GINNASTICA

Enciclopedia dello Sport (2005)

Ginnastica

Bruno Grandi

La storia

Le origini

Il nome deriva dal greco gymnòs ("nudo") e si riferisce alla consuetudine invalsa nella Grecia classica di eseguire esercizi ginnici a corpo nudo. Per gli antichi greci la ginnastica comprendeva diverse attività sportive corrispondenti all'attuale atletica leggera (corse, lanci, salti), alla lotta e al pugilato.

La ginnastica venne praticata dalle civiltà antiche, come testimoniano numerosi reperti archeologici e documenti iconografici, alcuni dei quali risalenti all'antico Egitto, dove è possibile ritrovare sequenze figurative di atleti che praticano la ginnastica, sia la ritmica (che ricopriva un ruolo dominante) sia l'acrobatica, eseguita in forma individuale e collettiva. In alcune immagini, in particolare, sono rappresentati alcuni movimenti riconducibili all'attuale ginnastica sportiva.

I greci furono quelli tra i popoli antichi che più praticarono la ginnastica, come è testimoniato dall'esaltazione che il mito greco fa degli eroi e degli dei legati da un particolare rapporto con questa disciplina, che qui assume una connotazione assimilabile all'arte (Ermete, Apollo).

Anche se non è dato sapere dove e quando nacque un'organizzazione delle competizioni sportive e ginniche in particolare (forse Egitto o Cina), certamente, fra il 6° e il 5° secolo a.C., in Grecia, la ginnastica divenne una disciplina professionale, a proposito della quale sono stati tramandati alcuni nomi di atleti, come Milone di Crotone. In quel periodo assunse particolare rilievo la ginnastica igienica, contrapposta a quella atletica, la cui pratica era raccomandata da Platone e dalla medicina greca.

La ginnastica si diffuse largamente in età ellenistica ‒ che vide il moltiplicarsi dei ginnasi (edifici in cui si svolgevano gli allenamenti) in Grecia e Asia Minore ‒, mentre non trovò grande favore fra i romani che non amavano mostrarsi nudi e ritenevano la ginnastica atletica propria degli schiavi e degli stranieri, al contrario di altre attività sportive, maggiormente legate al combattimento in guerra, che invece vennero incoraggiate dalle autorità.

Nel Medioevo la cultura fisica (trascurata dopo la caduta dell'impero romano a favore di altre attività come l'equitazione e l'esercizio delle armi) riacquistò importanza; durante l'Umanesimo si ebbe una nuova impostazione dell'educazione fisica, come è testimoniato dalla Casa giocosa fondata da Vittorino da Feltre (1378 circa-1446) a Mantova.

Con la ripresa degli insegnamenti della medicina greca, durante il Rinascimento anche la ginnastica, intesa come pratica igienica e medica, divenne un tema di approfondimento nei trattati degli studiosi dell'epoca, come nel caso dell'Artis gymnasticae libri sex di Girolamo Mercuriale (1530-1606).

La ginnastica in Europa nell'Ottocento

Durante il 19° secolo in Europa ‒ al di là del generale sforzo di attuare un sistema di ginnastica razionale e scientifico, per opera soprattutto di fisiologi e igienisti ‒ gli indirizzi dati all'educazione fisica si differenziarono a seconda delle aree e degli studiosi che ne dettarono i principi.

Il tedesco G.H. Muths fu il creatore della ginnastica moderna, basata su un programma completo di esercizi atti a migliorare equilibrio, agilità e forza fisica. Il suo pensiero si diffuse in tutta Europa e contribuì alla formazione di un'intera classe di insegnanti. Fra i suoi discepoli, il tedesco F.L. Jahn ebbe il merito di coordinare le diverse discipline della ginnastica. Diede grande importanza agli esercizi di preparazione alla corsa e al salto, e tenne in grande considerazione la ginnastica attrezzistica (cavallo, parallele, sbarra fissa). Ciò che contraddistingue il suo pensiero è il concetto di ginnastica intesa come allenamento per i militari, in accordo con gli ideali nazionalisti che si diffondevano in Europa dall'inizio del secolo. Nel 1811 egli costituì il movimento dei Turner che portò alla fondazione del primo Turnverein e all'organizzazione di una Turnfest, che si ripeteva periodicamente. Nell'orbita dei Turner fu organizzata la prima competizione internazionale di ginnastica (Francoforte 1880), cui parteciparono le squadre di Belgio, Francia, Olanda, Ungheria, Italia, Russia, Svizzera e Stati Uniti. Sempre in Germania A. Spiess fu, invece, un sostenitore della ginnastica a corpo libero, degli esercizi di sospensione e appoggio, di quelli collettivi, figurativi e agli attrezzi.

Il metodo svedese teorizzato da P.H. Ling ebbe una diffusione analoga a quello tedesco. Al contrario del sistema di Jahn ‒ che si basava soprattutto sullo sviluppo della forza fisica ‒ quello di Ling si interessò allo sviluppo armonico del corpo, costituendo la base della ginnastica medica moderna. In Francia F. Amoros fondò nel 1852 la scuola militare di Joinville, i cui programmi erano fondati sul 'metodo naturale' svedese.

In Gran Bretagna A. MacLaren si rifece, invece, al metodo di Jahn e del movimento da lui fondato, dichiarandosi a favore di una ginnastica atta a sviluppare la muscolatura e per questo considerata poco adatta alle ragazze.

La Germania è stato il primo paese che ha visto nascere una Federazione delle società di ginnastica (1860), seguita da Belgio (1865), Polonia (1867), Olanda (1868), Francia (1873), Russia (1883), Inghilterra (1888). Una Federazione europea di ginnastica (che includeva rappresentanti di Francia, Olanda e Belgio) venne istituita nel luglio 1881.

I teorici della ginnastica italiana all'inizio del Novecento

Con il diffondersi della cultura fisica, all'inizio del Novecento si formarono due fazioni opposte: la scuola di Torino (a carattere teorico), con esponenti come E. Ricardi di Netro, A. Gamba e F. Valletti, e la scuola di Bologna (a carattere pragmatico), con esponenti come C. Reyer Castagna, P. Gallo ed E. Baumann.

La scuola di Torino rimase sostanzialmente ancorata ai concetti tradizionali di una ginnastica con fini militari (Ricardi di Netro), anche se Gamba evidenziò l'importanza di una ginnastica differenziata e individualizzata e Valletti cercò di fornire principi razionali alla ginnastica educativa.

Tra gli esponenti della scuola di Bologna, Reyer Castagna superò il concetto di educazione fisica prettamente didattico ed educativo per giungere a un più alto concetto di conquista della salute. Nel 1869 fondò, con Gallo, la Federazione nazionale di ginnastica, con la quale si proponeva lo sviluppo della ginnastica quale perfezionamento fisico, intellettuale e morale della razza umana, esclusa qualsiasi mira o diversione politica. Criticò la scuola di Torino, che accusava di tenere il monopolio degli insegnanti di educazione fisica non adeguando i suoi insegnamenti ai progressi tecnico-scientifici.

Baumann continuò il lavoro di Reyer Castagna e di Gallo a favore di una ginnastica razionale ed educativa, alla quale applicò la conoscenza della medicina. Sostenne la necessità di un corpo insegnante di educazione fisica che fosse composto di esperti della materia, considerata come una scienza e mai disgiunta dall'aspetto pratico. Baumann propugnò, quale migliore soluzione per la formazione degli insegnanti, l'istituzione di scuole normali di ginnastica che sarebbero poi dovute divenire nel tempo vere e proprie università, dove i futuri insegnanti apprendevano nozioni di anatomia, fisiologia, igiene e pedagogia. Nel pensiero di Baumann si possono distinguere due momenti: nel primo l'attività motoria è strettamente legata all'anatomia e alla fisiologia; nel secondo il concetto di educazione fisica si amplia verso una visione educativa. In base a questi studi si determinò la nascita della ginnastica italiana intesa come 'ginnastica razionale', finalmente autonoma rispetto ai concetti espressi dalle varie teorie europee. La ginnastica razionale aveva come scopo il perfezionamento dell'individuo attraverso sviluppo armonico, forza muscolare, agilità, coraggio, tenacia e destrezza. Baumann fu il primo a introdurre la 'valutazione fisica', attraverso la quale si dovevano analizzare le condizioni psicomotorie di un allievo, rivalutabili dopo un determinato arco di tempo. Nel 1877 istituì a Bologna una scuola magistrale di ginnastica.

Tra i maggiori studiosi dell'attività motoria del Novecento si annovera A. Mosso (medico, fisiologo, storico e archeologo), che fu il precursore della medicina sportiva moderna. Sicuramente contrario alla visione tedesca della ginnastica, egli prediligeva un tipo di pratica più sportiva ed effettuata all'aria aperta. Dava maggiore importanza alla marcia e alla corsa, che esercitavano grandi masse muscolari allenando sia il sistema nervoso sia quello cardiaco; mentre era fermamente contrario a tutti i grandi attrezzi che, secondo la sua esperienza, affaticavano eccessivamente il fisico creando squilibri. Fu critico sul fatto che l'insegnamento dell'educazione fisica venisse affidato a militari dotati di scarsa cultura. Dopo avere ampliato i suoi orizzonti sulla materia visitando diversi paesi stranieri (Inghilterra, Svezia e Stati Uniti) scrisse, tra le altre opere: Critica alla ginnastica tedesca, La ginnastica atletica, L'educazione militare, L'educazione fisica della gioventù, La riforma dell'educazione. Su questi argomenti polemizzò a lungo con Baumann che, a sua volta, nel 1906 pubblicò L'educazione fisica italiana e le panzane del prof. A. Mosso, senatore del Regno, in risposta a quanto sosteneva Mosso a proposito delle carenze della ginnastica italiana, dovute all'involuzione senile della scuola centrale di Roma, di cui Baumann era il direttore.

La diatriba tra Mosso e Baumann si articolò soprattutto sulla diversità dei metodi. Il primo incentrava la sua attenzione sull'individuo, sulla spontaneità e sui giochi; mentre il secondo, ancora legato al sistema educativo tedesco, trascurava l'aspetto psicologico dell'atleta. Mosso sostenne anche l'importanza che l'attività fisica doveva avere per le donne, certamente differenziata rispetto all'attività maschile.

Un altro personaggio importante per la nascita della ginnastica italiana fu G. Monti. Entrò a far parte della Virtus, società fondata e guidata da Baumann, nella quale svolse diverse funzioni, da ginnasta a socio onorario. Medico, nel 1900 divenne direttore della Società ginnastica di Torino, allora presieduta da Mosso. Monti si fece promotore del 'metodo eclettico', del quale dimostrò le finalità al Congresso di Parigi del 1905. Egli proponeva un'azione formativa nella sua totalità, avvalendosi cioè sia di conoscenze anatomiche, fisiologiche, morfologiche e igieniche sia di principi pedagogici e psicologici. La sua attività non si arrestò neanche a seguito della riforma Gentile del 1923 (e dell'istituzione dell'Ente nazionale per l'educazione fisica), con la quale l'educazione fisica venne scorporata dai programmi degli insegnamenti secondari, anche se rimase nel programma per le scuole di grado preparatorio ed elementari come pure in quello degli istituti magistrali.

Le diatribe su quale dovesse essere la migliore educazione fisica erano ancora aperte. Un altro contrasto nacque tra Monti e R. Guerra. Monti aspirava a un'educazione fisica legata alla scuola, mentre Guerra preferiva un'educazione fisica di indirizzo scientifico-sportivo.

La ginnastica italiana dall'Ottocento a oggi

Fra i pensatori e pedagogisti del 19° secolo in Italia si diffuse la convinzione dell'importante ruolo che la ginnastica doveva ricoprire all'interno di una corretta educazione. Per alcuni essa aveva come fine primario quello di irrobustire il fisico per scopi militari (V. Gioberti); per altri era fondamentale l'unità dell'insegnamento dell'educazione morale, intellettuale e motoria (A. Rosmini); altri ancora si occuparono prettamente della pratica ginnica, teorizzando una gradualità nel compiere lo sforzo fisico adeguato alla capacità e all'età dell'individuo (F. Aporti).

Figura fondamentale per l'evoluzione della ginnastica in Italia fu però certamente lo svizzero R. Obermann, invitato a Torino come insegnante di educazione fisica ‒ prima al corpo degli artiglieri-pontieri di Torino, quindi ai bersaglieri di La Marmora ‒ per istruire i militari impegnati nell'intensa attività bellica di quegli anni. L'incarico affidato a Obermann fu assolto così bene che la pratica ginnica venne introdotta in tutti i corpi dell'esercito piemontese. Il suo operato non rimase limitato esclusivamente all'attività militare, ma si spinse anche verso la diffusione dell'educazione fisica sociale. Nel 1844 lo stesso Obermann, con Ricardi di Netro, costituì la Società ginnastica di Torino, la prima d'Italia nonché il primo esempio di attività ginnica rivolta esclusivamente ai civili e contrapposta a quella militare. Nei suoi programmi erano previsti esercizi elementari a corpo libero, con la bacchetta o con manubri, giochi, gare, marce e schieramenti, oltre al conferimento di una valutazione dell'abilità e della forza degli allievi.

Naturalmente, considerato il momento storico che vedeva molti giovani impegnati nelle guerre risorgimentali, i suoi insegnamenti risentivano dell'indirizzo tedesco, di stampo militare.

Appartiene a questo secolo l'emanazione delle prime leggi a favore dell'insegnamento dell'educazione fisica nella scuola. Nel 1848 Ferdinando II di Borbone (re delle Due Sicilie) fece il primo passo, seguito, nel Regno di Sardegna, dalla legge Casati (n. 3725 del 13 novembre 1859). Questi tentativi incontrarono però molti ostacoli nell'essere applicati, e bisognerà aspettare il 1860 per avere l'introduzione dell'educazione fisica (disciplinata dal Regolamento generale) limitatamente alle sole sezioni maschili. Successivamente, con la legge De Sanctis del 1878 si sancì l'obbligo della ginnastica educativa nelle scuole elementari. Nei programmi unificati di tutte le scuole del Regno d'Italia furono inserite nozioni di educazione fisica mirate alla preparazione militare dei giovani.

Nel 1861 F. De Sanctis, dopo un incontro con Obermann e Ricardi di Netro, istituì con un decreto il primo corso magistrale di ginnastica educativa, presso la Società ginnastica di Torino. Il corso fu condotto da Obermann che per l'occasione scrisse la Guida di ginnastica educativa. La Società ginnastica di Torino ebbe sicuramente il merito di aver scisso la ginnastica militare da quella civile, ma gli insegnamenti impartiti risentirono molto dell'indirizzo dato dal suo fondatore, carente di basi scientifiche.

La ginnastica assunse una dimensione sportiva molto tempo dopo, allorché si riuscì a svincolare il concetto di educazione sportiva da quello di carattere premilitare o militare propriamente detto. La ginnastica italiana risentiva del ritardo con cui il paese si mosse: ritardo di mentalità, di cultura e di strutture. Nella scuola l'educazione fisica di ispirazione ginnica fu improntata al massimo formalismo educativo. Soltanto nei sodalizi popolari, frequentati dai giovani delle classi meno abbienti, si sviluppò una ginnastica che verso la fine del secolo assunse un carattere prettamente sportivo.

Alle prime società sportive seguirono due società genovesi (la Società operaia nel 1863 e la Società ginnastica ligure nel 1864, le quali si fusero nel 1869 per dare vita alla Società Cristoforo Colombo) e le società di Pisa, Venezia, Trieste, Firenze, Brescia, Verona, Trento, Gorizia, Milano e Napoli.

Nel 1868 fu costituito un comitato promotore del coordinamento delle attività fra tutti i sodalizi esistenti, composto da Reyer Castagna, Gallo e D. Pisoni. Le società di ginnastica tennero dal 15 al 17 marzo 1869 a Venezia il loro primo incontro, durante il quale fu organizzato anche il I Congresso di ginnastica. I lavori congressuali si chiusero con la nomina del genovese F. Ravano a presidente della Reale Federazione ginnastica italiana, di cui Genova divenne la sede. In seguito, una serie di traversie, incomprensioni, scontri fra gli stessi fondatori trasformarono in itinerante la sede e diversi personaggi si alternarono alla presidenza.

Nel 1874 venne fondato un secondo organismo denominato Federazione delle società ginnastiche italiane, e soltanto nel 1886 si avviò un tentativo di unificazione fra le due federazioni che nel 1887 si concretizzò a Roma. Parteciparono ai lavori 86 tra i maggiori fautori della ginnastica in Italia, con la presenza di 58 società, e venne costituita una commissione alla quale fu affidato l'incarico di compilare lo statuto. I lavori della commissione terminarono il 29 maggio 1888 a Modena, dove fu approvato lo statuto e fu eletto alla presidenza della Federazione ginnastica nazionale il generale L. Pelloux. In riconoscimento degli elevati fini sociali e sportivi la Federazione fu eretta in ente morale con regio decreto dell'8 settembre 1890.

Ne scaturì un nuovo fervore di attività agonistica che ebbe il suo più importante riconoscimento nella disponibilità a inviare squadre rappresentative di ginnastica ai giochi olimpici. Così i migliori ginnasti italiani scesero in gara, mostrando il valore della scuola italiana, dai Giochi di Atene del 1906 in poi.

La ginnastica italiana, lanciata verso affermazioni di rilievo, fu però improvvisamente costretta a rallentare il proprio sviluppo a causa dell'inizio della prima guerra mondiale. La guerra del 1915-18 incise negativamente sullo sviluppo delle palestre, che videro la quasi totalità dei ginnasti vestire l'uniforme militare per recarsi al fronte in difesa della patria. Le società, sia pure in forma ridotta, continuarono la loro attività, organizzando manifestazioni che, tralasciati gli aspetti agonistici, avevano per scopo essenziale il sostegno delle truppe al fronte.

Con la fine delle ostilità, le palestre sociali ripresero immediatamente e con rinnovato entusiasmo la loro attività per ricostituire la linfa della ginnastica italiana. La Federazione non intese, tuttavia, circoscrivere il proprio interesse al solo agonismo puro, bensì, riprendendo l'originario indirizzo conferito alla disciplina nel Regno di Sardegna, considerò la ginnastica anche una componente importante della preparazione dell'esercito.

La ginnastica italiana diede mirabile prova della sua vitalità conquistando, con la squadra guidata da M. Pastorini, la vittoria ai Giochi Olimpici svoltisi ad Anversa nel 1920.

Sempre più intensa continuò l'attività nelle palestre sociali, sostenute dalla Federazione, sicché in quegli anni la ginnastica italiana non conobbe soste nella sua ascesa sia come numero dei praticanti sia come livello tecnico dei ginnasti. Tale ascesa consentì di conseguire ancora luminose affermazioni, vincendo con la squadra guidata da Mario Corrias ai Giochi Olimpici del 1924 e a quelli svoltisi nel 1932 a Los Angeles.

Dopo questa vittoria ebbe inizio un periodo di stasi dell'attività delle società ‒ vista la ridotta frequenza dei giovani indirizzati verso altre organizzazioni che si erano assunte il compito di curarne il fisico ‒ durato fino al termine della seconda guerra mondiale, nel quale fu messa a rischio l'esistenza delle stesse società.

Conseguentemente alla limitazione dell'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole, attuata dalla riforma Gentile, si diede seguito all'attuazione di corsi paramilitari e premilitari. Vennero chiusi gli istituti di Torino, Roma e Napoli e l'organizzazione dell'educazione fisica venne affidata all'Ente nazionale per l'educazione fisica (ENEF), sotto la vigilanza del ministero della Pubblica Istruzione.

Considerati i modesti risultati ottenuti dall'ENEF, dopo quattro anni (1927) la gestione passò all'Opera nazionale balilla, che si occupò di diffondere in tutta l'Italia la pratica dell'educazione fisica. La carenza di un valido corpo docente portò all'istituzione a Roma della prima Accademia fascista di educazione fisica (6 febbraio 1928). Nel 1932 venne aperta l'Accademia di Orvieto dedicata esclusivamente all'istruzione delle insegnanti di sesso femminile.

L'educazione fisica era praticata anche nelle università, dove si erano costituiti (1920) i Gruppi universitari fascisti (GUF). All'inizio anche questa istituzione aveva incontrato molte difficoltà, ma nel 1927, grazie ai primi accordi con il CONI (nato nel 1914), gli studenti poterono svolgere una libera attività sportiva in base alle regole emanate dalle singole federazioni. In questo contesto al CONI venne affidato il compito di gestire la preparazione degli atleti alle Olimpiadi e di organizzare l'attività sportiva attraverso le federazioni.

Finita la guerra, la ginnastica riprese con molta fatica e per la Federazione italiana fu certamente un periodo duro, a causa delle difficoltà incontrate per attuare una riorganizzazione delle società ginnastiche in termini più moderni. A differenza di quanto avveniva nel nostro paese, nell'Est europeo le nuove ideologie politiche convogliarono molte energie nello sport e soprattutto nella ginnastica.

La Federazione si trovò a dover combattere contro chi la voleva implicata con il passato regime. Se a questo si aggiungono le distruzioni, gli sconvolgimenti della guerra e le requisizioni delle palestre, si ha il quadro adeguato delle difficoltà che erano di fronte alla più antica Federazione italiana. Questa nel 1947 registrava la punta massima del suo regresso organizzativo, a cui faceva riscontro il disinteresse dell'opinione pubblica sportiva e della stampa che ignorò, e non soltanto per i modesti piazzamenti, la prestazione della ginnastica italiana alle Olimpiadi di Londra del 1948.

Di fronte all'indifferenza generale, la ginnastica si isolò, fino a che nel corso degli anni Cinquanta ci fu chi avvertì la necessità di dare impulso al nuovo corso di modernizzazione. Senza dimenticare le istanze della tradizione sociale, la nuova ginnastica si indirizzò verso l'ulteriore definizione della propria identità sportiva. Si trattò di un passaggio delicato, ma proficuo, che nel decennio successivo esplose nel grande ritorno ai successi internazionali. Le difficoltà per la ginnastica italiana terminarono infatti alle Olimpiadi del 1960, con il superamento del gap tecnico nei confronti delle altre nazioni.

La spinta venne ancora dall'olimpismo. Come è noto, gli anni Sessanta videro la felice stagione di Franco Menichelli e di Giovanni e Pasquale Carminucci alle Olimpiadi di Roma (1960), nonché il piazzamento al terzo posto della rappresentativa italiana nella classifica per squadre. A ciò si aggiunse il trionfo di Menichelli alle Olimpiadi di Tokyo (1964). Si accese allora un interesse senza precedenti per una disciplina che appariva pressoché dimenticata.

Le difficoltà ripresero nel 1968, quando venne inaugurato un nuovo periodo caratterizzato da risultati deludenti e poco incoraggianti. La fase compresa tra le Olimpiadi del Messico e la metà degli anni Ottanta non è stata avara di soddisfazioni solamente per i colori azzurri, ma in generale per la diffusione e lo sviluppo della ginnastica in Italia, anche a livello di seguito e passione popolare.

Successivamente, le sempre maggiori possibilità offerte dai mezzi televisivi e la piena affermazione degli sponsor nello sport, che ne ha indirettamente promosso la spettacolarizzazione, hanno coinciso con l'apparizione sulla scena, non soltanto nazionale, di Boris Preti (sesto alle parallele e ottavo nel corpo libero a Seul 1988) e soprattutto di Jury Chechi, talenti che hanno riportato attenzione e calore intorno alla ginnastica. La stessa immagine di 'Signore degli anelli', presa a prestito dall'opera di John Ronald Reuel Tolkien e riferita al ginnasta di Prato e alla sua specialità preferita, è chiaramente figlia di un'associazione mentale che pesca in un maggior interesse popolare. A questi atleti più di recente si sono aggiunti Matteo Morandi, sempre negli anelli, e il bravissimo Igor Cassina, campione ad Atene nella sbarra.

Conflitto tra educazione fisica e ginnastica in Italia

Spesso la storia della ginnastica viene erroneamente identificata con quella dello sport in generale; è certamente vero che le due storie si intrecciarono, ma ciò non può cancellare la diversità storica tra ginnastica e sport, né eludere il problema dei difficili rapporti intercorsi tra i due mondi della cultura fisica.

Praticata con il fine della preparazione militare, nell'Ottocento la ginnastica riproduceva il modello della cultura fisica che si andava diffondendo dalla Germania, mediante il movimento dei Turner. Per la sua natura e per le sue origini, la vicenda della ginnastica era stata fortemente intrecciata con la storia europea delle rivendicazioni nazionali, così come era stato strettissimo in Italia il legame tra la nuova disciplina e l'ideologia risorgimentale, tra la questione nazionale e la formazione dei primi nuclei associativi ginnastici. All'indomani dell'unità politica della penisola, la nuova classe dirigente aveva affidato alla ginnastica il patrimonio dei valori 'per la vita e per la guerra', che dovevano essere alla base della formazione del cittadino-soldato. Nelle leve militari indette tra il 1861 e il 1871, infatti, circa un quarto dei giovani veniva considerato inabile al servizio per gracilità o malattie endemiche.

Nata a Venezia nel 1869, la Federazione ginnastica nel 1890 contava 70 società affiliate divenute 104 nel 1901. L'Italia delle palestre fu una delle manifestazioni più autentiche del populismo dell'epoca. Tra i ginnasti era diffuso un forte sentimento del servizio civile; la frequentazione delle società ginnastiche costituiva una delle rare opportunità di incontro autenticamente paritario tra ceti sociali diversi.

L'attività sportiva italiana si doveva confrontare con una ginnastica legata alla rigida versione elaborata da Spiess, dove il ginnasta metteva la sua forza e la sua agilità al servizio dell'organizzazione o della disciplina.

La differenza tra ginnastica e sport non consisteva tanto in ciò che si faceva, ma nello spirito diverso che ispirava le due sfere della cultura del corpo, che erano divise soprattutto nella concezione utilitaristica dell'impegno ginnastico, contrapposto al loisir della mentalità sportiva. Mosso fu certamente il più lucido e appassionato fautore dello sport in Italia. Non soltanto ne costruì le basi teoriche ma ne fu anche promotore tra il 1890 e il 1910. Forte di un'esperienza scientifica maturata in ambienti internazionali, egli contrastò risolutamente il modello ginnastico tradizionale. Sulla base delle sue lunghe ricerche sulla fisiologia della fatica fisica, egli criticò l'artificiosità degli esercizi delle palestre e dei loro riflessi psicologici. Egli era stato conquistato dai giochi sportivi anglosassoni, dei quali esaltava gli effetti di libertà, entusiasmo e salute che producevano e i benefici che dall'attitudine all'agonismo avrebbero tratto gli italiani nella competizione politica internazionale.

Il dibattito teorico doveva tuttavia fare i conti con i problemi della politica sportiva della Federazione ginnastica, che dava per scontato o considerava naturale il ruolo di governo di tutto ciò che fosse assimilabile alla pratica fisica. Inizialmente non trovò ostacoli al suo monopolio; gli spensierati protagonisti dell'avventura sportiva in Italia non avvertivano sostanziali motivi di contrasto con i firstcomers della ginnastica. Certo, la mentalità elitaria dei nuovi detentori del leisure time ‒ per i quali lo sport era una pratica di distinzione sociale e non di propaganda ‒ contrastava con il populismo delle società ginnastiche. Nel periodo compreso fra le due guerre, nei paesi liberal-democratici il potere politico si limitò al sostegno dell'associazionismo sportivo privato, mentre nei regimi autoritari si giunse al dominio della sfera sportiva. Era questo il caso della politica sportiva del fascismo, nella quale emersero diverse linee di condotta a seconda delle finalità e dei ruoli attribuiti alle singole federazioni.

Alla Federazione ginnastica rimase affidata la preparazione della rappresentativa italiana alle Olimpiadi che ne accentuò il carattere sportivo. Debilitata nella sua base, la ginnastica olimpica italiana, dopo il successo di Los Angeles del 1932, rimase a lungo fuori dal giro delle vittorie e dei piazzamenti internazionali. Di fronte al declino dell'attività federale, l'Opera nazionale dopolavoro (OND) monopolizzò per oltre un decennio le maggiori manifestazioni ginnastiche in Italia e i suoi concorsi ginnici mobilitarono dal 1929 al 1938 centinaia di migliaia di iscritti. Alla manifestazione nazionale del 1938 parteciparono 579 squadre e diecimila atleti. Nell'immediato dopoguerra l'opinione comune e quella della classe dirigente identificarono la ginnastica con il volto stesso del passato regime politico per la colorazione ideologica e spettacolare che esso le aveva attribuito; pochi ricordavano che la Federazione ginnastica era stata più vittima che complice del fascismo.

La ginnastica ai giochi olimpici moderni

Con la rinascita delle Olimpiadi, la ginnastica venne inclusa nel programma di Atene del 1896. I primi giochi furono caratterizzati da programmi di gara molto diversi. Così ad Atene le prove di ginnastica furono dominate dagli atleti della Germania fra i quali primeggiò Karl Schuhmann, vincitore al salto del cavallo; una medaglia fu vinta dallo svizzero Louis Zutter al cavallo con maniglie e dal greco Ioannis Mitropoulos agli anelli.

Nel 1900 il programma di Parigi cambiò; vennero eliminate le discipline singole e la gara fu considerata complessivamente, quale somma dei punteggi delle singole cinque prove (mancava l'esercizio a corpo libero). Tutto il podio fu francese: vinse Gustave Sandras che superò i connazionali Noël Bas e Lucien Démanet.

Alle Olimpiadi di St. Louis del 1904 erano presenti tutte le specialità maschili del tempo, eccetto gli esercizi a terra, oltre a esercizi con le clave, salita sulla corda, triathlon ginnico (parallele, barre alte, combinata di volteggio al cavallo) e triathlon atletico (salto in lungo, lancio del peso e 100 yard piane). Fu un dominio totalmente americano: la gara complessiva (exathlon) fu vinta dall'atleta di origine austriaca Julius Lenhart. Nelle prove individuali emerse il ginnasta statunitense Anton Heida che vinse le medaglie al cavallo con maniglie e alla sbarra.

Alle Olimpiadi di Londra del 1908 furono organizzate solo due prove di ginnastica: la combinata maschile (barra alta, parallele, anelli fissi, cavallo con maniglie e salto con la corda) e una gara a squadre. Non furono assegnate le medaglie per le singole discipline, e le competizioni individuali agli attrezzi non ebbero luogo fino al 1924. Vinse il titolo individuale assoluto l'azzurro Alberto Braglia e alla Svezia andò il titolo di squadra. Braglia vinse di nuovo le Olimpiadi del 1912 a Stoccolma, dove si ebbe anche la prima vittoria della squadra italiana.

Il programma di questa edizione dei Giochi fu diverso dai precedenti, dal momento che gli organizzatori tentarono, in un primo momento, di proporre esercizi puramente dimostrativi, secondo i dettami di Ling. La Federazione internazionale riuscì comunque a imporre la competizione nelle gare, ma nel complesso questi Giochi furono poco spettacolari e, nell'edizione del 1920, si tornò al programma tradizionale. A Stoccolma le donne presero parte, per la prima volta, ai Giochi Olimpici, anche se a scopo puramente dimostrativo. Ad Anversa l'Italia dominò i Giochi vincendo il titolo di squadra e la classifica individuale con Giorgio Zampori. Questi iniziò giovanissimo l'attività ginnica e affinò le sue capacità sotto la guida del maestro Guido Romano, divenendo a sua volta istruttore. Dal 1914 al 1920 conseguì importanti affermazioni sia in Italia sia all'estero. Nel 1912 ai Giochi Olimpici di Stoccolma conquistò il quarto posto nella classifica generale apportando così un grande contributo alla squadra italiana che ottenne la medaglia d'oro. Con l'avvento della prima guerra mondiale sospese l'attività ginnica per arruolarsi; finito il conflitto riprese la sua attività di insegnante (a Brescia) e contemporaneamente i suoi allenamenti. Nel 1924 conquistò la medaglia d'oro al concorso generale a squadre e quella di bronzo nelle parallele. Dopo i successi olimpici si dedicò sempre più alla preparazione di nuove leve interrompendo la sua attività solo per rivestire la divisa per il secondo conflitto mondiale. In seguito fu nominato direttore tecnico della nazionale maschile, incarico che ricoprì fino al 1960.

Nel 1924 i Giochi si tennero nuovamente a Parigi, dove ritornarono le prove di specialità, oltre al concorso di squadra e a quello individuale. La competizione di squadra fu vinta ancora una volta dall'Italia (terzo oro di squadra), mentre il concorso individuale andò alla Iugoslavia (con lo sloveno Leon Ètukelj).

L'italiano Francesco Martino vinse la medaglia d'oro agli anelli e contribuì anche alla conquista dell'oro di squadra, iniziando quella che, a giusta ragione, si può definire una lunga serie di grandi risultati a questo attrezzo da parte di ginnasti italiani. Martino aveva iniziato a frequentare molto presto la palestra della società Angiulli di Bari e a soli 12 anni stupiva per la perfezione dei suoi esercizi. Nel 1915 fu campione pugliese di ginnastica artistica e dopo la guerra si aggiudicò diversi concorsi internazionali. Ritiratosi dall'attività agonistica si dedicò alla preparazione dei giovani.

Fu durante l'Olimpiade di Parigi che cominciò a emergere la scuola svizzera, la quale si affermò definitivamente ad Amsterdam nel 1928. Lo svizzero Georges Miez fu l'atleta di rilievo vincendo il concorso generale e la specialità della sbarra. Le donne parteciparono per la prima volta alle competizioni, sebbene unicamente in gare a squadre. Alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 ci fu un recupero dell'Italia, la quale si affermò nel concorso di squadra e in quello individuale con Romeo Neri. Lo stesso Neri vinse alle parallele e Savino Guglielmetti al salto del cavallo. Fu questa l'edizione dei Giochi Olimpici dove apparve per la prima volta l'esercizio a corpo libero.

Nel 1936 Berlino ospitò le Olimpiadi e la Germania fece incetta di medaglie. Si aggiudicò il concorso a squadre, mentre Alfred Schwarzmann vinse il titolo individuale e la specialità del salto del cavallo. Miez vinse nuovamente l'esercizio a corpo libero.

Dopo la pausa della seconda guerra mondiale, le Olimpiadi furono riprese nel 1948 a Londra, e l'Italia cominciò a manifestare le sue difficoltà. Fu un'edizione incentrata sul confronto tra Finlandia e Svizzera. Per la Finlandia fu l'ultima volta in cui raggiunse grandi risultati: Veikko Huhtanen vinse nel concorso individuale e nel cavallo con maniglie e la squadra superò la Svizzera.

A partire dal 1952, con le Olimpiadi di Helsinki, cominciò il dominio della ginnastica sovietica (per la prima volta alle Olimpiadi) e dei paesi dell'Est europeo. Fu anche la prima Olimpiade per la quale venne costruito un villaggio appositamente adibito a ospitare gli atleti impegnati nei giochi, diviso fra paesi dell'Est e paesi dell'Ovest europeo.

I sovietici si presentarono molto preparati, a dimostrazione che i loro sistemi di allenamento, improntati su basi scientifiche, erano innovativi e vincenti e rappresentavano il vero salto di qualità i cui effetti si vedono ancora oggi. I ginnasti sovietici, fra cui Viktor Ãukarin dominatore assoluto di quei Giochi, vinsero quasi tutto: concorso a squadre, individuale, oro al cavallo con maniglie e al salto del cavallo; soltanto gli atleti della squadra svizzera ressero il confronto. La novità di questi Giochi fu l'introduzione degli attrezzi nelle gare femminili.

Nel 1956 le Olimpiadi furono organizzate per la prima volta in Australia e precisamente a Melbourne. La squadra sovietica si confermò dominatrice e ancora Ãukarin fu il vincitore del concorso individuale e dell'esercizio alle parallele.

Nel 1960 i Giochi si tennero a Roma e l'Italia si distinse nell'organizzazione di questa edizione che ebbe un enorme successo. Il villaggio olimpico, finalmente, fu realizzato senza confini e senza divisioni fra gli atleti dell'Est e quelli dell'Ovest. Le gare si svolsero alle terme di Caracalla, in una cornice storico-monumentale indimenticabile. La ginnastica mise in risalto il Giappone come nuovo paese dominatore. L'Unione Sovietica, pur sconfitta nel concorso a squadre, vinse quello individuale con Boris Èaklin. Tutte le giornate di competizione furono caratterizzate dal confronto tra i giapponesi e i sovietici, ma anche l'Italia ebbe qualche soddisfazione con un memorabile terzo posto di squadra. Giovanni Carminucci vinse l'argento nelle parallele e Menichelli il bronzo nel corpo libero, aprendo entrambi una nuova era nei due campi. Carminucci alle parallele presentò un esercizio rivoluzionario la cui valutazione da parte della giuria sembrò, tuttavia, non premiare nel giusto modo una tecnica ancora oggi considerata lo stadio finale e fondamentale della dinamica alle parallele. Menichelli presentò un esercizio a corpo libero dinamico e senza soluzioni di continuità. Un alternarsi di movimenti acrobatici, con fraseggi fluidi e flessibili, combinati in maniera armoniosa ed elegante tanto da sembrare una danza acrobatica ritmata su un virtuale filo conduttore musicale. Fu il preludio del successo totale ai successivi Giochi Olimpici di Tokyo del 1964.

Il confronto fra i sovietici e i giapponesi continuò a Tokyo, ma questa volta prevalse il Giappone che in ambito maschile vinse il titolo a squadre e quello individuale con Yukio Endo. Menichelli vinse l'oro nel corpo libero e il suo esercizio, migliorato ulteriormente rispetto ai Giochi di Roma, gli permise di affermare un indirizzo tecnico-compositivo irripetibile per la continuità di tutte le sue parti. Vinse anche l'argento agli anelli e il bronzo alle parallele.

A Città del Messico (1968) la scuola giapponese prevalse in tutti i concorsi. Fu l'Olimpiade dominata da Sawao Kato, che vinse anche l'oro nel corpo libero per l'assenza di Menichelli, costretto al ritiro a causa della rottura del tendine d'Achille durante la prova degli esercizi obbligatori.

Prevalsero ancora i giapponesi a Monaco nel 1972 e ancora Kato nel concorso individuale. In tutti gli attrezzi furono privilegiati il funambolismo e l'acrobazia, anche a danno del contenuto artistico. Iniziava tuttavia a riemergere la scuola sovietica per merito di grandi campioni quali Nikolaj Andrianov e Viktor Klimenko, quest'ultimo con un nuovo indirizzo agli anelli. Anche la Germania Orientale, che in questi anni aveva mantenuto un livello tecnico di eccellenza, in tutte le competizioni si impose come terza forza alle spalle delle due grandi scuole. In ambito femminile le atlete sovietiche (tra cui Ljudmila Turiščeva e Ol´ga Korbut) e tedesche orientali (Karin Janz) continuavano a dettare legge.

Le Olimpiadi del 1976 a Montreal riproposero il confronto fra sovietici e giapponesi. Questi ultimi vinsero per la quinta volta il titolo di squadra, mentre il concorso individuale fu appannaggio di Andrianov; nel concorso femminile vinse Nadia Comăneci.

Alle Olimpiadi del 1980 a Mosca il boicottaggio di molte nazioni, fra le quali Stati Uniti e Giappone (come ritorsione per l'occupazione dell'Afghanistan da parte delle truppe sovietiche), inflisse un durissimo colpo alla universalità dei giochi. Così in questa edizione olimpica i sovietici poterono aggiudicarsi il titolo di squadra e quello individuale con Aleksandr Ditjatin ed Elena Davydova. Fu l'inizio del declino della supremazia giapponese.

A Los Angeles nel 1984, per analoga ritorsione, i paesi dell'area di influenza sovietica boicottarono i Giochi americani. Assenti queste nazioni, fatta eccezione per la Romania, le competizioni furono vinte dagli Stati Uniti che superarono i cinesi, rientrati alle Olimpiadi dopo molti anni di autoesclusione. Vinse il concorso generale il giapponese Koji Gushiken, conquistando l'ultimo titolo di questa formidabile scuola. Nel settore femminile vinse Mary Lou Retton, prima ginnasta statunitense a vincere il titolo olimpico assoluto.

Con le Olimpiadi del 1988 a Seul si ritornò all'universalità dei Giochi. Fu una grande edizione, non solo per l'ottima organizzazione ma anche perché segnò la fine della guerra fredda. Proprio in questa occasione, infatti, iniziò il disgelo fra i paesi dei due blocchi: l'Unione Sovietica, che all'inizio dei Giochi aveva vietato il sorvolo del proprio spazio aereo, alla fine di questi lo permise alle compagnie aeree per il rientro delle delegazioni. In ambito tecnico grande prevalenza delle scuole dell'Est (l'Unione Sovietica schierò tra gli altri Dmitrij Bilozerãev ed Elena Èuèunova, la Romania Daniela Silivas).

Andamento simile nelle successive edizioni 1992 e 1996; ma nel concorso maschile delle Olimpiadi del 2000, ad Atlanta, vinse la squadra degli Stati Uniti.

Infine ad Atene (2004) si è avuto un grande ritorno della squadra giapponese nel concorso maschile, mentre in quello femminile si sono confermati gli Stati Uniti.

Le grandi tappe della federazione internazionale di ginnastica

Il 23 luglio 1881 nacque a Liegi la Fédération européenne de gymnastique (FEG). Il belga N.J. Cuperus ne divenne presidente e mantenne la carica per 43 anni. Il Belgio, la Francia e l'Olanda inviarono i loro rappresentanti a questo primo incontro.

Alle Olimpiadi del 1896 ad Atene la FEG, riconosciuta dal CIO, non prese parte ufficialmente come federazione internazionale; tuttavia diciotto ginnasti, in rappresentanza di cinque nazioni, si presentarono per contendersi i titoli individuali.

Nel 1903 si tenne un torneo internazionale ad Anversa, cui parteciparono 4 nazioni. Si tratta di un primo passo verso l'organizzazione di campionati del mondo. Questa manifestazione prevedeva un insieme di 26 gare, tra le quali erano inclusi esercizi obbligatori senza attrezzi, esercizi obbligatori e facoltativi con attrezzi, salto in alto, corsa e sollevamento pesi. Fino all'edizione olimpica del 1920 erano gli organizzatori delle manifestazioni a decidere quali discipline dovessero essere incluse nel programma.

La FEG partecipò per la prima volta ufficialmente ai Giochi Olimpici di Londra del 1908, e il 7 aprile 1921 divenne Fédération internationale de gymnastique (FIG), composta da 16 membri. Nel 1931 furono organizzati a Parigi i primi Campionati del Mondo di ginnastica artistica maschile e nel 1934 vi fu la prima partecipazione di atlete di sesso femminile in occasione dei Mondiali di Budapest. Nel 1949 la Federazione introdusse il Codice dei punteggi maschile.

La FIG si presentò al Congresso di Stoccarda del 1961 con 49 federazioni affiliate. Nel 1963, a Budapest, si tennero i primi Campionati del Mondo di ginnastica moderna, la futura ritmica. Nel 1967 la FIG partecipò all'assemblea costitutiva dell'Association générale des fédérations internationales (AGFIS). Un'importante tappa della Federazione internazionale fu la fondazione nel 1971 a Cali (Colombia) della Pan American Gymnastics Union (PAGU).

Nel 1975 la ginnastica moderna divenne ginnastica ritmica sportiva e nel 1981 assurse a disciplina olimpica, esordendo alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Nel 1982 vennero fondate due importanti organizzazioni internazionali: l'Union européenne de gymnastique (UEG) e l'Asian Gymnastics Union (AGU), seguite nel 1990 dall'Union africaine de gymnastique (UAG). Nel 1992 la Federazione contava 114 membri affiliati e circa 15 milioni di ginnasti. Nel 1994 l'assemblea generale aboliva gli esercizi obbligatori dal programma dei campionati del mondo di artistica e dei giochi olimpici, a partire dal 1997. Si decise anche di dar vita a una commissione di aerobica e di organizzare i primi campionati del mondo della specialità. Nel 1995, per la prima volta, i Campionati del Mondo di ginnastica artistica si disputarono in Asia (a Sabae, in Giappone).

Nel 1996 si tenne, in vista dei Giochi Olimpici di Atlanta, il LXX Congresso della FIG. L'aerobica sportiva divenne ufficialmente disciplina FIG, e per la prima volta la gara di squadra di ritmica entrava a far parte del programma olimpico, riscuotendo un grande successo fra il pubblico. In quell'anno la FIG contava 124 federazioni affiliate.

Nel successivo Congresso del 1998, tenutosi a Vilamoura in Portogallo, l'assemblea generale accoglieva trampolino e sport acrobatici fra le sue discipline. Per la prima volta i Campionati del Mondo di ginnastica ritmica venivano ospitati da un paese asiatico (Osaka) e gli sport acrobatici diventavano disciplina ufficiale della FIG. L'ingresso del trampolino nel programma olimpico avveniva in occasione delle Olimpiadi di Sydney del 2000. Sempre in quell'anno si teneva il LXXIII Congresso della FIG a Marrakech: si tratta della prima volta di un'assemblea generale in Africa.

Nel 2004 la FIG armonizzava le norme che regolano tutte le discipline per completare un processo di integrazione fra le stesse. La FIG è attualmente presente in tutto il mondo con federazioni affiliate e federazioni associate per un totale di 126 nazioni.

Le discipline

Le discipline riconosciute dalla Federazione internazionale sono la ginnastica artistica maschile, la ginnastica artistica femminile, la ginnastica ritmica, il trampolino elastico, l'aerobica sportiva, la ginnastica acrobatica e la ginnastica generale.

Per quanto riguarda la ginnastica artistica, essa è così qualificata proprio per la particolare tipologia espressiva dei movimenti: i gesti devono essere precisi, tutti i segmenti corporei devono risultare allineati, compresi i piedi i quali devono sempre trovarsi sul prolungamento degli arti inferiori, la geometria di sviluppo delle azioni deve essere il più possibile corretta e armoniosa. Inoltre, i movimenti che l'atleta compie devono risultare espressivi con quel tanto di ampiezza e leggerezza da far apparire ogni gesto della massima semplicità e fluidità. In altre parole, l'esercizio del ginnasta deve rappresentare, per quanto possibile, un vissuto motorio in cui l'azione meccanica tende a scomparire per lasciare il posto a una visione artistica in senso compiuto.

La ginnastica artistica ha da sempre svolto una funzione di carattere educativo e questo suo ruolo è rimasto tale fino alle edizioni delle moderne Olimpiadi. In queste ultime, infatti, si sono affermate forme di preparazione tecnica generale e specifica sempre più specializzate, per cui la ginnastica, pur mantenendo la sua matrice educativa in senso generale, ha perso gran parte del suo ruolo formativo.

La ginnastica artistica, con il solo settore maschile, è stata presente fin dalla prima edizione dei Giochi Olimpici (Atene 1896). Il settore femminile, con il concorso a squadre, fa la sua prima comparsa alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928. Risale, invece, alle Olimpiadi di Helsinki del 1952 l'introduzione del concorso individuale femminile.

Nel 1963 la Federazione internazionale di ginnastica organizzò il primo Campionato del Mondo di ginnastica ritmica a Budapest e tale disciplina fu ammessa per la prima volta ai Giochi Olimpici del 1984 a Los Angeles con il concorso individuale. Soltanto nel 1996 ad Atlanta si ebbe il concorso del gruppo (groupe d'ensemble, squadra di 5 ginnaste che gareggia in forma collettiva). Nel 2000 ai Giochi Olimpici di Sydney fu ammessa anche la ginnastica al trampolino elastico con 12 atleti e 12 atlete in gara individuale.

Ginnastica artistica maschile

Le gare di ginnastica artistica maschile si svolgono su sei attrezzi, ma, fino all'edizione del 1950 tenutasi a Basilea, ai campionati del mondo gli atleti dovevano aggiungere altre tre prove di atletica leggera (corsa veloce, lancio del peso e salto in alto).

La squadra si compone di sei ginnasti dei quali solo cinque gareggiano nel concorso n. 1 di qualificazione in ogni attrezzo. I ginnasti svolgono i loro esercizi seguendo l'ordine del 'giro olimpico': esercizio al suolo o corpo libero; cavallo con maniglie; anelli; volteggio (detto anche salto del cavallo); parallele simmetriche; sbarra. La somma dei migliori quattro punteggi ottenuti forma la classifica di ogni attrezzo; la somma dei migliori punteggi di tutti i sei attrezzi forma il totale del punteggio della squadra.

Fino al Campionato del Mondo del 1992 gli atleti di ogni squadra dovevano svolgere una doppia gara: una con programma obbligatorio e una con programma di libera composizione. Il primo programma era costituito da sei esercizi obbligatori (uno per ogni attrezzo) stabiliti dal rispettivo comitato tecnico all'inizio del ciclo olimpico, quindi validi per quattro anni. La classifica di ogni squadra si otteneva sommando i migliori punteggi obbligatori più quelli liberi per complessivi 60 esercizi. Dal 1992 il programma obbligatorio, considerato fino ad allora di carattere formativo ed educativo, è stato abolito perché ritenuto, in contrasto con gli stessi principi fondanti, non educativo, né formativo, né spettacolare e certamente troppo faticoso per gli atleti.

Concorso maschile. - I concorsi della ginnastica artistica maschile si articolano in quattro competizioni separate.

Il concorso n. 1 si riferisce alla gara di qualificazione dalla quale derivano tutte le finali: finale per la classifica di squadra; finale individuale; finale di specialità agli attrezzi. Le prime otto squadre del concorso n. 1 sono ammesse alla finale per il titolo di squadra che si effettua il secondo giorno di gara. La squadra è formata da sei atleti di cui soltanto tre, a scelta del tecnico, gareggiano in un attrezzo. La somma dei punteggi ottenuti in ogni attrezzo fornisce il risultato finale della squadra. I primi 24 atleti del concorso di qualificazione vengono ammessi per il titolo individuale. Ogni federazione non può far partecipare più di due atleti anche nel caso in cui la stessa si trovi ad avere tre o quattro atleti con punteggi validi per accedere alla finale.

Sempre dal concorso n. 1 si ottengono i finalisti di specialità: in ogni attrezzo sono ammessi i primi otto punteggi, più due riserve, nel caso in cui gli aventi diritto alla finale rinuncino.

Esercizio al suolo o corpo libero. - Tale esercizio si svolge su una pedana semirigida di 12x12 m formata da 58 pannelli a incastro e con un bordo esterno per garantire l'incolumità dell'atleta, qualora fuoriesca dal quadrato di gara. La durata dell'esercizio va da un minimo di 50 a un massimo di 70 secondi.

Nell'esibizione a corpo libero il ginnasta può muoversi liberamente in ogni direzione e senza vincoli dovuti alla morfologia dell'attrezzo, potendo così sfruttare appieno lo spazio a sua disposizione. L'esercizio maschile non ha accompagnamento musicale e non presenta elementi di danza. Si alternano movimenti preacrobatici e acrobatici (rotazioni del corpo avanti, indietro, lungo l'asse longitudinale, trasversale e sagittale, il tutto preceduto da una breve rincorsa iniziale che permette di acquisire la velocità necessaria a realizzare tali azioni) con movimenti artistici, di mobilità articolare, di equilibrio, di forza, tutti logicamente collegati fra loro. I movimenti di grande acrobazia non possono essere ripetuti.

Una caratteristica dell'esercizio a corpo libero è quella di alternare la successione dei movimenti con brevissime pause (movimenti di forza e di equilibrio), per cui la continuità e il ritmo dell'esecuzione sono importanti elementi nella valutazione delle giurie.

Cavallo con maniglie. - Questo attrezzo ha subito nel tempo alcune sostanziali modifiche: originariamente aveva la sagoma di un cavallo, la qual cosa impediva lo sviluppo dinamico degli esercizi; successivamente assunse la fisionomia attuale, ma con una lunghezza di 1,80 m; oggi la lunghezza è di 1,60 m con due maniglie al centro. È utilizzato esclusivamente nella ginnastica maschile.

La dinamica si sviluppa con movimenti pendolari sul piano frontale (lungo l'asse longitudinale dell'attrezzo) alternati ad azioni rotatorie o circolari sul piano orizzontale (sia lungo l'asse longitudinale sia lungo l'asse trasversale dell'attrezzo). Questi ultimi sono i movimenti dominanti (mulinelli). Le azioni rotatorie possono essere eseguite a gambe unite o divaricate in forma elicoidale (le cosiddette 'rotazioni Thomas', dal nome dell'atleta americano che le ideò e le presentò per primo in una competizione ufficiale). Tali movimenti, se ben eseguiti, rendono più spettacolare l'esercizio ma ne riducono il dispendio energetico; pertanto sono contemplati in misura limitata e non possono impegnare l'atleta lungo l'arco di tutto l'esercizio, ma solo per un terzo della sua composizione.

L'esercizio non può avere soluzioni di continuità e deve svilupparsi sulle tre parti dell'attrezzo (la centrale e le due laterali) con cambiamenti di fronte e direzione. La prova non può includere elementi di forza né di equilibrio e si deve svolgere soltanto sull'appoggio degli arti superiori: si tratta di un esercizio di esclusivo equilibrio dinamico.

Anelli. - Si tratta di un attrezzo, proprio della ginnastica maschile, composto da due anelli di legno dello spessore di 28 mm e del diametro interno di 18 cm; sono posti a un'altezza di 2,75 m e sono fissati mediante cavi metallici di sospensione a un portico di sostegno alto 5,75 m. I cavi metallici devono essere flessibili e in grado di sopportare una tensione di 130 kg; essi sono collegati agli anelli mediante una striscia di cuoio o materiale plastificato della lunghezza di 70 cm. Il portico di sostegno, infine, è fissato al suolo con quattro tiranti in acciaio.

Gli anelli, rispetto agli altri attrezzi, sono caratterizzati dal fatto di essere mobili e di non offrire alcun sostegno stabile all'atleta che si vede costretto a terminare ogni movimento in equilibrio. È quindi necessaria una notevole forza muscolare per riuscire a controllare non soltanto l'assetto del corpo ma anche la posizione dell'attrezzo, evitando ogni oscillazione dei cavi metallici. Il baricentro del sistema formato dall'atleta e dall'attrezzo si sposta esclusivamente dal bas-so verso l'alto e viceversa, lungo una retta perpendicolare: se, infatti, lo spostamento del baricentro avvenisse orizzontalmente, si avrebbe una oscillazione trasversale che comprometterebbe la compostezza dell'esercizio e determinerebbe l'effetto altalena.

Gli esercizi che si eseguono agli anelli alternano movimenti di grande slancio (voltabraccia, granvolte, slanciappoggia) a movimenti di forza statica (croci, orizzontali, verticali ecc.) e forza dinamica (traslazione dalla sospensione all'appoggio e viceversa). Durante l'esecuzione dell'esercizio l'attrezzo deve rimanere pressoché stabile, senza oscillazioni; il centro di rotazione del corpo, infatti, non è fisso ma si sviluppa in un arco di circonferenza molto ampio; per evitare che il corpo entri in oscillazione pendolare con l'attrezzo si deve muovere in contrapposizione a esso: questo è uno degli aspetti biomeccanici dominanti ed è forse uno degli aspetti tecnici più difficile da ottenere.

La composizione dell'esercizio dovrebbe alternare i movimenti di forza con quelli di slancio, ma ciò non sempre si verifica perché l'impegno fisico (contrazioni muscolari prevalentemente isometriche) tende a esaurire le risorse bioenergetiche in pochi secondi: gli atleti preferiscono concentrare i movimenti di forza nella fase iniziale dell'esercizio, anche se poi il Codice di punteggio tende a privilegiare quelli che distribuiscono equamente, lungo tutto l'arco della composizione, i movimenti di forza e quelli di slancio. La conclusione dell'esercizio, denominata finale, può raggiungere l'elevato grado di complessità proprio dei volteggi acrobatici; nel finale, infatti, è possibile coniugare la tecnica propria dell'attrezzo con quella acrobatica in una ricerca continua di soluzioni diverse. L'unico obbligo è che esso debba essere proporzionale al valore tecnico dell'esercizio stesso: ciò significa che un esercizio ricco di difficoltà non può concludersi con un movimento di scarso valore tecnico.

In questi ultimi anni l'esercizio ha subito una grande evoluzione tecnica e dinamica, e in buona parte ciò è dovuto alla creatività e alle eccezionali capacità fisiche del ginnasta Jury Chechi.

Volteggio o salto del cavallo. - Il volteggio (salto con appoggio-spinta manuale sull'attrezzo dopo la prima fase di volo, a cui segue un secondo volo e quindi l'arrivo al suolo, o atterraggio) è detto anche salto del cavallo per evitare confusioni con gli esercizi al cavallo con maniglie, che a loro volta prevedono, in senso lato, anche l'azione del volteggiare. Si esegue su un attrezzo specifico che ha subito negli anni, per ridurre i pericoli di incidenti, sostanziali modifiche nella forma fino a quella attuale simile a una tavola ricurva e smussata, lunga 1,20 m, larga 0,95 m e con altezza regolabile tra 1,35 m (per gli uomini) e 1,10 m (per le donne). La struttura portante in legno è rivestita da uno strato di plastica o gomma sintetica ricoperto di cuoio o materiale sintetico; un apposito gancio garantisce la stabilità dell'attrezzo al suolo. Per eseguire l'esercizio, l'atleta deve inoltre disporre di una corsia di rincorsa, la cui lunghezza non può superare i 25 m, e di una pedana semirigida, lunga 120 cm, larga 60 cm, alta 20 cm, che viene posta davanti all'attrezzo su cui gli atleti svolgono il volteggio, utile a creare le condizioni di spinta (degli arti inferiori) per compiere il salto.

I volteggi sono caratterizzati dalla brevità della loro esecuzione, che in pochi istanti concentra un complesso lavoro di precisione e forza esplosiva. Essi si sviluppano in due momenti: primo e secondo volo. Il primo costituisce l'azione di ingresso e di presa di contatto dell'atleta con l'attrezzo ed è l'elemento fondamentale che determinerà la seconda fase di volo, la quale deve avvenire con un'elevazione del corpo (rimbalzo) più ampia rispetto al primo volo. Essa rappresenta un effetto biomeccanico naturale allorché la fase iniziale del salto (battuta in pedana con entrambi i piedi e conseguente appoggio delle mani sull'attrezzo) si sia verificata in forma corretta; tale effetto, inoltre, è la logica conseguenza della prima parte del salto, ma rappresenta altresì un'esigenza richiesta dal codice di punteggio. Sia il primo volo sia il secondo avvengono con rotazioni del corpo lungo i differenti assi e tutte le fasi rientrano nel computo della valutazione del volteggio.

La valutazione della qualità dell'esercizio da parte dei giudici deve riguardare sia la prima fase di volo sia la presa di contatto del corpo con il terreno, che avviene dopo la seconda fase di volo. La ripresa di contatto deve essere stabile, in equilibrio (senza quindi il benché minimo spostamento del corpo) e in linea con la direzione della rincorsa. I volteggi di differente difficoltà sono elencati nel Codice di punteggio, nel quale sono fissati i valori assoluti dei diversi salti.

Parallele simmetriche. - Si tratta di un attrezzo proprio della ginnastica maschile costituito da due staggi di legno o di fibra di resina di forma ovale (lunghi 3,50 m), fissati alla base mediante quattro montanti regolabili in altezza e in larghezza; lo spazio fra l'uno e l'altro staggio varia dai 42 ai 52 cm.

Le parallele simmetriche sono considerate ‒ nell'ambito della ginnastica maschile ‒ l'attrezzo più completo, in quanto concedono piena libertà all'atleta che può eseguire esercizi sia in appoggio sia in sospensione, senza particolari limitazioni imposte dalla loro conformazione.

La dinamica dell'esercizio alle parallele è prevalentemente di slancio, di rotazione del corpo sopra e sotto gli staggi e di cambiamenti di fronte e direzione lungo l'asse longitudinale dei due staggi, ma anche di azioni e capovolgimenti del corpo in senso trasversale all'attrezzo; sono previsti inoltre movimenti di forza (verticali, appoggio a squadra, orizzontali ecc.), ma in misura contenuta (al massimo due posizioni statiche).

Il progresso tecnico verificatosi in questi ultimi anni ha modificato la composizione degli esercizi alle parallele. Il capostipite di questa grande evoluzione è stato Giovanni Carminucci che, in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, presentò un esercizio talmente innovativo che gli stessi giudici furono colti di sorpresa e non ebbero l'accortezza di apprezzare la grande novità che il nostro atleta stava proponendo. Eseguì, infatti, tutti i movimenti di grande slancio e di grande rotazione con un particolare atteggiamento dei segmenti corporei, fra loro talmente allineati che l'azione dinamica fondamentale tipica di ogni gesto ginnico sugli attrezzi (il cosiddetto squadrarco) venne limitata sino a diventare quasi impercettibile. Tale azione propulsiva è diventata patrimonio di tutti gli atleti ed è su tale concezione che gli esercizi attualmente interpretati e presentati devono essere composti. Pertanto da questo indirizzo oggi si eseguono granvolte anche alle parallele come se si trattasse di una sbarra alta. I cambiamenti di fronte e di direzione si articolano soltanto su questa base dinamica.

Sbarra. - È un attrezzo utilizzato esclusivamente nella ginnastica maschile, costituito da una barra di acciaio della lunghezza di 2,40 m e del diametro di 28 mm posta a un'altezza variabile fra i 2,57 e i 2,75 m; essa è fissata su due montanti assicurati al suolo da quattro tiranti in acciaio dotati di un meccanismo per l'equilibratura. È l'attrezzo che offre le maggiori possibilità acrobatiche di tutte le sei prove.

Alla sbarra possono essere eseguiti movimenti di grande slancio, rotazioni brevi o lunghe del corpo intorno all'asse longitudinale e salti con l'abbandono dell'attrezzo da parte di entrambe le mani. L'atleta può eseguire inoltre grandi rotazioni (rotazione completa del corpo teso attorno alla sbarra), denominate granvolte, le quali possono avvenire anche con una sola presa sulla sbarra. Le prese, o impugnature, delle mani sono di tre tipi: palmare (quando il contatto con l'attrezzo avviene con il dorso delle mani visibile dall'atleta), dorsale (quando il ginnasta impugna vedendo i palmi delle mani) e cubitale (quando le braccia si portano in estrema rotazione interna, con i pollici all'esterno). Sono escluse, invece, le posizioni statiche, poiché il Codice dei punteggi vieta che i movimenti di slancio vengano intervallati con soste.

Si tratta di un classico esercizio 'volante' di grande spettacolarità in cui la forza fisica è limitata poiché, sfruttando in maniera ritmica gli slanci, si creano gli impulsi necessari a compiere tutte le evoluzioni.

Le ripetizioni non sono consentite tranne che per le granvolte, in quanto rappresentano la dinamica essenziale di tutti i movimenti. L'atleta nel comporre l'esercizio deve prevedere l'abbandono e la ripresa dell'attrezzo con una breve fase di volo fra i due momenti di abbandono e di ripresa.

Gli esercizi si concludono con salti acrobatici avanti o indietro e molte rotazioni lungo l'asse longitudinale o lungo quello trasversale. Quando le rotazioni longitudinali e trasversali si realizzano contemporaneamente (ossia nello stesso salto) con effetto giroscopico vengono chiamate 'rotazioni Tsukahara'.

Gli atleti utilizzano una protezione per le mani denominata paracalli, sulla quale è applicato un cilindretto in posizione digitale e in zona falangea. Questo accorgimento consente una presa stabile dell'attrezzo (impugnatura) tale da permettere rotazioni del corpo in tutte le direzioni avanti e indietro; senza tale sussidio strumentale le rotazioni del corpo sarebbero consentite esclusivamente in avanti quando l'atleta è in presa palmare, indietro con l'impugnatura dorsale o cubitale. Ovviamente tale piccolo accorgimento ha fatto compiere un salto di qualità alla composizione degli esercizi e a tutta la dinamica alla sbarra.

L'italiano Igor Cassina ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atene (2004) presentando un esercizio di altissima acrobazia, in cui ha inserito un nuovo movimento che ha assunto il suo nome poiché è stato il primo atleta a presentarlo in una competizione ufficiale e a eseguirlo integralmente senza errori.

Ginnastica artistica femminile

La prima partecipazione delle squadre di ginnastica artistica femminile a un campionato del mondo risale al 1934 a Budapest.

A quel tempo, le gare, oltre a svolgersi sui quattro attrezzi attuali (volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero), contemplavano gli anelli oscillanti e un esercizio collettivo che tutte le atlete di ciascuna squadra dovevano eseguire a corpo libero (come l'attuale competizione del gruppo della ginnastica ritmica). Quest'ultimo esercizio, che rappresentava una premessa o un'introduzione alla ginnastica ritmica sportiva (allora questo era il nome), dopo le Olimpiadi di Melbourne (1956) venne escluso da tutte le gare olimpiche e dai campionati del mondo.

All'inizio la ginnastica femminile fu, come quella maschile, molto più statica, relativamente espressiva e molto formale. La formalità consisteva nel fatto che l'atleta eseguiva tutti i movimenti che componevano l'esercizio in forma compassata, priva di continuità, di fluidità e di flessibilità. All'apparenza sembravano esercizi caratterizzati da molte pause e con elementi di preacrobatica o acrobatica di limitata difficoltà. Soltanto a partire dal 1956 l'esercizio a corpo libero femminile venne accompagnato dalla musica sulla quale le ginnaste sviluppavano il loro tema tecnico. All'epoca le atlete migliori preferivano avvalersi, per l'accompagnamento musicale, di un pianista che si poteva adeguare al ritmo esecutivo dell'atleta; attualmente gli esercizi vengono eseguiti con accompagnamenti musicali registrati.

Nell'esercizio le parti artistiche si alternano a quelle acrobatiche favorendo uno spettacolo in cui si mescolano elementi di carattere estetico espressivo a elementi di alta acrobazia; quest'ultima è del tutto simile, sia nel grado di difficoltà sia nella dinamica, a quella presente nella ginnastica maschile. La durata dell'esercizio varia dai 50 ai 70 secondi e l'accompagnamento musicale deve iniziare e terminare con l'esercizio stesso. La natura tecnica degli esercizi per il settore femminile, analogamente a quella delle composizioni maschili, è variabile a seconda delle specifiche esigenze degli attrezzi.

Concorso femminile. - Nella ginnastica artistica femminile si compilano le classifiche dei concorsi nello stesso modo e con gli stessi criteri del settore maschile già descritti.

Corpo libero o esercizi al suolo. - È una prova prevalentemente dinamica composta da elementi di acrobatica, da rincorse brevi necessarie per compiere i salti e le rotazioni in volo.

Le evoluzioni consistono in rotazioni del corpo lungo tutti gli assi: trasversale, sagittale, longitudinale e combinati fra loro (rotazioni giroscopiche). Tali movimenti devono essere eseguiti in forma perfetta, elegantemente, con il corpo in atteggiamento composto e devono svilupparsi secondo linee geometriche ampie e biomeccanicamente finite: ciò significa che l'atleta deve esaurire tutte le spinte, di elevazione e di traslazione, nelle fasi di volo. L'esito più evidente di tale completamento si manifesta attraverso la ripresa di contatto con il terreno in forma stabile ed equilibrata.

L'esercizio è accompagnato da un sottofondo musicale. Inizio e fine dell'accompagnamento devono coincidere con quelli dell'esercizio stesso. Si alternano ai movimenti veloci e acrobatici movimenti di danza che di norma si devono ispirare alla personalità della ginnasta.

Il corpo libero femminile deve comprendere elementi di carattere artistico e di grande mobilità articolare. Sono esclusi movimenti di forza.

Trave. - Si tratta di un attrezzo proprio della ginnastica femminile costituito da una trave in legno la cui superficie imbottita deve essere rivestita con materiale antisdrucciolo e deve possedere un minimo grado di elasticità.

La trave offre un'esigua base di appoggio, essendo larga 10 cm, lunga 5 m e posta a un'altezza di 1,25 m. Di conseguenza l'atleta è sempre posta in una condizione di equilibrio precario, anche in ragione del rapporto sfavorevole fra l'altezza del suo baricentro e la larghezza dell'appoggio. Tenendo conto del fatto che il lavoro da eseguire sulla trave segue la tipologia di quello del corpo libero ‒ con elementi acrobatici, ginnici e composizioni artistiche ‒ si comprende come questo attrezzo sia ritenuto estremamente ostico. La durata dell'esercizio varia da un minimo di 1′10″ a un massimo di 1′30″.

Fino al 1972 (Olimpiadi di Monaco) le ginnaste si spostavano su questo attrezzo in maniera prudente mantenendo l'appoggio podalico il più a lungo possibile; oggi le esecuzioni sono molto più dinamiche e acrobatiche e perciò maggiormente spettacolari e instabili.

La ginnasta sovietica Ol´ga Korbut fu la prima a introdurre gesti tecnici altamente acrobatici alla trave: in particolare, nel 1969 ai Campionati nazionali sovietici, il salto indietro senza appoggio delle mani ('salto Korbut'). Attualmente tale tipo di salto è diventato usuale per le ginnaste di tutto il mondo.

Le ginnaste devono prevedere nella composizione dell'esercizio, che non ha accompagnamento musicale ed esclude i movimenti di forza, movimenti in direzione avanti e indietro combinati con salti acrobatici, piroette in appoggio su un solo piede (rotazioni di 360° e oltre), elementi di equilibrio; il tutto deve essere eseguito in modo armonioso, dinamico, originale e sempre estremamente variato (con alternarsi di ritmi lenti e veloci).

Parallele asimmetriche. - Le parallele asimmetriche, proprie della ginnastica femminile, sono costituite da due staggi in legno lamellare o fibra di vetro lunghi 2,40 m e posti a diverse altezze (1,61 m di altezza quello inferiore, 2,41 m quello superiore); la distanza tra gli staggi è regolabile tra 1,30 e 1,80 m. È un attrezzo nel quale si sviluppa senza pause l'esercizio con passaggi di rara agilità e spettacolarità dall'uno all'altro staggio.

La tecnica e la struttura degli esercizi sono affini a quelle proprie della sbarra nella ginnastica maschile, e l'esercizio moderno comprende rotazioni come le granvolte. Fino a un decennio fa erano consentiti passaggi in doppio appoggio (mani e piedi), ora non più; non sono ammessi movimenti di forza. Le esecuzioni sono tutte costituite da movimenti legati fra loro con salto di impugnature, ossia con passaggio dallo staggio alto a quello basso e viceversa, senza soluzioni di continuità. Anche le ginnaste utilizzano per questo attrezzo il paracalli, con l'identica funzione di quello usato dagli uomini.

Volteggio o salto del cavallo. - Si tratta, come per gli uomini, di una prova in cui l'esecuzione ginnica propriamente detta avviene al termine di una rincorsa la cui lunghezza non può superare i 25 m. Si esegue su un attrezzo specifico la cui configurazione attuale (simile a una tavola ricurva e smussata dall'ampia superficie) è molto diversa da quella dell'attrezzo che ha accompagnato le gare di ginnastica per oltre centoventi anni.

Si ripetono le stesse modalità di esecuzione descritte per il settore maschile.

Ginnastica ritmica

Il principio fisiologico a cui si ispirò la ginnastica ritmica quando si propose in termini sportivi fu quello dell'alternanza fra contrazione e decontrazione, il che comportò una posizione critica o alternativa rispetto alla ginnastica. In seguito gli aspetti spettacolari hanno preso il sopravvento sull'iniziale impostazione: dall'originario principio dell''assecondamento' ‒ secondo cui tutto il corpo agisce in funzione del movimento principale, su base ritmica, con le relative accentuazioni degli accordi forti e deboli ‒ si è passati all'attuale concezione coreografica che predilige la forma del balletto, l'esecuzione è divenuta più a tempo che a ritmo, legata non più ai singoli movimenti ma al loro insieme e l'esercizio nella sua interezza segue una linea musicale con i suoi effetti spettacolari.

La ginnastica ritmica, se pur di recente immissione ai giochi olimpici (Los Angeles 1984), è in effetti un'attività antichissima, con testimonianze evidenti negli affreschi tombali dell'antico Egitto.

Si tratta di una ginnastica a corpo libero i cui esercizi, nei quali non devono essere inclusi movimenti acrobatici, si svolgono su un quadrato di 12x12 m e hanno una durata che varia da un minuto a un minuto e mezzo. La caratteristica dominante della ginnastica ritmica è quella di utilizzare cinque piccoli attrezzi che, durante l'esercizio, devono essere tenuti in continuo movimento: fune (la sua lunghezza è proporzionale alla statura della ginnasta, può essere di canapa o vari altri materiali e possiede due nodi alle estremità per facilitarne l'impugnatura); cerchio (di legno o plastica, con diametro interno oscillante tra gli 80 e i 90 cm, peso non inferiore ai 300 g, superficie piatta oppure arrotondata); palla (di gomma o plastica, con diametro oscillante tra i 18 e i 20 cm e peso minimo di 400 g, di qualunque colore tranne che oro e argento); clavette (di materiale sintetico, lunghezza che varia dai 40 ai 50 cm e peso minimo di 150 g); nastro (formato da una bacchetta in fibra di vetro, lunga 50-60 cm e con diametro massimo di 1 cm, alla cui estremità è assicurato, tramite un cordino o altro tipo di snodo della lunghezza massima di 7 cm, un nastro di seta, raso o nylon lungo al massimo 6 m, largo da 4 a 6 cm e di peso standard intorno ai 35 g). Si differenzia dalla ginnastica artistica perché i piccoli attrezzi vengono posti in rotazione attorno al corpo dell'atleta e sono quindi mobili, mentre nell'artistica maschile e femminile l'atleta sviluppa i suoi movimenti attorno al grande attrezzo che rimane fisso.

L'esercizio della ritmica deve essere composto da movenze fluide, plastiche, da salti e rotazioni semplici del corpo, con grandi e piccoli lanci degli attrezzi ai quali non è consentito cadere al suolo; questi ultimi devono essere mossi in forma simmetrica e asimmetrica, senza soluzioni di continuità.

Gli elementi fondamentali della ginnastica ritmica sono l'espressività corporea e la grande coordinazione che, rispetto all'artistica, assumono un ruolo essenziale e determinante ai fini del punteggio che i giudici devono attribuire. Il corpo dell'atleta non si può fermare e, quando ciò avviene per riprendere gli attrezzi dopo un grande lancio, è prevista una specifica penalizzazione per 'staticità'.

Gli esercizi hanno un accompagnamento musicale che ogni atleta, in collaborazione con il proprio allenatore e spesso con un coreografo, sceglie in base alla sua personalità, al temperamento e alla caratteristica interpretativa che desidera attribuire all'esercizio.

La ginnasta deve insomma possedere alte capaci- tà coordinative, senso del ritmo, mobilità articolare eccezionale e senso estetico e artistico in grado di caratterizzare e personalizzare la prestazione. La mobilità del corpo, la sua estrema flessibilità e fluidità si devono armonizzare con il movimento degli attrezzi secondo una logica di assecondamento; sono infatti previsti due tipi di difficoltà tecniche: di tipo corporale e dell'attrezzo.

Trampolino elastico

Negli anni Trenta lo statunitense George Nissen, professore di educazione fisica, campione di tuffi e di tumbling, osservando la caduta in rete dei trapezisti, ebbe l'idea di costruire, nel suo garage, un prototipo di trampolino stendendo una tela con ai bordi elastici legati a una cornice metallica.

Insieme a Larry Griswold, Nissen creò in seguito le basi della 'ginnastica al trampolino', proponendo un metodo di insegnamento e composizione degli esercizi. Il trampolino elastico (individuale o sincronizzato) è una disciplina sinonimo di libertà, di volo, di spazio. I numerosi salti pericolosi e avvitati, che a volte si sviluppano per 8 m d'altezza, richiedono una tecnica molto affinata, un controllo perfetto del proprio corpo. Il trampolino, come elemento base di tutti gli allenamenti, è praticato in quelle discipline che contengono elementi acrobatici e per questa ragione è anche un attrezzo propedeutico all'alta acrobazia.

Per una decina di anni il trampolino rimase una disciplina di tipo ludico; poi, negli anni Quaranta, a seguito di una maggiore presa di coscienza del corpo nello spazio (schema corporeo), ci si cominciò a interessare alle possibilità tecniche offerte dall'attrezzo e nel 1948 vennero organizzati i primi campionati americani.

Nel 1955 il trampolino fece la sua prima apparizione ai Giochi Panamericani; poi, grazie allo svizzero Kurt Baechler, apprezzato ginnasta e allenatore della squadra di ginnastica statunitense che si stava preparando alle Olimpiadi di Melbourne, venne importato in Europa. Fu però la Scozia che nel 1958 creò la prima Federazione nazionale e nello stesso anno a Wasen (Svizzera) si costituì, nel contesto di una gara di trampolino, la prima Nissen Cup, esistente ancora oggi quale prova FIT. Il 4 marzo 1964 fu istituita la Fédération internationale de trampoline (FIT) a Francoforte sul Meno e come suo primo presidente venne eletto lo svizzero René Schaerer. Il successivo 21 marzo la Royal Albert Hall di Londra accolse i primi Campionati del Mondo. In tale occasione primeggiarono gli statunitensi Judy Wills e Dan Millman. Nel 1968 il tedesco Eric Kinzel divenne il nuovo presidente della FIT.

Nel 1969 partono i Campionati Europei, mentre nel 1981 trampolino e tumbling appaiono ai Giochi Mondiali di Santa Clara. Nel 1983, in Italia, per opera di alcuni appassionati, viene fondata la FITE (Federazione italiana trampolino elastico) alla cui presidenza viene eletto Giuseppe Acquadro. Nel 1988 la FIT viene riconosciuta dal CIO e, nel 1990, Ron Fröhlich ne diventa il presidente.

Negli anni Novanta si registra un fondamentale cambiamento in quanto la struttura della FIT è dissolta e il trampolino diventa, il 1° gennaio 1999, una delle discipline della FIG. Fröhlich diventa membro dell'esecutivo FIG, mentre il tedesco Horst Kunze conserva la presidenza del comitato tecnico.

Nel 1999, dal 23 al 26 settembre, si svolgono i Campionati del Mondo di Sun City (Sudafrica) utili per le qualificazioni ai Giochi Olimpici di Sydney (2000), cui il trampolino elastico partecipa per la prima volta essendo stato riconosciuto sport olimpico.

Attualmente il trampolino è costituito da un telo elastico di circa 3x5 m, sopraelevato da terra di oltre 1 m; la struttura di base è costituita da un traliccio in metallo con attacchi per 116 molle in acciaio che tengono in tensione il telo. L'impianto richiesto per lo svolgimento delle gare è un palazzo dello sport, una palestra o, in alternativa, un edificio le cui dimensioni siano di 20x30 m con un'altezza di almeno 8 m e con pavimento perfettamente piano.

Il programma delle competizioni del trampolino elastico comprende: prove di qualificazione e finale dei migliori 8 atleti qualificati. Tutte le finali di gara devono essere organizzate secondo le regole della Federazione internazionale e gestite dal comitato tecnico competente.

Il regolamento tecnico può essere modificato, come in tutte le altre discipline, totalmente o parzialmente ogni anno. Tali variazioni possono essere proposte dal comitato esecutivo FIG, dalle federazioni affiliate e dal comitato tecnico del trampolino.

La gara con questo attrezzo comprende, nelle qualificazioni, due esercizi, uno obbligatorio di 10 salti (5 imposti dal regolamento e 5 liberi), l'altro libero con 10 salti liberi; e, nelle finali, un esercizio libero. Negli esercizi non sono ammesse ripetizioni.

Il mini trampolino elastico. - Nato negli anni Settanta, è costituito da una superficie in nylon agganciata a una struttura metallica posta a circa 50 cm da terra che consente di regolarne l'inclinazione. Il mini trampolino permette fasi di volo prolungate e, quindi, un migliore controllo del corpo, facilitando l'acquisizione del senso dello spazio e dell'orientamento. Dopo lo slancio, il ginnasta esegue figure acrobatiche senza interruzioni di continuità sull'attrezzo, prima della ricaduta sul tappeto. I salti eseguibili sul mini trampolino elastico sono fondamentalmente di cinque tipi: senza rotazione (spostamenti in avanti, indietro e laterali); con rotazione sull'asse longitudinale (da 90° a più di 360°); con rotazione sull'asse trasversale; con rotazione sull'asse sagittale (verso destra o verso sinistra); con rotazioni combinate. È possibile, inoltre, compiere gli esercizi utilizzando due mini trampolini (il doppio mini trampolino è specialità presente nei campionati mondiali di trampolino elastico).

Tumbling. - Il tumbling, che fa la sua prima apparizione negli anni Settanta, è caratterizzato da una successione complessa, rapida e ritmata di salti acrobatici dalle mani sui piedi, dai piedi sulle mani o ancora dai piedi direttamente sui piedi, con rotazioni sull'asse longitudinale, trasversale e combinate su entrambi gli assi, realizzati in 6 secondi su una pista di 25 m di lunghezza rinforzata con barre di fibra di vetro per aumentare la forza delle spinte degli atleti. Il tumbling è uno sport spettacolare che contiene importanti elementi quali la forza, la velocità, il ritmo e il movimento del twist; è un'unione sorprendente di virtuosismo e di energia controllata.

Aerobica

L'aerobica sportiva da divertente attività per mantenere la forma fisica è divenuta, dopo la fine degli anni Ottanta, una disciplina vera e propria. Richiede forza, leggerezza, coordinazione, senso musicale, il tutto concentrato in un esercizio di meno di due minuti. Le categorie sono: individuali (maschili e femminili), coppie miste, trio e, dal 2002, gruppo a sei. I concorrenti devono presentare combinazioni di movimenti tipiche dell'aerobica comprendenti i sette passi base: knee lift, kick, jacks, lunge, march, jog e skip. L'esercizio viene svolto su una superficie di 7x7 m.

Il termine 'aerobico' indica propriamente la presenza di ossigeno; gli esercizi, infatti, praticabili anche a lungo con il dovuto allenamento, mettono in movimento un gran numero di gruppi muscolari coinvolgendo in particolare cuore, polmoni e l'intero sistema cardiovascolare e permettendo all'ossigeno di raggiungere rapidamente tutte le parti del corpo.

La Federazione internazionale di ginnastica, sola autorità per l'aerobica sportiva riconosciuta dal CIO, ha introdotto questa disciplina nell'ambito della ginnastica generale dopo gli anni Ottanta. Nel 1994 il Congresso della FIG decise di dar vita a una commissione per l'aerobica, di strutturare l'aerobica sportiva come le altre discipline di competizione e di organizzare i primi Campionati del Mondo della specialità, che si disputarono a Parigi nel 1995 con la partecipazione di 34 paesi.

Ginnastica acrobatica

La ginnastica acrobatica è una disciplina entrata ufficialmente tra quelle della Federazione internazionale di ginnastica nel 1999. È praticata da uomini e donne, oppure in forma mista, in gruppi di due, tre o quattro atleti denominati duo, trio e quartetto. Si tratta di una delle più antiche attività sportive, come evidenziano numerosi reperti che ne documentano la pratica durante cerimonie religiose ed esibizioni popolari. Attualmente i paesi nei quali questa attività risulta più diffusa sono circa quaranta, tra i quali emergono la Cina e tutti i paesi dell'Est europeo. La durata degli esercizi va da 2′30″ a 3′ a seconda della categoria. Le evoluzioni si svolgono sopra una pedana di 12x12 m e si compongono di movimenti di forza, di slancio, di coordinazione e di equilibrio che richiedono grande mobilità articolare; si sviluppano esercizi di alta acrobazia comprendenti salti avanti e indietro con doppi giri e pluriavvitamenti anche in forma giroscopica. Nel gruppo i compiti sono divisi tra portatori (porters) ed esecutori: a questi ultimi spetta la parte propriamente acrobatica. Le prove sono tre: un esercizio statico, un esercizio dinamico e un esercizio combinato.

Ginnastica generale

La ginnastica generale, detta anche ginnastica per tutti, è una delle sette discipline riconosciute e codificate dalla Federazione internazionale di ginnastica ed è l'unica priva di ogni forma di competitività. La ginnastica generale rappresenta la base storica e il riferimento fondamentale di tutto il mondo ginnico in quanto espressione della vastissima gamma di movimenti utili a formare le diverse capacità e idoneità funzionali; nel programma di ginnastica generale l'equazione movimento-salute trova la sua massima valorizzazione. L'impegno neurofisiologico non contempla sovraccarichi funzionali, dato che l'attività deve rientrare nelle naturali capacità e idoneità di ciascuno. È pertanto adatta e adattabile alle diverse età e a varie condizioni fisiologiche: il suo scopo consiste proprio nel mantenere e migliorare la qualità della vita. L'organo di studio e di approfondimento tecnico-scientifico responsabile di questa disciplina è il Comitato di ginnastica generale, analogo a quelli che coordinano le altre sei. La Gymnaestrada è l'appuntamento mondiale più importante: organizzato ogni quattro anni, vi affluiscono da 20.000 a 27.000 partecipanti. Autentico congresso mondiale sul movimento umano, rappresenta il momento d'incontro di tutte le scuole di pensiero che si sviluppano attorno a esso, considerato soprattutto quale motricità di carattere gioioso, non competitiva e volta al conseguimento del benessere fisiologico.

Regolamento tecnico

Norme generali

Il regolamento tecnico comprende le disposizioni che regolano tutte le discipline della Federazione internazionale di ginnastica, delle quali quattro sono olimpiche (ginnastica artistica maschile; ginnastica artistica femminile; ginnastica ritmica; trampolino), due non olimpiche (ginnastica acrobatica e ginnastica aerobica) e una non competitiva, la ginnastica generale, con un suo specifico regolamento. Il regolamento tecnico deve essere conforme alle norme statutarie e in nessun caso e per nessuna ragione può essere in contrasto o in contraddizione con lo statuto.

Scopo e validità del regolamento tecnico. - Lo scopo del regolamento tecnico è quello di garantire il controllo, l'organizzazione e l'applicazione delle esigenze tecniche previste dalla Federazione internazionale e di assicurare e incoraggiare lo svolgimento delle competizioni e di tutte le attività di carattere culturale e promozionale per lo sviluppo armonioso della ginnastica nel mondo. Esso sancisce, inoltre, i campi di applicazione di altri regolamenti come quello relativo alle caratteristiche e dimensioni degli attrezzi, i codici di punteggio, il controllo della pubblicità, il regolamento anti-doping (oggi diventato Codice mondiale anti-doping).

Il regolamento tecnico può essere modificato ogni anno su proposta delle federazioni sportive nazionali aventi diritto di voto in assemblea generale e delle autorità della FIG. L'organismo preposto a tali cambiamenti è il parlamento composto da 43 membri: 22 in rappresentanza del comitato esecutivo, 21 delle unioni continentali. Ogni continente ha un numero di delegati proporzionale al numero delle federazioni affiliate. Attualmente il numero dei delegati continentali è così ripartito: l'Europa, con 47 federazioni affiliate, dispone di 8 delegati; l'Africa, con 17, dispone di 3 delegati; l'America, con 25, dispone di 4 delegati; l'Asia, con 32, dispone di 5 delegati; l'Oceania, con 2, dispone di 1 delegato.

Nell'anno preolimpico il regolamento tecnico non può essere modificato.

Codice di punteggio. - Il Codice di punteggio (CP) è il documento redatto dal comitato tecnico di ogni disciplina all'inizio di ogni ciclo olimpico, che, approvato dal comitato esecutivo (responsabile degli affari amministrativi della FIG e del controllo delle finanze), viene pubblicato e diramato a tutte le federazioni affiliate e associate. Il Codice raccoglie dettagliatamente regole e prescrizioni di carattere tecnico relative ai diversi attrezzi: nel settore maschile sui sei attrezzi, in quello femminile sui quattro attrezzi, nella ritmica sui cinque piccoli attrezzi e nel trampolino su un solo attrezzo.

Generalmente il Codice di punteggio si suddivide in tre capitoli: principi generali; tabella delle difficoltà; falli di esecuzione tecnica e di controllo del corpo. L'applicazione di queste norme permette di stabilire il valore della prestazione degli atleti. Nei principi generali sono raccolte le regole comuni a tutte e sei le discipline della ginnastica (l'artistica maschile e femminile, la ritmica, il trampolino, l'aerobica, l'acrobatica). Tali regole, per particolari dettagli, si possono differenziare sulla base di esigenze specifiche delle sei discipline. La dinamica sui differenti attrezzi è legata ai principi biomeccanici che caratterizzano la natura stessa degli attrezzi: ci sono, infatti, attrezzi di appoggio, di sospensione-appoggio, di equilibrio, di slancio e di forza, caratteristiche alle quali gli atleti nel comporre i loro esercizi si devono attenere.

Nella tabella delle difficoltà i movimenti di ginnastica, non rientrando fra quelli di tipo abituale o di quotidiana utilizzazione (si tratta sempre di una motricità particolare che va dalla semplice mobilità articolare a quella statico-posturale, dai movimenti di coordinazione semplice a quelli combinati e complessi per arrivare alla vera e propria acrobazia), sono suddivisi per gruppi strutturali, vale a dire vengono elencati per gruppi di appartenenza biomeccanica (di slancio, di forza, di sospensione, di appoggio, di rotazione attorno ai differenti assi del corpo ecc.). In funzione del grado di difficoltà (rischio), viene loro attribuito un valore che va dalla frazione di punto fino a un punto.

L'esercizio deve comprendere 11 movimenti differenti, sommando il cui valore di difficoltà si ottiene il valore dell'esercizio (start value o nota di partenza). La difficoltà è legata al concetto di rischio, per definire il quale devono essere tenuti presenti due aspetti: pericolosità in termini di ardimento e pericolosità in termini di sicurezza esecutiva in riferimento alla prestazione sportiva. Una caduta dall'attrezzo, infatti, interrompe la continuità e l'armonia esecutiva, a cui viene attribuita la massima importanza, e ne consegue una forte penalizzazione. Nella categoria delle difficoltà i movimenti spesso prendono il nome dell'atleta che per primo li ha presentati in competizioni ufficiali.

I movimenti devono essere compiuti con il massimo controllo del corpo, senza soluzioni di continuità ‒ fatta eccezione per i movimenti di equilibrio ‒, con la massima ampiezza ed espressività, quindi con eleganza e compostezza, in forma euritmica. Tutte le azioni che si allontanano da questi principi (falli di esecuzione) sono penalizzati in decimi di punto a seconda della gravità.

Il Codice di punteggio, per ogni ciclo olimpico, oltre a rappresentare il grado di sviluppo tecnico raggiunto dalla ginnastica, contempla tutta la variegata motricità esistente in questo sport, le sue caratteristiche o tendenze stilistico-espressive dominanti: la ginnastica, infatti, segue l'evoluzione e l'inclinazione del senso estetico dei diversi periodi storici. Gli esercizi che qualche decennio fa sotto il profilo esecutivo sembravano perfetti oggi non soltanto non provocano lo stesso entusiasmo, ma possono essere indice di decadimento. Per questa ragione, periodicamente, il Codice di punteggio deve essere aggiornato e perfezionato, in quanto gli atleti, nel tentativo di incrementare il valore dei loro esercizi e delle loro prestazioni, sono proiettati alla ricerca di nuovi e originali movimenti e combinazioni.

Composizione della giuria. - La giuria, o corpo giudicante, a ogni attrezzo è composta di otto persone: due sono addette al calcolo del valore della difficoltà; sei sono addette all'attribuzione del valore dell'esecuzione.

Per l'attribuzione del valore della difficoltà i due giudici si consultano, mentre per l'attribuzione del valore dell'esecuzione i sei giudici operano separatamente annotando i falli che ciascuno di essi ha rilevato. Il punteggio relativo all'esecuzione si ricava escludendo la nota più bassa e quella più alta e facendo la media dei quattro punteggi intermedi; tale valore medio viene combinato con il valore dell'esercizio stabilito dai due giudici addetti alla difficoltà.

Categorie dei giudici. - La categoria dei giudici si compone di tre livelli di competenza: giudici nazionali e sottogruppi provinciali e regionali; giudici internazionali con brevetto della Federazione internazionale ripartiti in 1°, 2°, 3° e 4° grado; giudici intercontinentali riconosciuti dalla Federazione internazionale dopo appositi corsi.

I corsi nazionali sono organizzati dalle federazioni nazionali; i corsi internazionali dalle stesse federazioni nazionali con il supporto di esperti intercontinentali; i corsi intercontinentali dalla Federazione internazionale con i membri dei comitati tecnici eletti fra coloro che hanno una sicura competenza tecnica convalidata da licenze, brevetti o diplomi di carattere universitario e dai risultati sportivi ottenuti con i loro atleti nelle competizioni più importanti del mondo.

Campionati del mondo. - I campionati del mondo delle quattro discipline olimpiche si svolgono ogni anno e vi sono ammesse tutte le federazioni affiliate. La partecipazione può essere per squadra o per iscrizione di atleti individuali, anche per singole specialità.

Negli anni pari intermedi ai giochi olimpici il campionato del mondo diventa di qualificazione al campionato del mondo dell'anno successivo: soltanto 24 federazioni vengono ammesse. Quest'ultimo campionato, che si svolge l'anno che precede l'evento olimpico, è selettivo per la partecipazione ai giochi olimpici, ai quali accedono soltanto 12 squadre. Per quanto attiene gli atleti che gareggiano individualmente, questi sono ammessi alle Olimpiadi sulla base del risultato agonistico. La quota numerica di atleti che può partecipare ai giochi olimpici (norme CIO) è di 312, così ripartiti: 98 per la ginnastica artistica maschile; 98 per la ginnastica artistica femminile; 24 per la ginnastica ritmica; 60 per la ginnastica ritmica di squadra; 32 per il trampolino.

Coppa del mondo. - Questa competizione si svolge ogni due anni sulla base di una classifica (ranking list) ottenuta attraverso la partecipazione a tornei internazionali riconosciuti dalla Federazione internazionale di ginnastica. Il programma di gara è quello di specialità agli attrezzi. Sono ammessi alla finale gli otto migliori atleti di ogni attrezzo presenti nella graduatoria.

Regolamento tecnico del trampolino elastico

Gli atleti devono effettuare due prove, ognuna composta da 10 movimenti che non possono essere ripetuti.

La giuria è formata da cinque giudici che valutano l'esecuzione e da due giudici che valutano la difficoltà. Il punteggio dell'esecuzione si ottiene, eliminando la valutazione più alta e quella più bassa, dalla somma delle tre valutazioni rimanenti (non si fa la media tra i giudizi). La valutazione per le difficoltà si ottiene dalla consultazione dei due giudici, il cui punteggio è aperto e può quindi superare i 10 punti.

Il concorso è individuale per 16 ginnaste e 16 ginnasti con classifiche separate. La classifica finale si ottiene dalla somma dei risultati delle due prove in cui si sviluppa la gara. I primi 8 ginnasti di questa classifica partecipano alla finale individuale. La classifica finale si basa sui punteggi degli esercizi svolti in finale.

La specialità del trampolino prevede anche una prova di sincronizzato nella quale due atleti debbono eseguire lo stesso esercizio; naturalmente in questa prova è prevista una valutazione della sincronia dei due atleti.

Regolamento tecnico della ginnastica ritmica

Il programma delle competizioni per i campionati del mondo è formato: da un concorso individuale; da un concorso per squadra; da un esercizio collettivo denominato groupe d'ensemble. I giochi olimpici prevedono soltanto il concorso individuale e il groupe d'ensemble.

Nei concorsi per squadra, ogni team è composto da quattro individualiste che devono eseguire 12 esercizi. Tutte le atlete devono gareggiare, ma il minimo richiesto è che una ginnasta svolga un esercizio; ciò significa che le altre tre ginnaste devono completare il programma con 11 esercizi. Dalla somma dei migliori dieci punteggi si ottiene la classifica della squadra.

Questa classifica del campionato del mondo, di qualificazione olimpica (poiché si svolge l'anno che precede i giochi olimpici), permette di scegliere le prime 24 ginnaste che parteciperanno alla finale individuale secondo un criterio di ripartizione dei posti che ne assegna 20 alle squadre meglio classificate, privilegiando in particolare le prime cinque. Dal 21° al 23° posto disponibile le atlete sono selezionate per ammissione diretta da parte della federazione. Un'atleta spetta al comitato organizzatore: nel caso il paese sia presente con le atlete già classificate, il 24° posto viene attribuito seguendo il principio della maggiore rappresentatività. Le 24 atlete finaliste ammesse ai giochi olimpici devono gareggiare nei quattro attrezzi stabiliti dal comitato tecnico. La classifica si ottiene dalla somma delle quattro esecuzioni. Alle Olimpiadi non sono ammesse classifiche per specialità.

Nel groupe d'ensemble ogni squadra è composta da 5 ginnaste che lavorano in gruppo e devono esibirsi su due prove: il primo esercizio viene eseguito con un solo attrezzo da tutte e cinque le ginnaste; il secondo esercizio viene eseguito con due attrezzi diversi in un continuo scambio tra le cinque atlete. La scelta degli attrezzi avviene sulla base di proposte delle singole federazioni ma con decisione finale del comitato tecnico FIG.

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A. Riva, Cento anni di vita della Federazione ginnastica d'Italia, Venezia 1869, Roma, La Tipografica, 1969.

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