BONSI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BONSI, Giovanni

Bernard Barbiche

Nacque a Firenze nel 1560, da Domenico, senatore di Firenze, e da Costanza Vettori. Dopo avere studiato diritto a Padova, dove conseguì il dottorato in utroque iure, esercitò per qualche tempo l'avvocatura a Roma. Scelto da Francesco I de' Medici per definire una controversia che l'opponeva a Clemente VIII sui confini con lo Stato della Chiesa, egli assolse questo compito con soddisfazione del granduca che lo nominò senatore, a dispetto dell'età inferiore a quella richiesta. Designato successivamente come ambasciatore presso la corte spagnola, fu impedito da una malattia di prendere possesso della carica.

Nel 1596 lo zio Tommaso resignò in suo favore il vescovato di Béziers. Il granduca Ferdinando I, desideroso di trattenerlo a corte, gli offrì l'arcivescovato di Firenze che egli rifiutò. Preconizzato nel concistoro dell'11 febbr. 1598, fu consacrato a Roma, forse il 30 settembre successivo, e prese possesso della sede nel corso dello stesso anno, lasciando allo zio una pensione di 2.400 scudi sulle entrate.

L'atto più importante dei primi anni del suo vescovato fu l'ingresso dei gesuiti a Béziers. Il 4 maggio 1599 fu stipulato un contratto tra i consoli e i padri Alexandre Georges, provinciale di Guyenne e Linguadoca, e Gontery, che affidava alla Compagnia di Gesù la direzione del collegio della città. Nel giugno e luglio dello stesso anno il B. effettuò personalmente la visita delle chiese di Béziers.

Nel 1600 partecipò ai negoziati che portarono al matrimonio di Enrico IV con Maria de' Medici. Dopo il matrimonio per procura, celebrato il 5 ott. 1600 a Firenze, egli accompagnò la nuova regina in Francia: partita da Livorno, Maria sbarcò a Marsiglia e risalì il corso del Rodano fino a Lione, dove il matrimonio fu celebrato il 17 dicembre dal cardinale Pietro Aldobrandini, nipote e legato di Clemente VIII.

Questa missione, che il B. seppe assolvere felicemente, fu alla origine della sua fortuna. Maria de' Medici, della quale fu nominato grande elemosiniere, moltiplicò da allora le testimonianze della sua benevolenza e lo trattenne a corte, mentre lo zio Tommaso, malgrado la tarda età, continuava a tenere la cattedra vescovile di Béziers. A cominciare dal 1601 la regina non cessò di sollecitare per lui il cappello cardinalizio, che finì per ottenere nel 1611.Nell'agosto del 1601Enrico IV gli concesse lettere di naturalizzazione che furono registrate nel Parlamento di Parigi il 21 febbr. 1603 (Parigi, Arch. Naz., X 1ª 8645, ff. 23r-25r). Il sovrano lo nominò anche consigliere di stato.

Dopo la morte di Tommaso, avvenuta il 22 dic. 1603, il B. si recò per due volte nella diocesi, dove risiedette parecchi mesi nel 1604-1605, poi di nuovo nel 1607. Da febbraio ad aprile 1605 procedette alla visita di varie parrocchie. Il 17 aprile fece il solenne ingresso nella città di Béziers e ricevette, il 16 maggio successivo, il giuramento di fedeltà di Pierre Dalmas, abate di Saint-Aphrodise. Il 25 maggio recuperò la viscontea di Vailhan, che aveva fatto parte della mensa vescovile di Béziers ed era stata alienata durante le guerre di religione. Questa terra e la signoria di Castelnau, ugualmente riscattata il 30 sett. 1598, furono assegnate come patrimonio a Tommaso Bonsi, uno dei nipoti del B., e passarono in seguito a Clemente, fratello di Tommaso, poi al cardinale Piero, loro nipote. Nel 1607 il B. sostituì, non senza difficoltà, i cordelieri del convento di Béziers con i recolletti.

A partire dal 1608 si stabilì a corte. Il 5 febbr. di quell'anno intervenne, in qualità di coconsacratore, a fianco del cardinale Du Perron e di Enrico Gondi, vescovo di Parigi, alla consacrazione di Roberto Ubaldini, vescovo di Montepulciano, nunzio apostolico in Francia (Archivio Segreto Vaticano, fondo Borghese, serie 2, v. 252, f. 26v). Il 13 maggio 1610 assistette all'incoronazione della regina in Saint-Denis e il 15 al lit de justice tenuto da Luigi XIII nel convento degli agostiniani per la conferma dell'arrêt del Parlamento di Parigi che conferiva la reggenza a Maria de' Medici. Due mesi più tardi partecipò, in qualità di deputato della provincia di Narbona, all'assemblea del clero che si riunì il 1º agosto. Nell'ottobre 1610 assistette alla consacrazione del re a Reims. L'anno seguente segnò l'apogeo della sua carriera ecclesiastica: creato cardinale nel concistoro del 17 ag. 1611, ricevette a Fontainebleau, il 16 ottobre, dalle mani di Luigi XIII la berretta portata da Roma dal signor de la Bourdaisière, cameriere di Paolo V. In questo stesso anno fu provvisto dell'abbazia di Saint-Guilhem-du-Désert nella diocesi di Lodève, vacante per la morte di Scipion de Roquefeuil. Il 13 maggio 1612, assistito da Gabriel de l'Aubespine, vescovo d'Orléans, e da Armand-Jean Du Plessis de Richelieu, vescovo di Luçon, consacrò nella chiesa dei foglianti Henri-Louis Chasteigner d'Abain de La Roche-Posay, vescovo di Poitiers. Da maggio a luglio prese parte all'assemblea del clero in occasione della quale ottenne dal re, il 24 maggio, una riduzione di 4.000 lire annue sulle sue decime e, il 20 luglio, la remissione delle somme dovute dalla sua diocesi per gli anni 1610-1613. Il 15 giugno 1614 battezzò al Louvre Gaston, fratello di Luigi XIII, e la sorella minore, Henriette-Marie. Il 2 ottobre seguente assistette al lit de justice tenuto al Parlamento di Parigi per la dichiarazione della maggiore età del re e poco dopo sedette in qualità di deputato della città e del senescalcato di Tolosa agli Stati generali riuniti a Parigi il 13 ott. 1614. Prese la parola una sola volta, il 27 genn. 1615, per perorare la causa di Béziers, dato che l'assemblea aveva dovuto deliberare sul trasferimento in questa città del bureau des finances di Montpellier. Nel 1615 fu provvisto dell'abbazia d'Aniane nella diocesi di Montpellier.

Nella primavera del 1615 il B. abbandonò Parigi per la corte pontificia, dove gli interessi della Francia esigevano la sua presenza e dove egli doveva passare gli ultimi sei anni della sua vita (1615-1621). Prima della partenza si dimise dalla carica di grande elemosiniere della regina madre, che fu attribuita con brevet del 29 marzo 1615 a Philippe Hurault, vescovo di Chartres (Parigi, Biblioteca Nazionale, Cinq-Cents de Colbert, ms. 91, ff. 83v-84r), e ottenne la nomina di suo nipote Domenico a coadiutore di Béziers. Ricevette le istruzioni nell'aprile e arrivò il 27 giugno a Roma, dove il suo ingresso fu magnifico. Il 30 giugno ricevette il cappello dalle mani di Paolo V, il quale gli assegnò il titolo presbiterale di San Clemente, che egli doveva conservare fino al 3 marzo 1621, quando optò per quello di Sant'Eusebio. Venne inoltre nominato membro della congregazione del Sant'Uffizio. Il 31 genn. 1616 consacrò personalmente in S. Luigi dei Francesi suo nipote Domenico, che il 13 giugno successivo costituì suo vicario generale per il vescovato di Béziers e le sue due abbazie.

Nominato a titolo temporaneo protettore degli affari di Francia in assenza del cardinale Delfino, esercitò questa carica nel corso di parecchi mesi in perfetto accordo con il marchese di Tresnel ambasciatore francese. Ma l'assassinio del Concini (24 apr. 1617) e l'esilio di Maria de' Medici compromisero per un momento la fortuna sua e della sua famiglia. Seguì da Roma gli sconvolgimenti politici francesi e si sforzò invano di impedire la disgrazia del nipote Domenico. Egli stesso condusse a Roma vari negoziati importanti: dopo la morte del Concini fece restituire alla corte di Francia certe somme depositate in Italia dal maresciallo d'Ancre che la Curia voleva confiscare. Nel 1619 riuscì a superare le difficoltà insorte fra il maresciallo d'Estrées, nuovo ambasciatore francese a Roma, e la corte pontificia. Nel dicembre del 1620 sollecitò, ma senza successo, la porpora per il Richelieu.

Il B., che aveva sollecitato invano nel 1620 l'autorizzazione a rientrare nella sua diocesi, partecipò, sebbene malato, al conclave che seguì la morte di Paolo V e concorse, con i cardinali Ubaldini, Delfino e Bevilacqua, al trionfo della fazione francese, portando al soglio pontificio il cardinale Ludovisi. Gregorio XV lo ricompensò poco dopo la sua elezione, donando un canonicato di S. Pietro al nipote Clemente. Ma in questo stesso periodo (febbraio 1621) la nomina del cardinale di Savoia a protettore degli, affari di Francia e l'attribuzione della coprotezione al cardinale Bentivoglio gli tolsero definitivamente la speranza di ottenere questo incarico, che aveva esercitato sempre solo a titolo interinale e che gli era stato promesso varie volte. I suoi ultimi mesi furono amareggiati da preoccupazioni finanziarie: le sue pensioni gli erano versate in modo molto irregolare, soprattutto dopo la morte prematura del nipote e coadiutore Domenico, avvenuta il 30 apr. 1621. Raccolse le sue ultime forze per assicurare ad altri suoi nipoti, Tommaso e Clemente, la successione nel vescovato di Béziers e nelle sue due abbazie.

Morì a Roma il 4 luglio 1621. L'orazione funebre fu pronunziata nella chiesa di S. Luigi dei Francesi dal padre Silvestro Pietrasanta della Compagnia di Gesù. Le sorelle Elena ed Elisabetta fecero trasportare le sue spoglie a Firenze, dove furono inumate nella chiesa di S. Michele dei teatini. Luigi XIII, attenendosi alle promesse fatte al B., nominò Tommaso Bonsi vescovo di Béziers e abate commendatario di Saint-Guilhem-du-Désert; accordò inoltre al fratello di lui, Clemente, l'abbazia di Aniane e una pensione di 2.000 lire sul vescovato di Béziers.

Il B. risiedette poco nella sua diocesi. Lo stesso fece il suo coadiutore, Domenico, vescovo in partibus di Cesarea, che soggiornò a Béziers solo per qualche mese nel 1616 e nel 1620-1621. La diocesi di Béziers fu così amministrata nel corso della maggior parte del suo vescovato dai vicari generali Giacomo Catastini, Guillaume Fabry e Fulcrand de Barrès. Giacomo Catastini (Jacques Catastin), dottore in utroque iure, canonico di Béziers, priore commendatario di Locminé nella diocesi di Vannes, elemosiniere di Maria de' Medici, era fiorentino. Fu nominato vicario generale il 6 ott. 1603 e i suoi poteri furono rinnovati il 24 luglio 1613 in seguito all'elevazione del B. al cardinalato. Lettere patenti di Enrico IV e di Luigi XIII (20 nov. 1603 e 31 ag. 1613) gli concessero le dispense che gli erano necessarie per l'esercizio di questa carica, in ragione della sua origine straniera (Parigi, Arch. Naz., V5 1228, ff. 364v-365r). Guillaume Fabry, protonotario apostolico, priore di Puimisson, era vicario generale nel 1605, anno durante il quale assistette il B. nelle sue visite pastorali. Quanto a Fulcrand de Barrès, era nato a Pouzolles (Hérault) verso il 1574. Canonico di Saint Aphrodise di Béziers, poi canonico delle cattedrali d'Agde e di Béziers, fu nominato vicario generale nel 1608 dal B., che rappresentò in particolare nel concilio provinciale di Narbona dell'aprile del 1609, agli Stati di Beaucaire del 1613, agli Stati di Pézenas del 1614 e all'assemblea del clero di Francia del 1615. Nominato vescovo di Agde il 1º luglio 1629, fu preconizzato nel concistoro del 19 novembre seguente e consacrato il 2 febbr. 1631. Morì in Pouzolles nel 1643.

Durante il vescovato del B. i minimi furono chiamati a Béziers nel 1613; le religiose di Notre-Dame, fondate da Jeanne de Lestonac, vi furono insediate nel 1615 e l'altare maggiore della cattedrale di Saint-Nazaire, spostato e ravvicinato all'abside, fu consacrato da Vitale de L'Estang, vescovo titolare d'Efeso e coadiutore di Carcassona, l'11 dicembre del 1618.

Fonti e Bibl.: Journal de Jéan Héroard, a cura di E. Soulié e E. de Barthélemy, Paris 1868, I, p. 334; II, pp. 81, 141; A. Desjardins, Négociations diplomatiques de la France avec la Toscane, V, Paris 1875, pp. 414, 426, 468; Ph. Tamizey de Larroque, Trois lettres inédites de deux évêques et d'un coadiuteur de Béziers, in Bull. de la Soc. archéol. de Béziers, s. 2, VIII (1876), p. 307; N. Valois, Inventaire des arrêts du Conseil d'Etat (règne de Henri IV), II, Paris 1893, nn. 12-313, 13-852; B. Barbiche, Lettres de Henri IV concernant les relations du Saint-Siège et de la France (1595-1609), Città del Vaticano 1968, p. 86; P. Andoque, Catalogue des évesques de Béziers, Béziers 1659, pp. 157-163; J.-B. L'Hermite de Soliers, La Toscane françoise, Paris 1661, pp. 201 s.; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, I, Firenze 1668, pp. 492-494; A. Ciacconio-A. Oldoino, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S.R.E. cardinalium, IV, Romae 1677, coll. 425 s.; Gallia christiana, VI, Paris 1739, coll. 370-373; L. Domairon, De l'entrée des évêques dans Béziers, in Bull. de la Soc. archéol. de Béziers, I (1836), pp. 184 s.; IV(1841), pp. 25-33; E. Sabatier, Histoire de la ville et des évêques de Béziers, Béziers 1854, pp. 352-360; H. Fisquet, La France pontificale (Béziers,Lodéve,Saint-Pons-de-Thomières), Paris 1870, pp. 179-183; M. Bellaud-Dessalles, Les évêques italiens de l'ancien diocèse de Béziers (1547-1669), I, Toulouse-Paris 1901, pp. 215-368; A. Soucaille, Etat paroissial de Béziers sous l'épiscopat de Jean IV de Bonsy (1599 [et 1605]), in Bull.de la Soc. archéol. de Béziers, s. 3, IV (1902), pp. 140-225; L. Batiffol, La vie intime d'une reine de France au XVIIe siècle, Paris [1906], pp. 146-148; P. Gauchat, Hier. cath. medii et rec. aevi, IV, Monasterii 1935, pp. 11, 116; F. Combaluzier, Sacres épiscopaux à Rome de 1565 à 1662, in Sacris erudiri, XVIII (1967-1968), pp. 178, 181 s.; Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1141; Dict. de biogr. franç., VI, col. 1062.

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