PAGANI, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 80 (2014)

PAGANI, Giovanni Battista

Paolo Marangon

PAGANI, Giovanni Battista. – Nacque a Borgomanero (Novara) il 14 maggio 1806 da Bartolomeo e da Cristina Dulio.

Frequentò i due anni di latinità e i due di umanità e retorica nel paese natale; a 16 anni, nonostante la resistenza del padre, decise di entrare nel seminario di Gozzano, dove proseguì lo studio di logica e matematica, e poi in quello di Novara, completando la sua formazione sacerdotale con i quattro anni di teologia. Il 20 dicembre 1828 fu consacrato a Novara dal cardinale Giuseppe Morozzo e nominato prefetto del seminario maggiore. Dopo alcuni anni di insegnamento di teologia dogmatica e di diritto canonico, nel settembre 1831 gli fu affidato il delicato incarico di direttore spirituale dei chierici, che svolse per cinque anni e nel quale rivelò un particolare talento. «Fu in questo ufficio – scrisse un anonimo biografo nel 1860 – che attirò in maniera speciale la stima, riverenza e affezione di tutti, a ragione della sua ardente e tenera pietà […] discrezione e competenza nella direzione delle anime […] fatta gradevole dalla dolcezza delle sue maniere» (Stresa, Arch. storico dell’istituto della carità, Archivio generalizio, 124, f. 596). In questo periodo pubblicò due scritti di teologia spirituale che ebbero vasta diffusione, soprattutto nei seminari piemontesi e lombardi, durante tutto l’Ottocento: L’anima divota della Ss. Eucaristia e la Scuola della cristiana perfezione.

Il primo, stampato a Vigevano nel 1835, contiene 26 «considerazioni» sulla messa e in particolare sull’eucaristia, accompagnate da altrettante preghiere di preparazione e di ringraziamento. Destinato ai credenti di ogni condizione, il libro unisce alla semplicità della scrittura un intenso afflato spirituale e una vasta erudizione, che attinge in abbondanza alla Bibbia e ai grandi santi della tradizione cristiana orientale e occidentale. Nel 1844 venne tradotto in inglese e nel 1858 in francese. Il secondo, pubblicato a Novara nel 1836 e dedicato al cardinale Morozzo, precisa nell’Avvertimento che «la cristiana perfezione» consiste essenzialmente «nell’amare Iddio di tutto cuore e il prossimo come noi stessi». Sulla scia del gesuita spagnolo Luigi da Ponte, l’autore sviluppa il duplice comandamento alla luce di tre verbi: pregare, operare ed essere pazienti.

In quegli anni il cardinale Morozzo era vicino ad Antonio Rosmini e aveva contribuito in modo decisivo al consolidamento dell’Istituto della carità, fondato dal filosofo di Rovereto nel 1828 proprio nella sua diocesi, mentre il vicario generale, mons. Pietro Scavini, aveva esaminato le costituzioni ancor prima della loro presentazione alla S. Sede. Anche Pagani, fin dal 14 dicembre 1831, entrò in corrispondenza con Rosmini (Stresa, Arch. storico dell’istituto della carità, Archivio generalizio, 51, cc. 938v-939). Questo intreccio di rapporti non fu certo estraneo alla decisione, presa da Pagani il 26 ottobre 1836, di entrare nell’Istituto della carità.

Dopo un breve e intenso noviziato, il 10 luglio 1837 Rosmini lo inviò insieme a quattro confratelli a Prior Park, nell’Inghilterra occidentale, a sostegno della missione avviata qualche anno prima dal padre Luigi Gentili. Pagani rimase in Inghilterra fino alla morte di Rosmini (1855): nel frattempo, grazie alla particolare stima che questi nutriva nei suoi riguardi, venne nominato prima superiore (1839) e poi provinciale (1844) della missione inglese.

Nei 18 anni trascorsi in Inghilterra, nonostante la salute malferma, egli profuse un grande impegno, rivolto prevalentemente in tre direzioni. In primo luogo rafforzò i rapporti di collaborazione con i vescovi cattolici che chiedevano l’aiuto dell’Istituto, in particolare nell’insegnamento della filosofia e della teologia per i loro seminaristi, nelle missioni al popolo e nella cura pastorale: questo sostegno avvenne nella fase decisiva che portò al ristabilimento della gerarchia della Chiesa di Roma oltre Manica (1850) e in tal senso è illuminante il rapporto preliminare sulle condizioni del cattolicesimo in terra inglese inviato da Gentili il 5 giugno 1847 su richiesta della congregazione di Propaganda fide (Città del Vaticano, Arch. della sacra congregazione de Propaganda fide, Congregazioni particolari de Propaganda fide, 1847-51, Anglia, Terra Santa etc., vol. 157, cc. 478-483v). In secondo luogo Pagani provvide a consolidare in modo duraturo il radicamento dell’Istituto nel nuovo paese, lasciando alla fine della sua missione otto case ben avviate e quasi 80 confratelli, ai quali va aggiunto un buon numero di Suore della provvidenza, il ramo femminile dell’Istituto, dedito soprattutto alle scuole dell’infanzia e a quelle elementari. Infine egli svolse un’intensa opera di mediazione culturale nel campo della spiritualità tra Italia e Inghilterra.

Pubblicò alcuni scritti in inglese, tra i quali ebbero varie riedizioni The way to Heaven, a manual of devotion (1849), dedicato a John Henry Newman, e The science of the saints in practice (1853-55), in tre volumi, dedicata al cardinale Edward Manning; nel 1851 tradusse in inglese La vita di D. Luigi Gentili sacerdote dell’Istituto della Carità del confratello Francesco Puecher e nel 1855 le Massime di perfezione cristiana di Rosmini.

Durante il soggiorno inglese Pagani mantenne legami molto stretti con il Roveretano sia attraverso un fitto carteggio sia tramite rientri periodici, talora prolungati, in Italia. Forse fu in occasione di uno di questi, nell’estate del 1842, che conobbe i dettagli della polemica innescata dall’opuscolo Alcune affermazioni del signor Antonio Rosmini-Serbati, prete roveretano, con un saggio di riflessioni scritto da Eusebio Cristiano, apparso anonimo l’anno precedente, ma dietro il quale si celava la mano del gesuita padre Pio Melia, che si scagliava violentemente contro la dottrina esposta da Rosmini nel Trattato della coscienza morale. Pagani sentì allora il dovere di intervenire con un volumetto, pubblicato a Milano nel 1842 e intitolato Doctrina peccati originalis destructiva in ficto Eusebio Christiano contenta.

Più ancora che un’apologia di Rosmini, il quale aveva già replicato alle pesanti e offensive accuse con la Risposta al finto Eusebio cristiano stampato nell’agosto 1841, l’opuscolo di Pagani, scritto interamente in latino, contiene una puntuale e documentata serie di osservazioni su 14 punti sostenuti dal finto Eusebio, svolte con tono pacato e notevole competenza teologica.

Di lì a qualche anno Rosmini si trovò coinvolto nelle tumultuose vicende del Risorgimento italiano prima con la pubblicazione, nel maggio 1848, delle sue «operette» La costituzione secondo la giustizia sociale e Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, poi con la missione diplomatica presso Pio IX per conto del Regno di Sardegna. Come è noto, dopo l’insurrezione romana del 15-16 novembre che aveva portato all’assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi e alla fuga del papa a Gaeta, la linea costituzionale e riformatrice di Rosmini entrò rapidamente in crisi: la condanna della Costituzione e delle Cinque piaghe, decretata dalla congregazione dell’Indice il 30 maggio 1849 ma comunicata all’interessato solo il 15 agosto, fu il suggello della svolta anticostituzionale di Pio IX. In questo clima Pagani, credendo solo imminente la proibizione delle due «operette», «scrisse una umilissima supplica al Papa per impedirla e gliela fece presentare dal card. Franzoni prefetto della Congregazione di propaganda, sant’uomo e all’Istituto benevolo, ma la supplica giunse tardi perché il decreto era già emanato»: così annotò l’anno dopo Rosmini nel suo Commentario (Malusa, 1998, pp. 176 s.).

Un fatto analogo si verificò all’inizio del 1851, in uno dei passaggi più delicati della cosiddetta ‘questione rosminiana’, dopo la pubblicazione a Milano di due volumi intitolati I principi della scuola rosminiana esposti in lettere famigliari da un prete bolognese, pseudonimo del gesuita Antonio Ballerini, nei quali venivano rinnovate a Rosmini le accuse di eresia mosse un decennio prima, in particolare quella di giansenismo. Era allora imminente l’esame di tutte le opere di Rosmini da parte della congregazione dell’Indice e il 21 gennaio 1851 Pagani decise di scrivere dall’Inghilterra un’accorata supplica a Pio IX per difendere il suo padre generale (Stresa, Arch. storico dell’istituto della carità, Archivio generalizio, 23, ff. 208-210). Il 13 marzo 1851 Pio IX impose il silenzio sulla questione e il 3 luglio 1854 la congregazione dell’Indice dichiarò ammissibili tutte le opere di Rosmini a eccezione di quelle già condannate.

Il 26 maggio 1855, aggravandosi le sue condizioni di salute, Rosmini nominò il padre Pagani vicario generale. Dopo la morte del filosofo il 1° luglio di quell’anno, i presbiteri elettori vollero Pagani, rientrato dall’Inghilterra, come superiore di tutto l’Istituto. Non era facile succedere a Rosmini. Pur fra «continue e gravi occupazioni», il primo impegno del nuovo eletto fu di mantenere unita la sua comunità religiosa nel solco spirituale tracciato dal fondatore. Per questo volle che in breve tempo fossero stampati i Cenni biografici di Antonio Rosmini (1855) e soprattutto due volumi dell’immenso epistolario contenenti «le lettere di argomento religioso e famigliare» (Epistolario di Antonio Rosmini-Serbati. Opera postuma, I, Torino 1857, p. 6).

Nel governo dell’Istituto Pagani scrisse numerose lettere e ordinanze affinché venissero mantenuti lo spirito e le regole del padre fondatore (Roma, Arch. generalizio, Libro dei Decreti e Registro per l’applicazione dei fondi, 1855-60). Il 29 settembre 1857, su invito di Pio IX, trasferì a Roma la casa generalizia.

Negli anni del suo incarico Pagani fu aggregato all’Accademia roveretana degli agiati, all’Arcadia e all’Accademia di religione cattolica di Roma. Il 12 aprile 1856 fu nominato anche consultore della congregazione dell’Indice.

La salute cagionevole non gli concesse molto tempo. Morì a Roma la notte di Natale del 1860.

Fonti e Bibl.: Le copiose fonti inedite relative a Pagani sono conservate principalmente a Stresa presso il Centro internazionale di studi rosminiani, Arch. storico dell’istituto della carità, Archivio generalizio; A 1; A 2. Per quanto riguarda il governo dell’Istituto altri inediti sono custoditi in Roma presso l’archivio della casa generalizia dei Rosminiani. Solo un’esigua parte del ricco carteggio tra Pagani e Rosmini è pubblicata, limitatamente alle risposte del filosofo, nell’Epistolario completo, IV-XIII, Casale Monferrato 1889-94. Il necrologio è di [P. Perez], Cenni intorno alla vita del sacerdote G.B. Pagani, già preposito generale dell’Istituto della Carità, s.l. 1860; un primo profilo storico è tracciato da D. Mariani, Superiori e vescovi rosminiani, Stresa 2003, pp. 11-24. Sulla missione inglese si veda G.B. Pagani, La vita di Luigi Gentili, Roma 1904, pp. 161-418, mentre per i dettagli circa le prime fasi della ‘questione rosminiana’ cfr. [G.B. Pagani - G. Rossi], La vita di Antonio Rosmini scritta da un sacerdotedell’Istituto della Carità riveduta e aggiornata dal prof. Guido Rossi, II, Rovereto 1959, pp. 65-100, 209-263, 363-417; A. Rosmini, Della missione a Roma di Antonio Rosmini-Serbati negli anni 1848-49. Commentario, a cura di L. Malusa, Stresa 1998.

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