CRISTIANI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

CRISTIANI, Giovanni

Miklos Boscovits

Figlio, forse, del pittore Bartolomeo di Vanni, documentato nel 1356 (Chiappelli, 1900), è probabilmente da identificarsi col Giovanni da Pistoia che. in qualità di garzone, lavorava accanto ad Alessio di Andrea e a Buonaccorso di Cino nel 1347 nella cappella di S. Iacopo del duomo di Pistoia (Ciampi, 1810, p. 146; Bacci, 1911, p. 197).

Stando ad un documento ancora inedito (Chiappelli, 1925), il C. nel 1366 si impegnò con Nardo di Cione ad aiutarlo ogni volta che questi si trovasse a lavorare fuori di Firenze. Nello stesso annosi sposò con Margherita di Bonaccorso di Vantino, e l'anno successivo gli nacque un figlio, Bartolomeo (Milanesi, 1878), anch'egli pittore. Nel 1367 il C. dipinse una figura di S. Iacopo nella lunetta esterna della cappella del Santo nel duomo (Bacci, 1910) e nel 1369, stando ad un'informazione non del tutto sicura (cfr. Tolomei, 1821, pp. 13 s.), affrescò, insieme con Giovanni di Balduccio, la volta dell'atrio del duomo. Nel 1370 pose la sua firma ("Iohes Bãthol omei. pinxit") in calce ad una pala tuttora esistente nella chiesa di S. Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, e nel 1374 fece parte del Consiglio degli anziani della sua città (ibid., pp. 161 s.). Nel 1380 (ibid., p. 108) dipinse un'Adorazione dei Magi sopra la porta centrale della chiesa di S. Domenico a Pistoia, affresco esistente, seppure deteriorato, ancora ai primi di questo secolo, ma del quale attualmente non rimangono tracce.

Nel 1381 era a Pisa, dove decorò, insieme con Antonio di Borghese, la facciata delle case dei Famigliati in via S. Maria e dipinse degli stendardi, per i quali nel 1388 (1389 stile pisano) Iacopo di Michele detto Gera riscosse per lui il compenso (Tanfani Centofanti, 1897, pp. 33, 322). Nel 1387-88 risulta pagato per lavori eseguiti nell'interno e sull'esterno del duomo e nel palazzo degli Anziani a Pistoia (Ciampi, 1810, p. 153; Beani, 1901 pp. 15.) e nel 1390 firmò ("Iohnes Barthalomei de Pistorio fecit") il trittico già posto nell'oratorio dei Nerli nella rocca di Montemurlo (oggi, radicalmente ridipinto, nella coll. Rivetti a Biella). Per lavori eseguiti nella cappella di S. Iacopo nel duomo il C. ricevette un pagamento nel 1382 (Gai, 1970), e nel 1395 ebbe l'incarico di presentare un disegno per "lo compimento el fine di tucta la taula", cioè della parte terminale dell'altare d'argento di S. Iacopo nella stessa cappella (Ciampi, 1810, p. 138; Bacci, 1905). Nel 1396-98 affrescò l'oratorio de' Rossi o Disciplinati di S. Maria dei servi (Tolomei, 1821, p. 69; Ferrini, 1930). Risalirebbe al 1399, stando al Tolomei (1821, p. 94 s., n. 2), l'esecuzione di una tavola raffigurante l'Annunciazione per la chiesa di S. Lazzaro alle Fornaci presso Pistoia, opera di cui si sono perse le tracce.

Il C. morì probabilmente a Pistoia intorno al 1400.

Sempre il Tolomei (p. 163) dà notizia, con riserva di dubbio, dell'attività scultorea del C.: informazione confermata da una lettera di Agnolo Gaddi, in cui questi afferma che Giovanni pittore di Pistoia "ancora intaglia di figure" (cfr. R. Piattoli, Un mercante del Trecento e gli artisti del tempo suo, in Rivista d'arte, XI [1929], pp. 246 s.).

Le testimonianze delle opere firmate del C. smentiscono quanto scrive il Vasari (1568), seguito anche dal Baldinucci (1681), sul presunto discepolato presso P. Cavallini. Esse, come pure i numerosi altri dipinti restituiti all'artista dalla critica moderna, rivelano una cultura coniposita, ma legata soprattutto a fatti pittorici fiorentini. Il C. subì indubbiamente l'influsso di Nardo di Cione (di cui, come abbiamo visto, fu anche collaboratore), e i suoi modi agli inizi si avvicinano a quelli di alcuni artisti pistoiesi come il Maestro di Popiglio (cfr. Boskovits, 1975, p. 250 n. 254) o il Maestro del 1336 (cfr. Donati, 1976, pp. 3 ss.). Più di questi lo attrasse tuttavia l'esempio delle opere di un fiorentino certamente attivo a Pistoia, Puccio di Simone (il Vasari poté vedere ancora una sua opera firmata in S. Domenico), da cui dedusse non solo il contornare lentamente ritmato e il modellato soffice delle figure, o alcuni moduli fisionomici, ma anche quel particolare candore popolaresco che quasi sempre contraddistingue le scene di Puccio.

Non ci sono pervenuti dipinti sicuramente riferibili alla prima attività del C., ma al decennio 1360-70 sembra siano da ricondurre varie tavole, come i componenti di un polittico diviso fra i musei di Fiesole, Leningrado e Mosca, un dipinto frammentario nella Biblioteca Berenson a Firenze e due tavole di un polittico disperso, raffiguranti un Santo ognuna (la prima nel Museo civico di Pistoia, l'altra già in coll. priv. a Budapest). Pur rivelando ormai una piena autonomia stilistica, in queste opere il C. insiste soprattutto sulla quadratura giottesco-orcagnesca delle figure che modella con estrema delicatezza, e più con l'aiuto del colore che col chiaroscuro. Già nella pala di S. Giovanni Fuorcivitas (1370) e più ancora nella probabilmente successiva Annunciazione di Faltognano e nella pala di S. Lucia divisa fra collezioni di Kreuzlingen, New Haven e New York, il disegno si arricchisce con ritmi energici, mentre le storie vengono esposte con sempre maggiore dovizia di particolari e la narrazione assume un tono cordialmente colloquiale, in cui elementi di ingenuità fiabesca si mescolano con toni ironici. Compaiono qui e là anche i segni di una ricerca di eleganze grafiche e di qualche affettazione nella recita dei personaggi, segno di un'apertura verso il gotico occidentale che diventerà il filo conduttore della produzione del C. negli ultimi decenni del secolo. Lo illustrano in modo più evidente la Madonna di Crespina, gli affreschi frammentari di S. Domenico di Pistoia (eseguiti probabilmente a poca distanza di tempo dalla perduta Adorazione dei Magi del 1380) e l'Incredulità di s. Tommaso nel duomo della stessa città (1388), popolata da figure dall'altezza eccezionale e dalle membra affusolate che si esprimono con gesti veloci e ben articolati. Un altro aspetto tipico di queste opere è l'insistenza sulla morbidezza degli incarnati, che conferisce ai corpi una consistenza ovattosa e offusca la precisione del modellato rilevata nelle opere precedenti. Negli ultimi lavori, quali gli affreschi della sagrestia di S. Francesco a Pistoia e il polittico già nella collezione Geri a Settignano, ambedue eseguiti con l'aiuto di un collaboratore (probabilmente Nanni di Iacopo) o l'affresco dell'oratorio dei Rossi a Pistoia (1396-98), tale tendenza alla schematizzazione e all'appiattimento delle forme si accentua ulteriormente, mentre le composizioni appaiono sempre più affollate e scandite con ritmi sempre più esaltati. Sono opere, queste, che anticipano ormai il gusto dominante della pittura pistoiese del primo Quattrocento, quello espresso nella produzione del supposto Antonio Vite e del Maestro della Cappella Bracciolini.

Il catalogo del C., ricostruito sostanzialmente dal Berenson (1930-31; 1963)e dall'Offiner (1956, 1981), con ulteriori contributi da parte dello Zeri (1961e 1971), del Boskovits (1965-1975, pp. 316-319)e della Kustodieva, comprende: Berlino, già coll. Benedict, Ss. Antonio e Giacomo (Boskovits, 1975, fig. 533); Biella, coll. Rivetti, Madonna col Bambino e santi, trittico firmato e datato 1390(Boskovits, 1975, fig. 542); Budapest, già coll. priv., S. Giuliano (Boskovits, 1975, fig. 534); Crespina (Pisa), S. Michele, Madonna col Bambino e angeli (Carli, 1961, tav. 43); Faltognano (Vinci), S. Maria, Annunciazione (tavola inedita; foto della Sopr. d. beni artistici e storici di Firenze, n. 110.566); Fiesole, Museo Bandini, nn. II/17 e II/19, Isanti Bartolomeo e Domenico (Zeri, 1961, figg. 3-4); Firenze, S. Ambrogio, Madonna col Bambino e santi (Berenson, 1930-31) p. 1313); Firenze, coll. Acton, Madonna col Bambino e santi (polittico; van Marle, 1925, fig. 190); Kreuzlingen (Svizzera), coll. Kisters, Martirio di s. Lucia (tavola inedita; foto Sotheby's, Londra, n. A 5844); Leningrado, Ermitage, Cat. nn. 271e 274, S. Romualdo e S. Andred (Zeri, 1961, figg. 1-2); Inv. n. G. E. 6643, Madonna col Bambino e angeli e i ss. Nicola, Lorenzo, Giov. Battista e Giacomo (polittico firmato, Kustodieva, 1979); Mosca, Museo Puškin, n. 176, Madonna col Bambino e angeli (Lazareff, 1928, fig. 4); New Haven, Yale University Art Gallery, n. 1943.215, S. Lucia in trono (Berenson, 1930-31, fig. a p. 1314); New York, Metropolitan Museum, n. 12.41. 1-4, Storie di s. Lucia (Zeri, 1971, pp. 40s.); New York, già coll. Ehrlich, Cristo benedicente (Berenson, 1930-31, fig. a p. 1312); Pistoia, casa Landini (ex pal. vescovile), Crocifissione (Boskovits, 1975, fig. 525); Pistoia, S. Domenico, Allegorie domenicane e Giudizio universale (Salmi, 1931, figg. 7 s.; Gai, 1970, fig. 13); Pistoia, S. Francesco, Madonna col Bambino (Venturi 1907, fig. 397). Natività., Crocifissione e Deposizione (affreschi nella sagrestia: Berenson, 1963, figg. 397s.)., Storie dei ss. Ludovico di Tolosa e Antonio di Padova (affreschi nella cappella di S. Ludovico: Kaftal, 1952, fig. 80; Boskovits, 1975. fig. 538); Pistoia, S. Giovanni Fuorcivitas, S. Giovanni Evangelista e storie della sua vita, firm. e dat. 1370(Berenson, 1963, figg. 325-27); Pistoia, duomo, Incredulità di s. Tommaso e santi (Boskovits, 1975, tav. 165); Pistoia, Museo civico, nn. 22e 27, Giovane apostolo e Madonna col Bambino e angeli (Fremantle, 1975, fig. 518; Marcucci, 1965, fig. 92); Pistoia, oratorio dei Rossi (presso la chiesa dell'Annunziata), Annunciazione e santi (Ferrini, 1930, p. 48; Boskovits, 1975, fig. 532); Ponte a Mensola (Firenze), Biblioteca Berenson, S. Antonio abate (Skaug, 1975. fig. 59); Roma, già coll. Fassini, I ss. Paolo ed Elisabetta (A. Venturi, Collezione d'arte del barone A. Fassini, I, Milano-Roma 1930. tavv. 5s.); Settignano, già coll. Geri, Madonna col Bambino (polittico: Boskovits, 1975, fig. 541; Catal. ... Sotheby's ..., 1980, n. 577).

Non poche sono poi le opere riferite in passato al C. ma che allo stato attuale delle conoscenze si rivelano appartenenti ad altri artisti. Occorre depennare dal suo catalogo la Madonita col Bambino e santi già nel Museo di Acron nell'Ohio (prima nella coll. Auspitz a Vienna e attr. al C. dal Berenson, 1963), che spetta al Maestro di San Davino; una tavola di predella con busti di Santi nel Museo di Amiens (riferita con dubbio al C. dall'Offner, 1956, p. 192), prodotto di anonimo fiorentino orcagnesco; una Madonna col Bambino e santi del Berea College nel Kentucky (attribuita al C. dal Berenson, 1963), opera del fiorentino Lorenzo di Niccolò; un Cristo che sale sulla croce nel Museo di Esztergom (Ungheria; riferito al C. dal Boskovits, 1965), opera di artista forse pisano, non lontano da Cecco di Pietro; il polittico datato 1383 della chiesa dei SS. Apostoli a Firenze (attr. al C. dal Lazareff, 1928) che spetta a Iacopo di Cione; Quattro santi nei depositi delle Gallerie fiorentine (nn. 8704 s. e 8708 s.; attribuiti al C. dal Berenson, 1963), che sono di Lorenzo Monaco; un'Annunciazione nelMuseo di Kansas City (attribuita con dubbio al C. dal Berenson, 1930-31), riferibile alla cerchia di Agnolo Gaddi; un'Annunciazione nella Bucknell University di Lewisburg in Pennsylvania (attribuzione proposta sempre dal Berenson, 1963), opera di Giovanni del Biondo; un Battesimo di Cristo nella National Gallery di Londra (n. 4208; anch'esso attribuito al C. dal Berenson, 1963), che spetta a Lorenzo Monaco; un'Annunciazione giànella coll. Spiridon a Parigi (attribuita al C., con dubbio, dal Berenson, 1930, e che è del Maestro di S. Ivo; un affresco con S. Francesco che riceve le stimmate nella chiesa di S. Francesco a Pistoia (attribuito al C. dall'Offner, 1956), da riferire al probabile Antonio Vite; le Figure delle Virtù affrescate nell'atrio del duomo di Pistoia, solitamente ritenute resti di un lavoro documentato del C. (cfr. Giglioli, 1904, ecc.), opere di un artista più tardo; una Madonna col Bambino in mezza figura nel Museo di Ponce nel Portorico (riferita al C. dal Berenson, 1963) che è del Maestro della Misericordia; una tavoletta col Viaggio di Maria Maddalena verso Marsiglia, di sconosciuta ubicazione (attrib. al C. dalla Steinweg, 1964), opera degli aretini Gregorio e Donato.

Nessun'opera ci rimane dei figli del Cristiani.

Di Bartolomeo di Giovanni (1367-1448; cfr. Milanesi, 1878) sappiamo che nel 1406 ricevette un pagamento per aver colorito i costumi. dei partecipanti di uno spettacolo (Bacci, 1911, p. 199) e si può avanzare l'ipotesi di identificarlo col pittore Bartolomeo di Vanni ricordato a Pistoia nel 1413 (Tolomei, 1821, p. 161).

Di Jacopo di Giovanni, nato nel 1395 da un secondo matrimonio del C., sappiamo che nel 1421 gli fu affidata l'esecuzione di una tavola d'altare dall'Opera di S. Maria nella chiesa di S. Paolo a Pistoia (Milanesi, 1893); non se ne conosce la data di morte, ma c'è motivo di sostenere che fosse lui il pittore Jacopo di Giovanni ricordato come attivo nel 1452 dal Tolomei (1821, p. 161).

Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite..., 2 ed., Firenze 1568, I, p. 169; F. Baldinucci, Notizie de' profess. del disegno, Firenze 1681, II, p. 79; S. Ciampi, Notizie ined. della sagrestia pistoiese, Firenze 1810, pp. 80, 104 s., 133, 146, 153; F. Tolomei, Guida di Pistoia..., Pistoia 1821, pp. 13 s., 94 n., 102, 108, 161 ss.; G. Tigri, Pistoia e il suo territorio, Pistoia 1854, pp. 80, 121, 137, 144, 150 s., 225, 287, 337 s.; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A New History of Painting in Italy, London 1864, II, pp. 229 s.; G. Milanesi, in G. Vasari, Le Vite..., I, Firenze 1878, pp. 542 s. n. 2; Id., Nuovi doc. per la storia d. arte toscana, Roma 1893, p. 78; L. Tanfani Centofanti. Notizie di artisti tolte dai doc. Pisani, Pisa 1897, pp. 33, 322; G. Beani, L'altare di S. Iacopo..., nella cattedrale di Pistoia, Pistoia 1899; A. Chiappelli, Di una tavola dipinta da Taddeo Gaddi, in Bull. stor. pistoiese, II (1900), pp. 5 s.; G. Beani, La cattedrale pistoiese..., Pistoia 1903, pp. 32, 112; O. 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