PIAZZA, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PIAZZA, Giovanni Battista (detto l’Ongaretto)

Paolo Alberto Rismondo

– Visse nel secolo XVII. Luogo e data di nascita non sono noti, così come non si conosce l’origine del nomignolo ‘l’Ongaretto’, presente solo nelle stampe musicali.

Gli unici libri a stampa pervenuti (Canzonette di Gio: Battista Piazza detto L'Ongaretto. Libro primo e Libro secondo, entrambi «a voce sola» ed editi in partitura a Venezia nel 1633 da Bartolomeo Magni; facsimile del secondo libro a cura di G. Tomlinson, New York 1986) contengono brevi arie, per lo più strofiche (vi figura anche la canzonetta di Ottavio Rinuccini Non avea Febo ancora, che Monteverdi utilizzò per il Lamento della ninfa pubblicato nel 1638; cfr. Carter, 1993); sono dedicate a Giovanni Gallina e Antonio Cossali: il primo fu, tra 1632 e 1662, notabile di spicco della scuola grande di S. Rocco a Venezia (nel 1660 fu 'guardian grande'; della Scuola fu forse confratello, attorno al 1648, lo stesso Piazza). Un terzo libro di canzonette a voce sola, denominato Lacrime, sospiri e pianti (Venezia 1635), nonché un quarto (ibid. 1636) e un libro di Corrente alla francese (ibid. 1637) sono documentati in cataloghi librari transalpini (cfr. Krummel, 1980, p. 22; Vanhulst, 1996, pp. 35, 65). Correnti e baletti alla francese (forse lo stesso libro del 1637?) figurano in un catalogo editoriale veneziano del 1649; Sonate, ciaccone, passagalli e balletti,in uno del 1676 (cfr. Mischiati, 1984).

Più che per la esigua, ma non spregevole produzione superstite (cfr. Carter, 1993), la figura di Piazza è interessante come singolare esempio di musicista-spia. Nel 1649 alcuni confidenti indicarono in Giovanni Battista Piazza, «professor di musica» (Preto, 2004, p. 186), la fonte delle fughe di notizie riservate dello Stato, già da qualche tempo note agli Inquisitori di Stato veneziani; le sue attività spionistiche furono poi confermate da numerose ‘riferte’ di un segretario dell’ambasciata imperiale a Venezia, Giovanni Battista Brunacchi o Brunacci. Le scritture che testimoniavano la sua colpevolezza (alle quali si fa spesso riferimento nelle citate riferte) sono andate disperse (o distrutte dagli stessi Inquisitori). Piazza fu arrestato il 7 luglio 1649; il 30 dello stesso mese venne messa ai voti la condanna da applicare nei suoi confronti: respinto all’unanimità l’annegamento «nel luoco solito per ordinario del Canal Orfano si che resti affogato, et muora» (Venezia, Archivio di Stato, Consiglio di X, deliberazioni, criminali, filza 78, «1649, 1° semestre», deliberazione alla data 30.7. 1649, terza votazione), pena usuale per i delatori di segreti di Stato, gli fu comminato il carcere a vita. In seguito la pena gli venne notevolmente ridotta, ma si trovava in carcere ancora il 6 dicembre 1658 (ibid., Capi del Consiglio dei X, Note di prigioni, b. 1).

Non se ne hanno ulteriori notizie sino al 1667, quando agli inquisitori veneziani arrivò una denuncia anonima che lo riguardava, meno circostanziata della precedente. Egli risiedeva ora in zona periferica, tra S. Nicolò dei Mendicoli e l’Angelo Raffaele, presso un organaro tedesco (probabilmente Eugenio Gasparini). Piazza era accusato di intrattenere relazioni con l’ambasciatore sabaudo, conte Bigliore di Lucerna. Allo scopo, l’anonimo delatore allegò il frontespizio e la lettera dedicatoria di una stampa musicale di Piazza, significativamente intitolata Frutti nati all’ombre …, dichiarata come «opera quarta decima» (contenente «canzoni, balletti et correnti alla francese», edita nel 1666 per i tipi di Francesco Magni). La dedica (15 agosto 1666) «all’altezza reale di Amadeo Emanuele [sic] principe di Piemonte duca di Savoia et Re di Cipri» non poteva che irritare ulteriormente gli Inquisitori e il governo (stanti le pretese, sempre risolutamente avversate dalla Repubblica, che il duca sabaudo avanzava sulla corona reale di Cipro); è probabile che l’opera sia stata sequestrata appena uscita dai torchi, certo è che non n’è rimasta alcuna copia completa. La flagrante imprecisione nel nome del dedicatario è forse da imputarsi alla fretta con la quale la raccolta dovette venir preparata, nell’ambito dei festeggiamenti per la nascita dell’erede sabaudo (il principino, il futuro Vittorio Amedeo II, era nato pochi mesi prima). Da una lettera allegata alla riferta, inviata a Piazza da tale Elena Cecchinelli (forse una cantante), il musicista risulta in relazione con la «contessa Canossa», cantante stipendiata del duca assieme ai cantanti Cavagna e Rascarino, attivi in quel periodo a Venezia nella consueta stagione operistica (cfr. Bouquet, 1969; Viale Ferrero, 1976). Sembra che il musicista abbia richiesto al duca sabaudo (ma probabilmente mai ottenuto) il consueto ‘regalo’, ovvero il finanziamento relativo alla dedica dell’opera.

Nello stesso periodo, anche fra’ Paolo Piazza (minore francescano) venne inquisito, processato e incarcerato dagli Inquisitori di Stato per l’analoga attività di spionaggio da lui svolta a pro della corte di Torino. Costui era ecclesiastico di notevole rango, mansionario nella chiesa di S. Rocco (annessa alla Scuola omonima), e personaggio piuttosto noto a Venezia: collaborò con alcune significative poesie alla stampa commemorativa edita in morte di Claudio Monteverdi (Fiori poetici raccolti nel funerale del molto illustre, e molto reverendo signor Claudio Monte verde …, Venezia 1644, pp. 14, 22, 70).

Date le numerose coincidenze, non è implausibile che fra’ Paolo fosse il «Padre Piazza fratello del prigione» (ossia di Giovanni Battista stesso),  accennato nelle citate riferte del Brunacchi, e la fonte delle notizie trasmesse alle corti di Vienna e poi di Savoia; sembra improbabile che Giovanni Battista potesse avere accesso diretto a notizie così riservate da suscitare la riprovazione degli Inquisitori. A sua volta fra’ Paolo Piazza si può forse identificare con quel «Paolo Aliprando Piazza», citato in due lettere dello zio, il noto pittore Cosimo da Castelfranco, al secolo Paolo Piazza (Fumagalli, 2002, p. 221). Grazie alla posizione ecclesiastica venne rilasciato dopo un anno di reclusione, su intercessione dello stesso pontefice, mentre non si hanno testimonianze circa provvedimenti presi contro il fratello Giovanni Battista.

Luogo e data di morte di Giovanni Battista Piazza non sono noti; egli non può in alcun modo essere identificato con l’omonimo maestro di cappella attivo a Roma quasi contemporaneamente (cfr. Giazotto, 1970), col quale viene spesso confuso sulla base della ingannevole testimonianza di Giuseppe Ottavio Pitoni.

Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio di Stato, Inquisitori di Stato, b. 171 (f. «1612 / 1615 / 1618 … / 1759 - 1760», lettera n. 22, 24 dic. 1667); b.173 (f. «Lettere agli Ambasciatori a Vienna / 1594-1710», lettere 23, 25, 26, 30); b. 488, dispacci scritti agli Inquisitori di Stato dai residenti a Torino (1579-1743), lettere del 5 e 12 gennaio 1668; b. 522 («Minute di annotazioni non registrate / 1571-1685», alla data 28 aprile 1649); b. 643 (f. 'Giovanni Battista Piazza'); Consiglio di X, deliberazioni, criminali, filza 78, alle date; Capi del Consiglio dei X, Note di prigioni, 1; Torino, Archivio di Stato, Sezioni Riunite, Patenti Controllo Finanze, art. 217 (Conti tesoreria generale Real Casa), 119 e 120, per gli anni 1666 e 1667; Corte, Lettere Ministri / Venezia, m. 11, f. «N. 3 / 1664-1671 / Lettere di Carlo Emanuele Filiberto Giacinto di Simiana marchese di Pianezza, […] al conte Bigliore di Lucerna ambasciatore straordinario di S.A.R. a Venezia», lettere 29/4 (allegata lettera di fra’ Paolo Piazza), 30/2, 48/2, alle date 19 e 26 giugno, 2 ottobre 1666.

G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (circa1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 307, 325; M.-T. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1775, Torino-Parigi, 1969, pp. 68, 159; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, Roma 1970, pp. 145, 162, 165-167, 169, 178, 180, 243, 286, 304, 306, 323, 398, 402; M. Viale Ferrero, Repliche a Torino di alcuni melodrammi veneziani e loro caratteristiche, in Venezia e il melodramma nel Seicento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1976, pp. 148, 159-164; D.W. Krummel, Venetian baroque music in a London bookshop: the Robert Martin catalogues, 1633-1650, in Music and bibliography: essays in honour of Alec Hyatt King, a cura di O. Neighbour, New York 1980, p. 22; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 167, 191, 251, 257; Italian secular song 1606-1636, 7, a cura di G. Tomlinson, New York 1986; Archivio Sartori – documenti di storia e arte francescana, a cura di A. Sartori, III, 1-2: Evoluzione del francescanesimo nelle Tre Venezie, a cura di G. Luisetto, Padova 1989, p. 316 n. 68, pp. 461 s. n. 139, p. 673 n. 231, p. 1330 n. 309; The «Catalogus librorum musicorum» of Jan Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), a cura di H. Vanhulst, Utrecht 1996, pp. 35, 65; P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Milano 2004, pp. 113, 186; T. Carter, “Possente Spirto”: on taming the power of music, in Early music, XXI (1993), pp. 518 s.; The New Grove of music and musicians (ed. 2001), XIX, p. 701; E. Fumagalli, Padre Cosimo Cappuccino a Roma, in Paolo Piazza, pittore cappuccino nell’età della Controriforma tra conventi e corti d’Europa, a cura di S. Marinelli, Verona 2002, pp. 189-240; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, col. 530; F. Barbierato, La «rovina di Venetia in materia de’ libri prohibiti». Il libraio Salvatore de’ Negri e l’Inquisizione veneziana (1628-1661), Venezia 2007, pp. 18-29.

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