FERRATA, Giansiro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FERRATA, Giansiro

Franco D'Intino

Nacque a Milano il 28 genn. 1907 in una cospicua famiglia borghese da Ugo e Ada Gianni. Seguì il padre a Firenze quando questi, separato dalla moglie, vi andò a risiedere, e in quella città compì gli studi universitari, laureandosi nel 1928 sotto la guida di L. F. Benedetto con una tesi su Ch. A. Sainte-Beuve. Poi tornò non molto volentieri a risiedere a Milano, allontanandosene spesso per soggiorni di vacanza e di lavoro e per il breve periodo del servizio militare nel 1930 presso la scuola allievi ufficiali di complemento a Spoleto, dal quale fu esonerato nel dicembre.

Il suo punto di riferimento culturale restava Firenze, dove, fin dagli anni dell'università, si era legato agli intellettuali che frequentavano il caffè Giubbe rosse e che diedero vita a Solaria ("giubberossino e solariano" si definì egli stesso, cfr. Solaria ed oltre, p. 103). Nell'ambito del mensile, fondato da A. Carocci nel gennaio del 1926, il F. fece le sue prime esperienze di critico letterario. Ne assunse in seguito la condirezione per un anno, dal novembre del 1929 al novembre del 1930, allorché fu sostituito da A. Bonsanti.

Così Carocci gli scriveva, invitandolo ad affiancarlo nella direzione: "perché ho scelto te? Perché (come io ti vedo) sei intelligente, sei attivo, hai delle capacità anche pratiche, non hai un passato letterario che ti compromette in nessun modo, hai fatto le prime armi, come me, in Solaria, sei, o almeno io ti credo, mio, amico, sei ambizioso perlomeno quanto me (credo di più), devi fare strada" (lettera al F. del 2 ott. '29, cfr. Solaria ed oltre, p. 64). L'apporto del F. contribuisce a produrre un allargamento degli interessi della rivista a un orizzonte europeo e il graduale passaggio ad una posizione non più meramente estetica e disimpegnata. Così S. Guarnieri caratterizzerà in seguito la direzione del F., distinguendola da quelle precedenti e successive: "aveva dato alla rivista una caratteristica impronta di coraggiosa spregiudicatezza, per quanto fosse possibile a quei tempi, concedendo spazio soprattutto alle più recenti sperimentazioni" (p. 121).

Già nel '27 il F. proponeva al Carocci da Parigi, dove risiedette per qualche temp " per studio e per piacere" (Lettere a Solaria, p. 25, e cfr. Salustri, pp. 17 ss.), di togliere alla rivista il suo "carattere magistrale" per meglio "inserirsi nel tempo", sull'esempio dell'amata Nouvelle Revue française, "modello principe della rivista moderna" (Solariaed oltre, p. 46). Più tardi, in un articolo programmatico, Tendenze, apparso nel n. 7-8 (1931) contrapponeva all'idea di una "repubblica di professori" con il "demone dell'obbiettività", una piena disponibilità ad auscuitare i "dati più precisi e salutari dell'esperienza", giacché "l'arte in sé non è amabile affatto" (p. 54).

II moltiplicarsi dei temi e dei collaboratori non faceva che sviluppare le premesse poste dalla infaticabile curiosità di un F. attentissimo osservatore di quanto di nuovo si muoveva nella cultura italiana ed europea, soprattutto francese, contemporanea, i cui protagonisti diventavano, ad uno ad uno, oggetto dei suoi interventi: tra gli stranieri, F. Mauriac, K. Mansfield, L. Tolstoj, D. H. Lawrence, R. M. Rilke, A. Gide, A. Maurois, M. Proust, P. Valéry, F. Kafka, H. James; tra gli italiani i narratori I. Svevo, F. Tozzi, G. Comisso, A. Moravia (all'insegna del ritorno al romanzo), i poeti G. Ungaretti ed E. Montale.

Con l'ambizione di fondare una vera rivista "europea", progettò col Carocci "La Rassegna europea", che non fu mai realizzata (Solaria ed oltre, p. 129). Lo stile dei suoi scritti saggistici, per Carocci "troppo pieni di ammicchì, allusioni, virgolette, parole in corsivo" (ibid., p. 68), sembrava incarnare l'apertura, la vorace curiosità e la facilità di assimilazione del F., che si cimentò anche come narratore: per i tipi di Solaria pubblicò infatti nel 1933 in volume, con una copertina disegnata dall'amico Carlo Levi, Luisa (Firenze 1933), romanzo "di vita interiore", come egli stesso lo definì, la cui lunga e tormentata gestazione (lo chiamava "incredibile e lunghigenerata creatura") lo aveva occupato per cinque anni (era già annunciato in una lettera a Carocci del 9 luglio 1928, cfr. Solaria ed oltre, pp. 143, 105, 50). L'accoglienza non fu delle più favorevoli: non piacque a U. Ojetti, che ne impedì la prevista pubblicazione a puntate sulla rivista da lui diretta, Pan, cui il F. collaborava dal '34, e anche Carocci non fu molto benevolo, tacciandolo di oscurità: "quasi tutti - scrive il F. - mi pare che arriccino il naso" (ibid., p. 151) - Per le edizioni di Solaria aveva anche curato e prefato una Raccolta di scritti dell'amico P. Burresi (Firenze 1928), SUiCidatosi in seguito alle persecuzioni fasciste (cfr. del F., Alcuni ricordi sulla cultura fiorentina nel "ventennio", in La Toscana nell'Italia unita ..., a cura dell'Unione reg. d. prov. toscane, Firenze 1962, p. 410).

L'obiettivo di instaurare, come scriverà m alcuni suoi ricordi, "un nuovo rapporto vitale tra l'impegno politico e la fede letteraria" (Ricordi di un longobardo in Toscana II, in Chimera, I[1955], 5, p. 8) implicava una rottura definitiva rispetto alla tradizione rondista, che pure in parte Solaria raccoglieva. Su questa linea di sprovincializzazione e di rinnovamento del linguaggio politico e culturale, comune a quegli intellettuali che in seguito si sarebbero spostati su posizioni di sinistra, il F. collaborò in questo periodo a numerose riviste, tra le quali ricordiamo La Fiera letteraria (poi L'Italia letteraria), Il Bargello, Il Convegno, nel cui gruppo era stato introdotto dall'amico A. Pellegrini, e al quale collaborò a partire dal '30, Circoli, che ospitò nel 1932 un suo importante articolo su Ungaretti, Letteratura, trimestrale di ascendenza solariana, su cui il F. scrisse fin dal '37, Campo di Marte, Primato, Incontro (nel 1940), La Ruota, su cui scrisse a partire dalla terza serie (1940-1941).

Legato - come l'amico E. Vittorini, che aveva conosciuto a Firenze nel '29 (cfr. Omaggio a Vittorini, p. 144) e con il quale aveva pubblicato La tragica vicenda di Carlo III (1848-1859) (Milano-Verona 1939), poi riedito con il titolo Sangue a Parma (La tragica vicenda di Carlo III) 1848-1859 (Milano 1967) - ai gruppi di fascisti "dissidenti" e di sinistra, abbandonò l'attività politica milanese nel '36, quando la dimensione imperiale del fascismo e il forte impatto avuto dalla guerra di Spagna (cfr. il suo bilancio "Solaria", "Letteratura" e "Campo di Marte", in L'Otto-Novecento, a cura della Libera Cattedra di storia della civiltà fiorentina, Firenze 1957, p. 373) provocarono una crisi che sarebbe sfociata in un interesse per la Rivoluzione bolscevica ("meglio un'umanità sporca di colpa che il rantolo conducente ai sogni dell'epilogo borghese" affermerà nei Ricordi di un longobardo in Toscana III, in Chimera., I[1955], p. 7) e in un avvicinamento agli intellettuali di opposizione, come quelli - in maggioranza discepoli di A. Banfi - che diedero vita, insieme con alcuni letterati fiorentini di ascendenza solariana, al periodico diretto dal comunista E. Treccani Vita giovanile, divenuto poi Corrente di vita giovanile, poi solo Corrente, cui il F. iniziò a collaborare nel '39 "sostituendo il redattore letterario Vittorio Sereni che se ne andava a prestar servizio militare", come ricorderà egli stesso (Il movimento milanese di "Corrente di vita giovanile" e l'ermetismo. Dibattito letterario tenuto al Gabinetto Vieusseux di Firenze il 6 marzo 1968, in L'Approdo letterario, XIV[1968], 43, p. 80).

A Milano il F. ebbe, insieme con Vittorini, un ruolo di primo piano nella Resistenza: fece parte, a quanto dichiarò poi egli stesso, del gruppo dirigente comunista promotore del grande comizio antifascista tenuto il 26 luglio 1943 a porta Venezia contro lo stato d'assedio proclamato dal governo Badoglio, motivo per il quale venne arrestato (con Vittorini e S. Di Benedetto) e tenuto in carcere fino ai primi di settembre; in quella stessa circostanza lavorò anche alla redazione del foglio clandestino La Libertà del popolo, uscito il 25 luglio (cfr. Pillon, pp. 764 s.). Rifugiato in Svizzera, nel settembre 1944 partecipò alla difesa della Repubblica della Val d'Ossola.

Aderì dopo la guerra ai vari schieramenti di intellettuali di sinistra (Alleanza della cultura, Fronte della cultura), tra i cui aderenti molti avevano condiviso - almeno in parte - l'itinerario del Ferrata. Dal sodalizio con Vittorini nacque il settimanale (poi mensile) Il Politecnico, fondato dall'amico nel settembre del '45 e edito dalla casa editrice Einaudi come inizio di collaborazione con alcuni intellettuali milanesi vicini al Partito comunista italiano che aderivano al Fronte della cultura (il progetto fu realizzato nonostante il parere negativo di C. Pavese, che riteneva il F. legato già alla Mondadori e dunque inaffidabile [cfr. Zancan, pp. 44 s., 49]).

Il F. contribuì sino alla fine (dicembre 1947) al progetto di cultura attiva, militante e democratica rappresentato dal periodico sia con interventi di politica culturale e di critica letteraria, sia con l'apertura della rivista (cui avrebbe dovuto affiancarsi un bollettino, mai realizzato destinato a dare informazione "su tutta l'attività del Fronte" [R. Aldrovandi, cit. da Zancan, p. 35], e una collezione di narratori moderni che divenne poi "Politecnico Biblioteca") agli apporti dei più importanti poeti e prosatori del mondo, continuando in questo l'esperienza delle riviste fiorentine dell'anteguerra. Testimonierà a questo proposito un amico comune: "Quel suo compito di suggeritore fu spesso prezioso per Vittorini, valse a dargli una sicurezza, una base di partenza" (Guarnieri, p. 163).

Con Vittorini - che avrebbe accompagnato in seguito anche nella vicenda de Il Menabò di letteratura, ideale continuazione del Politecnico - ilF. condivideva anche la passione per la figura di C. Cattaneo, di cui apprezzava sia la prosa, sia il progetto intellettuale e politico, incompreso a suo parere dagli Italiani, i quali "si manifestarono anche in questo modo immaturi - proprio nelle classi dirigenti o "colte" - a un impegno politico superiore alla cronaca", come scrive nella prefazione (già apparsa con il titolo Immagine di Cattanco su Primato nel marzo del 1940, ottenendo "un'osservazione politicamente deprecatoria di Mussolini" [Cecchi, p. 40]) al volume di Cattaneo da lui curato India, Messico, Cina (Milano 1942, pp. 5, 14), che, primo di una serie di opere complete mai portata a termine, inaugurava la collana "La Corona" diretta da Vittorini presso Bompiani. All'interesse per il fallito progetto di Cattaneo, della cui mancata adesione al socialismo si rammaricava, il F. affiancava quello per l'unico serio tentativo - a suo parere - di collaborazione tra gli intellettuali italiani prima dell'esperienza vociana, l'Antologia di G. P. Vieusseux, cui il F. dedicò una conferenza (tenuta presso il Gabinetto Vieusseux nel 1958 e pubblicata in Le riviste del Vieusseux, Firenze 1960) con la quale volle poi inaugurare la raccolta di saggi (tutti già editi come prefazioni o articoli) Prospettiva dell'Otto-Novecento (Roma 1978).

Benché fosse in rapporti sempre contrastati con il PCI (al fianco di Vittorini sostenne nel '47 la dura polemica con P. Togliatti che sfociò nella chiusura del Politecnico, poi fu iscritto fino ai fatti d'Ungheria), il F. ebbe l'incarico di curare la parte letteraria del settimanale Rinascita, al quale collaborò dal 1962 al 1968.

Nei suoi saggi critici (ricordiamo Sei saggi critici, Firenze 1941, Linee di narrativa 1945-50, in Panoramadell'arte italiana, Torino 1950, la raccolta di saggi già tutti editi Presentazioni e sentimenti critici (1942-1965), Cremona s.a. [ma 19671), aveva sempre coniugato la passione morale e l'interesse per il piano storico con l'attenzione per i fatti stilistici e linguistici: impostazione che mantenne in seguito aderendo alle metodologie di impronta marxista. In sede critica si occupò a lungo della scapigliatura milanese e delle sue propaggini, e più in generale di narrativa ottocentesca, curando anche edizioni di autori come G. Faldella (Le figurine, Milano 1942), P. Bettini e E. Albini (I vincitori. La guèra, ibid. 1957), E. De Marchi (Tutte le opere, I, Esperienze e racconti, ibid. 1959, II, Grandi romanzi, ibid. 1960, III, Varietà e inediti, ibid. 1965, nonché la raccolta Racconti lombardi dell'ultimo '800, ibid. s. a. [ma 1949]), pur continuando a seguire le novità italiane ed europee, come dimostra la sua introduzione ad Avanguardia e neo-avanguardia, ibid. 1966.

Noto e apprezzato come polemista (lo si ricorda come oratore alla Casa della cultura) e come brillante conversatore, prodigo di idee e conoscenze ("parlando- ha testimoniato M. Forti - ci ripagava di tutti i libri che non ha scritto, di tutti i grandi libri che avrebbe potuto scrivere", cfr. G. D., Scrittore e talent-scout), insegnò per qualche tempo storia e filosofia nei licei (Guarnieri, p. 277).

Svolse anche una importante attività editoriale (diresse tra l'altro le collane "Arianna", "I Meridiani" e "I Classici" della casa editrice Mondadori, fece parte del comitato di lettura dell'Almanacco dello specchio), nell'ambito della quale curò sia antologie, tra le quali ricordiamo in particolare La Voce. 1908-1916 (San Giovanni Valdarno-Roma 1961), forse riprendendo un progetto parzialmente realizzato da R. Bilenchi ed E. Vittorini nel '42 (cfr. Bilenchi, p. 1109), e 2000 pagine di Gramsci (I, Nel tempo della lotta (1914-1926); II, Le lettere edite e inedite (1912-1937), in collaborazione con N. Gallo, Milano 1964), sia singole opere di moltissimi autori (tra gli altri, G. D'Annunzio, A. Gatto, V. Cardarelli, G. Gozzano, E. Vittorini, A. Loria, R. Crovi, H. de Balzac, A. Dumas père, J. Verne, G. Perec, W. Burroughs); traducendo a volte personalmente, come ad es. dall'amato R.M. Rilke (cfr. Solaria ed oltre, pp. 140 s.), e da J. W. Goethe, G. Büchner, J. P. F. Richter, G. Keller, H. James c H. Hemingway (su quest'ultimo autore pubblicò il saggio Cinque informazioni su Hemingway, in Romanzi del 900, I, Torino 1956, pp. 5-33).

Membro dell'Associazione lombarda pubblicisti, anche dopo la guerra collaboro a un grande numero di riviste e giornali, tra i quali ricordiamo Il Contemporaneo, Il Pensiero critico, Questo e altro, Paragone, La Cultura (nel 1968 entrò a far parte del comitato di direzione), Milano sera, l'Unità.

Attivo, vivace, amante delle macchine veloci, del gioco e dello sport (calcio, scacchi, biliardo, lotto, come specifica egli stesso, Solaria ed oltre, p. 144), tifoso del Milan, eterno "giovane", come lo ricorda G. Giudici (G. "giovane" maestro), e come gli fa dire l'amico V. Sereni in una sua poesia a lui dedicata ("Siamo noi, vuoi capirlo, la nuova / gioventù - quasi mi gridi in faccia - in credito / sull'anagrafe di almeno dieci anni", Ilmale d'Africa, ne Gli strumenti umani, Torino 1965); negli ultimi anni della sua vita afflitto da gravi depressioni che gli impedivano di lavorare, restò confinato nella sua ultima abitazione milanese, in via Montenapoleone 13, "chiuso in una sua dolorosa incapacità di comunicare" (Guarnieri, p. 120), isolato da tutti gli amici di un tempo, come questi stessi lamentano nei loro ricordi. Condivise con lui gli ultimi anni di vita Maria Bongiorno, che egli aveva sposato nel 1972, dopo aver divorziato dalla prima moglie, Ginetta Varisco.

Il F. morì a Milano l'8 luglio 1986.

Fonti e bibliografia

Roma, Bibl. naz., Arch. Gargiulo, sez. IV, 4 m: G. F., A Alfredo Gargiulo; Lettere a Solaria, a cura di G. Manacorda, Roma 1979; Solaria ed oltre. La cultura delle riviste nelle lettere di ... G. F., a cura di R. Monti, Firenze 1895; A. Hermet, La ventura delle riviste (1903-1940), Firenze 1941, pp. 418, 423, 429, 434, 489 ss.; E. F. Accrocca, Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia 1960, p. 181; R. Zangrandi, Il lungoviaggio attraverso il fascismo. Contributo alla storia di una generazione, Milano 1962, pp. 96, 391, 485, 540; G. Luti, Cronache letterarie tra le due guerre 1920-40, Bari 1966, pp. 31, 78 s., 87, 94 ss., 103, 110, 114, 120 s., 131 s., 134-141, 193, 197 s., 206, 216, 218, 249, 251 s., 258, 260, 262; Omaggio a Vittorini, I, Vittorini autore [dialogo tra C. Bo, R. Crovi, il F., F. Fortini], in Terzo programma (1966), 3, pp. 143-152; C. Pillon, Icomunisti nella storia d'Italia, Roma 1967, pp. 617, 764, 766 s.; R. Macchioni Jodi, Scrittori e critici del Novecento, Ravenna 1968, pp. 218, 251 ss., 263; R. Bilenchi, Vittorini a Firenze, in IlPonte, XXIX (1973), 7-8, p. 1109 (poi in Amici, Torino 1976, p. 138); Le riviste giovanili del periodo fascista a cura di A. Folin - M. Quaranta, Treviso 1977: pp. 24, 28, 50, 94; A. Asor Rosa, Lo Stato democratico e i partiti politici, in Letteratura italiana (Einaudi), a cura di A. Asor Rosa, I, Torino 1982, pp. 556, 567 s., 573, 587, 624; M . Zancan, Ilprogetto "Politecnico". Cronaca e strutture di una rivista, Padova 1984, pp. 34 s., 44 s., 49; G. Giudici, G. "giovane" maestro, in l'Unità, 10 luglio 1986, p. 11; G. D., Scrittore e talent-scout, in La Stampa, 10luglio 1986, p. 3; O. Cecchi, Da Solaria a Rinascita, in Rinascita, 19luglio 1986, 28, p. 40; S. Guarnieri, L'ultimo testimone. Storia di una società letteraria, Milano 1989, pp. 36, 41, 96 s., 120 s., 152, 161, 163, 178, 219, 221, 254, 256, 277, 304, S. Salustri, G. F. e gli anni di Solaria, Firenze 1993; R. Broggini, Terra d'asilo. I rifugiati italiani in Svizzera, Bologna 1993, ad Indicem

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