TADDEI, Gioacchino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

TADDEI, Gioacchino

Marco Ciardi

– Nacque a San Miniato nel Granducato di Toscana, il 30 marzo 1792, da Pellegrino e da Maria Verdiana Barnini.

Fin da ragazzino Gioacchino manifestò interesse per i più svariati fenomeni naturali. Dopo essere rimasto orfano all’età di dieci anni, poté continuare gli studi grazie ai corsi gratuiti messi a disposizione dalla municipalità di San Miniato e dal seminario vescovile. Ottenuta una borsa di studio, si iscrisse all’Università di Pisa, laureandosi in medicina nel 1815. Iniziò a fare pratica presso l’arcispedale di S. Maria Nuova di Firenze con l’incarico di «medico astante». Rientrò quindi per un certo periodo a San Miniato per assistere i malati durante un’epidemia di tifo che colpì duramente la zona.

Nel frattempo Taddei si perfezionò nel campo della chimica, potendo svolgere le sue ricerche nel laboratorio privato di Cosimo Ridolfi. Nel 1816 fu così in grado di pubblicare un lavoro di notevole livello, risultato delle analisi svolte nell’agosto dell’anno precedente: Sulla calce caustica ritrovata nel così detto bagno di S. Gonda, che venne pubblicato sul Giornale di scienze ed arti di Firenze. Le ricerche di Taddei, per il tramite di Ridolfi, suscitarono l’attenzione di Humphry Davy e del suo giovane assistente, Michael Faraday, che ne diedero conto sulla rivista della Royal Institution.

Il 7 marzo 1816 Taddei fu nominato socio dell’Accademia dei Georgofili di Firenze. Nel corso di quell’anno iniziò anche a partecipare alle attività culturali dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato. In seguito Taddei sarebbe stato eletto membro di numerose accademie e istituzioni scientifiche in Italia e all’estero. Di lì a poco, negli Atti dell’Accademia fiorentina, avrebbe pubblicato le sue rilevantissime ricerche sul glutine, di cui stabilì la natura composita. Quindi, nel 1820, avrebbe dato alle stampe un nuovo importante risultato: la capacità del glutine di agire come antidoto al sublimato corrosivo. Anche in questo caso gli studi di Taddei ebbero un’ampia diffusione (furono ripresi, per esempio, dal Giornale di fisica, chimica, storia naturale, medicina ed arti di Pavia), e comparvero su riviste inglesi, francesi e tedesche.

Nel 1819 Taddei vinse la cattedra di chimica farmacologica presso l’arcispedale di S. Maria Nuova, ottenendo anche l’intendenza della farmacia nel 1820. L’anno seguente, nel mese di agosto, partì per un viaggio di formazione scientifica in Italia e in Europa. Prima si fermò a Bologna, Modena, Parma, Milano e Torino. Quindi soggiornò a Parigi, entrando in contatto con le maggiori personalità del suo tempo nel campo della chimica, fra cui Joseph Louis Gay-Lussac, Michel Eugène Chevreul, Louis Jacques Thénard e Mathieu Orfila. Nel corso del 1821, il suo Dei precipitati ottenuti per l’azione degl’idrosolfati alcalini su i nitrati di mercurio, dopo essere uscito sul Giornale di Pavia, venne pubblicato anche in Francia sul Journal de pharmacie. Trascorse anche un certo periodo a Londra, dove conobbe Davy, John Dalton e William Wollaston. Taddei aderì alla teoria delle proporzioni determinate, ma non accettò l’atomismo daltoniano, preferendo utilizzare per il calcolo dei pesi atomici la teoria degli equivalenti di Wollaston.

Rientrato in Italia nel maggio del 1822, iniziò a esporre la teoria di Wollaston sia nel Sistema di stechiometria chimica, o teoria delle proporzioni determinate (1824), sia nella Farmacopea generale (1826-1828). Per Taddei la teoria delle proporzioni determinate rappresentava il passo «più gigantesco» che la chimica avesse «mai fatto nella sempre spinosa via dell’analisi», perché, «elevando la scienza dell’indagini a quel grado d’esattezza e di sublimità che le conveniva», l’aveva resa «la parte più bella della Filosofia moderna» (Farmacopea generale, cit., I, p. XI, II, p. 130).

L’influenza di Davy, i cui Elements of agricultural chemistry erano stati tradotti in italiano da Antonio Targioni Tozzetti nel 1815, si fece sentire in particolar modo in questo settore, nel quale Taddei produsse una nutrita serie di contributi sugli argomenti più disparati, in larga misura pubblicati sugli Atti dell’Accademia dei Georgofili. Fu attento anche al rapporto tra scienza e sviluppo industriale, per esempio indagando i modi per produrre il gas illuminante, una questione su cui i ricercatori di tutta Europa stavano lavorando, o interessandosi alla cosiddetta regione boracifera (attualmente compresa fra le province di Pisa, Siena e Grosseto) e alle vicende imprenditoriali relative alla zona di Larderello.

Taddei si dedicò attivamente alla definizione della nomenclatura chimica. A suo avviso, il nuovo linguaggio introdotto da Antoine-Laurent de Lavoisier non era ancora stato recepito con chiarezza in ambito medico e farmaceutico, dove si conservavano «espressioni ora vaghe ora assurde» e si continuavano a designare i corpi con «i nomi non meno ridicoli che insignificanti con cui furon designati dagli Alchimisti» (Farmacopea generale, cit., I, pp. 236 s.). Tuttavia, secondo lui, non era stato Lavoisier il vero padre della chimica moderna: «E prima di tutto piacemi di rammentare, essere stata la Svezia la terra prediletta della chimica, in quantochè tre grandi luminari sursero nel secolo passato in quella contrada nelle persone di un Bergman, di un Gahn, e di un Scheele; del qual’ultimo i lavori furono preludio in gran parte delle scoperte fatte contemporaneamente dal celebre Lavoisier» (Elogio storico di Giovan Giacomo Berzelius, 1848, p. 2). Per questo motivo era il grande Berzelius, «educato alla scuola di costoro», il modello di chimico che Taddei stava cercando di seguire, in particolar modo in relazione ai fondamentali contributi dello scienziato svedese nel campo della chimica organica e fisiologica.

Tratto costante delle ricerche di Taddei fu infatti l’interesse per le relazioni tra l’animato e l’inanimato, tra l’organico e l’inorganico. Si possono segnalare, a questo proposito, le sue analisi sul sangue (che studiò anche al fine di fornire un ulteriore strumento di indagine ai periti forensi). Per questo motivo Taddei ottenne una nuova cattedra nell’ambito della riforma degli studi superiori universitari, promossa da Leopoldo II alla fine degli anni Trenta dell’Ottocento: chimica organica e fisica medica, istituita presso la Scuola medico-chirurgica di perfezionamento dell’ospedale di S. Maria Nuova.

Assieme all’amico Ridolfi, Taddei fu uno dei protagonisti delle celebri Riunioni degli scienziati italiani. La prima, che si tenne a Pisa nell’ottobre del 1839, lo vide in prima fila nella conduzione delle discussioni sulla chimica, che si svolsero all’interno della sezione di fisica, chimica e matematica. Ridolfi, invece, fu il presidente della sezione di agronomia e tecnologie (di lì a poco ottenne la cattedra di agraria e pastorizia nella nuova facoltà di scienze naturali dell’Università di Pisa). Taddei ebbe un ruolo di coordinamento dei lavori della comunità dei chimici italiani sempre più importante. A partire dalla riunione di Lucca, nel 1843, alla sottosezione di chimica (riconosciuta come tale a partire dalla Riunione di Torino nel 1840) venne accordato il diritto di nominare in maniera autonoma il proprio presidente, senza che l’incarico fosse conferito attraverso una delega concessa dal gruppo di fisica e matematica. L’incarico fu assegnato a Taddei. L’anno seguente invece, a Milano, chimica ottenne ufficialmente il riconoscimento di sezione autonoma al pari delle altre. Così come poi accadde a Napoli (1845), Genova (1846) e Venezia (1847), i chimici elessero Taddei a loro presidente, nonostante non mancassero certo altri candidati autorevoli. D’altra parte i meriti di Taddei erano riconosciuti a livello sia nazionale sia internazionale. Friedrich Wöhler (che aveva realizzato per la prima volta la sintesi di un composto organico, l’urea, nel 1828), si recò al Congresso di Genova espressamente su invito di Taddei. Alla riunione di Venezia, Taddei ribadì la sua proposta, già effettuata l’anno precedente a Genova, di realizzare una «farmacopea uniforme italiana», un progetto al quale lo scienziato toscano stava lavorando da oltre dieci anni.

Si era ormai alle soglie dei moti rivoluzionari del 1848. Nel febbraio di quell’anno Taddei venne eletto rappresentante di San Miniato e Montopoli all’Assemblea costituente toscana, incarico che gli fu rinnovato anche alla seconda elezione. Quando Leopoldo II abbandonò Firenze, nel febbraio del 1849, e si insediò in Toscana un governo provvisorio guidato da Domenico Guerrazzi, Giuseppe Mazzoni e Giuseppe Montanelli, Taddei non solo venne eletto nella nuova assemblea, ma ne ottenne la presidenza. La fine del movimento rivoluzionario e il ritorno del granduca determinarono conseguenze molto gravi per Taddei: perse la cattedra, fu espulso dal Collegio medico e venne privato della pensione assegnatagli per i suoi studi sul sublimato corrosivo. Nonostante ciò, organizzò un corso privato di chimica inorganica e organica presso la propria abitazione, che poi dette vita a una pubblicazione in sei volumi, le Lezioni orali di chimica generale (1850-1855).

Nel 1859, nell’ambito delle vicende che portarono all’Unità d’Italia, dopo l’abbandono definitivo della Toscana da parte di Leopoldo II, Taddei ottenne nuovamente tutti i titoli perduti, anche se non tornò a insegnare a causa del cattivo stato di salute. Fu nominato senatore del Regno di Sardegna nella VII legislatura, il 23 marzo 1860. Purtroppo non poté ricoprire la carica, perché morì a Firenze il 29 maggio 1860.

Opere. Sulla calce caustica ritrovata nel così detto bagno di S. Gonda presso il villaggio della Catena, in Giornale di scienze ed arti, 1816, vol. 1, pp. 64-70; Ricerche sul glutine di frumento, in Giornale di fisica, chimica, storia naturale, medicina ed arti, 1819, vol. 2, pp. 360 s.; Sopra un nuovo antidoto pel sublimato corrosivo e per le altre preparazioni venefiche del mercurio: ricerche chimico-mediche, Firenze 1820; Dei precipitati ottenuti per l’azione degl’idrosolfati alcalini su i nitrati di mercurio, in Giornale di fisica, chimica, storia naturale, medicina ed arti, 1821, vol. 4, pp. 355-379; Extrait d’un mémoire sur les précipités du nitrate de deutoxide de mercure, par les hydrosulfates alcalins; Extrait du second mémoire sur les sels mercúriels, in Journal de pharmacie et des sciences accessoires, 1822, vol. 8, pp. 24-29, 178-181; Sistema di stechiometria chimica, o teoria delle proporzioni determinate, Firenze 1824; Farmacopea generale sulle basi della chimica farmacologica o elementi di farmacologia chimica, I-IV, Firenze 1826-1828; Saggio di ematalloscopia, o ricerche chimiche e comparative sul sangue degli animali vertebrati, Firenze 1844; Manuale di chimica organica e fisica medica, Firenze 1845; Elogio storico di Giovan Giacomo Berzelius, Firenze 1848; Lezioni orali di chimica generale, pronunziate in un corso privato nell’anno 1849-1850, I-VI, Firenze 1850-1855.

Fonti e Bibl.: C. Ridolfi, On the native caustic Lime of Tuscany, in The Journal of science and the arts, 1817, vol. 1, pp. 260 s.; M. Faraday, Analysis of the native caustic Lime, ibid., pp. 261 s.; H. Davy, Observations on the preceding paper, ibid., pp. 262-264; M. Faraday, Experimental researches in chemistry and physics, London 1859, pp. 1-3; G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici italiani. Sec. XV-XIX, Roma 1938, pp. 135-144; P. Antoniotti, G. T., 1792-1860, in Nuncius, III (1988), 2, pp. 71-100; A. Volpi, La “filosofia della chimica”. Un mito scientista nella Toscana di inizio Ottocento, Firenze 1998, ad ind.; R.P. Coppini - A. Volpi, Lettere inedite a Cosimo Ridolfi nell’Archivio di Meleto. I. 1817-1835, Firenze 1994, ad ind.; Firenze Scienza, a cura di M. Miniati, Firenze 2009, ad ind.; M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano 2010, ad ind.; Id., La chimica, l’elettromagnetismo e l’unità dei fenomeni naturali. Pictet, Marcet, Gazzeri e le esperienze fiorentine del 1821, in Atti del XV Convegno nazionale di storia e fondamenti della chimica..., Bologna... 2013, a cura di M. Taddia, Roma 2014, pp. 169-181.

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