CIBO, Giovanni Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CIBO, Giovanni Battista

Franca Petrucci

Figlio di Franceschetto e di Maddalena de' Medici, nacque a Roma il 6 maggio 1508 (o, secondo alcuni, nel 1505). Nipote da parte di padre di Innocenzo VIII e da parte di madre di Lorenzo il Magnifico, fu tenuto a battesimo da quattro cardinali. Destinato prestissimo alla carriera ecclesiastica, fu indotto ancora quattordicenne a cedere la parte dei suoi beni paterni e materni (dai quali era stato escluso già dal testamento il fratello cardinale Innocenzo) all'altro fratello, Lorenzo, unico laico, nel quale furono cosi concentrati i beni della famiglia. In effetti al C. aveva provveduto, dalla morte del padre nel 1519, e continuava a provvedere il cardinale Innocenzo.

L'autorità del potente fratello serviva soprattutto ad assicurare al C. l'impunità nelle risse e negli eccessi, nei quali egli, dotato di una natura tutt'altro che ascetica, veniva spesso coinvolto. Nel febbraio del 1527, infatti, a Venezia partecipò ad un alterco, dal quale uscì ferito e venne sottratto con fatica alla punizione che le autorità intendevano comminargli.

Quando, alla fine dell'estate, del 1527, Rodolfa da Varano tentò di impadronirsi del ducato di Camerino, di cui era duchessa la sorella del C., Caterina, il cardinale Innocenzo inviò in difesa di lei il C. al comando delle genti di Tebaldo da Cerreto. Egli entrò nella città con le truppe, ma non riuscì a liberare la sorella asserragliata nel palazzo delle guardie; il suo apporto in questa vicenda, che si sarebbe risolta nel settembre con il recupero da parte della Cibo del ducato, si concluse per lui a questo punto, poiché cadde poco dopo ammalato di febbre terzana. Due anni dopo a Bologna poco prima dell'arrivo nella città dell'imperatore, il C. si distinse per la sua solita turbolenza, che lo indusse a compiere imprese notturne poco edificanti e pericolose, in compagnia del cardinale Ippolito de' Medici e del cognato conte di Caiazzo. In seguito a queste. sue sregolatezze fu anche impriglonato e riacquistò la libertà in occasione dell'arrivo di Carlo V nella città.

Il 12 genn. 1530 il fratello cardinale, il quale l'anno precedente gli aveva ceduto la carica di abate commendatario della basilica genovese di S. Siro, gli proc'urò il vescovato di Marsiglia. Il 7 ottobre 1531 il re di Francia gli spedì le lettere di placet e il C. prese possesso della sede il 28 giugno 1532 per procura; suo procuratore era il canonico di Pesaro, Annibale Collemucio. Nell'agosto del 1535 il C. era a Firenze, alloggiato nel palazzo del fratello, già dei Pazzi, dove risiedevano anche la sorella Caterina e la cognata Ricciarda Malaspina, marchesa di Massa, con la madre e la sorella Taddea. Il palazzo, dove le marchesane non conducevano vita irreprensibile, era frequentato anche dal duca Alessandro de' Medici. Una congiura contro quest'ultimo fu organizzata dal C., spinto dall'amicizia che lo legava al cardinale Ippolito de' Medici, strenuo oppositore dei duca, e forse dal desiderio di riscattare l'onore della famiglia, bistrattato dalla cognata. Un cassone, posto in camera di costei, sul quale Alessandro soleva sedersi, avrebbe dovuto saltare in aria, uccidendolo.

Scoperto il tentativo d'attentato, pare per l'intercettazione di una lettera inviata dal C. al conte Ottaviano Della Genga, altro complice del cardinale Ippolito, egli fu arrestato e il 21 giugno rese una dichiarazione in cui ammetteva la sua colpevolezza e denunciava i suoi complici. Il C. rimase in prigione meno di un anno, perché, grazie alla posizione di preminenza di cui godeva a Firenze presso il duca Alessandro il fratello Innocenzo, fu liberato al passaggio per Firenze nel 1536 di Carlo V, reduce dall'impresa di Tunisi.

Il C., che ancora non aveva ricevuto la consacrazione episcopale, non cambiò comunque il suo modo di vita e nel dicembre 1537 fu protagonista di un altro episodio di violenza: a Murano dette man forte a Giulio Cesare de' Rossi, conte di San Secondo, per rapire le nipoti, Maddalena e Lavinia, figlie della sorella Ippolita, vedova del conte di Caiazzo. Anche questa volta gli riuscì di evitare di cadere nelle mani della Repubblica veneta. Passata ormai la trentina, il C. parve farsi più maturo e responsabile, poiché non si hanno altre notizie di sue malefatte.

Fu probabilmente verso il 1540 che egli si trasferì in Francia, dove, il 29 ottobre di quell'anno, prestò a Parigi omaggio a Francesco I per la baronia di Aubagne e per altri beni feudali del suo vescovato. Il re gli restituì inoltre un priorato, che rendeva 1.000 scudi, precedentemente confiscatogli. Sette anni più tardi il clero di Arles lo designò suo rappresentante per prestare giuramento al nuovo re Enrico II. In Francia il C. abitò quasi sempre nel castello di Signes (Var), dove morì il 15 marzo 1550. Fu sepolto nel coro della chiesa parrocchiale.

Di lui scriss una biografia, nella sua opera Compendio dell'ill.ma et antichissima famiglia Cybo, manoscritta nell'Archivio di Stato di Massa, Pietro Bosello di Aiello.

Fonti e Bibl.: G. B. Guesnay, Provinciae Massiliensis... Annales..., Lugduni 1657, pp. 500, 508; G. Sforza, Cronache di Massa di Lunigiana, Lucca 1882, pp. 16, 240 s.; L. Staffetti, Il libro di ricordi della fam. Cybo, in Atti della Soc. ligure di storia Patria, XXXVIII (1908), pp. 5, 21, 114, 231-35, 239, 242, 270, 275, 281, 283, 295, 355-57, 390, 454; A. Virgili, Francesco Berni, Firenze 1881, pp. 499 s.; G. E. Moretti, Il card. Ippolito dei Medici, in Arch. stor. ital., XCVIII (1940), pp. 140, 71-74; J. R. Palanques La diocèse de Marseille, Paris 1967, pp. 117, 312; J. Stephens, G. C.'s Confession, in Essays presented to Myron P. Gilmore, a cura di S. Bertelli-G. Ramakus, Firenze 1978, I, pp. 255-269; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica... III, Monasterii 1923, p. 238; Dictionn. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XII, col. 824.

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