CAPELLINI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CAPELLINI, Giovanni

Cesare Lippi Boncampi

Nacque a La Spezia il 23 ag. 1833, da Francesco e da Margherita Ferrarini. Non avendo voluto seguire l'arte del padre musicista, fu ben presto avviato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica. Neppure questo secondo orientamento, che accettò tuttavia fino al 1854 (anno della morte del padre), confaceva al suo genio, che lo indirizzava piuttosto allo studio delle scienze e all'acquisizione di cognizioni naturalistiche. Per vincere le disagiate condizioni economiche il C. fece dapprima il rilegatore di libri, indi l'istitutore in un collegio di La Spezia e infine costruì apparecchi elettrici, con cui allestì un discreto gabinetto di fisica nella casa paterna. Frattanto dedicava il suo tempo libero a escursioni sui monti della Castellana, di Coregna e di Campiglia, come risulta dai suoi Ricordi, da cui emergono i contrasti con i genitori e le varie difficoltà incontrate nei primi anni di studi.

Il can. prof. Marsili, rettore del seminario di Pontremoli, gli venne in aiuto offrendogli il posto di prefetto del suo seminario. Al breve periodo di residenza in Pontremoli dobbiamo il suo esordio in geologia, in quanto ebbe a scrivere una lettera al dott. Bernardi su argomento tipicamente geologico: il diaspro degli Stretti di Giaredo. Lo stesso Bernardi lo mise in relazione con il Guidoni di Vernazza, altro appassionato di scienze geologiche e ricerche minerarie.

Nell'anno 1854 la morte del padre spinse il C. ad abbandonare del tutto la vita clericale, per la quale non aveva alcuna vocazione. Avendo ottenuto finalmente un sussidio per gli studi dal municipio di La Spezia, poté frequentare l'università di Pisa, con l'incoraggiamento di G. Meneghini, direttore dell'Istituto geologico pisano e capo della famosa Scuola geologica toscana, con il quale egli era già entrato in corrispondenza per l'esame delle collezioni di fossili. Nella sede universitaria di Pisa, dove nel 1858 conseguì la laurea, il C. fece indagini sul monte Pisano, sulla Montagnola Senese, a Castellina, Marittima, a Montecatini, sui Lagoni di Montecorboli e sulle Alpi Apuane, non dimenticando il nativo golfo di La Spezia, con ripetute gite esplorative su quei promontori, dove scopriva la ricca fauna dell'Infralias.

Il C. sarebbe potuto rimanere a Pisa, centro di scienza geologica italiana (dove aveva incontrato, tra altri geologi italiani e stranieri, P. Savi e C. Lyell), e proseguire a fianco del maestro Meneghini le ricerche già così bene avviate, ma preferì recarsi all'estero per studiare altre regioni e incontrare altri scienziati. Lo ritroviamo, infatti, quasi privo di mezzi, a Parigi e a Londra, assistere alle lezioni dell'Ecole des mines e del Jardin des plantes: in tal modo entrava anche in relazione amichevole con E. Lartet, A. Gaudry, W. S. Bayle, J. Barrande. Al suo rientro in Italia (1861) venne nominato professore di storia naturale nel Collegio nazionale di Genova. Fu in questo periodo che T. Mamiani - allora ministro della Pubblica Istruzione - fece chiamare il C., a soli 28 anni, a ricoprire la cattedra di geologia nell'università di Bologna.

Dal 1861, anno in cui ottenne la cattedra, fino agli ultimi istanti della sua vita, si dedicò all'insegnamento della geologia e alla direzione dell'istituto. In particolare, a differenza di altri nostri istituti geologici a carattere prevalentemente regionale, egli diede a Bologna una organizzazione e unn funzione italiana e internazionale. L'annesso museo, che porta oggi il suo nome, fu forse la più importante delle istituzioni da lui promosse; è uno tra i più ricchi e importanti d'Italia.

Nell'anno 1862 il C. si recò nell'America settentrionale (nel Nebraska e sulle rive del San Lorenzo) e, successivamente, nell'Europa orientale, per continuare le sue osservazioni, le sue raccolte di campioni, le sue scoperte. Anche per mezzo di questi contatti egli venne a trovarsi all'avanguardia per i suoi tempi: fu tra i primi, tra l'altro, ad accettare la nuova teoria evoluzionistica di Darwin.

Le sue innate qualità di attivissimo organizzatore si univano a un'ottima conoscenza e padronanza delle lingue e a una spiccata propensione a superare una visione esclusivamente provinciale dei problemi scientifici. Di ciò aveva già dato prova accogliendo a La Spezia nel 1865 i naturalisti italiani e nel 1871 a Bologna gli archeologi ed antropologi per il loro quinto congresso internazionale. Lo ritroviamo pochi anni dopo tra i fondatori, anzi, addirittura, come il vero ideatore dei congressi geologici internazionali, e se l'abilità dei francesi riuscì a far scegliere come prima sede Parigi, non gli si poté negare l'onore di organizzare e presiedere a Bologna, due anni dopo, nel 1881, il secondo congresso geologico, i cui risultati, di gran lunga superiori a quelli del primo e di molti altri successivi, sono considerati ancora oggi fondamentali soprattutto per la geologia stratigrafica. Ad esso, infatti, convennero tutti i più illustri geologi e specialisti del mondo. Per quell'occasione furono anche preparate la Carta geologica della provincia di Bologna, la Carta dei monti di Livorno, quella di Castellina Marittima (tutte accompagnate da relative note illustrative) e la Carta geologica del golfo di La Spezia (in una nuova edizione).

Il suddetto congresso internazionale (1881) rappresentò inoltre l'anno di fondazione della Società geologica italiana, da lui costituita insieme con altri due nostri scienziati, altrettanto illustri, Q. Sella e F. Giordano. Tutti i geologi presenti alla riunione, appositamente indetta, furono iscritti alla nuova Società, come soci fondatori.

Nominato due volte rettore magnifico dell'università di Bologna e preside di facoltà per moltissimi anni, il C. nel 1888 volle promuovere la celebrazione dell'ottavo centenario dell'ateneo bolognese e l'organizzò di persona, invitando da tutti i continenti i più insigni studiosi dell'epoca. Nel 1907, con altrettanto successo, volle onorare la memoria dell'Aldrovandi, insigne naturalista bolognese, di cui celebrò il terzo centenario della morte, dopo aver riordinato il vasto materiale geologico raccolto da quest'ultimo, riunendolo in quello che oggi costituisce il Museo Aldrovandino. Fu nominato anche senatore del Regno e ricevette numerosissime onorificenze, decorazioni e titoli accademici in Italia e all'estero.

Non va infine dimenticato come la Carta geologica d'Italia (in fogli al 100.000), che oggi va completandosi rapidamente ad opera del Servizio geologico d'Italia, debba molto al C., sia per l'opera iniziata, sia per i lunghi anni in cui egli contribuì alla sua realizzazione. Nel 1861, infatti, insieme con altri valenti geologi, fu costituita la giunta, nominata appositamente dal ministro della Agricoltura F. Cordova per studiarne l'ordinamento, ed egli ne fu il relatore. In seguito restò membro del Comitato geologico, allora costituitosi, e - dalla morte del Meneghini - ne divenne il presidente, fino al 1912, anno in cui rinunciò alla carica.

Il 28 maggio 1922 il C. si spense in Bologna.

La multiforme attività del C., quale ricercatore e quale studioso, si estrinsecò in una copiosa produzione scientifica, che ricoprì un lunghissimo arco di tempo. Le 195 memorie lasciateci vanno dal suo esordio, sulla Geologia dei colli di Val d'Elsa (Pisa 1858), fino agli ultimi anni della sua vita. Alcune pubblicazioni rappresentano senz'altro, per la loro importanza, veri capisaldi per lo studio del territorio nazionale, come quella, per esempio, sul golfo della Spezia, e l'altra riguardante la fauna dell'Infralias, la quale ultima opera tanto influì sull'ordinamento geologico definitivo di quel golfo e della catena metallifera toscana, le indagini sul Miopliocene di Castellina Marittima e di Ancona e sul calcare di Leitha dei monti livornesi, le numerose memorie sui Vertebrati fossili, nelle quali descrisse le balene ed i balenotteri neogenici della Toscana, dell'Emilia, delle province meridionali. Citiamo ancora gli studi del Felsinoterio e dello Squalodonte del Bolognese e del Cocodrilliano della Sardegna. Importantissime, inoltre, le ricerche paleontologiche, frutto delle sue esplorazioni nelle caverne dei dintorni di La Spezia, che tanto lo avevano tenuto impegnato nei primi anni della sua carriera scientifica.

Tra le pubblicazioni più significative ricordiamo: Carta geologica dei dintorni del golfo della Spezia e Val di Magra inferiore, Bologna 1863; Balenottere fossili del Bolognese, in Mem. d. Acc. di sc. d. Ist. di Bologna, s. 2, IV (1864), pp. 315-336; Fossili infraliassici dei dintorni del golfo della Spezia,ibid., V (1865), pp. 413-486; VII (1867), pp. 3-24; Ricordi di un viaggio scientifico nell'America Settentrionale nel 1863, Bologna 1867; Sul Felsinoterio,sirenoide halicoreforme dei depositi littorali pliocenici dell'antico bacino del Mediterraneo e del Mar Nero, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 3, I (1871), pp. 605-646; Sulla balena etrusca,ibid., III (1873), pp. 313-331; Nota sulla esatta provenienza del collo fossile di balena dei dintorni di Chiusi, in Rend. sessione d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, (1873-74), pp. 16-19; La formazione gessosa di Castellina Marittima e i suoi fossili, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 3, IV (1873), pp. 525-603; Sulle balene fossili toscane, in Mem. d. Acc. dei Linc., cl. di scienze fisiche, CCLXXIV (1876-77), pp. 603-630; Sui terreni terziari di una parte del versante settentrionale dell'Appennino, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 3, VI (1876), pp. 587-624; Balenottere fossili e Packyacanthus dell'Italia meridionale, in Mem. d. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, s. 3, I (1877), pp. 3-32; Il calcare di Leitha,il Sarmatiano e gli strati a congerie nei monti di Livorno,di Castellina Marittima,di Miemo e di Montecatini,ibid., s. 3, II (1878), pp. 275-291; Avanzi di Squalodonte nella mollassa marnosa miocenica del Bolognese, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 4, II (1881), pp. 413-419; Carta geologica dei monti di Livorno,di Castellina Marittima e di una parte del Volterrano, Roma 1881; Carta geologica della provincia di Bologna, Roma 1881; Il Cretaceo superiore e il gruppo di Priabona nell'Appennino settentrionale e in particolare nel Bolognese,e loro rapporti col grès de Celles in parte e con gli strati a Clavelina Szabòi, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 4, V (1884), pp. 535-550; Cetacei e Sirenii fossili scoperti in Sardegna, in Rend. d. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche e matem., s. 4, II(1886), pp. 79-81; Avanzi di Vertebrati fossili scoperti a Pontremoli, in Boll. d. Soc. geol. ital., V (1886), pp. 490 s.; Sul giacimento di Vertebrati fossili a Olivola nelle Alpi Apuane,ibid., VIII (1889), pp. 271 ss.; Di un Ittiosauro e di altri importanti fossili cretacei nelle argille scagliose della Emilia, in Rend. della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche e matem., s. 4, VI (1890), pp. 79 s.; Sul coccodrilliano gavialoide (Tomistoma Calaritanus),scoperto nella collina di Cagliari nel 1868,ibid., pp.507-533; Sui Vertebrati fossili rinvenuti nella grotta di Monte Cucco presso Fabriano, in Bollettino d. Società geologica ital., IX (1890), p. 743; Caverne e breccie ossifere dei dintorni del golfo di Spezia, in Mem. d. Acc. d. sc. d. Ist. di Bologna, s. 5, VI (1896), pp. 199-215; Balenottere mioceniche di San Michele prov. Cagliari,ibid., VIII (1899), pp. 661-678; Note esplicative della carta geol. dei dintorni del golfo di Spezia e Val di Magra infer., Roma 1902; Balene fossili toscane, I, Balaena etrusca, in Mem. d. Acc. d. scienze d. Ist. di Bologna, s.5, IX (1902), pp. 759-778; Avanzi di Squalodonte,nella arenaria di Grumi dei Frati presso Schio,ibid., X (1903), pp. 437-445; Balene fossili toscane, II, Balaena Montalionis,ibid., s. 6, I (1904), pp. 47-54; Balene fossili toscane, III, Idiocetus Guicciardini,ibid., II (1905), pp. 71-80; La carta geologica d'Italia e la Società geologica italiana dal 1861 al 1911, in Boll. d. Soc. geol. ital., XXX (1911), pp. 175-194.

Fonti e Bibl.: G. Capellini, Ricordi 1833-1888, I-II, Bologna 1914; D. Zaccagna, G. C., in Boll. d. Soc. geol. ital., XLII (1923), pp. XLVIII-LXI; G. C. nel 50ºanniver. del suo insegnamento. Narrazione e documenti per cura del Comitato ordinatore, Bologna 1912; Enc. Ital., VIII, p. 833.

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