GINEVRA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1995)

GINEVRA

M. Delle Rose

(lat. Genua, Genava, Genavae Augusta; franc. Genève)

Città della Svizzera sudoccidentale, capoluogo del cantone omonimo, posta all'estremità ovest del lago Lemano, presso l'uscita del fiume Rodano, emissario del lago.Sorto presso il sito di un insediamento neolitico di carattere lacustre divenuto nel sec. 5° a.C. avamposto al confine settentrionale dei territori allobrogi, l'oppidum romano di Genua si sviluppò alla fine del sec. 2° a.C. sulla sommità dello sperone che affaccia sul lago Lemano, alle frontiere della Gallia Narbonensis. Utilizzato da Cesare (De bello Gallico, I, 6, 3; VII, 1-2) come base militare contro le popolazioni elvetiche, il vicus di G. in età imperiale, pur mantenendo una posizione secondaria, si venne a trovare su un favorevole nodo stradale; in seguito all'avanzata alamanna, nella seconda metà del sec. 3°, il centro romano fu dotato di una nuova cerchia di mura, probabilmente all'epoca dell'imperatore Probo, mentre successivamente, in età tetrarchica, G. fu elevata al rango di città (Notitia Galliarum, XI, 4).La cinta muraria tardoantica, in gran parte individuata sulla collina del duomo (od. Vieille ville), di forma quadrilatera irregolare (m. 300150 ca.) con torri e un sistema fortificato avanzato in direzione del lago, definiva uno spazio urbano più ristretto rispetto all'assetto precedente, cosicché tra i quartieri esterni, ormai abbandonati, si disposero aree funerarie che a loro volta determinarono più tardi la nascita di luoghi di culto cristiani (Madeleine, Saint-Gervais, Saint-Victor).Sebbene sia ipotizzabile una precoce diffusione del cristianesimo a G., non sono noti martiri locali e il primo vescovo della città sicuramente attestato risulta essere Isacco negli ultimi anni del sec. 4°, mentre Salonio partecipò ai concili di Orange nel 441 e di Vaison nel 442. Nel 443 G. fu occupata dai Burgundi, di fede ariana, divenendo la capitale della Sapaudia, territorio solo in parte corrispondente alla regione storica della Savoia. Divenuta la seconda città del regno burgundo, dopo il trasferimento della capitale a Lione verso il 470, G. fu incendiata nel 500 ca., nel corso delle lotte per il potere tra i fratelli Godegiselo, ivi residente, e Gundobaldo, e successivamente restaurata da Sigismondo, convertito all'ortodossia ed eletto re a Carouge, presso G., nel 516.Entrata nell'orbita franca a partire dal 534, la città, ai margini di una diretta influenza sia merovingia sia carolingia, subì un progressivo rafforzamento del potere vescovile, almeno fino alla creazione del regno di Borgogna, realizzata da Rodolfo - conte di G., Losanna e Sion -, eletto re nell'888. Morto senza eredi Rodolfo III nel 1032, G. e i territori del regno passarono sotto il diretto controllo dell'imperatore Corrado II, incoronato re di Borgogna e d'Italia nel 1034 nella cattedrale.Governata da una nuova dinastia comitale dal 1035 fino alla fine del sec. 14°, la città tuttavia fu costantemente oggetto di rivendicazioni politiche e amministrative da parte dei vescovi, che riuscirono comunque a ottenere dai conti, pur tra continui contrasti, temporanei privilegi economici e giurisdizionali, in particolare con il trattato di Seyssel del 1124, in cui veniva sancita la subordinazione del conte Aimone I al vescovo Humbert de Grammont. Fin dall'inizio del sec. 13° G. divenne oggetto delle mire espansionistiche dei conti di Savoia, i quali, appoggiando gli interessi della nuova classe borghese cittadina, riuscirono a controllare le principali vie commerciali d'accesso alla città. Ottenuto il controllo dello Château-de-l'Ile nel 1287, i Savoia esercitarono sempre più direttamente un'influenza politica su G., fino a sostituirsi all'estinta dinastia comitale nel 1394 con Amedeo VIII.A partire dal sec. 11°, e specialmente nella seconda metà del 13°, lo sviluppo economico e demografico di G. si legò a nuove attività commerciali, che presto acquistarono importanza interregionale, determinando il progressivo successo di quattro fiere annuali, in particolare dopo il declino nel 1260 ca. di quelle della Champagne; tale fiorente posizione economica andò vieppiù rafforzandosi nel corso dei secc. 14° e 15°, quando anche banchieri fiorentini e genovesi si stabilirono a G., per poi interrompersi bruscamente dal 1462, per le sopraggiunte misure stabilite dal re di Francia Luigi XI a salvaguardia del mercato di Lione.Dopo un primo ampliamento dell'agglomerato urbano nel sec. 10°-11° attorno alla chiesa della Madeleine, dal sec. 11° a E della cinta tardoantica si sviluppò, nell'area dell'antico foro di età imperiale, un nuovo quartiere extraurbano, detto Bourg-de-Four; quest'area fu presto controllata da una fortezza comitale eretta tra il sec. 11° e il 12° presso l'angolo sud-est della cinta romana. G. tuttavia nel corso del sec. 12° andò ampliandosi fin sulla riva del lago, comprendendo la zona dell'od. place Longemalle, dove, dal secolo successivo, si organizzò un porto presso quello più antico, sino ad allora abbandonato, di epoca romana. Nel sec. 12° si sviluppò anche il Bourg-Neuf (o Villeneuve) a E del quartiere della Madeleine. L'intero spazio abitato nei secc. 12° e 13° fu protetto da fortificazioni nuove, che a O proseguivano fino a inglobare un ponte sul Rodano, presso il quale tra il 1215 e il 1219 fu costruito dal vescovo Aimone di Grandson il castello vescovile detto Château-de-l'Ile, eretto su due isolotti all'imbocco del fiume. Successivamente G. si ampliò ulteriormente nel sec. 14°, comprendendo le c.d. Rues-Basses a N del Bourg-Neuf e un quartiere sulla riva opposta del Rodano, attorno alla chiesa di Saint-Gervais.Dalla seconda metà del sec. 13° sono attestati a G. insediamenti di Ordini mendicanti: nel 1260 si installò il convento francescano di Rive, nel Bourg-de-Four, mentre pressoché contemporaneo fu l'insediamento domenicano a S-O della cinta tardoromana, fuori dalla città.L'assetto urbano di G. oggi ha perduto completamente le tracce del tessuto medievale, in particolare dopo l'ulteriore ampliamento dei quartieri abitati, che occuparono progressivamente le sponde del lago, nei secc. 15° e 16° e dopo gli interventi urbanistici dei secc. 18° e 19°; recentemente tuttavia, grazie a numerosi cantieri archeologici, sono in corso indagini per ricostruire mutazioni, continuità e caratteristiche dell'assetto abitativo e commerciale della città dall'età tardoantica al Medioevo; solo la Maison Tavel, riedificata nel 1336 su costruzioni precedenti, conserva ancora in parte l'aspetto di casa fortificata aristocratica, con una torre cilindrica in facciata.Sotto l'area della cattedrale di Saint-Pierre, estese campagne di scavo hanno permesso di individuare dettagliatamente le fasi edilizie precedenti la costruzione attuale, dal periodo paleocristiano fino all'età gotica, avviando un'esemplare ricerca in uno tra i più interessanti cantieri archeologici delle regioni alpine.Nella seconda metà del sec. 4°, a N-O dell'od. cattedrale, venne eretto un primo edificio di culto, rettangolare, con profonda abside, fiancheggiato da un portico che lo collegava a un annesso di dimensioni minori, dotato in un secondo momento di un'abside oltrepassata e probabilmente già utilizzato per la liturgia battesimale. Tra la fine del sec. 4° e gli inizi del successivo, ampie campagne edilizie determinarono una notevole estensione dell'area, definendo la costituzione di un articolato gruppo episcopale, con cattedrale doppia, nuovo battistero, cappella e abitazione del vescovo, ambienti di collegamento. A S della cattedrale già esistente ne venne infatti costruita una seconda, probabilmente dedicata alla Vergine, a tre navate, di dimensioni simili alla precedente e a essa collegata da un ampliamento del portico. L'annesso, trasformato, in questa fase ebbe una chiara funzione battesimale con al centro un monumentale baldacchino circolare, sorretto da otto colonne, che circondava una vasca ottagonale; numerosissimi frammenti di decorazione in stucco, alcuni dei quali dipinti, facevano sicuramente parte dell'apparato decorativo di questo ambiente. A ridosso della cinta tardoantica e alle spalle della cattedrale meridionale - al di sotto dell'area occupata dalla chiesa medievale di Notre-Dame-la-Neuve -, attorno a un nuovo porticato che lo collegava a essa, si costruì un piccolo edificio di culto, forse la cappella privata del vescovo, fiancheggiato da ambienti verosimilmente connessi a una residenza episcopale.Nella prima metà del sec. 5° la cattedrale settentrionale fu notevolmente ingrandita, e nell'area presbiteriale si dispose una recinzione sopraelevata che si prolungava nella navata con un corridoio rettangolare; la cattedrale meridionale ebbe un dispositivo liturgico presbiteriale simile, ma in forma di solea, terminante in un ambone poligonale; inoltre, a ridosso di questo edificio vennero eretti due ambienti ai lati dell'abside, forse con funzione di sagrestie, e una grande sala a S-E, probabilmente aula di ricevimento del vescovo, dotata di impianto di riscaldamento e decorata da un notevole tappeto musivo policromo, formato da quarantacinque pannelli quadrati con vivaci motivi geometrici simmetricamente disposti, che non trova confronti nell'arco alpino. Nella stessa epoca anche il battistero fu ingrandito e le pareti decorate da arcate cieche sorrette da colonne; il baldacchino monumentale fu smantellato e al suo posto ne fu eretto uno ottagonale più piccolo che delimitava una nuova vasca; quest'ultima, in interventi di poco successivi, venne progressivamente ridotta, per il diffondersi in queste regioni dal sec. 6° dell'uso del battesimo per infusione.A seguito degli ingenti danni provocati dall'incendio del 500 ca. e in concomitanza con la conversione del re Sigismondo, il quale chiese a papa Simmaco alcune reliquie di s. Pietro, la cattedrale settentrionale - che forse da quest'epoca venne dedicata all'apostolo - subì dei restauri: questi, tra l'altro, previdero l'ingrandimento della zona absidale, a sua volta occupata da sepolture allineate, e l'utilizzo di strutture lignee per la navata, forse in rapporto a consuetudini edilizie burgunde. Inoltre, una nuova grande basilica episcopale a tre absidi venne innalzata tra i due precedenti edifici di culto, dietro il battistero, il quale probabilmente continuò a funzionare, almeno fino alla fine del sec. 6° o agli inizi del 7°, quando sembra che la vasca battesimale sia stata trasferita in un annesso più piccolo a N, mentre le strutture dell'edificio continuavano a esistere, forse come ulteriore oratorio; l'origine della nuova grande basilica potrebbe essere in relazione al rinvenimento di un sarcofago disposto sull'asse della costruzione e circondato da strutture per permettere l'accesso dei fedeli alla tomba venerata.In seguito, in epoca franca e sotto i sovrani carolingi, il complesso episcopale subì modifiche e ampliamenti, sia pur di entità non rilevanti, in particolar modo all'interno della chiesa a tre absidi, che ebbe un presbiterio rialzato nonché una nuova decorazione, come testimoniano frammenti scolpiti a grappoli d'uva tra nastri intrecciati.Alla fine del sec. 10° una totale ristrutturazione dell'area episcopale comportò la realizzazione di un'unica cattedrale che sfruttava il corpo longitudinale della precedente costruzione a tre absidi, ma notevolmente allungata per l'abbattimento dell'edificio battisteriale e per la totale ricostruzione del presbiterio, impostato, ancora più elevato rispetto al coro della chiesa precedente, con pilastri cruciformi su una grande cripta circolare. Quest'ultima, a doppio deambulatorio e profonda abside, suddivisa a sua volta in tre navate da una doppia fila di colonne, che ricorda quella di Saint-Bénigne a Digione, presentava una ricca decorazione scolpita, in parte reimpiegata nella ricostruzione gotica della cattedrale. In questo periodo la cattedrale settentrionale venne distrutta per la ricostruzione delle strutture episcopali, attorno a un chiostro, che così venivano a trovarsi in posizione dominante sul lago; allo stesso modo la cattedrale meridionale, abbandonata, fu occupata dal cimitero della parrocchia della Sainte-Croix; infine, una nuova costruzione, la chiesa parrocchiale di Notre-Dame-la-Neuve, sostituì l'antica cappella vescovile, mantenendo nell'intitolazione il ricordo della vicina cattedrale meridionale.A partire dalla metà del sec. 12° il vescovo Arducius de Faucigny intraprese la totale ricostruzione della cattedrale di Saint-Pierre, conclusa verso il 1230. Ancora sostanzialmente conservata - nonostante il rifacimento della facciata e della prima campata nella seconda metà del sec. 18°, per problemi statici - la cattedrale, ora protestante, presenta all'interno, a coronamento dei pilastri compositi delle navate, numerosi capitelli scolpiti databili tra la fine del sec. 12° e gli inizi del successivo.L'edificio, a tre navate di cinque campate su pilastri compositi, con transetto sporgente e abside circolare all'interno e poligonale all'esterno, fu iniziato in forme romaniche intorno al 1150 a partire dalla facciata e dalle prime campate delle navate laterali, mentre dal 1160 ca. vennero compiute le fondazioni dell'abside; nell'ultimo quarto del secolo la costruzione proseguì con il transetto. A partire dagli inizi del sec. 13° si innalzarono le parti alte della chiesa, con galleria, triforio e finestre alte, compiute intorno al 1225 in forme gotiche, simili a quelle di Lione e di Losanna, a loro volta legate, forse direttamente, al cantiere di Canterbury. La decorazione scultorea dell'interno, contemporanea alla costruzione dell'edificio e quasi interamente conservata, tranne alcune parti restaurate in epoche più tarde, può essere divisa in quattro fasi cronologicamente successive e dipendenti dal progredire del cantiere edilizio; queste, che in parte risentono della progressione stilistica dal Romanico al Gotico, sono identificabili nei gruppi distinti dei capitelli delle prime quattro campate, di quelli dei pilastri tra la quarta e la quinta campata, di quelli del transetto meridionale e del coro e infine di quelli del pilastro nord della quarta campata e del transetto settentrionale. Nei primi anni del sec. 15° il vescovo Jean de Brogny eresse la cappella dei Maccabei, sul fianco destro della cattedrale, a navata unica e abside poligonale, di cui si conservano ancora tracce della decorazione pittorica, tra cui il fregio con angeli musicanti (Mus. d'Art et d'Histoire).A S-O del complesso episcopale, ma entro la cinta tardoantica, agli inizi del sec. 5° era stata eretta la più antica chiesa di Saint-Germain, interamente ricostruita nel sec. 13°, che tuttavia oggi conserva poche parti dell'edificio gotico; scavi sotto l'edificio hanno evidenziato una primitiva costruzione quadrata con piccola abside, alla quale successivamente sarebbero state aggiunte colonne all'interno e all'esterno un nartece; alla fase più antica sono da connettere alcuni frammenti scolpiti, databili ai secc. 4°-5°, uno dei quali con due cervi.Sul sito della chiesa della Madeleine, all'esterno della cinta tardoantica, presso la riva del lago, in un'area funeraria sulla strada principale del porto, nel sec. 5° si installò una memoria, successivamente inglobata in un edificio di culto degli inizi del sec. 6°, in occasione dello sfruttamento intensivo a scopo cimiteriale dell'interno e dell'esterno della nuova costruzione. Tra la fine del sec. 6° e gli inizi del 7° l'edificio venne ingrandito per la presenza di sepolture privilegiate che determinarono uno sfruttamento ancora più intensivo dello spazio funerario, aumentato tramite bracci porticati e locali annessi. In epoca carolingia, con l'organizzazione parrocchiale del suburbio, probabilmente già frequentato in quel tempo, la costruzione venne trasformata in chiesa mononave, dotata di una struttura battisteriale. Ricostruita nel sec. 11°, ma più volte modificata nei secc. 14° e 15°, conserva in parte forme tardogotiche, ulteriormente rimaneggiate nel 17° secolo.Particolare importanza assunse nel Medioevo la chiesa di Saint-Victor, distrutta nel sec. 16°, sorta a pianta circolare alla fine del sec. 5°, per volere di una principessa burgunda, in un'area cimiteriale a E della cinta, con lo scopo di conservare le reliquie di s. Vittore, martire della legione tebana; presso la tomba venerata vennero inumati anche numerosi vescovi della città, in assenza di reliquie di martiri locali. All'inizio del sec. 11°, per volontà dell'imperatrice Adelaide, il complesso fu trasformato in monastero, con l'edificazione di una chiesa a pianta longitudinale, affiancata più tardi da una costruzione di carattere parrocchiale.Sulla riva destra del Rodano, sul sito di un agglomerato urbano imperiale presso il ponte che permetteva di attraversare il fiume, a partire dal 926 è menzionato il sobborgo di Saint-Gervais, sorto attorno a un'area funeraria e a un edificio di culto dei secc. 6°-7°, attualmente trasformato dalla costruzione di una chiesa tardogotica del sec. 15°, di influenza savoiarda. Più a valle, a O di Saint-Gervais, in un luogo tradizionalmente legato a miracoli operati da s. Romano, sorse nell'Alto Medioevo l'importante monastero di Saint-Jean, oggi distrutto: di questo edificio, indagini archeologiche hanno identificato la più antica fase, una chiesa in legno a tre navate del sec. 6°-7°, le tracce di una ricostruzione del sec. 10°-11°, nonché il perimetro dell'ampliamento di età gotica attualmente ancora visibile.Nei dintorni di G. inoltre sono da menzionare i recenti scavi nella chiesa di Saint-Hippolyte di Grand-Saconnex - che hanno riportato alla luce quattro tombe a camera in un piccolo mausoleo, successivamente affiancato da una chiesa cimiteriale nel sec. 6°-7°, quest'ultima ricostruita nel sec. 9°-10° e più volte ampliata e modificata tra il sec. 10° e il 14° - e quelli nella chiesa di Vandoeuvres, che hanno individuato un edificio di culto con battistero annesso, eretto nel sec. 5° nell'area di una villa gallo-romana e ricostruito in età carolingia.La Bibl. publique et univ. di G. conserva importanti manoscritti miniati medievali, tra i quali sono da menzionare: quattro codici di epoca carolingia contenenti i Commentari di Rabano Mauro (lat. 22; scuola di Reims, dell'830 ca.), il De variis computis temporum di Beda il Venerabile (lat. 50; da Massay, dell'825 ca.), un evangeliario (lat. 6; scuola renana, dell'825-850 ca.) e un lezionario (lat. 37a; da San Gallo, dell'850 ca.); alcuni manoscritti costantinopolitani con il vangelo (gr. 19; fine del sec. 11°) e la liturgia di Giovanni Crisostomo (gr. 24; fine del sec. 12°); codici appartenuti al Capitolo della cattedrale, come la Bibbia monumentale, della fine del sec. 11°, di produzione umbro-romana (lat. 1) e l'evangeliario, prodotto a Parigi alla metà del sec. 13° (lat. 38b); infine innumerevoli codici di produzione francese, come le opere di Aristotele (lat. 76; Parigi, del 1260 ca.), una magnifica Bible historiale della bottega di Jean Pucelle, del 1330 ca. (fr. 2), un codice con il Roman de la Rose (fr. 178; Parigi, metà del sec. 14°) e un manoscritto contenente opere di Tito Livio, degli inizi del sec. 15°, appartenuto al duca di Berry (fr. 77).Tra le collezioni di opere medievali del Mus. d'Art et d'Histoire si ricordano, oltre a reperti dell'epoca delle Migrazioni e a gioielli e cinture burgunde, una caraffa sasanide con scene bucoliche di musica e danza; numerosi oggetti bizantini d'argento e di bronzo, tra cui un piatto argenteo con scena a rilievo del Sacrificio di Isacco (sec. 7°), un incensiere di bronzo (sec. 7°), icone bronzee di Cristo e di S. Damiano (sec. 12°), nonché notevoli croci sia processionali sia per reliquie dei secc. 10°-12°; frammenti di affreschi della seconda metà del sec. 11°, con Cristo in maestà e l'Adorazione dei Magi, provenienti dalla chiesa di Casenaves, nel Rossiglione; la tavola con la Vergine e il Bambino di Jacopo del Casentino, del 1340-1350, parte di un trittico; il gruppo ligneo della Vergine con il Bambino e Magi, opera francese del 13° secolo.

Bibl.:

Fonti. - P. Lullin, C. Lefort, Regeste genevois, Genève 1866.

Letteratura critica. - L. Blondel, Praetorium, palais burgonde et château comtal, Genava 18, 1940, pp. 69-87; id., La villa carolingienne de Saint-Gervais, ivi, 19, 1941, pp. 87-201; id., Le développement urbain de Genève à travers les siècles, GenèveNyon 1946; W. Deonna, La sculpture monumentale de la Cathédrale Saint-Pierre à Genève, Genava 27, 1949, pp. 49-223; Histoire de Genève, a cura di P.E. Martin, I, Des origines à 1798, Genève 1951; L. Blondel, Le prieuré de Saint-Victor, Bulletin de la Société d'histoire et d'archéologie de Genève 11, 1958, pp. 212-258; id., Eglise de Saint-Germain à Genève. Pierres sculptées paléochrétiennes, Genava, n.s., 8, 1960, pp. 153-160; C. Bonnet, Le prieuré de Saint-Jean de Genève, ivi, 17, 1969, pp. 31-57; 18, 1970, pp. 63-78; M.R. Sauter, C. Bonnet, Du nouveau sur l'enceinte romaine tardive de Genève, Helvetia archaeologica 1, 1970, pp. 71-75; P. Broise, Genève et son territoire dans l'antiquité. De la conquête romaine à l'occupation burgonde, Bruxelles 1974; Histoire de Genève, a cura di P. Giuchonnet, Toulouse 1974; B. Gagnebin, L'enluminure de Charlemagne à François I. Manuscrits de la Bibliothèque publique et universitaire de Genève, Genava, n.s., 24, 1976, pp. 5-200; J.L. Maier, Y. Mottier, Les fortifications antiques de Genève, ivi, pp. 239-357; J.L. Maier, Genève romaine, Genève 1976; C. Bonnet, Les premiers édifices chrétiens de la Madeleine à Genève. Etude archéologique et recherches sur les fonctions des constructions funéraires, Genève 1977; L. Binz, J. Emery, C. Santuschi, Le diocèse de Genève, Genève 1980; C. Bonnet, Quelques aspects de l'archéologie médiévale en Suisse romande. Recherche d'une problématique régionale, ArchMed 10, 1983, pp. 281-296; id., Chronique des découvertes archéologiques dans le canton de Genève en 1984 et 1985, Genava, n.s., 34, 1986, pp. 47-68; id., Genève aux premiers temps chrétiens, Genève 1986; C. Bonnet, C. Santschi, Genève, in Topographie chrétienne des cités de la Gaule des origines au milieu du VIIIe siècle, III, Provinces ecclésiastiques de Vienne et d'Arles, Paris 1986, pp. 37-48; C. Santschi, s.v. Genf, in Lex. Mittelalt., IV, 2, 1988, coll. 1228-1232; C. Bonnet, Chronique des découvertes archéologiques dans le canton de Genève en 1986 et 1987, Genava, n.s., 36, 1988, pp. 37-56; id., Baptistères et groupes épiscopaux d'Aoste et de Genève. Evolution architecturale et aménagements liturgiques, "Actes du XIe Congrès international d'archéologie chrétienne, Lyon e altrove 1986" (CEFR, 123), Città del Vaticano 1989, II, pp. 1407-1426; Les édifices funéraires et les nécropoles dans les Alpes et la vallée du Rhône, ivi, pp. 1474-1514; M. Colardelle, Eglises et sépultures dans les Alpes du Nord, ivi, pp. 1535-1549; C. Bonnet, Les salles de réception du groupe épiscopal de Genève, RivAC 65, 1989, pp. 71-85; C. Bonnet, G. Zoller, P. Briollet, Les premiers ports de Genève, Archäologie der Schweiz 12, 1989, pp. 2-24; C. Bonnet, Chronique des découvertes archéologiques dans le canton de Genève en 1988 et 1989, Genava, n.s., 38, 1990, pp. 5-21; I. Plan, Le décor de stuc des baptistères de Genève, ivi, pp. 23-28; J. Bujar, Saint-Hippolyte du Grand-Saconnex, ivi, pp. 29-80; C. Bonnet, B. Privati, Les origines de Saint-Gervais à Genève, CRAI, 1990, pp. 747-764; C. Bonnet, Chronique des découvertes archéologiques dans le canton de Genève en 1991 et 1992, Genava, n.s., 40, 1992, pp. 5-23; P. Briollet, Autour de la porte d'Yvoire. Les ports de la place de Longemalle à la fin du Moyen Age, ivi, pp. 31-53.M. Delle Rose

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