ROTA, Giancarlo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROTA, Giancarlo (Gian-Carlo)

Fabrizio Palombi

– Nacque a Vigevano il 27 aprile 1932, figlio primogenito dell’ingegnere Giovanni e di Luigia Facoetti.

Il padre fu un uomo coltissimo, amante della filosofia, dell’architettura e politicamente impegnato. La zia paterna, Rosetta, fu una matematica che collaborò con l’istituto di fisica di via Panisperna a Roma e sposò, nel 1940, lo scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano. Furono questi i principali riferimenti intellettuali del giovane Rota che iniziò la sua formazione a Vigevano, dove, tra il 1939 e il 1945, frequentò in modo irregolare la scuola, a causa della guerra. Il padre s’avvicinò al movimento politico di Giustizia e libertà e dovette riparare in Svizzera dopo l’8 settembre 1943 perché ricercato come sovversivo. Queste drammatiche vicende costrinsero Rota a rifugiarsi insieme alla madre e alla sorella Ester, sul lago d’Orta, dove visse e continuò la sua formazione tra il 1944 e il 1945.

Nel 1947 si trasferì con la famiglia in Ecuador e s’iscrisse all’American School di Quito imparando lo spagnolo, l’inglese e coltivando i suoi precoci interessi filosofici. La matematica si rivelò, tuttavia, la materia preferita che gli permise di raggiungere il livello d’eccellenza necessario per essere ammesso nei grandi atenei nordamericani (Rota Gasperoni, 2009).

Nel 1950 s’iscrisse a Princeton (New Jersey), in una delle fasi più felici della storia di questa università, quando la matematica statunitense poté godere dell’apporto di numerosi studiosi europei che dittature e guerre avevano costretto a espatriare. William Feller seguì il suo lavoro di tesi, ma Rota conobbe molto bene l’intero ambiente accademico di Princeton, che avrebbe descritto, molti anni dopo, in un appassionante articolo (Rota, 1997, pp. 3-20). Seguì con particolare interesse i corsi del logico Alonzo Church, dell’algebrista Emil Artin e del topologo Solomon Lefschetz. Ebbe l’opportunità d’incontrare l’ormai anziano Albert Einstein in occasione di una delle conferenze che Hermann Weyl dedicò alla simmetria. A Princeton studiò anche filosofia con Arthur Szathmary e John Rawls, interessandosi alle correnti continentali e, in particolare, alla fenomenologia husserliana e heideggeriana.

Successivamente s’iscrisse all’Università di Yale, sede di una delle più importanti scuole di analisi funzionale dell’epoca, e nel 1956 conseguì il dottorato sotto la direzione di Jacob Schwartz (ibid., pp. 21-38). Nello stesso anno sposò Teresa Rondón-Tarchetti, dalla quale avrebbe divorziato nel 1980.

Tra il 1956 e il 1961 lavorò presso le Università di New York e di Harvard, pubblicando alcuni articoli dedicati agli operatori di Reynolds. Dedicò successivamente le sue ricerche alla teoria ergodica, affrontando alcuni importanti problemi di carattere combinatorio che lo condussero a comprendere le grandi potenzialità di questo campo della matematica (Senato, 2007, p. 256).

Tra il 1959 e il 1965 assunse i primi incarichi al MIT (Massachusetts Institute of Technology), conobbe Norbert Wiener e stabilì una sincera amicizia con il futuro premio Nobel John Nash, che considerò il più profondo matematico che avesse conosciuto. La malattia mentale e le successive tragedie che segnarono la vita dell’amico non mutarono l’opinione di Rota che cercò di restargli vicino nel suo primo periodo di cure psichiatriche (Nasar, 1998, pp. 219 s., 236-238, 412).

Divenne cittadino americano nel 1961 e il suo nome, per l’errore di una funzionaria, fu spezzato da un trattino, acquistando l’inconsueta grafia ‘Gian-Carlo’ che egli decise di adottare anche nella propria firma autografa. Tra il 1962 e il 1965 fu assistant professor al MIT e, successivamente, lavorò per un biennio presso la Rockefeller University.

Il 1964 fu un anno fondamentale, dal punto di vista sia scientifico sia umano, segnato dalla pubblicazione di On the foundation of combinatorial theory I. Theory of Möbius function e dall’incontro con Stanislaw Ulam.

Il lavoro fu l’atto di nascita della combinatoria come teoria coerente (Goldman, in Rota, 1995, p. XVI) e inaugurò una lunga serie di articoli che lo impegnò per quasi un trentennio. Grazie ai risultati ottenuti diventò un’autorità in questa branca della matematica, i cui sviluppi avrebbero avuto un grande impatto su molti campi della scienza (Damiani et al., 2009, pp. 25-196).

L’articolo del 1964 fu insignito, ventiquattro anni dopo, del premio Steel dell’American Mathematical Society per aver dimostrato come la teoria della funzione di Möbius di un insieme parzialmente ordinato fosse un potente strumento di unificazione e di generalizzazione di un ampio ambito di risultati combinatori riguardanti l’algebra, la topologia e la geometria. Altri suoi importanti contributi furono una nuova interpretazione della teoria classica degli invarianti e la sistematizzazione teorica del calcolo umbrale (Senato, 2007, pp. 258, 263).

Sempre nel 1964 Rota conobbe il fisico e matematico Ulam in occasione di una conferenza newyorkese; rapidamente si creò tra loro uno stretto rapporto di collaborazione e d’amicizia che influenzò le loro esistenze (Ulam, 1976, pp. 325-327; Rota, 1997, pp. 60-86). Qualche anno dopo, Ulam patrocinò la collaborazione di Rota con il laboratorio di Los Alamos e, almeno indirettamente, quella con altri enti federali; nel 1992 i suoi meriti di servizio furono riconosciuti con un’onorificenza della NSA (National Security Agency).

Rota iniziò nel 1967 un’importante attività editoriale come direttore della rivista Advances in mathematics. Nel 1979 fondò e diresse un altro periodico dal titolo Advances in applied mathematics; in pochi anni entrambe le riviste avrebbero acquistato grande notorietà e prestigio scientifico.

Nel 1967 Rota ritornò definitivamente al MIT e organizzò un gruppo di studiosi che costituirono ‘la scuola di combinatoria di Cambridge’. Egli animò, almeno per i cinque anni successivi, un seminario settimanale presso questa università, che costituì il fulcro delle ricerche combinatorie sviluppate nell’area di Boston (Goldman, in Rota, 1995, p. XVI). Ebbe un importante gruppo di allievi anche in Italia, che iniziò a raccogliersi intorno a lui in occasione delle conferenze di Cortona del 1974 e con il quale si tenne sempre in costante contatto sviluppando numerose ricerche comuni.

Nel 1972 iniziò a insegnare stabilmente al MIT anche filosofia, costruendo un rapporto di amicizia e collaborazione con il fenomenologo Robert Sokolowski, docente della Catholic University of America. L’insegnamento e gli scritti filosofici di Rota furono sempre ispirati dalla fenomenologia che cercò di diffondere nell’ambiente scientifico applicandola alla teoria della conoscenza e alla filosofia della matematica. S’impegnò in accese polemiche contro il riduzionismo e lo scientismo discutendo animatamente con importanti esponenti della filosofia analitica statunitense (Damiani et al., 2009, pp. 198-260).

Uno dei suoi contributi più originali alla fenomenologia fu la reinterpretazione del concetto di Fundierung («relazione di fondazione strutturale») che estrapolò dalle Ricerche logiche (1900-1901) di Edmund Husserl. La Fundierung è una relazione tra fatticità e funzione che caratterizzerebbe ogni forma linguistica: la prima sostiene la seconda ma solo quest’ultima possiederebbe una stretta relazione con il senso. Rota la spiegò con il seguente esempio: «mi ascoltate attraverso suoni che [...] hanno un senso [...] rapportato al suono mediante [...] un Fundierungszusammenhang, ovvero un nesso che fonda. Il senso delle mie parole non può essere senza il suono, ma non posso racimolare il senso dal semplice suono [...]. Husserl diede descrizioni profonde e bellissime del Fundierungszusammenhang e delle sue varianti, mirando a dimostrare che l’espressione ‘A è fondato su B’ è indipendente e autonoma dalle relazioni di appartenenza e di contenuto» (Rota, 1993, p. 124). Rota usò la Fundierung per ripensare la mereologia e, in particolare, per interpretare filosoficamente i rapporti che intercorrono tra i diversi campi della matematica e il problema della loro fondazione (Palombi, 2003).

Nel 1982 divenne membro della National Academy of Sciences della quale, tra il 1994 e il 1997, presiedette anche la sezione matematica. La grande varietà dei suoi interessi fu riconosciuta in Europa dalle lauree ad honorem che l’Università di Strasburgo e quella dell’Aquila gli conferirono, rispettivamente nel 1984 e nel 1990, e dall’incarico di professore linceo alla Scuola Normale di Pisa nel 1986. Dal 1990 al 1998 tenne periodicamente delle conferenze presso l’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli (Rota, 1999).

Morì a Cambridge il 18 aprile 1999 nella sua abitazione a causa di un attacco cardiaco: le sue ceneri riposano al Mount Auburn Cemetery.

Fonti e Bibl.: S. Ulam, Adventure of a mathematician, New York 1976 (trad. it. Palermo 1995); G. Rota, Pensieri discreti, a cura di F. Palombi, Milano 1993; G. Rota, On combinatorics. introductory papers and commentaries, a cura di P.S. Kung, Boston-Basel-Berlin 1995 (in partic. J.R. Goldman, The Cambridge School of combinatorics, pp. XVI-XVIII; Id., On the foundation of combinatorial theory I. Theory of Möbius function, pp. 3-31); G. Rota, Indiscrete thoughts, a cura di F. Palombi, Boston-Basel-Berlin 1997; S. Nasar, A beautiful mind, New York 1998 (trad. it. Il genio dei numeri. Storia di John Nash, matematico e folle, Milano 1998, pp. 219 s., 236-238, 412); G. Rota, Lezioni napoletane, a cura di F. Palombi, Napoli 1999; F. Palombi, La stella e l’intero. La ricerca di G.-C. R. tra fenomenologia e matematica, Torino 2003; D. Senato, G.-C. R. Matematico e filosofo, in C. Bartocci et al., Vite matematiche. Protagonisti del ’900 da Hilbert a Wiles, Milano 2007, pp. 251-264; E. Damiani et al., From combinatorics to philosophy. The legacy of G.-C. R., Dordrecht-Heidelberg-London-New York 2009; E. Rota Gasperoni, Gianco, my brother, ibid., pp. 3-16.

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