CASALEGGIO, Gianroberto

Dizionario Biografico degli Italiani (2020)

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CASALEGGIO, Gianroberto

Marco Tarchi

Famiglia, studi e carriera professionale

Nacque a Milano il 14 agosto 1954, da Emilio (1930-1986), traduttore dalla lingua russa originario della provincia di Asti, e Nadia Viano (1935-1979). Dopo il trasferimento della madre in Australia e del padre in Unione Sovietica, venne cresciuto dai nonni materni. Svolse il percorso scolastico a Milano: le elementari e le medie in due scuole private cattoliche, l’Istituto Maria Giuseppa Rossello e l’Istituto salesiano Sant’Ambrogio, e le superiori in una scuola statale, l’Istituto tecnico industriale Giacomo Feltrinelli, dove conseguì il diploma di perito elettronico. Si iscrisse alla facoltà di Fisica dell’Università statale, ma interruppe gli studi dopo due anni, nel 1976, per la nascita del primo figlio, Davide.

A Milano, città cui rimase legato per tutta la vita, continuò ad abitare, in un appartamento ottenuto in affitto da un ente religioso, risultando però residente a Settimo Vittuone, in provincia di Torino, dove si trovava, nella frazione di Caney superiore, la casa – collocata in un bosco, a conferma del suo forte attaccamento alla natura, testimoniato anche dall’affetto per gli animali e alla scelta di vita vegetariana – dove trascorreva il tempo libero.

L’abbandono del percorso universitario non interruppe la sua passione per gli studi tecnici, che si trasformò precocemente in una vera e propria passione per le nuove frontiere dell’informatica. Dopo aver iniziato a interessarsi dei ‘sistemi esperti’, che puntavano al coordinamento e all’aggregazione di intelligenze geograficamente disperse – avrebbe partecipato nel 1984 a una conferenza sul tema tenuta a Stoccolma, il Workshop and conference on applied AI and knowledge-based expert systems, 29-30 novembre – Casaleggio iniziò il suo percorso professionale nel dipartimento Ricerca e sviluppo della Olivetti, allora diretta da Roberto Colaninno, con funzioni di progettista di software. Le sue qualità di innovatore gli valsero ben presto un ruolo dirigenziale.

Alla Olivetti conobbe la futura moglie, l’inglese Elizabeth Clare Birks, che svolgeva le mansioni di traduttrice di manuali tecnici; il matrimonio, celebrato nel 1974, sarebbe durato un decennio, per poi concludersi con un divorzio e il ritorno di Birks in Gran Bretagna.

Gli ex colleghi di quel periodo lo hanno in seguito descritto (in Altavilla 2014, pp. 4-5) come una persona seria, attenta, preparata, dotata di un notevole intuito, ambiziosa ma nel contempo schiva.

Nel 1985 divenne direttore generale e poi amministratore delegato della LogicaSIEL, società partecipata dalla Logica PLC (Programmable Logic Controller) e dalla FINSIEL (FINanziaria per i Sistemi Informativi ELettronici), dove rimase fino al 1999. Nel 2000 entrò nel consiglio di amministrazione della NETikos (creata quell’anno dalla Telecom Italia) e nel contempo assunse la carica di consigliere della Earchimede, finanziaria operante nel settore della private equity, nonché altri ruoli amministrativi in gruppi a indirizzo tecnologico, come Tecnost, Lottomatica, BankSIEL, TeleAp, Software factory, Domus academy, Garage, INVA (INnovazione per la Valle d’Aosta). La sua più rilevante responsabilità, in questa fase, fu però quella di amministratore delegato della Webegg, una società italiana di consulenza con quasi un migliaio di dipendenti – nata da una joint venture tra la Olivetti e la FINSIEL, e dal giugno 2002 integrata nel gruppo Telecom Italia – specializzata nella comunicazione su Internet, che aveva come clienti sia aziende private sia l’amministrazione pubblica.

Nel periodo di direzione della Webegg, dal 2000 al 2003, Casaleggio iniziò a sperimentare alcuni metodi innovativi di formazione del personale, che puntavano, oltre che sulla partecipazione attiva di tutti i dipendenti alla valorizzazione del prodotto societario, sullo sviluppo della loro creatività attraverso il divertimento. Creò una squadra di calcio aziendale, noleggiando aerei charter per farla partecipare a tornei all’estero; organizzò la proiezione di film (attività che aveva già teorizzato nel 1998 nel suo primo libro, Movie bullets); fece realizzare particolari strutture architettoniche per rendere più confortevoli gli ambienti di lavoro; fece distribuire a ogni collaboratore un CD nel quale i ‘dodici comandamenti’ dell’azienda erano spiegati attraverso inserti cinematografici; sponsorizzò iniziative ecologiche.

Malgrado questi sforzi, i bilanci della Webegg segnarono forti passivi: 1.932.000 euro nel 2001 e ben 15.938.000 nel 2002, su un fatturato di 26 milioni. Così, quando la Telecom, nel 2001, passò sotto la direzione di Marco Tronchetti Provera, i rapporti di Casaleggio con il nuovo socio di maggioranza si fecero immediatamente difficili, spingendolo alle dimissioni.

Subito dopo essere uscito da questa esperienza, Casaleggio decise di mettersi in proprio, e nel gennaio 2004 fondò una nuova società, la Casaleggio & associati, con sede a Milano, composta da cinque soci: lui stesso, il figlio Davide, che in breve divenne il suo braccio destro – insieme detenevano il 57% delle quote azionarie – Enrico Sassoon, Luca Eleuteri e Mario Buccich. L’intento dichiarato era di «analizzare il fenomeno del web applicato alle organizzazioni e di sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi di settore, articoli, pubblicazioni, newsletter e seminari, finalizzati a fornire supporto e orientamento alle organizzazioni che approcciano il mondo digitale» (sezione Azienda del sito ufficiale, https://www.casaleggio.it/azienda/). Non si nascondeva però la speranza di raggiungere obiettivi più ambiziosi della semplice consulenza basata su focus, rapporti, video e corsi formativi, giacché si parlava anche di «anticipare le tendenze dello scenario digitale e coglierne cambiamenti e opportunità in ambito organizzativo, culturale e politico».

I primi anni di gestione fecero registrare un certo successo, con bilanci costantemente in crescita fino al 2007 (668.000 euro di utile e un giro di affari intorno ai 2,5 milioni). Nel triennio successivo le entrate si ridussero e nel 2011, per la prima volta, la chiusura fu in perdita (57.000 euro). Quello che la Casaleggio perdeva nelle attività immediatamente legate alla sua ragione sociale – editoria, video, corsi di formazione, relazioni di ricerca – era tuttavia compensato dall’ascesa della visibilità che il rapporto con Antonio Di Pietro e Beppe Grillo le forniva. Attorno all’azienda sorsero molte polemiche, soprattutto per le sempre più forti commistioni con il mondo politico, per la partnership con la società statunitense Enamics – fortemente legata a gruppi-guida del capitalismo internazionale – e per l’uscita, nel settembre 2012, di uno dei fondatori, Sassoon, irritato per la campagna mediatica scatenata contro la sua persona a causa del sospetto di connivenza con ambienti massonici. Tuttavia Casaleggio rimase al timone dell’azienda (che nel suo sito lo presentava come «studioso e stratega della Rete, esperto di dinamiche web, modelli di e-business e web marketing»: https://www.casaleggio.it/azienda/gianroberto-casaleggio/). Alla sua morte le redini sarebbero passate al figlio Davide.

Le prime esperienze politiche

Pur concentrando i suoi interessi su una ‘strategia del web’ orientata al business, la Casaleggio legò fin dall’inizio il proprio nome a iniziative di natura politica, per una precisa volontà del suo fondatore. Nel suo passato, questi aveva al proprio attivo, sul versante politico, soltanto la candidatura alle elezioni comunali di Settimo Vittone del 2004 in una lista civica di orientamento centrista – che gli aveva fruttato sei voti di preferenza – e vaghe simpatie precedenti per la Lega – attestate da alcune testimonianze di conoscenti, che hanno rievocato la sua abitudine di andare in ufficio con un fazzoletto verde nel taschino per mostrare la sua sintonia con il Carroccio. L’interesse per la cosa pubblica si era però acuito in lui parallelamente al crescere della fiducia nelle potenzialità di Internet come strumento di radicale trasformazione della società, e si trasformò in azione a seguito dell’incontro con Grillo, che, dopo aver letto il suo libro Il web è morto, viva il web (2001), lo cercò e infine lo incontrò di persona nel 2004 a Livorno, nel camerino del teatro in cui teneva uno spettacolo, rimanendo affascinato dalle sue idee (lo avrebbe poi descritto, tra il serio e il faceto, come «un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile»; prefazione a G. Casaleggio, Web ergo sum, 2004). Da quella immediata empatia nacque il progetto del blog beppegrillo.it, che la Casaleggio creò nel gennaio 2005 e gestì per tutto il periodo successivo, facendone una delle tribune telematiche più seguite e influenti non solo in Italia ma anche in campo internazionale, tanto da raggiungere nel 2006 il 3° posto al mondo secondo la Alexa, società del gruppo Amazon specializzata nel classificare i siti internet in base al numero di accessi e al traffico di utenti (sempre secondo questa società, il blog sarebbe in seguito sceso di posizione negli anni seguenti, raggiungendo il 7.495° posto alla fine del 2015, pochi mesi prima della morte di Casaleggio).

Contemporaneamente, però, si aprì per Casaleggio un secondo canale di intervento in ambito politico. Un altro outsider, Di Pietro, fu attratto dalle sue analisi e gli affidò la promozione sul web del partito che dirigeva, Italia dei valori (IDV). Le iniziative ideate da Casaleggio fecero di Di Pietro il primo politico italiano sbarcato sotto forma di avatar sulla piattaforma virtuale Second life, che godette di un breve ma intenso momento di popolarità mediatica, e gli consentirono di condurre, fra il 2006 e il 2009, un’efficace campagna comunicativa grazie allo sviluppo di siti, blog e altri strumenti di social networking, fra cui Facebook, Twitter e Youtube. Grazie ai rapporti di fiducia nati da quell’esperienza, Casaleggio svolse, a titolo gratuito, l’incarico di consigliere per le attività di comunicazione istituzionale di Di Pietro durante il periodo (2007-2008) in cui questi fu ministro per le Infrastrutture del secondo governo Prodi. Malgrado i riscontri positivi – alle elezioni europee del 2009 l’IDV toccò l’8% dei voti, suo massimo storico – la collaborazione si interruppe nel 2010, quando il consiglio di presidenza dell’IDV, al quale Casaleggio era spesso invitato pur non essendo iscritto, reagì molto negativamente sia alla virulenza con cui, in post e video ideati dalla Casaleggio, venivano attaccati alcuni degli ex alleati di governo (in particolare esponenti del Partito democratico), sia agli insistenti suggerimenti di Casaleggio affinché l’IDV rinunciasse a qualunque accordo di coalizione e presentasse proprie liste indipendenti, nella prospettiva di raccogliere il consenso della vasta platea dei delusi e degli indignati dai comportamenti della classe politica. I rapporti personali di Casaleggio con Di Pietro rimasero comunque buoni anche in seguito.

Il Movimento 5 stelle

Nel periodo di collaborazione con l’IDV, Casaleggio aveva però trovato un referente politico con cui la sintonia era ancora più forte e diretta. Pur continuando a compiere ricerche e studi, a curare la presenza in rete di società private (come le edizioni Chiarelettere) e a organizzare convegni sulle utilizzazioni del web in campo industriale e nell’e-commerce, la sua società iniziò a organizzare una crescente promozione esterna delle iniziative promosse da Grillo. Dalla cura degli spettacoli dell’attore – i cui contenuti erano sempre più legati a una vivace critica del sistema politico ed economico – il ruolo di Casaleggio e della società da lui diretta si estese alla preparazione e promozione del V-day bolognese dell’8 settembre 2007 e della concomitante raccolta di firme per la petizione Parlamento pulito, fino al lancio ufficiale del movimento politico scaturito da quelle attività, il Movimento 5 stelle (M5S), avvenuto al teatro Smeraldo di Milano il 4 ottobre 2009. Fu però il varo dei meet-up come strumenti di collegamento e coordinamento sul territorio degli aderenti a fornire a Casaleggio la prima significativa occasione per mettere in pratica la sua teoria sulla capacità dei canali di comunicazione telematici di modificare in profondità le modalità di relazione tra i cittadini in ambito sociale e politico. Strutturando il M5S non più sulla base di sezioni territoriali ma attraverso ‘nodi di rete’, introducendo l’iscrizione on line senza il filtro di vagli burocratici e sostituendo il voto cartaceo con quello via computer o smartphone nella dinamica delle scelte politiche del movimento e nella designazione dei suoi candidati alle elezioni, le convinzioni da lui espresse nel 2004 in Web ergo sum prendevano corpo e sembravano confermate.

Pur non comparendo mai sulla scena, Casaleggio fu l’organizzatore del citato incontro tenuto a Milano nel 2009 per dare vita ufficialmente al M5S, e questo dato, allora ancora ignoto al pubblico, gli consentì di rivendicare due anni e mezzo dopo, in una lettera al Corriere della sera (Casaleggio: «Ho scritto io le regole del Movimento 5 Stelle», 30 maggio 2012) la qualifica di cofondatore del M5S. «Con Beppe Grillo ho scritto il ‘Non-Statuto’, pietra angolare del Movimento 5 stelle prima che questo nascesse», scrisse in quella occasione, facendo presente anche di aver contribuito a definire le regole per la certificazione delle liste presentate in alcune elezioni amministrative, pur senza interferire nella stesura dei loro programmi. E il suo effettivo ruolo di alter ego di Grillo, dagli inizi fino alla scomparsa, è attestato da molte testimonianze. Quando la presentazione di liste M5S portò alla conquista dei primi seggi nei consigli comunali e regionali, Casaleggio si incaricò della formazione degli eletti attraverso seminari che curava personalmente, incentrati sulle modalità di comunicazione (presenza sui social network, comportamenti da tenere nelle interviste, rifiuto dei confronti televisivi) piuttosto che su questioni amministrative.

Le sue funzioni all’interno del movimento spaziavano comunque ben oltre l’ambito organizzativo: da subito assunse il controllo dell’azione dei rappresentanti del movimento nelle sedi istituzionali, imponendo loro di rifiutare qualsiasi alleanza con le altre forze politiche e adottando drastici provvedimenti disciplinari nei confronti dei trasgressori delle direttive. Il ripetersi di situazioni in cui questa ingerenza veniva denunciata alimentò rapidamente la sua fama di eminenza grigia, guru, ideologo del movimento o addirittura burattinaio in grado di muovere a piacimento Grillo, che sarebbe stato, secondo queste denunce, solo un capo politico di facciata. Reputazione che si rafforzò notevolmente quando, nel 2011, il suo nome affiancò quello di Grillo sulla copertina del libro Siamo in guerra, una sorta di manifesto del M5S, il cui sottotitolo, La rete contro i partiti, lasciava chiaramente intendere che Casaleggio ne era stato il principale estensore.

La crescente notorietà attirò fra il 2011 e il 2012 l’attenzione di molti operatori dei media, in Italia e all’estero, ma Casaleggio scelse di dialogare solo con un ristretto numero di interlocutori, facendo capire di non apprezzare la categoria dei giornalisti, accusati di manipolare le notizie e distorcere le opinioni sgradite per compiacere questo o quel potente. Questa chiusura nei confronti della stampa portò sempre più frequentemente a dipingerlo come un ‘uomo-ombra’, avvolto nel silenzio e nel mistero, e ad alimentare leggende e dicerie sul suo conto, per lo più ruotanti attorno a congetture sui suoi presunti legami con quei ‘poteri occulti’ che ufficialmente diceva di contrastare, ma anche spinte sino a ipotizzare un accumulo di guadagni non dichiarati grazie alla vendita degli spazi pubblicitari sul blog di Grillo. Ognuna di queste insinuazioni fu da lui respinta con decisione, ma per scrollarsi di dosso i sospetti che sempre si accumulano su cui lavora nelle retrovie occorreva un passo avanti.

Fu così che, vincendo il suo carattere schivo e taciturno, Casaleggio accettò di mostrarsi per la prima volta apertamente ai seguaci del M5S, e lo fece il 22 febbraio 2013 a Roma, durante il comizio di chiusura della campagna per le elezioni legislative, cioè di quel ‘tsunami tour’ che proprio lui aveva ideato e pianificato, ampliandone l’eco mediatica grazie a una web tv, La cosa, installata nei locali della sua azienda. Introdotto da Grillo, che lo presentò come una persona senza la quale il M5S non ci sarebbe mai stato, intervenne in modo molto stringato, richiamando alcuni principi essenziali a cui avrebbe dovuto ispirarsi l’azione dei futuri deputati e senatori del movimento: trasparenza, onestà, competenza. Poche parole, ma sufficienti a guadagnargli, in positivo e in negativo, una popolarità che non lo avrebbe più abbandonato.

A partire da quel momento, il ruolo di Casaleggio nel M5S, pubblicamente legittimato da Grillo, si rafforzò ulteriormente, sia a livello organizzativo – con la supervisione del lavoro dei gruppi parlamentari e consiliari, la nomina e il rapporto diretto con i loro ‘gruppi di comunicazione’ e il controllo ancora più esteso della disciplina interna – sia sul piano programmatico, con il moltiplicarsi delle prese di posizione del blog sui più vari temi, a volte anonime o firmate dal solo Grillo ma di fatto da lui decise o ispirate. L’inclusione nella delegazione del movimento ricevuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 20 luglio 2013 non creò pertanto una particolare sorpresa fra gli operatori dell’informazione. L’affidamento alla Casaleggio del sistema operativo grazie al quale gli iscritti al M5S avrebbero potuto pronunciarsi su candidature, scelte politiche e nomine (la piattaforma Rousseau), rafforzò ulteriormente la sua influenza, finalmente riconosciuta anche in maniera formale dalla comparsa del suo nome, in qualità di consigliere facente funzioni di segretario, in un’assemblea dei soci del movimento tenuta il 30 aprile 2015 e in un codice di comportamento per candidati ed eletti in vista delle elezioni comunali romane del 5 giugno 2016, postumo successo di Casaleggio, che molto si era speso, tra forti contrasti, per varare la candidatura a sindaco di Virginia Raggi. Già da tempo, però, pur senza figurare nei documenti ufficiali, Casaleggio si era ritagliato un ruolo di primo piano nelle vicende del M5S, inferiore soltanto – e di poco – a quello di Grillo.

La visione del mondo e della società

La visione del mondo di Casaleggio non mostra collegamenti o influenze con alcuno dei filoni ideologici classici. La contrapposizione sinistra/destra è sempre stata estranea alla sua riflessione, e il suo rapporto con la politica appare strettamente legato all’idea che egli si era fatto delle conseguenze sociali e culturali di quello che considerava il vero evento rivoluzionario dell’età contemporanea: l’avvento di Internet.

Il 21 giugno 2007 sul sito della Casaleggio comparve un video intitolato Prometeus. La Rivoluzione dei media, cui fece seguito, il 21 ottobre 2008, un altro filmato (questa volta in inglese), Gaia: the future of politics. Entrambi fecero scalpore e  – anche se l’autore, alcuni anni dopo, ne ridimensionò l’importanza, parlando di «un gioco»(La democrazia va rifondata, intervista a S. Danna, in Corriere della sera, suppl. La lettura, 23 giugno 2013) – sono stati interpretati come le più esplicite e complete manifestazioni del pensiero di Casaleggio. In realtà, egli delineò il proprio percorso di riflessione, in forma piuttosto ampia e approfondita, attraverso una serie di pubblicazioni e interviste, toccando soprattutto due ambiti concettualmente autonomi ma, nella sua visione d’insieme, strettamente comunicanti: le conseguenze dell’evoluzione tecnologica sulla società odierna e le trasformazioni necessarie alla politica per adeguarsi alla nuova realtà e recuperare la fiducia del pubblico.

Prometeus sottolinea fin dal titolo la convinzione che si sia ormai aperta una nuova era del mondo della comunicazione, destinata a potenziare in misura straordinaria le possibilità di conoscenza degli esseri umani, sino al punto di creare un’intelligenza collettiva, che troverà espressione in un interfaccia gestito da Google. In questa prospettiva futurologica e fantascientifica si prevede, malgrado le accanite resistenze del vecchio sistema, la progressiva scomparsa della stampa scritta, dei diritti d’autore, della radio, della televisione, della pubblicità. Le fonti di informazione diventeranno gratuite e autoprodotte. Protagonista di questo cataclisma è Internet, grazie alla sua capacità di consentire un accumulo potenzialmente infinito di notizie e immagini, di cui è fonte e contemporaneamente destinatario il prosumer, termine (derivato dal francese producteur-consommateur) che indica chi è a un tempo produttore e consumatore di dati: i blog si trasformeranno nella fonte più seguita e autorevole di notizie, i giornali elettronici saranno a disposizione di chiunque, ovunque si trovi. E non solo: nel futuro ipotizzato dal video, alla vita reale si affiancherà stabilmente quella virtuale: dispositivi che replicano i cinque sensi saranno ormai disponibili nei mondi virtuali.

Nella sua paradossalità, il messaggio del filmato riflette la convinzione di Casaleggio, espressa in modo più meditato nei suoi scritti, che i progressi della tecnologia comunicativa stiano preparando il terreno a un imminente cambio di epoca. Nella citata intervista al Corriere del 2013, rifiutando l’etichetta di ‘evangelista di Internet’ che gli era stata affibbiata, Casaleggio si definì come un interprete degli effetti della penetrazione del web sulla società, ammettendo che essi possono essere tanto negativi quanto positivi, potendo aprire la strada a una più ampia partecipazione collettiva alla gestione della cosa pubblica ma anche a «una neo-dittatura orwelliana in cui si crede di conoscere la verità e di essere liberi, mentre si ubbidisce inconsapevolmente a regole dettate da un’organizzazione superiore». Sebbene fosse consapevole di questo rischio, riteneva che fosse inevitabile affrontarlo, perché – come aveva previsto l’informatico statunitense Nicholas Negroponte in Being digital (1995) – in un arco di tempo piuttosto breve «Internet diventerà come l’aria» e, pur non sostituendo i luoghi fisici, li integrerà, assorbendo una parte sempre maggiore del tempo degli individui.

Un cambiamento di portata così radicale – un «salto di livello», come Casaleggio lo definì il 23 settembre 2013 nel suo intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio – non poteva non riverberarsi in campo politico, e alle conseguenze di questo fenomeno Casaleggio dedicò una particolare attenzione. Molto più di Gaia, che si spinge con toni palesemente provocatori a profetizzare lo scoppio nel 2020 di una guerra mondiale – tra l’Occidente, fautore della libertà di informazione (digitale), e l’asse Cina-Russia-Medio Oriente, dittatoriale e controllore del web – destinata a durare per due decenni, con il finale successo del «mondo libero» (il 14 agosto 2054, giorno che sarebbe coinciso con il 100° compleanno di Casaleggio), e a ridurre l’umanità a un miliardo di persone, a illustrare il suo pensiero in materia sono il citato libro Siamo in guerra e le rare interviste rilasciate alla stampa.

L’idea centrale che si esprime in questi interventi è l’aspirazione a costruire una democrazia diretta di cui il web è l’architrave, assegnando al cittadino un ruolo centrale nella società e restituendo al demos quelle capacità di autogoverno che il principio della delega adottato dai sistemi liberali di tipo rappresentativo ha vanificato. Ciò che Casaleggio auspica, citando in più occasioni l’Atene di Pericle come modello idealizzato, è il trionfo dell’agorà elettronica, che – una volta superati gli ostacoli del digital divide e assicurata la possibilità dell’interconnessione globale – consentirà a singoli e gruppi di esprimersi senza soluzioni di continuità su ogni tema di rilievo per la vita pubblica, avvalendosi di blog, forum, chat e social media. Questa situazione non prefigura però, come ci aspetterebbe da chi è stato spesso indicato come l’ideologo del M5S, un contesto al cui interno le gerarchie sono totalmente abolite. Dalla orizzontalità degli scambi emergono le personalità che meglio sanno sfruttare le potenzialità del circuito telematico. La divisa ‘ognuno vale uno’ vale come condizione di partenza del dibattito democratico, ma fra le caratteristiche del web c’è quella di costruire e valorizzare la reputazione dei soggetti che hanno idee migliori e, soprattutto, le sanno comunicare meglio – e in modo trasparente. Se costoro sanno dimostrare competenza e onestà, la reputazione acquisita li rende influencers: li mette cioè in grado di trasmettere le proprie opinioni e preferenze a una grande quantità di followers, che li possono aiutare a raggiungere gli scopi professati. In più occasioni, Casaleggio ha spiegato che questa è stata la dinamica che ha consentito a Grillo di costruire attraverso il blog la base di consenso indispensabile ad assicurare successo al suo movimento. Pur negando in linea di principio ogni valore positivo alla figura del leader, screditata dall’uso che ne hanno fatto i partiti tradizionali, Casaleggio ne ha dunque recuperato il ruolo essenziale attraverso questa nuova figura, più adatta all’era di Internet.

Casaleggio era però consapevole che l’instaurazione della democrazia digitale non è imminente e, per quanto a suo avviso inarrestabile, il processo che vi condurrà richiederà tempi di maturazione non facilmente prevedibili. In attesa che questo scenario possa rendersi praticabile, le sue proposte prefigurano comunque una progressiva riduzione, sino all’annullamento, della funzione di mediazione finora svolta da partiti, sindacati e associazioni di interessi, che il contatto orizzontale one to one e many to many garantito dal web rende superflua.

Questi corpi intermedi non sono tuttavia le uniche vittime predestinate della grande rivoluzione comunicativa: anche il ruolo dei parlamenti, in questo quadro, ne risulta stravolto. Da un lato, il Parlamento viene espropriato di una gran parte delle sue potestà legislative dall’adozione del referendum propositivo senza quorum, dall’obbligatorietà della discussione in aula delle leggi di iniziativa popolare e, in un domani che si immagina non lontano, dalla possibilità di ciascun cittadino di elaborare proposte di legge e sottoporle alla comunità del web per gli eventuali emendamenti e l’approvazione o il rigetto; su un altro versante, è l’autonomia dei deputati a essere di fatto cancellata. Eletti direttamente in collegi nei quali devono obbligatoriamente risiedere per poter presentare la propria candidatura, i deputati sono rigidamente assoggettati al vincolo di mandato; pertanto, nella loro qualità di dipendenti dei cittadini, sono obbligati a sostenere i programmi presentati in campagna elettorale e, nel caso in cui si sottraggano a questo dovere, dev’essere possibile revocarli attraverso lo strumento del recall adottato da tempo in alcuni Stati americani (come la California, i cui cittadini lo utilizzarono nel 2003 per rimuovere dalla sua carica il governatore democratico Gray Davis, il che portò in seguito all’elezione del repubblicano Arnold Schwarzenegger).

La premessa necessaria dei mutamenti invocati è, nel caso italiano, una modifica complessiva dell’architettura costituzionale vigente. Ma queste trasformazioni politico-istituzionali sono soltanto dei mezzi per raggiungere un fine più ampio: la posta in gioco è di ordine metapolitico. Si tratta, per dirla con le parole di Casaleggio in Siamo in guerra, di vincere «una guerra tra due mondi, tra due diverse concezioni della realtà» (p. 3), di cui il web è lo strumento operativo fondamentale, la fonte di ispirazione e, se non un’ideologia, una ben precisa mentalità, nella quale si riconoscono alcuni dei tratti fondamentali del populismo. «Fieramente populista», del resto, si definì Casaleggio nel suo intervento sul palco del comizio conclusivo, il 23 maggio a Roma, della campagna del M5S per le elezioni europee del 2014, riprendendo il titolo del post con cui il blog di Grillo aveva aperto quella campagna, e che molto probabilmente era opera sua.

È infatti il popolo, nella sua interezza – sia pur espressa nella forma di una comunità virtuale più ancora che fisica – e nella sua naturale integrità etica (che va difesa dalle insidie corruttrici delle élites), l’interlocutore essenziale del discorso politico di Casaleggio; ed è in nome del recupero della sua piena sovranità che egli si scaglia contro le ‘caste’ che la usurpano: i partiti e i politici di professione («il politico deve rispondere al popolo e servirlo», scrissero Casaleggio e Grillo nella prefazione a Vinciamo noi, il libro-manifesto del M5S per le elezioni europee del 2014; p. X), i burocrati (l’80% dei quali saranno resi superflui grazie a Internet), i poteri finanziari, le organizzazioni sovranazionali, i giornalisti che manipolano l’informazione per servire gli interessi delle lobbies. E altrettanto tipicamente populista era la motivazione che, a suo dire, lo spinse a impegnarsi in un campo che non sentiva come suo qual è la politica: lo fece per l’indignazione provata nei confronti dello stato in cui era sprofondata l’Italia: un sentimento che ribadiva la sua condizione di outsider, che, come teneva a sottolineare, mai si era iscritto né mai si sarebbe iscritto a un partito. Un apparente paradosso per un uomo che, con le sue idee e con la sua azione organizzativa, proprio a un partito (che non ha mai accettato di definirsi tale, ma come tale è generalmente percepito) legò indelebilmente il proprio nome, conferendogli un’identità culturale riconoscibile e capace di attrarre, nel 2013 e nel 2018, il consenso di una maggioranza relativa degli elettori italiani.

Nel frattempo, però, erano insorti per Casaleggio gravi problemi di salute. Nel 2014 fu operato al Policlinico di Milano per un edema formatosi a seguito di un tumore al cervello. Riuscì a riprendersi e, come detto, partecipò attivamente alla vita del M5S per quasi altri due anni. Nel maggio 2014 si risposò con Elena Sabina Del Monego (n. nel 1965), programmatrice di software, redattrice di procedure e di contenuti web e collega di lavoro alla Webegg, da cui aveva avuto nel 2006 il secondo figlio, Francesco. La ripresa della malattia gli fu però fatale, e per le sue conseguenze morì il 12 aprile 2016 a Milano, all’Istituto auxologico italiano. I suoi funerali si tennero nella basilica di Santa Maria delle Grazie.

Opere

Movie bullets: cinema e management (sotto lo pseudonimo Merlino), Milano 1998, rist. (con il nome dell’autore) 2013; Il web è morto, viva il web, Milano 2001; Web dixit, Milano 2003; Web ergo sum, Milano 2004; Siamo in guerra: la rete contro i partiti. Per una nuova politica, con G. Grillo, Milano 2011; Il Grillo canta sempre al tramonto: dialogo sull'Italia e il Movimento 5 stelle, con D. Fo, G. Grillo, Milano 2013; Insultatemi! Insulti (e risposte) dalla A alla V, Milano 2013; Veni Vidi Web, Milano 2015; Aforismi, Milano 2016.

Interventi e interviste

Casaleggio: «Ho scritto io le regole del Movimento 5 Stelle», lettera al Corriere della sera, 30 maggio 2012 (https://www.corriere.it/politica/12_maggio_30/casaleggio-regole-mov-5-stelle_9e8eca9c-aa1a-11e1-8196-b3ccb09a7f99.shtml); La democrazia va rifondata, intervista a S. Danna, in Corriere della sera, suppl. La lettura, 23 giugno 2013 (http://lettura.corriere.it/la-democrazia-va-rifondata/); Nuzzi intervista Casaleggio, intervista a G. Nuzzi in occasione della rassegna letteraria Ponza d’autore, 21 luglio 2013 (https://www.beppegrillo.it/nuzzi-intervista-casaleggio/); In esclusiva per Wired Italia, l’ideologo del M5S racconta la sua rivoluzione a Bruce Sterling, intervista a B. Sterling, in Wired Italia, 9 agosto 2013 (https://daily.wired.it/news/politica/2013/08/09/casaleggio-sterling-452626.html); L’intervento di Casaleggio a Cernobbio, intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio, 23 settembre 2013 (https://www.beppegrillo.it/lintervento-di-casaleggio-a-cernobbio-2/?).

Fonti e BiblIografia

Associazione Gianroberto Casaleggio (https://www.gianrobertocasaleggio.com/associazione/gianroberto-casaleggio/).

P. Orsatti, Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio associati, in MicroMega, 2010, 5, pp. 197-204 (http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casaleggio-associati/); A. Di Majo, Casaleggio. Il Grillo parlante, Roma 2013; G. Salvatori, Gianroberto Casaleggio. Sfide e fallimenti di un visionario, Arezzo 2013; F. Altavilla, L’uomo del destino. Gianroberto Casaleggio dalla A alla Z, Siena 2014; S. Di Cori Modigliani, Vinciamo noi. La voce dei 5 Stelle: chi siamo e quale Europa vogliamo, Milano 2014; R. Dal Bosco, Incubo a 5 Stelle: Casaleggio, Grillo e la cultura della morte, Verona 2014; P. Becchi, Cinquestelle & associati: il Movimento dopo Grillo, Milano 2016.

Foto: per cortesia Gianrobertocasaleggio.com

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