MASSALA, Giovanni Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASSALA, Giovanni Andrea

Luciano Carta

– Nacque ad Alghero il 27 apr. 1773 da Antonio e Isabella Pilo, della piccola nobiltà della cittadina catalana. Dopo aver frequentato le scuole di grammatica e di umanità e retorica nella città natale, conseguì a Sassari il diploma di maestro in arti liberali; si iscrisse poi alla facoltà di diritto. Rientrato ad Alghero, dal 1794 fu per circa un decennio docente di retorica. In questo periodo, per aderenze familiari e sull’esempio di altri illustri algheresi contemporanei, tra cui i quattro fratelli Simon e l’ex gesuita M. Puggioni, manifestò simpatia per le nuove idee e per l’azione politica riformatrice portata avanti dal movimento patriottico sardo, capeggiato da G.M. Angioj, durante il periodo della «sarda rivoluzione» nel 1793-96. Un’apertura alla nuova cultura che il M. mantenne inalterato nel corso della sua breve esistenza, sebbene, dopo la repressione del movimento patriottico e antifeudale nel 1796 e con l’arrivo del sovrano sabaudo in Sardegna nel 1799, maturasse idee moderate e di sincero attaccamento all’istituto monarchico, pur conservando intatti i principî che furono alla base di quel movimento patriottico, ossia la rivendicazione dell’autonomia e della specificità della Sardegna nell’ambito degli Stati sabaudi.

Frutto dell’impegno profuso nell’insegnamento nelle regie scuole di Alghero furono le Instituzioni poetiche proposte agli amatori di poesia latina e italiana (Sassari 1800), manuale di retorica a uso dei giovani che ebbe una certa fortuna tra i contemporanei e gli valse nel gennaio 1803 l’aggregazione al Collegio di filosofia e belle arti dell’Università di Sassari. In tale occasione il M. lesse la Dissertazione sul progresso delle scienze e della letteratura in Sardegna (ibid. 1803), primo tentativo di una storia letteraria della Sardegna a partire dalla restaurazione delle Università di Cagliari e di Sassari operata dal ministro di Carlo Emanuele III, G.B.L. Bogino, negli anni Sessanta del secolo XVIII. Sempre nel 1803 fu ordinato sacerdote e terminò gli studi di diritto, conseguendo la laurea il 24 dicembre.

Nel 1804 il M. intraprese, secondo le consuetudini della nobiltà dell’epoca, un viaggio nella penisola, che lo mise a contatto, tra Firenze, Livorno e Torino, con numerosi letterati che ne ampliarono l’orizzonte ideale e contribuirono a perfezionare il suo rapporto con la lingua italiana, introdotta nell’insegnamento e nell’uso dal ministro Bogino solo a partire dal 1760 – la lingua in uso tra i dotti locali era stata sino a quel momento lo spagnolo – e di cui il M. fu uno dei più convinti fautori tra gli intellettuali sardi a cavallo tra Settecento e Ottocento. Rientrato in Sardegna, fu nominato prefetto delle scuole regie e docente di filosofia.

Convinto della necessità di colmare i gravi ritardi e le chiusure della cultura della Sardegna rispetto ai progressi delle scienze e delle lettere in Italia e in Europa, nel 1807 il M. lanciò l’idea di una rivista scientifico-letteraria, pubblicando il Programma d’un giornale di varia letteratura ad uso dei Sardi (Cagliari 1807), che però nell’immediato non ebbe seguito.

Nel 1808 il M. pubblicò la sua opera più nota e più interessante, una raccolta di 45 Sonetti storici sulla Sardegna (ibid.), corredati da una accurata e ricchissima serie di Note, che costituiscono un vero e proprio compendio di storia e di corografia della Sardegna.

L’opera, animata da un sincero patriottismo e scritta con l’intento di contrastare la falsa immagine di un’isola barbarica nel panorama della civilizzata Europa propagata dalle superficiali osservazioni dei numerosi viaggiatori stranieri, fu punto di riferimento, nel secondo quarto del secolo XIX, dei promotori della cosiddetta «rinascenza sarda» che annovera, tra gli autori più significativi, G. Manno, P. Martini, P. Tola, L. Baille e V. Angius.

In riconoscimento dei suoi meriti, nel dicembre 1816 il re di Sardegna Vittorio Emanuele I gli conferì un canonicato di nomina regia nella cattedrale di Alghero, di cui ben poco il M. poté beneficiare; morì infatti ad Alghero il 20 febbr. 1817 e fu sepolto nella cattedrale cittadina.

Nonostante i limiti dell’opera del M., riconducibili alla connotazione pionieristica nell’uso dell’italiano e nello sforzo di riportare la cultura letteraria sarda nell’alveo della cultura italiana, è ancora oggi condivisibile il giudizio formulato nel Dizionario biografico da P. Tola, che lo definì «uno dei letterati più benemeriti della Sardegna» del primo Ottocento. Egli infatti fu uno dei frutti migliori di quella ventata di idee nuove che interessò la Sardegna nella seconda metà del secolo XVIII, grazie alle riforme boginiane e alla diffusione della cultura del secolo dei lumi. Tali riforme contribuirono in modo decisivo a disancorare la cultura dell’isola dalla asfittica cultura iberica e a immetterla nel circuito, ben più dinamico e stimolante, dell’Italia e dell’Europa.

Della cultura del secolo dei lumi il M. acquisì e conservò alcuni tratti salienti, che aveva saputo filtrare e adattare alle esigenze della società e della cultura della Sardegna del tempo. Tali sono l’attenzione ai progressi del pensiero scientifico; un atteggiamento di filosofia civile finalizzato alla riforma delle arcaiche strutture economiche; l’interesse per la creazione, nel primo scorcio dell’Ottocento, della Regia Società agraria, voluta dal viceré Carlo Felice a imitazione dell’Accademia dei Georgofili, come veicolo di conoscenze utili per lo svecchiamento della mentalità e delle buone pratiche in agricoltura; il culto della storia come strumento indispensabile per l’acquisizione di una matura coscienza identitaria; una ideologia «patriottico-nazionale» che, mentre rivendicava come valore la specificità culturale e politica della Sardegna e rifiutava l’atteggiamento coloniale del governo sabaudo, si apriva alle sollecitazioni delle altre culture e al necessario processo di modernizzazione dell’isola.

Tra le opere minori del M., ormai di difficile reperibilità, segnaliamo: Del matrimonio e de’ suoi doveri. Lezione con epitalamio, Cagliari 1800 (fu stampata in 100 esemplari); Esame analitico d’un opuscolo intitolato a qual secolo appartenga l’anno Mille Ottocento, ibid. 1801 (in polemica con un analogo scritto del p. Tommaso Napoli); Memorie storiche per servire alla vita di Giuseppe Alberto Delitala, in G.A. Delitala, Versi, Genova 1802; Saggio istorico fisico sopra una grotta sotterranea esistente presso la città di Alghero, Sassari 1805.

Fonti e Bibl.: Per le notizie biografiche cfr. Alghero, Archivio diocesano, Fondo Curia, Liber mortuorum, vol. 7, p. 149; P. Martini, Biografia sarda, Cagliari 1837-38, II, pp. 320-326; P. Tola, Diz. biografico degli uomini illustri di Sardegna, II, Torino 1838, pp. 240-245 (nuova ed. a cura di M. Brigaglia, Nuoro 2001, II, pp. 376-382); G. Siotto Pintor, Storia letteraria di Sardegna, Cagliari 1843, ad ind.; F. Alziator, Storia della letteratura di Sardegna, Cagliari 1954, pp. 528 s.; V. Del Piano, Giacobini moderati e reazionari in Sardegna. Saggio di un diz. biografico 1793-1812, Cagliari 1996, pp. 287 s.; A. Accardo, prefaz. all’edizione di G.A. Massala, Giornale di Sardegna, Nuoro 2001; F. Obinu, I laureati dell’Università di Sassari 1764-1945, Roma 2002, p. 113; G. Marci, In presenza di tutte le lingue del mondo. Letteratura sarda, Cagliari 2006, pp. 122, 207-209.