GRASSI, Giovanni Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRASSI, Giovanni Antonio

Giovanni Pizzorusso

Nacque a Schilpario, nel Bergamasco, allora in territorio veneziano, il 10 sett. 1775 da Florino e da Alma Matti. Avviato agli studi presso i somaschi di Merate, studiò per due anni teologia nel seminario di Bergamo e il 21 nov. 1799 entrò nel noviziato gesuita di Colorno avendovi a maestro J.M. Pignatelli, del cui processo di beatificazione sarà testimone. Ancora novizio, fu mandato (1801) in Bielorussia dove, per volere di Caterina II, la Compagnia di Gesù non era stata sciolta; a Polock, completati gli studi di teologia, prese gli ordini sacerdotali. Nominato rettore del collegio dei nobili nel 1804, da quell'anno fino alla morte tenne un diario nel quale registrò in forma estremamente concisa le sue principali attività giornaliere.

Proprio nel 1804 il G. fu scelto insieme con altri due gesuiti dal padre generale per andare a rinforzare l'ormai sparuta missione dell'Ordine a Pechino, nell'ambito di una spedizione politico-diplomatica organizzata dallo zar. Dopo una lunga serie di peripezie che, nella vana ricerca di un imbarco, li videro passare dalla Finlandia alla Svezia e poi alla Danimarca, i tre approdarono a Londra (25 maggio 1805); di qui, vistisi rifiutare il trasporto dalla Compagnia delle Indie, passarono il 28 sett. 1805 a Lisbona contando di raggiungere la Cina via Macao. Ulteriori difficoltà e la notizia di persecuzioni anticristiane in Cina li tennero bloccati a Lisbona per altri due anni durante i quali il G., protetto dal nunzio, il bergamasco L. Caleppi, studiò trigonometria e matematica all'Università di Coimbra e approfondì le tecniche di rilevamento navale. Questa inclinazione per le scienze matematiche e naturali, emersa già durante i primi studi, tornò utile al G. quando nel 1807 il generale della Compagnia decise di richiamarlo in Inghilterra presso il collegio di Stonyhurst: mentre vi si occupava del gabinetto di fisica e vi insegnava varie materie, soprattutto scientifiche, il G. riuscì anche a collaborare a riviste specializzate in scienze naturali.

Tramontato definitivamente il progetto della spedizione in Cina, nel 1810 la Compagnia inviò il G. nella missione gesuita del Maryland. Restò in America sette anni svolgendo un'opera di grande rilievo soprattutto come direttore del Georgetown College (l'attuale Georgetown University, della quale è annoverato tra i padri fondatori) che gli era stato affidato dal generale dell'Ordine T. Brzozowski nell'ottobre 1811 (la notizia arrivò a Georgetown solo nel giugno 1812). Il G., che nel frattempo aveva richiesto la cittadinanza statunitense (ottenuta il 27 dic. 1815, dopo il previsto quinquennio), riaffermò le regole della Compagnia e la dipendenza del College dal generale. Abbassando le tasse d'iscrizione, risanò inoltre la situazione finanziaria perché favorì l'accesso al College dei figli della borghesia, anche protestante, della vicina capitale federale Washington (durante la sua direzione la presenza di studenti protestanti raggiunse il 25 per cento). Ancora più importante fu lo slancio dato ai metodi di insegnamento: seguendo l'esperienza di Stonyhurst, il G. sviluppò l'apprendimento basato sull'osservazione diretta dei fenomeni tramite modelli in legno di macchine idrauliche, visita delle prime navi a vapore, dimostrazioni dei principî dell'aerodinamica mediante un pallone aerostatico; egli stesso fu chiamato a calcolare le eclissi e l'esatta longitudine di Washington. Sotto la sua guida il College divenne dunque un'istituzione centrale, aprì al pubblico il suo museo e spesso ebbe in visita deputati e senatori provenienti dalla vicina Washington; e il presidente degli Stati Uniti J. Madison ne sancì l'importanza assegnando, nel 1815, valore legale ai titoli di studio che vi si rilasciavano.

Importanti mansioni furono svolte dal G. in qualità di superiore della missione gesuita, carica conferitagli già nel 1811 e che esercitò dal 1813 dopo aver preso i voti solenni (15 ag. 1812). I rapporti del G. con l'episcopato americano, soprattutto con l'arcivescovo di Baltimora J. Carroll, pur se improntati a grande stima reciproca, non furono sempre pacifici, ma continuarono anche dopo il suo ritorno in Italia, che ebbe luogo nel 1817 e fu motivato dalla necessità di informare la congregazione di Propaganda Fide sul cosiddetto scisma di Charleston che aveva alla base un contrasto tra preti irlandesi e gerarchia ecclesiastica francese. Partito non senza perplessità e giunto a Roma nel settembre 1817, il G. discusse la questione di Charleston con i funzionari di Propaganda Fide che gli assegnarono anche il complicato affare dei beni dei gesuiti in Inghilterra. In attesa di tornare Oltreoceano, redasse le Notizie varie sullo stato presente della Repubblica degli Stati Uniti, rapida ma penetrante descrizione della giovane nazione americana, edita tre volte fra il 1818 e il 1822.

L'autore vi descrive il clima, il suolo, i prodotti, il commercio, soffermandosi in modo particolare sull'incremento della popolazione. A tal proposito mette in guardia da un quadro idilliaco del fenomeno dell'immigrazione, che sconsiglia agli Italiani, ritenendoli per carattere lontanissimi dagli Americani industriosi e avidi di guadagno. Apprezza lo spirito di libertà, pur condannandone gli eccessi, e sottolinea l'importanza dell'istruzione elogiando le biblioteche circolanti. Facendo un paragone sfavorevole con gli Italiani, mette in evidenza l'inventiva degli Americani e il gran numero di brevetti e di trattati di ingegneria. Dopo aver descritto le leggi e i costumi politici degli Stati Uniti, passa alla religione elogiando la costituzione americana che garantisce la libertà di culto, che favorirebbe in definitiva la religione cattolica evitandole, a differenza di ciò che accade in Europa, ogni condizionamento da parte del potere politico. Mostra infine il frazionamento delle varie sette protestanti e illustra l'espansione territoriale delle diocesi cattoliche descrivendo la vita semplice e dura degli ecclesiastici.

Costretto da un'indisposizione fisica a rinunciare al desiderato ritorno negli Stati Uniti, il G. mantenne comunque la cittadinanza americana e visse la seconda parte della vita soprattutto tra Torino, Napoli e Roma. Fino al 1821 fu procuratore del provinciale di Roma e partecipò all'elezione del generale L. Fortis, di cui era amico. Il 17 nov. 1821 passò a Torino, incaricato della riforma del collegio del Carmine del quale era rettore. Nel frattempo, con sua grande sorpresa, fu scelto come confessore dal re Carlo Felice e dalla consorte Maria Cristina e fatto oggetto, con i confratelli J.P. Roothaan, futuro generale, e L. Taparelli d'Azeglio, della polemica scatenata dai liberali contro il ruolo egemone assunto dai gesuiti in Piemonte nel campo dell'istruzione. Anche la vicinanza del G. all'erede al trono Carlo Alberto non fu ben vista negli ambienti laici al pari delle altre mansioni a lui affidate, quali il recupero dei beni della vecchia Compagnia e la riforma dell'Università di Genova.

Ma l'attacco più duro si ebbe quando il generale Roothaan decise di chiudere il collegio universitario di S. Francesco di Paola, dove gli studenti erano in rivolta e che, oltre a essere indebitato, era ritenuto un focolaio di idee gianseniste e contrarie all'infallibilità del papa. Con grande fatica, tanto da cadere in un grave stato di prostrazione fisica accentuata dalle minacce anonime rivoltegli contro per lettera, il G. ottenne da Carlo Felice, inizialmente contrario, la chiusura dell'istituto. Dal febbraio 1831 seguì quotidianamente la malattia del re fino alla morte (27 apr. 1831) guadagnandosi la sua fiducia e ricevendo un lascito di 3000 lire a beneficio della Compagnia di Gesù.

Il 10 maggio 1831 il G. fu nominato primo provinciale della nuova provincia gesuita di Torino e rettore del collegio dei Ss. Martiri. Fu inoltre autorizzato a continuare la funzione di confessore della regina Maria Cristina, impegno cui il G. si dedicò per molti anni riducendo la sua attività nella Compagnia, tanto che, per seguire a Napoli la regina dalla quale riceveva una pensione, abbandonò la propria carica senza informare il Roothaan. Lasciato il rettorato del convitto napoletano di S. Sebastiano, nel 1832 ritornò a Torino dove riprese il rettorato ai Ss. Martiri, che lasciò di nuovo per seguire Maria Cristina e per effettuare una visita del collegio gesuita di Chambéry. Nel 1835 il padre generale richiamò il G. chiedendogli di scegliere definitivamente una residenza e commissionandogli l'anno dopo il resoconto del tentativo fallito di missione in Cina nonché la Memoria sulla Compagnia di Gesù ristabilita negli Stati Uniti dal 1810 al 1817, restata manoscritta. Nel frattempo collaborava a una biografia di J.M. Pignatelli, deponendo anche al processo di beatificazione (1842). A Napoli, dove era confessore anche della principessa Maria Filiberta di Savoia Carignano, cognata di Francesco II, svolse pure attività assistenziali, soprattutto in occasione dell'epidemia di colera del 1836. Dopo altri soggiorni a Torino (dove pubblicò il suo manuale di geografia) e a Napoli, nel 1839 si stabilì a Roma, dove nel biennio 1840-42 fu rettore del collegio Urbano di Propaganda Fide. Come emerge dal diario, in quel periodo egli incontrò religiosi di ogni parte del mondo di passaggio a Roma, soprattutto americani o diretti in America. Nel 1842 Roothaan lo nominò assistente d'Italia, carica che detenne sino alla morte e che lo obbligò a rinunziare al ruolo di confessore, che avrebbe potuto conservare solo se Maria Cristina si fosse stabilita a Roma. Ciò provocò vibrate proteste da parte di Filiberto Avogadro di Collobiano, procuratore della regina, che accusò la Compagnia di Gesù di crudeltà, facendo temere ritorsioni su di essa. Per la sua conoscenza della Chiesa americana, nel 1846 il G. venne ancora incaricato da Propaganda Fide di esaminare gli atti del VI concilio provinciale di Baltimora sui quali redasse un "voto".

La rivoluzione romana del 1848-49 provocò la chiusura delle residenze gesuite. In virtù della sua cittadinanza americana, il G. restò a Roma continuando a vestire la tonaca e dando lezioni di inglese e di francese, anche se sorvegliato e costretto spesso a uscire dalle porte secondarie della sua residenza in palazzo Altieri. Nel maggio 1849 l'ormai anziano gesuita venne assalito nel suo letto e derubato.

La sua salute, già da tempo malferma, declinò rapidamente e a partire dall'agosto restò in costante pericolo di vita. Spirò il 12 dic. 1849.

Le Notizie varie sullo stato presente della Repubblica degli Stati Uniti scritte al principio del 1818 dal padre G. G. della Compagnia di Gesù sono state pubblicate a Roma nel 1818 e ristampate nel 1819 a Milano; una "terza edizione accresciuta di recenti memorie dello stesso autore" fu pubblicata nel 1822 a Torino. Varie ristampe ebbe il manuale universitario di Geografia, pubblicato nel 1838 a Torino dall'editore Marietti; altre pubblicazioni relative al G. (traduzioni, deposizione al processo Pignatelli) sono segnalate da Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, Bruxelles-Paris 1892, coll. 1686 s.

Fonti e Bibl.: I documenti del G. sono raccolti principalmente presso l'Archivum Romanum Societatis Iesu, in particolare Vitae 1012, Grassi Ioannes Antonius 1775-1849 (comprende anche il rapporto sulla mancata missione in Cina); Historia Societatis 1061-1064A (Diarium p. Ioannis Grassi, 1804-49) e Maryl. 1001, IV (contiene la Memoria sulla Compagnia di Gesù ristabilita negli Stati Uniti); si vedano inoltre le serie delle province romana, torinese e napoletana. Documenti sull'America e sul suo rettorato al collegio Urbano si trovano in Roma presso l'Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide; T.A. Hughes, History of the Society of Jesus in North America, Colonial and Federal, Documents, I, 2, London 1907, ad indicem; F. Kenneally, United States Documents in the Propaganda Fide Archives. A calendar, I-VII, Washington, DC, 1966-81, ad indicem, e L. Codignola, Calendar of documents relating to Canada in the Archives of the Sacred Congregation "de Propaganda Fide" in Rome, 1800-1830, Ottawa 1993, ad indicem. Il rapporto sulla mancata spedizione in Cina è pubblicato in A. Carayon, Documents inédits concernant la Compagnie de Jésus, XXI, Poitiers 1869, pp. 267-288, e in Woodstock Letters, IV (1875), pp. 115-137; cfr. anche T.F. O'Connor, Letters of John Grassi S.I. to Simon Bruté de Rémur 1812-1832, in Mid-America, XV (1932-33), pp. 245-265. Altri documenti sul periodo americano, ma anche le successive lettere del G. ai suoi corrispondenti Oltreoceano, si trovano presso gli archivi delle province gesuite d'Inghilterra e del Maryland, nonché nei fondi della Georgetown University.

Le fonti secondarie sul G. sono soprattutto mirate sul periodo americano e, per la maggior parte, basate sulle Notizie varie o sul Diario: W.J. Parsons, The Catholic Church in America, 1819. A contemporary account, in The Catholic Historical Review, V (1919-20), pp. 301-310; G.J. Garraghan, John Anthony G. S.I., ibid., XXIII (1937), pp. 273-292; A.J. Arrieri, The memoirs of father John Anthony G. S.I., in Historical Records and Studies, XLVII (1959), pp. 196-233; ma si vedano anche gli articoli apparsi nelle Woodstock Letters, rispett. XI (1882), pp. 229-246; XXX (1901), pp. 101-103; LXX (1941), pp. 295 s. Sul G., nel contesto della diaspora gesuita dopo lo scioglimento della Compagnia, M. Inglot, La Compagnia di Gesù nell'Impero russo (1772-1820) e la sua parte nella restaurazione generale della Compagnia, Roma 1997, ad indicem. Sulla sua attività di organizzatore di collegi, si veda per Georgetown, R.E. Curran, The bicentennial history of Georgetown University: from Academy to University, 1789-1889, Washington, DC, 1993, pp. 64-84; per Torino, A. Monti, La Compagnia di Gesù nel territorio della provincia torinese, III, Prima della provincia, Chieri 1915, pp. 116-405, che utilizza anche documenti del G. conservati presso l'Archivio di Stato di Torino. Come osservatore della realtà americana la figura del G. è analizzata da P.A. Toninelli, Le origini della grandezza economica americana nell'opinione dei visitatori europei (1820-1860), in Società e storia, XXXII (1986), pp. 293-339; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXI, coll. 1213-1215 (G. Bottereau).

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