Giòtto di Bondone. - Pittore, architetto e scultore (Colle di Vespignano in Mugello probabilmente 1267 -
Vita e opereLa figura novatrice di G. emerge con forza dal giudizio dei contemporanei (Dante, Boccaccio, Petrarca), che ne colgono già aspetti importanti che nel corso dei secoli successivi riceveranno una più esplicita codificazione: al di là di una serie di tòpoi, significativamente di matrice classica, che contribuiscono alla formazione della leggenda dell'artista, l'accento, infatti, è posto sulla "naturalezza" della sua arte, uno degli elementi caratterizzanti il suo apporto rivoluzionario, e conduce alla sua schematica contrapposizione con l'arte che la precede ("G. rimutò l'arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno", Cennini; "Arrecò l'arte nuova; lasciò la rozzezza de' Greci", "Arrecò l'arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure", Ghiberti). Ma se le fonti letterarie e cronachistiche (si devono ancora ricordare Riccobaldo Ferrarese, Francesco da Barberino, l'Ottimo, Sacchetti, Villani) rilevano la grandezza dell'artista e la sua attività a Firenze, Roma, Padova, Assisi, Napoli e Milano, nessuna delle opere ascritte a G. è confortata da documenti, rendendone così problematica la cronologia se non addirittura la paternità (i pochi documenti che lo riguardano, relativi a sue proprietà, ne attestano una certa agiatezza). Connessa con la formazione di G. (e, conseguentemente, con la ricusa della sua data di nascita al 1276, riportata dal Vasari) è la questione più controversa, quella cioè del suo intervento nella decorazione della chiesa superiore di S. Francesco d'Assisi, con posizioni che vanno dalla negazione assoluta della sua collaborazione all'assegnazione all'artista di tutti i cicli narrativi che si svolgono lungo la navata (Storie del Vecchio e Nuovo Testamento nei registri superiori, Storie di s. Francesco in quello inferiore), sia pure con un largo intervento di aiuti. Nella decorazione della navata della chiesa, che con ogni probabilità ha inizio dopo la bolla di Niccolò IV (1288), emergono personalità abbastanza definite, quali il Maestro d'Isacco, il Maestro della Santa Cecilia e soprattutto il Maestro delle Storie di s. Francesco, quest'ultimo dai più identificato con Giotto. Le ricerche più avanzate della pittura toscana e romana, d'altronde presenti ad Assisi ad opera di Cimabue, di Cavallini, di Torriti, e della scultura di Arnolfo, sono alla base della formazione del Maestro d'Isacco e del Maestro delle Storie di s. Francesco, si vogliano o no identificarli col giovane G.: interesse umano e drammatico della storia raccontata, sensibilità per i rapporti proporzionali e per il ruolo della luce, esplorazione dello spazio prospettico. Punto fermo della biografia dell'artista è la sua attività a Padova alle soglie del nuovo secolo. A un precedente soggiorno romano è stato collegato il frammento di affresco in S. Giovanni in