ARCOLANO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ARCOLANO (Hercolano, De Arcolis), Giovanni

Mario Crespi

Nacque a Verona nel 1390-93 dal notaio Amolfo, di antichissima e nobile famiglia originaria della borgata veronese di Arcole, e dalla sua prima moglie Lucia. Studiò all'università di Padova, conseguendovi la laurea in medicina: un atto del 1410 lo indica "studente in chirurgia" ed uno del 1423 lo nomina "fisico maggiorenne". Serio e valente studioso, giunse ben presto agli onori della cattedra: dal 1412 al 1427 fu professore all'università di Bologna, insegnando dapprima logica, poi filosofia, quindi medicina; successivamente egli fu "lettore" di medicina nell'università di Padova e, dall'anno 1433, in quella di Ferrara, per incarico del duca Borso d'Este.

Formatosi secondo i concetti della scuola medica araba, adottò, in seguito, i metodi della nascente scienza medica rinascimentale, esercitando la medicina e la chirurgia con perizia e compiendo interventi per quei tempi assai audaci. Clinico provetto e profondo conoscitore dell'anatomia. umana, ideò importanti strumenti chirurgici, escogitò nuovi metodi operatori; si distinse soprattutto per gli interventi di varicocele, di ernia epiploica, di idrocele, di sutura delle ferite dell'intestino, di empiema pleurico, dei flemmoni del cavo ischio-rettale, della tubercolosi del testicolo, dando una vera impronta scientifica alla chirurgia, allora considerata soltanto un mestiere.

L'A. ha lasciato due opere di grande importanza e di vasta mole, che, consistendo in commenti a classici della medicina araba, sulla quale l'A. aveva fondato la sua formazione scientifica, mostrano un'approfondita conoscenza della tradizione medica classica e medievale, e, attraverso le critiche più volte mosse alle definizioni e alle soluzioni proposte nei testi studiati, una spiccata capacità di porre a frutto l'esperienza pratica.

La prima di queste due opere, intitolata Practica o Practica medica, edita per la prima volta nel 1483, è basata sul nono libro del famoso trattato medico di ar-Rházi dedicato ad al-Mansur, libro scelto dall'A. in quanto l'argomento in esso trattato "est corpus humanum arte sanabile secundum passiones particulares singulis membris appropriatas"; è di grande utilità, "cumque per eum omnium egritudinum a capite usque ad pedes nobis notitia salusque afferatur". Meno generale è il soggetto della seconda opera dell'A. (Expositio in primam fen. quarti Canonis Avicennae, edita per la prima volta nel 1489) consistente nel commento alla prima "fen" del quarto libro del Canone di Avicenna, nella quale vengono trattati i vari tipi di febbre esistenti. Anche in questo caso l'A., che divide l'opera in quattro sezioni, offre un commento assai ampio, comprendente prima una parte a carattere espositivo e poi una parte critica, che presenta caratteri di notevole originalità e valore.

La fama goduta dall'A. nella seconda metà del sec. XV, e anche nel secolo seguente, è testimoniata non soltanto dal notevole numero di edizioni delle sue opere, ma anche dall'epigramma apposto in fine alla sua Practica (ediz. di Venezia del 1497) ove si dice di lui: "Ille vir Hypocratem. medicans et Apollina vicit / atque fuit nostro tempore verus apis / ... huius enim. medicam mundus adorat opem".

Convisse con una certa Paxia, dalla quale ebbe numerosi figli: uno di quesú, Arnolfa, fu ascritto, come il nonno, nel Patrio Consiglio, e, fece costruire, in S. Maria della Scala di Verona, una sontuosa cappella di famiglia adorna di marmi e dipinti.

Morì nel gennaio del 1458 a Ferrara, città della quale era cittadino onorario dal 1455 per decreto di Borso d'Este, e fu sepolto nella chiesa ferrarese di S. Domenico, vicino alla cappella dei Giocoli, detta del Crocifisso.

Bibl.: S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Il, Napoli 1848, pp. 358, 370, 383, 390, 438, 452; G. Pardi, Lo Studio di Ferrara, Ferrara 1903, pp. 134 s.; P. Capparoni, Un consulto inedito di G. A., chirurgo del secolo XV, in Riv. di storia critica delle scienze mediche e naturali, IX(1918), pp. 459 ss.; L. Thorndike, A History of magic and serimental Science, V, New York 1951, p. 46; VI, ibid. 1951, p. 402; R. Brenzoni, G. A., in Il Fracastoro, L (1957), pp. 89-99; Encicl. Ital., IV,p. 125.

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