantare Filippo. Infine, il 5 genn. 1322, si giungeva ad una soluzione della controversia. Re Roberto investiva del principato Filippo, che a sua volta ne investiva l'A., che lo riceveva dal fratello con l'obbligo dell'omaggio feudale, da prestare a Filippo. La questione fu risolta definitivamente quando, per l'intervento di Niccolò Acciaiuoli, l'A. rinunciò ad ogni diritto sul principato di Acaia, in cambio del ducato di Durazzo, e di 5000 once d'oro, dando così origine al ramo degli Angiò-Durazzo.

Intanto, il 10 luglio 1318, G. accompagnò a Genova Roberto, insieme con la regina e col principe di Taranto. Poco dopo partì da Brindisi, per la Grecia, per rioccupare quelle terre che gli spettavano per la successione della moglie, seguito da una folta schiera di cavalieri napoletani, riuscendo ad ottenere qualche successo parziale per la morte del conte di Cefalonia, Niccolò Orsini; ma presto dovette tornare a Napoli, poiché i suoi sforzi si dimostrarono inutili.

Nel 1319 fu luogotenente di Roberto a Genova, in occasione del viaggio del re ad Avignone. Stancatosi presto di Matilde, la rinchiuse nel Castel dell'Ovo, con l'assegnazione di tre once d'oro al mese e, dopo aver trovato un pretesto per sciogliere il matrimonio, nel nov. 1321 Sposò Agnese di Périgord, donna di rara bellezza, cantata dal Boccaccio (Amorosa Visione, cap. 4°; e pare anche nel Filocolo, 1, VII, con nome anagrammato), che gli portò in dote 35.000 fiorini d'oro.

Nel luglio 1326 fu inviato da re Roberto a Firenze col duca di Calabria, e nell'agosto a Norcia, per organizzarvi un presidio di 600 uomini in previsione della venuta di Ludovico il Bavaro, col compito di rastrellare vettovaglie nella campagna romana, in modo da rendere difficili gli approvvigionamenti a Ludovico. Indi, nominato il 18 maggio 1327 a Roma, vicario di Roberto, rettore del Comune e capitano generale, si presentava in città il 30 agosto assalendola il 29 settembre, ma, respinto, si, ritirò ad Orte. Ancora, col conte di Fondi, partecipò alla presa di Anagni. Il 12 sett. 1328 era inviato a difendere la città di Gaeta da evéntuali assalti di truppe imperiali. Il 4 nov. 1330, con i figli Carlo, Ludovico e Roberto, assistette alla cerimonia in cui re Roberto designava erede la nipote Giovanna, ed in caso di sua morte, la sorella di questa, Maria.

Morì tra il 7 ed il 22 maggio 1335 e venne sepolto nella chiesa di S. Domenico Maggiore.

Bibl.: C. Minieri Riccio, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, pp. 3, 7, 13-15, 17 s., 21, 28, 45 s., 69, 93-98; G. De Blasiis, Tre scritture napoletane del sec. XV, in Arch. stor. per le prov. napol., IV (1879), pp. 44, 454; C. Minieri Riccio, La genealogia di Carlo II d'Angiò, ibid., VII(1882), pp. 230, 231-34, 258 s., 473 s., 654, 661, 665, 673 s.; VIII (1883), pp. 20, 206 s., 481-84, 587; G. De Blasiis, La dimora di Giovanni Boccaccio a Napoli, in Arch. stor. per le prov. napol., XVII (1892), p. 504; S. De Crescenzo, Notizie stor. tratte dai docum. angioini conosciuti col nome di Arche in carta bambagina, ibid., XXI (1896), p. 476; G. De Blasiis, Le case dei principi angioini nella piazza di Castelnuovo, in Racconti di storia napoletana, Napoli 1908, pp. 137, 156 s., 160, 172-74, 176, 191 s., 196, 202; F. Torraca, Giovanni Boccaccio a Napoli (1326-39), ibid., XXXIX (1915), pp. 125-129 dell'estratto; R. Caggese, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, I-II, Firenze 1922-1930; passim, v. Indice; F. Schneider, Kaiser Heinrich VII, II, Greiz und Leipzig 1926, pp. 43, 147, 150, 152, 155 s., 162 s., 185; III, ibid. 1928, pp. 241, 257 s., 263, 268, 272, 274, 284; G. M. Monti, Dal secolo sesto al decimoquinto. Nuovi studi storico-giuridici, Bari 1929, p. 102; Id., La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930, pp. 72, 75, 80, 128, 143, 161, 166, 228-29, 400; G. M. Monti, La storia dell'Albania e le sue fonti napoletane, in Studi Albanesi, I(1931), p. 18; B. Croce, Vite di avventure, di fede e di passione, Bari 1936, p. 16, nota 2; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di Popolo alla Signoria pontificia, Bologna 1952, pp. 402, 405-409, 411, 419, 421, 453, 457-459, 461; E. G. Léonard, Les Angevins de Naples, Paris 1954, pp. 218, 224, 247, 297, 316, 318, 312 s.; W. M. Bowsky, Henry VII in Italy, Lincoln 1960, pp. 138 s., 156, 159 ss., 164 s., 255 n. 23, 257 n. 43, 258 n. 53.

CATEGORIE
TAG

Guelfi e ghibellini

Giovanni boccaccio

Ludovico il bavaro

Niccolò acciaiuoli

Federico d'aragona