BARBARO, Giosafat

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBARO, Giosafat

Roberto Almagià

Nacque nel 14 13 a Venezia "nel confino di S. Maria Formosa" dove infatti, sul lato nord-ovest del Camp3, era un palazzo di proprietà Barbaro; rimasto orfano del padre, Antonio, in tenera età, fu dalla madre Franceschina presentato il 10 dic. 1431 ad ballotam aureatam per essere ascritto al Maggior Consiglio. Nulla di preciso sappiamo dei suoi studi, ma da quanto egli operò, osservò e scrisse possiamo giudicarlo uomo di notevole cultura nel campo geografico e marìnaro, dotato anche di preparazione e intelligenza nel trattar negozi politici e diplomatici. Nel 1434 sposò Nona figlia di ser Arsenio Duodo. Dedicatosi alla mercatura, due anni dopo si recò al grande emporio commerciale veneto della Tana sul Mar d'Azov, come apprendiamo dalle stesse sue parole: "Del 1436 cominciai andar al viazo de la Tana dove a parte a parte sono stato per la somma de anni sedeci e ho circondato quelle parte sì per mar come per terre con diligentia e quasi curiosità". Alla Tana risiedeva un console veneto; il B., che probabilmente vi acquistò qualche proprietà - certamente una pescheria e uno stabilimento per la seccagione e salagione del pesce del lago Bosagaz -, ne fece centro di irradiazione dei suoi viaggi nel retroterra, descritti - come vedremo - nel suo libro, che peraltro non è ordinato in forma itineraria, né in successione cronologica, onde quelli non possono essere esattamente ricostruiti. Ma la maggior parte delle località da lui nominate può essere identificata.

là certo che egli visitò dapprima gli immediati dintorni della Tana e il basso Volga (Edil); racconta, infatti, che nel 1437 tentò, con altri sette mercanti veneti e 120 uomini, una spedizione a circa 50 miglia dalla Tana in una località detta Gulbedin per eseguire uno scavo in uno dei maggiori tumuli, detti Kurgan, di cui è cosparsa l'Ucraina e che si diceva contenessero un tesoro; lo scavo, benché condotto assai a fondo, risultò infruttuoso. A lungo percorse la Crimea, il basso Dnepr e tutti i paesi intorno al Mar Nero, da Costantinopoli a Trebisonda ed alla Mingrelia, varie località della Ciscaucasia, spingendosi fino ad Astrachaú, poi passò il Caucaso e visitò Tiflis e altri luoghi della Transcaucasia. Questa è anzi la parte più importante del suo viaggio alla Tana, anche per la descrizione che egli fa degli usi e costumi degli abitanti, specie dei Tatari, Alani, Cumani.

Il ritorno avvenne risalendo il Volga e raggiungendo Mosca. Di qua per Slonim, Varsavia e Francoforte sull'Oder tornò a Venezia nel 1450 o 1451- In questo stesso anno avrebbe partecipato alla guerra d'Albania in appoggio allo Scanderbeg, ma sembra più probabile che si tratti di un patrizio omonimo, che nel 1448 era console a Corone e Modrone.

Nel 1460 fu nominato console alla Tana come successore di Alessandro Pasqualigo, ma, non sappiamo per qual motivo, rifiutò l'incarico. Negli anni 1463-65 fu invece offitialis rationum veterum in Dalmazia e poi nello stesso anno fu nominato provveditore in Albania, con l'incarico di riunire tutti i rettori delle città, di assumere precise e particolareggiate informazioni sullo stato delle piazzeforti, di abboccarsi al più presto con lo Scanderbeg e di riferire sollecitamente al governo. Il B. adempié con grande sagacia e impegno al suo ufficio; non partecipò alla presa di Croie, ma fu testimonio oculare delle ultime gesta dello Scanderbeg e rimpatriò solo nell'aprile 1467 dopo la morte di lui, per riferire al Senato sugli ultimi avvenimenti. Ma alla carica di provveditore in Albania fu confermato ancora nel 1469.

Eletto doge nel novembre 1471 Nicolò Tron - con la partecipazione del B. tra gli elettori -, questi ebbe poco dopo (settembre 1472) il delicatissimo incarico di ambasciatore presso lo scià di Persia, Uzu'n Hasan, il quale, trionfando sui partiti avversari, aveva restaurato l'impero nei suoi più vasti confini ed era ormai pericoloso vicino del sultano ottomano che, dopo la conquista di Costantinopoli, aveva anch'egli dilatato i suoi domini: onde l'annientamento presso che totale degli stabilimenti veneziani sul Mar Nero. A noto che da allora la politica di Venezia mirò all'alleanza con la Persia contro i Turchi; da ciò le strette relazioni diplomatiche e le missioni pubbliche e segrete. Nel 1470, poi, la caduta di Negroponte atterrì l'Europa cristiana e indusse il pontefice, Napoli, Venezia, il Lusignano di Cipro e il gran maestro di Rodi a un trattato contro l'irrompente espansione dei musulmani. All'alleanza si voleva attrarre anche la Persia. Il B. secondo la commissione del 28 genn. 1473 doveva recarsi in Persia con i legati del papa e del re di Napoli, dopo aver visitato Cipro e Rodi; aveva anche commissioni segrete.

Partito da Venezia il 18 febbr. 1473, a Zara si incontrò con gli ambasciatori del papa e del re di Napoli, poi per Lesina, Modone e Rodi giunse a Famagosta il 29 marzo, dove poco dopo giungevano anche materiali bellici destinati allo scià. Non possiamo qui trattenerci sui complicati avvenimenti di Cipro, il cui re tenne un contegno sospetto e non aderì alla lega che dopo il matrimonio contratto con Caterina Cornaro. Il B. dovette aiutare il principe di Caramania, Kasanbeg, alleato di Venezia in fortunate spedizioni contro i Turchi; tornato a Famagosta, fu presente al tumultuoso periodo susseguito alla morte del re e alla contrastata assunzione al trono della regina Comaro finché non giunse una potente squadra veneziana per rimetter l'ordine nell'isola. Solo dopo un anno di permanenza a Famagosta, poté dunque il B. avviarsi verso la Persia e soltanto in compagnia di un legato persiano, un segretario e un interprete, non avendo potuto ottenere che gli altri ambasciatori lo accompagnassero.

Sbarcato nell'Asia Minore a Korghos, per Seleucia, Tarso e Adana, varcò il Seyhun, l'antico Pyramus, raggiunse l'Eufrate ed arrivò a Urfa. Il seguito del viaggio lo condusse successivamente a Mardin, poi di là dal Tigri, a Siirt, dove iniziò la traversata del complesso montuoso che egli chiama Tauro, nel paese dei Curdi: assalito da un gruppo di predoni perdette il suo cancelliere e il legato persiano; proseguì il penoso viaggio giungendo finalmente a Tabriz, residenza di Uzu'n Hasan verso la fine del 1474. Il soggiorno del B. in Persia, che durò circa quattro anni, costituisce la parte di gran lunga più importante di tutto il suo libro, sia per le notizie che fornisce sul paese, i suoi abitanti, le costumanze, i prodotti, le condizioni sociali, le forze militari, ecc., sia per i lunghi itinerari compiuti al seguito dello scià. Ma, nonostante che anche in questo caso le località descritte siano quasi tutte identificabili, non sempre ci riesce distinguere le informazioni de visu da quelle raccolte per diligenti inchieste. È certo che poco dopo essere stato accolto a corte, accompagnò lo scià in una spedizione contro il figlio ribelle e in questa occasione visitò Sultanieh, Sciraz e Isfahan dove s'incontrò con Ambrogio Contarini, inviato anch'egli ambasciatore allo scià nel 1472 (ambasciata che ebbe esito sfortunatissimo). Tra le località visitate è da porsi, come par sicuro, Persepoli, perché i particolari che leggiamo accennano a cose viste di persona. Anche la regione a sud del Caspio fu dal B. personalmente visitata. Per altre città descritte, come Lar, Kum, Hormuz, Mush, il lago del Van, Erzingian, non siamo altrettanto sicuri; ma è da rilevare che, oltre agli itinerari compiuti al seguito dello scià, tra i quali è da porsi anche quello in Georgia, che ebbe per risultato la pace col re di quel paese, il B. compié il ritorno per una via da lui precedentemente non percorsa. Non aveva mai cessato di incuorare lo scià a riprendere le armi contro i Turchi, ma dovette persuadersi che egli non ne aveva l'intenzione; per il che sin dal febbraio del 1477 chiedeva al Senato licenza di tornare. Non partì che l'anno seguente con un ambasciatore dello scià, per la via di Tartaria; ma, convintosi che questa non, era abbastanza sicura, preferì dirigersi ad Assangian (Erzingian) e di qua, accompagnatosi ad una carovana, per Arpachir e Malatia, raggiunse Aleppo e poi Beirut; una nave giunta da Candia lo sbarcò a Cipro donde rientrò a Venezia, nel marzo del 1479.

Non a lungo godette del meritato riposo. Nel novembre 1482 fu nominato capitano di Rovigo e provveditore del Polesine, dove nel 1483-84 si svolsero operazioni militari in relazione alla guerra intrapresa contro Ferrara; adoperandosi per il benessere delle popolazioni resse l'ufficio sino al 1485. Tornato definitivamente a Venezia, soltanto allora attese a scrivere la narrazione dei suoi viaggi, compiuta nel dicembre 1487. Tenne alte cariche pubbliche, fu savio del Consiglio e consigliere del doge Agostino Barbarigo.

Morì nel 1494.

Dal suo testamento apprendiamo che dalla moglie Nona ebbe un maschio, Giovanni Antonio, e tre figlie. Fu sepolto nel chiostro di Sant'Andrea della Vigna, con la seguente iscrizione: "Sepultura M. D. Iosaphat Barbaro de confinio Sante Marie Formose et eius heredes MCCCCLXXXXIIII". Il sepolcro andò distrutto nel periodo napoleonico.

La relazione del B. consta di due parti, una più breve riguardante il viaggio alla Tana e regioni vicine, l'altra riguardante l'ambasceria in Persia. Le notizie raccolte, esposte con semplicità, senza fronzoli o abbellimenti retorici, hanno l'impronta di schietta autenticità. In una sorta di introduzione esprime il timore che non accada a lui, come ad altri che hanno percorso paesi lontani e ignorati, di esser preso per bugiardo: "tra li quali... credo dire con verità esser io uno di quelli con ciò che quasi tutto il tempo della gioventù mia et buona parte della vecchiezza habbia speso in luoghi lontani et fra genti barbare et huomini alieni al tutto della civilità et da costumi nostri; in tra i quali ho provato et visto molte cose che per non esser usitate di qua, a quelli che per modo di dire mai non furono fuori di Vinetia forse parerieno bugie et questa è stata principalmente la cagione per la quale non ho mai troppo curato ne di scrivere quello che ho visto, ne etiandio di parlarne molto. Ma essendo astretto dalla preghiera di chi mi può comandare... non ho possuto far di meno che anchora io non scrivi quelle cose che ho viste ad honor del signor Dio, il quale mi ha scampato da infiniti pericoli...".

Nella prima parte notevoli sono soprattutto le notizie sui Tatari di Crimea e regioni vicine, ed anche quelle sui Moscoviti. Nella seconda la descrizione di Curcho nell'Asia Minore (località presso Seleucia), quella di Tauris (Tabriz), dei costumi, abbigliamenti, feste e cerimonie degli abitanti. Speciale rilievo hanno i particolari sulla corte dello scià, sul suo modo di vivere, sulle spedizioni milìtari, ecc. A Tabriz notò i prodotti del paese, i mercati, i prezzi di alcune merci, ecc. Anche sul Catai il B. fornisce notizie di qualche interesse avendone parlato, quando era alla Tana, con un ambasciatore tataro.

Anche dopo il ritorno a Venezia il B. continuò ad interessarsi delle cose di Persia, perché accenna ad un colloquio avuto nel 1487 con un Pietro di Guasco genovese nato a Caffa, che aveva conosciuto in Persia.

In conclusione, sembra di poter affermare che la relazione del B. è la prima tra quelle di ambasciatori veneti inviati m Persia che fornisca una serie di notizie autentiche, anche se queste, stese in vecchiaia, molti anni dopo il ritorno in patria, appaiano non di rado lacunose, attinte alla. memoria o ad appunti e percio non collegate in una narrazione continuativa, il che del resto non era probabilmente nell'intenzione dell'autore, il quale, per sua stessa dichiarazione, scrisse non spontaneamente, ma per ordine ricevuto.

Le relazioni dei viaggi sono contenute nei seguenti codici: Venezia, Civico Museo Correr, Cod. mise. 1328, in 40, "Cominciano le cose vedute et audite per mi Iosaphat Barbaro citadin de Venetia in do viaggi cll'io ho fatti uno alla Tana et uno in Persia" (fogli 2 14-49); Venezia, Bibi. Marc., Cod. It., classe VI..., m 40, di fogli 48 "Cose da lui vedute nei suoi viaggi alla Tana..."; Venezia, Civ. Museo Correr, Cod. 397; Venezia, Bibl. del Seminario Patriarcale, Cod. 195. Il codice più autorevole fra questi sembra il Marciano. Vienna, Bibl. Naz., Cod. Foscarini 206, n. 397 di carte 420 (miscell. di discorsi politici, relazioni di ambasciatori, ecc.): lettere scritte al Senato, veneto negli anni 1472-73 dalla Dalmazia e dalla Grecia.

Edizioni a stampa: Viaggi fatti da Vinetia alla Tana, in Persia, in India, et in Costantinopoli con la descrittione particolare di Città, Luoghi, Siti, costumi et della Porta del Gran Turco et di tutte le intrate, Spese, et ultima impresa contra Portoghesi. In Vinegia 1543 (nel colofone: "In Vinegia nell'anno 1543 nelle case dei figliuoli di Aldo"), in 160, pp. 180. I viaggi del B. occupano le cc. 5-64, divisi in due parti "Qui cominciano le cose vedute et udite per me Iosaphat Barbaro cittadino di Vinetia in due viaggi che io ho fatti uno alla Tana et uno in Persia". A carta 24 "Quivi comincia la seconda parte che appartiene al viaggio che io Iosaphat Barbaro feci in Persia come ambasciatore". Segue il testo dei viaggi di Ambrogio Contarini e poi altre scritture. In una frase della dedica di Antonio Manuzio ad Antonio Barbarigo qualcuno ha creduto di vedere un'allusione ad edizioni precedenti, ma la frase si riferisce al testo del Contarini che era già stato stampato nel 1486 e nel 1523. Dell'edizione aldina ora accennata si cita una ristampa identica con la data 1545; G. B. Ramusio, Secondo volume delle navigationi et viaggi..., Venezia 1559 (e edizioni successive). Il Ramusio ha introdotto una divisione in capitoli e alcune glosse; il testo contiene alcune varianti rispetto all'ediz. aldina; E. Comet, Lettere al Senato Veneto di Gíosafatte Barbaro ambasciatore a Usunhasan di Persia - tratte da un codice originale a I. R. Biblioteca di Vienna,Vienna 1852.

Traduzioni: Travels to Tana and Persia by Yosafa Barbaro and Ambrogio Contarini...,London, Hakluyt Soc., 1873. Una traduzione russa di P. Semmenov è irreperibile. Rerum Persicarum historia... auctore Petro Bizaro ... In ea Iosephi Barbari et Ambrosii Contareni ... Itineraria Persica, Francofurti 1601 (trad. latina di J. Geuder). Tutte queste traduzioni sono condotte sul testo ramusiano.

Fonti e Bibl.: Lettere al Senato Veneto..., a cura di E. Comet, Vienna 1852; E.Comet, Le guerre dei Veneziani nell'Asia. 1470-1474. Documenti....Vienna 1856, n. 51, p. 65, n. 54, p. 68,n. 55, pp. 68-75, n. 60, pp. 80-82,n. 80, pp. 100-101, n. 84, pp. 105-107, n. 94, p. 116, n. 97, pp. 118-119, n. 103, pp. 130-131; Commissione a G. B., ambasciatore veneto in Persia (28 genn. 1473), in G. Berchet, La repubblica di Venezia e la Persia, Torino 1865, doc. IX, pp. 116-125; Commissione segreta a G. B. (II febbr. 1473), ibid.,doc. X, pp. 125-129; P. Zurla, Di Marco Polo e degli altri viaggiatori veneziani, II, Venezia 1818, pp. 205-209; V. Lazzari, Viaggiatori e navigatori veneziani, in Venezia e le sue lagune, 11, 2, Venezia 1847, pp. 277 ss.; G. Berchet, op. cit., pp. 9-21, 91; P. Bruun, Notices histor. et topogr. concernant les colonies italiennes en Gazarie, in Mém. d. Acad. Imp. des sciences de Saint Pétersbourg, s. 7, X (1866); P. Amat di S. Filippo, Studi biografici e bibliografici, I, Roma 1874, pp. 140-46; N. Di Lenna, G. B. e i suoi viaggi nella regione russa (1436-si) e nella Persia (1474-78), in Nuovo arch. veneto, n. 8., XXVIII (1914), pp. 5-105; G. Caracì, G. B., in Boll. d. Soc. Geogr. Ital.,s. 6, 1 (1924), pp. 12-15; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma 1927, pp. 28-32; Encicl. Ital., VI, p. 133.

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