COLONNA, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 27 (1982)

COLONNA, Giovanni

Werner Maleczek

Sebbene i documenti relativi alle vicende di questo primo cardinale Colonna siano noti da tempo, la suo biografia è stata ricostruita finora solo in modo lacunoso.

Come anno della elevazione al cardinalato è indicato di solito il, 1212(cfr. C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 4); altri lo inseriscono nell'elenco dei cardinali creati nel 1217da Onorio III (Kamp). Più vicino alla verità è il Wenck il quale tuttavia scinde il C. in due personaggi omonimi. Egli si lasciò trarre in inganno da un privilegio di Onorio III del 18 genn. 1217, di insicura tradizione manoscritta, che reca la firma di un cardinale Giovanni dei SS. Giovanni e Paolo, e quindi identificò il cardinale con il C., ritenendo che sarebbe stato promosso a questo titolo dopo aver ottenuto inizialmente quello dei SS. Cosma e Damiano. Secondo il Wenck, dunque, il C. sarebbe morto come cardinale dei SS. Giovanni e Paolo nel primo anno del pontificato di Onorio III, mentre un altro Giovanni Colonna sarebbe stato creato cardinale prete di S. Prassede. In realtà non è mai esistito un cardinale Giovanni dei SS. Giovanni e Paolo nel periodo in questione (come invece afferma l'Ughelli, I, col. 1293), perché Onorio III già il 7 genn. 1217 ricorda come cardinale prete dei SS. Giovanni e Paolo Bertrando (Pressutti, Regesta, n. 216).Nulla vieta quindi di identificare il Giovanni Colonna ricordato come cardinale diacono dei SS. Cosma e Damiano fino al 22 dic. 1216(Potthast, I, p. 679)con il Giovanni Colonna ricordato per la prima volta come cardinale prete di S. Prassede il 5 marzo 1217.

Il padre del C. fu indubbiamente quell'"Oddo de Columpna" documentato durante il pontificato di Alessandro III e che era al seguito dell'imperatore Enrico VI nel 1195. Il C. aveva diversi fratelli: Landolfo, capostipite del futuro ramo di Riofreddo; Oddone, capostipite del futuro ramo di Gallicano, ricordato nel 1226come vicario del C., che in quell'anno era rettore del ducato di Spoleto e di Tuscia; infine Giordano, il cui figlio Oddone, capostipite del ramo di Palestrina, nel 1238-39e nel 1241 fu senatore di Roma. Un altro figlio di Giordano di nome Giovanni fu priore della provincia romana dell'Ordine domenicano e arcivescovo di Messina.

Non è noto l'anno di nascita del C., ma, se si considera che egli è ricordato nelle fonti per la prima volta nel 1203e che morì nel 1245, è molto probabile che nascesse nell'ultimo quarto del secolo XII. Nelle fonti egli è indicato più volte come "magister", ma non sappiamo dove e in che modo conseguisse questo titolo. Al pari di molti dei cardinali del tempo di Innocenzo III iniziò la sua carriera nella cappella pontificia; nel maggio 1206 fu chiamato, a fare parte del Sacro Collegio, ottenendo il titolo diaconale dei SS. Cosma e Damiano.

È fuori dubbio che questo cardinale diacono dei SS. Cosma e Damiano fosse un membro della famiglia Colonna. Nello strumento notarile dell'8 maggio 1214relativo alla concessione da parte di Innocenzo III della Marca d'Ancona ad Aldobrandino d'Este, tra i testimoni presenti figura anche un "dominus Iohannes Odonis de Columna diaconus et cardinalis". In quel periodo nel Collegio cardinalizio vi era un solo cardinale diacono di nome Giovanni, quello dei SS. Cosma e Damiano (cfr. L. A. Muratori, Delle antichità estensi..., I, Modena 1717, p. 417).La relazione di un agente inglese in Curia della primavera del 1215, indirizzata a Giovanni Senza terra, ci conferma, del resto, che già prima del 1217un Colonna faceva parte del Collegio cardinalizio (cfr. P. Chaplais, p. 29). Già prima della sua elevazione al cardinalato il C. aveva ricevuto un beneficio in Inghilterra, al quale più tardi se ne aggiunsero altri nell'isola. Era considerato un amico dell'Inghilterra; come tale lo indica la relazione sopra citata. Anche con Enrico III era legato di amicizia.

Dalle firme apposte ai privilegi pontifici possiamo desumere che il C. al tempo del pontificato di Innocenzo III svolse prevalentemente la sua attività in Curia, fungendo diverse volte da uditore nelle istruttorie dei processi ivi discussi. Non era certamente tra i consiglieri e collaboratori più stretti e fidati del papa. Raggiunse questa posizione sotto gli immediati successori di Innocenzo III: dall'inizio del pontificato di Onorio III fino al concilio di Lione del 1245 fu tra, i cardinali che esercitarono un'influenza decisiva sulla politica della Chiesa.

Probabilmente il giorno delle quattro tempora, il 18 febbr. 1217, il C. fu promosso cardinale prete di S. Prassede. Come tale il 4 marzo 1217 firmò per la prima volta un privilegio pontificio. Immediàtamente dopo il papa lo nominò rettore di Campagna; ma molto probabilmente il C. non entrò in carica, dato che già il 21 aprile dello stesso anno Onorio III gli conferì la legazione nell'Impero latino d'Oriente. Aveva l'incarico di rafforzare il dominio latino dopo la morte dell'imperatore Enrico (11 giugno 1216), e soprattutto di riorganizzare la Chiesa latina in Romania, compito nel quale i precedenti legati in Romania, Pietro Capuano (1204-1206), Benedetto di S. Susanna (1205-1207) e Pelagio di Albano (121315) erano riusciti solo in parte. A questo scopo fu conferito al C. anche il potere straordinario di decidere in cause riservate al papa. Insieme con il nuovo imperatore Pietro di Courtenay, appena incoronato a Roma, ed il suo consistente seguito militare, il C. si recò da Brindisi a Durazzo, che per le insistenze dei Veneziani fu cinta d'assedio, ma senza successo.

Durante il viaggio a Costantinopoli le truppe, indebolite da difficoltà di approvvigionamento, e con esse il C., caddero nelle mani del despota dell'Epiro, Teodoro Comneno. Mentre l'imperatore non poté più riacquistare la libertà e morì in prigione, probabilmente nel 1219, il C. fu liberato nei primi mesi del 1218 per intervento del papa.A Costantinopoli fu uno dei principali sostenitori della reggente Iolanda, vedova di Pietro di Courtenay, e alla morte di questa (settembre 1219) diventò praticamente l'autorità suprema nell'Impero latino.

Con grande abilità riuscì a risolvere alcuni dei problemi che i delicati rapporti tra Greci e Latini e tra Francesi e Veneziani avevano posto al governo imperiale sin daga conquista di Costantinopoli nel 1204. Riuscì, così, a ottenere un accordo tra i baroni dell'Impero e la Chiesa, in merito alla restituzione dei beni ecclesiastici confiscati subito dopo la conquista e alle pretese di indennizzo; inflisse pene ecclesiastiche ai Veneziani che si rifiutarono di aderirvi. Il C. continuò quindi nella politica antiveneziana dei precedenti legati pontifici, tesa ad attenuare l'influenza schiacciante della Serenissima sulla Chiesa latina in Romania. Dispose, ad esempio, che non solo il capitolo di S. Sofia, composto essenzialmente da elementi filoveneziani, ma anche i capitoli delle altre chiese conventuali della capitale avessero il diritto di eleggere il patriarca. Sin dal suo arrivo nella capitale aveva cercato di limitare l'autorità del patriarca di Costantinopoli, il veneziano Gervasio. Dopo la morte di questo (8 novembre del 1219) e fino alla conferma nel gennaio del 1221 del suo successore Matteo, il C. esercitò il supremo potere ecclesiastico in.tutto l'Impero latino. Molte lettere di Onorio III indirizzate al legato stesso o a altri destinatarì in.Romania ci informano della molteplice attività svolta dal cardinale: esaminò e decise circa varie controversie ecclesiastiche, rilasciò ripetutamente disposizioni relative alla Chiesa della capitale, si preoccupò dell'organizzazione della Chiesa nel regno di Tessalonica e negli altri principati latini in Grecia e della salvaguardia dei suoi diritti.

Al più tardi nel marzo del 1222 il C. era di ritorno in Curia. Come i cardinali legati suoi predecessori aveva riportato con sé in Occidente delle reliquie. Regalò alla sua chiesa titolare di S. Prassede, dove viene venerata ancora oggi, la colonna alla quale Cristo sarebbe stato incatenato durante la flagellazione.

Nel 1223 troviamo il C. a Perugia, dove riuscì a mediare una pace tra i popolari e i nobili della città. Dopo un breve soggiorno in Curia, Onorio III gli affidò l'ufficio di rettore pontificio nel ducato di Spoleto e in Tuscia. Come tale è ricordato tra il 21 dic. 1225 e il 16 apr. 1227. Gregorio IX lo richiamò in Curia subito dopo la sua elezione (19 marzo 1227).

Quando nell'autunno del 1228 il duca Rainaldo di Spoleto, vicario imperiale, invase le Marche, Gregorio IX affidò al C. e a re Giovanni di Gerusalemme, rettore pontificio nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia e nel ducato di Spoleto, l'organizzazione della difesa in quella provincia; il quartier generale fu posto a Fermo. Tornato in Curia, a Perugia, nel marzo-aprile 1229, il C. assunse poi il comando di un contingente di truppe pontificie che dovevano partegipare alla spedizione militare nel Regno di Sicilia durante l'assenza di Federico II in Terrasanta. Insieme con il re Giovanni il C. mosse contro Rainaldo che nella primavera del 1229 abbandonò le Marche e si diresse nel Regno attraverso le montagne. Il duca fu accerchiato a Sulmona, ma poco dopo, quando il cardinale Pelagio chiese il loro aiuto, il C. e Giovanni abbandonaronò l'assedio. Le loro truppe lombarde si congiunsero con quelle comandate dal cardinale Pelagio e posero l'assedio a Capua. Pare che il C. avesse pagato una parte delle spese di questa campagna col proprio denaro; Gregorio IX infatti glielo fece restituire da un banchiere senese nel luglio del 1232. Non a torto dunque Mattheus Parisiensis qualifica il C. come "inter omnes cardinales in possessionibus secularibus potentissimus". Il cardinale Pelagio pagò con la propria vita il fallimento dell'impresa militare contro il Regno (morì nel gennaio del 1230 a Montecassino cinta d'assedio), il C. già nell'autunno del 1229 si era ritirato nei pressi di Roma e tornò alla corte pontificia a Perugia all'inizio del 1230.

Nel 1232 il papa Gregorio IX gli affidò l'ufficio di rettore della Marca d'Ancona, carica che il C. esercitò fino alla fine del 1234. Ma, come rivelano le sue firme apposte ai privilegi pontifici il C. soggiornava per lunghi periodi, in Curia, a Roma e a Perugia, facendosi sostituire da vicari, come ad es. dal magister Cesario e da Gentile da Popleto. Nel 1233 fu presente a Fermo quando venne posta la prima pietra per la costruzione, della chiesa dei domenicani. Successivamente il C. svolse un ruolo di rilievo in occasione del conflitto tra il papa e i Romani che rivendicavano una maggiore autonomia; egli infatti, insieme con i cardinali Romano di Porto e Stefano di S. Maria in Trastevere, funse da negoziatore pontificio nelle trattative che nell'aprile 1235 portarono alla conclusione della pace.

In questi anni si era andata accentuando la politica antimperiale di Gregorio IX. Il C. non era, però, d'accordo con la linea di rigida opposizione a Federico II prevalente in Curia: lo testimonia, ad esempio, la lettera da lui inviata al suo amico Ottone, cardinale di S. Nicola in Carcere Tulliano nell'autunno 1237 (in Mattheus Parisiensis, pp. 445 s.). Ma il distacco del C. da Gregorio IX si realizzò lentamente. Quando nel 1239 si arrivò alla rottura definitiva tra il papa e Federico II e il figlio dell'imperatore, Enzo, nominato legato imperiale, invase le Marche, il papa inviò il C. in quella provincia per difenderla. Ciò tuttavia non impedì a Federico II di rivolgersi l'anno successivo proprio a lui e ad altri cardinali per cercare ancora un accordo: indizio questo, della capacità del C. di risolvere le questioni con le trattative anziché con la lotta. Ma tutti i tentativi fallirono per il rifiuto di Gregotio, IX di escludere i Lombardi dalla tregua. La conseguenza fu la rottura tra il C. e Gregorio IX descritta in modo aneddotico da Mattheus Parisiensis (p. 59). In seguito il C. passò apertamente dalla parte dell'imperatore e nel gennaio del 1241 fece munire le sue fortezze a Roma e nei dintorni. Dopo aver impedito nel maggio del 1241 con la cattura di tre cardinali, numerosi vescovi e altri fedeli dei papa il concilio che si doveva riunire a Roma, e dopo una spedizione militare nel Patrimonio nel giugno, nel luglio l'imperatore fu raggiunto a Rieti dall'invito dei C. di muovere contro Roma stessa. Il cardinale aveva abbandonato il suo palazzo romano per trasferirsi a Palestrina e fece occupare da truppe imperiali alcune piazzaforti in Sabina. Come rappresaglia, Gregorio IX destituì dalla loro carica di senatori di Roma il nipote del C. Oddone Colonna e Annibaldo Annibaldi e insediò Matteo Rosso Orsini come unico senatore. Il primo atto del nuovo senatore fu l'assedio della roccaforte dei Colonna, il mausoleo di Augusto (luglio 1241). Federico II nel frattempo aveva accolto l'invito del C., e quando Gregorio IX morì il 22 ag. 1241, l'esercito imperiale era accampato a Grottaferrata.

Solo dopo aver ottenuto dal Senato precise assicurazioni per la sua sicurezza, il C. partecipò al conclave per l'elezione del nuovo papa e dovette passare le successive settimane fino al 25 ott. 1241, quando fu eletto Celestino IV, nelle condizioni umilianti imposte da Matteo Orsini ai cardinali rinchiusi nel Settizonio. Ma il nuovo papa, già vecchio, morì il 10 nov. 1241, e così nulla cambiò nella difficile situazione del Colonna. Mentre una parte dei cardinali riuscì a fuggire ad Anagni, il C. fu imprigionato dall'Orsini come capo della fazione filoimperiale; i suoi palazzi romani furono distrutti. Quando i cardinali rimasti a Roma lo vennero a trovare in prigione per discutere con lui l'elezione del papa, il C. comunicò di. non voler partecipare alla scelta del nuovo pontefice data l'impossibilità di una decisione libera. Fu rilasciato solo nella primavera del 1243 per intervento dell'imperatore e partecipò quindi all'elezione di Sinibaldo Fieschi (Innocenzo IV, 23 giugno 1243) ad Anagni.

Ma da tempo ormai il C. aveva perso ogni influenza. Sottoscrisse ancora alcuni, privilegi di Innocenzo IV fino al 17 apr. 1244, ma non seguì la Curia a Lione per il concilio. Mori il 28 genn. 1245, dopo un cardinalato di più di quarant'anni. Egidio Hispanus, cardinale diacono dei SS. Cosma e Damiano, fu suo esecutore testamentario. Non è noto né il luogo della morte, né quello della sepoltura.

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