ALBANI, Giovan Gerolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBANI (Albano), Giovan Gerolamo

Giovanni Cremaschi

Nacque il 3 genn. 1509 a Bergamo da Francesco, di nobile famiglia, chiamato dai concittadini per i suoi meriti "pater patriae", e da Caterina Pecchio. Compiuti in patria gli studi di grammatica e retorica sotto la guida di un maestro celebrato ai suoi tempi, Giovita Rapicio (o Ravizza) da Chiari, iniziò, sempre a Bergamo, gli studi di diritto che continuò a Padova, dove ebbe maestri Marco Mantua e Francesco Sfondrati. Addottoratosi nel 1529 e tornato in patria, ricevette dal doge Andrea Gritti la dignità di "cavaliere aurato", avviandosi così a partecipare alla vita politica e militare della città. Sposò Laura Longhi, il cui avo Abbondio era stato famoso segretario di B. Colleoni; la sposa gli portò in dote la rocca colleonesca di Urgnano. Da quell'unione nacquero quattro figli e tre figlie. Rimasto vedovo nel 1539 e non più risposatosi, l'A. proseguì gli studi preferiti. Al primo frutto di essi, il De donatione Constantini Magni del 1535, in cui difendeva l'autenticità della celebre donazione, seguì il De cardinalatu nel 1541; quindi il De potestate Papae et Concilii, pubblicato nel 1544.

Quest'ultimo trattatello, che si riconnette alla lunga polemica del secolo precedente sulla preminenza del papa o del concilio nella Chiesa, vuole confutare esplicitamente le affermazioni di parte protestante e si preoccupa di dimostrare, con l'apporto di argomenti soprattutto giuridici, come possa salvarsi il primato del pontefice anche nei casi del papa supposto eretico o colpevole.

Grande importanza nella sua vita doveva avere però l'incontro con il domenicano Michele Ghislieri.

Nel 1550 questi era giunto a Bergamo per istruirvi processi a carico di persone sospette di eresia, tra le quali il vescovo Vittore Soranzo. L'A., la cui fama di giurista era già ampia e consolidata, gli fu illuminato consigliere; gli salvò anzi la vita, nascondendolo nella rocca di Urgnano, quando, scoppiata una vivissima agitazione a Bergamo, il Ghislieri fu ricercato a morte.

Nel 1553 l'A. pubblicò altre due opere, il De immunitate ecclesiarurn e le Disputationes ac consilia. A riconoscimento dei suoi meriti, l'11 febbr. 1555 fu da Venezia nominato collaterale generale, cioè vice comandante in capo delle forze militari.

Al colmo degli onori e della potenza, nel 1556 accolse il giovinetto Torquato Tasso - anche in seguito confortato e protetto dall'A, nelle dolorose vicende della sua vita - mandato a Bergamo presso i parenti dal padre Bernardo, che a Roma era caduto in sospetto di ribellione al governo napoletano. Nel 1559 uscivano ancora dell'A. le Lucubrationes in Bartoli lecturas.

Nel 1563 un grave avvenimento interruppe la carriera politica e l'attività dell'A.: in quell'anno l'inveterata inimicizia tra le potenti famiglie Albani e Brembati sfociò nell'assassinio del conte Achille Brembati nella chiesa di S. Maria Maggiore, ad opera di sicari assoldati e comandati da due figli dell'A., Giovan Francesco e Giovan Battista. Anche sull'A. gravarono sospetti di connivenza e di complicità (ma non risulta che abbia avuto parte diretta nell'assassinio).

Fu, tuttavia, arrestato a Venezia il 5 aprile, processato e il 2 settembre condannato a cinque anni di confino nell'isola dalmata di Lesina e quindi al bando dalle terre della Repubblica. Nelle poesie latine, De carcere, De mundi con temptu e nell'invocazione Ad Beatam Virginern cantò il dolore e le sofferenze di innocente condannato, la sua fede e la sua speranza nella giustizia. Vari tentativi di mediazione, sollecitati in seguito da potenti e da corti, non ebbero effetto.

Quando nel gennaio 1566 il cardinale Ghislieri fu eletto papa col nome di Pio V, volle chiamare presso di sé a Roma l'A., l'antico suo esperto consigliere e benefattore. Fattosi ecclesiastico con le dovute dispense, l'A. venne subito insignito della dignità di protonotario apostolico e di governatore della Marca di Ancona; e il 17 maggio 1570 fu creato cardinale del titolo di S. Giovanni a Porta Latina.

Per venticinque anni fu uno dei membri più autorevoli del Sacro Collegio e principale consigliere della S. Sede: della sua dottrina giuridica si valsero in modo particolare Gregorio XIII e Sisto V, per la soluzione di problemi della riforma della Chiesa e, soprattutto, per la costituzione delle Congregazioni romane che si andavano fondando. Subito dopo l'elezione di Sisto V, fece parte della congregazione di tre cardinali istituita nel 1585, per reprimere il banditismo e per perseguire gli autori di torbidi. Due volte l'A. vide posta la sua candidatura al papato: nei conclavi del 1585 e del 1590, da cui uscirono eletti Sisto V e Urbano VII; alla grave età e anche più alla turbolenza dei nipoti pare dovuta la mancata elezione.

L'A. morì il 25 apr. 1591 e fu sepolto in S. Maria del Popolo.

Opere: De donatione Constantini Magni, Coloniae 1535; ristampata in Roma nel 1547 col titolo Pro oppugnata Romani Pontificis dignitate et Constantini donatione adversus obtrectatores libri tres; e di nuovo a Venezia nel 1584 e inserita nel Tractatus universi iuris, XIII, 2; De cardinalatu ad Paulum III, Pont. Max., Romae 1541; poi a Venezia 1584 in Tractatus, Cit., XIII, 2; De potestate Papae et Concilii, Venetiis 1544, Lugduni 1558 (in edizione accresciuta e quasi rifatta dall'autore), Venetiis 1561, e 1584 in Tractatus, cit., XIII, 1; De immunitate ecclesiarum et de personzs confugientibus ad eas lib. I ad Iulium III Pont. Max., Romae 1553,Venetiis 1584 in Tractatus, cit., XIII, 2; Disputationes ac Consilia, stampati, oltre che a Roma 1553, insieme con il De immunitate ecclesiarum, Lugduni 1563; Lucubrationes in Bartoli lecturas sive Commentana, 2 voll., Venetiis 1559, 1561, 1571.

Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'italia, I, 1,Brescia 1753, pp. 272-274; J. F. v. Schulte, Die Geichichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechtes, III, Stuttgart p. 880, pp. 448 s.; A. Solerti, Vita di Tonquato Tasso, I-Il, Torino-Roma 1895, passim (il II vol. di docc.); L.v. Pastor, Storia dei Papi, VI, Roma 1922, p. 232; VIII, ibid. 1924, p. 116; IX, ibid. 1925, pp. 13, 257, 875 s., 885; X, ibid. 1928, pp. 10, 14, 17, 58, 506, 508, 576, 594; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Milano 1940, pp. 190, 232, 299, 326; Dict. de Théol. Cath., I, coll. 659 s.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, col. 1372.

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