ZANOTTI CAVAZZONI, Giampietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZANOTTI CAVAZZONI, Giampietro

Milena Contini

Nacque a Parigi il 4 ottobre del 1674 dal bolognese Giovanni Andrea, attore della commedia dell’arte con il nome di «Ottavio» attivo presso la corte di Luigi XIV, e dalla francese Marie Marguerite Enguerant di Abville.

Dopo aver passato l’infanzia in Francia, a dieci anni si trasferì, insieme alla propria famiglia (tra i suoi numerosi fratelli spiccano Ercole Maria, canonico di San Petronio e predicatore, Pier Agostino, anch’egli predicatore e studioso, e Francesco Maria, filosofo e poeta arcade), a Bologna, città che nel resto della sua vita abbandonò solo per alcuni viaggi in Francia, in Germania e in altri luoghi d’Italia (nel 1719 si recò per una committenza a Roma, restandone affascinato). Si consacrò fin da giovane agli studi letterari, alla poesia e all’arte, diventando allievo del pittore Lorenzo Pasinelli, al quale dedicò l’opera Nuovo fregio di gloria a Felsina sempre pittrice nella vita di Lorenzo Pasinelli pittor bolognese (Bologna 1703). Appena ventenne, sposò una nipote di Pasinelli, Costanza Teresa Gambari, dalla quale ebbe otto figli, tra cui il noto astronomo Eustachio, nonché Teresa Maria (nata nel 1693) e Angiola Anna Maria (nata nel 1703), che lavorarono (insieme alle sorelle Manfredi, Maddalena e Teresa, figlie dell’astronomo e poeta Eustachio Manfredi, grande amico di Zanotti) alla traduzione, con integrazione di canti e allegorie, in dialetto bolognese delle fiabe napoletane di Giambattista Basile (La chiaqlira dla banzola, Bologna 1742).

Come pittore realizzò soprattutto soggetti d’argomento religioso (e, in misura minore, mitologico), che hanno portato Zamboni a parlare di «aggraziato classicismo nutrito di nostalgie raffaellesche e del culto di Guido Reni» (1985, p. 259). Molte opere pittoriche di Zanotti sono andate disperse: si conservano suoi lavori nelle chiese bolognesi del Corpus Domini, di San Martino e di San Petronio (Ricci - Zucchini, 2002, pp. 22, 184, 291); presso la Pinacoteca e Museo Civico Malatestiano di Fano è custodita una Visione di San Girolamo (un parziale elenco e una descrizione dei lavori artistici zanottiani si ritrova in Zanotti, 1739, II, pp. 143-156). Non si occupò solo dell’aspetto pratico della pittura, ma diede alle stampe alcuni scritti teorici dedicati all’arte, ai suoi protagonisti e ai suoi critici: Lettere familiari scritte ad un amico in difesa del conte Carlo Cesare Malvasia autore della Felsina pittrice (Bologna 1705); Dialogo in difesa di Guido Reni (Venezia 1710); Le pitture di Pellegrino Tibaldi e di Niccolò Abbati esistenti nell’Instituto di Bologna (Venezia 1756); Avvertimenti per lo incamminamento di un giovane alla pittura (Bologna 1756). Postume uscirono, invece, una lettera da premettersi alle Vite inedite de’ pittori e scultori ferraresi (Bologna 1834) di Girolamo Baruffaldi senior e alcune aggiunte e note (Bologna 1841) alla Felsina pittrice: vite de’ pittori bolognesi (1678) di Malvasia. Fu, inoltre, tra i fondatori dell’Accademia di belle arti di Bologna (1710), nota come Accademia Clementina, nella quale rivestì più volte il ruolo di segretario e alla quale dedicò un’opera in due voll., Storia dell’Accademia Clementina di Bologna (1739), nella quale si ritrova anche una sua autobiografia (II, pp. 143-156).

Fece altresì parte dell’Accademia dei Difettuosi, di quella dei Gelati e della Colonia Renia, l’Arcadia bolognese (col nome di Trisalgo Larisseate), riscuotendo non pochi successi e guadagnandosi l’apprezzamento di Francesco Algarotti e Paolo Rolli.

La sua «vastissima produzione poetica, tutta ancora da valutare» (Campana, 2017, p. 339) è costituita per la stragrande maggioranza da rime d’occasione: molte sono le poesie d’argomento artistico nelle quali si ravvisa un accostamento tra il petrarchismo platonizzante, in auge presso l’ambiente arcadico bolognese, e il classicismo di stampo belloriano. In Zanotti – poeta pittore, che rappresenta uno dei rarissimi esempi di «doppio talento» nel Settecento, secolo nel quale si assiste a una specializzazione e divisione dei saperi – è possibile del resto percepire «qualche germe di neoclassicismo ante litteram» (ibid., p. 356).

Oltre alle rime, scrisse alcune opere teatrali in endecasillabi sciolti (v. Contini, 2019 e 2020): le tragedie Didone (1718) e Tito Marzio Coriolano (1734) e la commedia L’ignorante presuntuoso (1743), tutte confluite nella corposa raccolta in tre volumi Poesie di Giampietro Zanotti (1741-45).

Nella Didone si percepisce da un lato il disinteresse per l’aderenza al dettato virgiliano, dall’altro l’influenza del teatro gesuitico nonché delle opere di Pier Jacopo Martello nella rappresentazione della protagonista che, svuotata di ogni sensualità, è raffigurata come una «degna e pia reina» (Didone tragedia, Bologna 1718, p. 54), che aspira solo al matrimonio e alla prole legittima. Nel Tito Marzio Coriolano (che si discosta dalle narrazioni di Plutarco e Livio e non risente del Coriolanus di William Shakespeare) Vetturia e Volumnia, rispettivamente madre e moglie del generale (che non compare mai sulla scena), incarnano due differenti modelli di virtù: la prima è una matrona integerrima e austera, la seconda è, invece, una sposa sensibile e amorevole. Ne L’ignorante presuntuoso si assiste, invece, al contrasto tra l’insipiente protagonista Cleandro e la sua dotta sorella Ersilia, donna risoluta e per nulla votata alla vita coniugale. Nella commedia si ritrovano, inoltre, numerosi riferimenti all’arte: è un pittore dal nome parlante, Masaccio, ad esempio, a scontrarsi in modo violento con Cleandro nella scena più riuscita e divertente (III, 4) e a mettere in ridicolo il protagonista nella chiusa dell’opera, attraverso il regalo di un paio di orecchie d’asino (V).

A Bologna frequentò assiduamente il già citato Manfredi, al quale dedicò un’opera biografica (Vita di Eustachio Manfredi, Bologna 1745) e di cui curò l’edizione postuma delle Rime (Bologna 1748). Fu tenuto in alta considerazione dai letterati sia felsinei sia forestieri per la sua dottrina e per il suo carattere gioviale: in una lettera dell’abate Giambatista Roberti a Jacopo Vittorelli si ritrova, ad esempio, una gustosa testimonianza della popolarità di Zanotti, rappresentato come un uomo affabile, brillante e amante della buona cucina (Roberti, 1784, pp. 34-38). Per ricostruire il pensiero nonché le relazioni umane e intellettuali di Zanotti sono importanti le epistole pubblicate in Delle lettere familiari d’alcuni bolognesi del nostro secolo (Bologna 1744, I, pp. 110-302).

Morì a Bologna il 28 settembre 1765. Un anno dopo uscirono le Rime in morte di Giampietro Zanotti fra gli Arcadi Trisalgo Larisseate (Bologna 1766).

Fonti e bibliografia

G. Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina, II, Bologna 1739, pp. 143-156; G. Riva - G. Zanotti, Carteggio (1724-1764), a cura di F. Catenazzi - A. Sargenti, Bellinzona 2012 (per le altre lettere di Zanotti, manoscritte o a stampa, cfr. i regesti del C.R.E.S. - Centro di ricerca sugli Epistolari del Settecento: https://www.cresverona.it/). L. Crespi, Vite de’ pittori bolognesi non descritte nella Felsina pittrice, Roma 1769, pp. 261 s.; G. Roberti, Lettera al nobil signore Jacopo Vittorelli, in J. Vittorelli, Rime, Bassano 1784, pp. 34-38; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790, pp. 286-289; D. Provenzal, I riformatori della bella letteratura italiana, Rocca San Casciano 1900, pp. 312-316; G. Rocchi, G. Z.: Vita di Lorenzo Pasinelli: Ms. 288 della Collezione Hercolani nella Comunale di Bologna, Bologna 1904; C. Calcaterra, Il capitolo di Paolo Rolli a G. Z., in Giornale storico della letteratura italiana, LXXXVII (1926), pp. 100-110; A. Foratti, G. Z. e la sua critica d’arte, Bologna 1936; R. Roli, G. P. Z. e la Storia dell’Accademia Clementina, in Commentario alla Storia dell’Accademia Clementina di G. P. Z. (1739). Indice analitico e trascrizione delle postille inedite, a cura di A. Ottani Cavina - R. Roli, Bologna 1977, pp. IX-XX, 167-170; S. Zamboni, Un dipinto giovanile di Ercole Lelli, in Paragone, XXXVI (1985), pp. 258-263; G. Guccini, G. Z., in Uomini di teatro nel Settecento in Emilia e Romagna. I. Il teatro della cultura. Prospettive biografiche, a cura di E. Casini-Ropa, Modena 1986, pp. 258-262; I. Magnani Campanacci, La cultura extraccademica: le Manfredi e le Zanotti, in Alma Mater Studiorum: la presenza femminile dal XVIII al XX secolo. Ricerche sul rapporto donna-cultura universitaria nell’Ateneo bolognese, Bologna 1988, pp. 39-67; La Colonia Renia. Profilo documentario e critico dell’Arcadia bolognese, a cura di M. Saccenti, Modena 1988, passim; G. Perini, G. P. C. Z., in L’Arte, V, Torino 2002, p. 716; C. Ricci - G. Zucchini, Guida di Bologna, con aggiornamenti di A. Emiliani e M. Poli, San Giorgio di Piano 2002, pp. 22, 184, 291; D. Biagi Maino, I pittori per l’Istituto. La cultura d’Arcadia e le scienze, in L’immagine del Settecento da Luigi Ferdinando Marsili a Benedetto XIV, Torino 2005, p. 53; A. Campana, Petrarchismo e arti figurative in un arcade bolognese, G. Z., in Lettere italiane, LXIX (2017), pp. 338-358; M. Contini, Come fa un dipintore: L’ignorante presuntuoso di G. Z., in Goldoni avant la lettre: drammaturgie e pratiche attoriali fra Italia, Spagna e Francia (1650-1750), Venezia 2019, pp. 205-212; Ead., Le opere teatrali di G. Z. tra aspirazioni educative ed esaltazione della saggezza femminile, in Natura Società Letteratura. Atti del XXII Congresso dell’ADI..., Bologna... 2018, a cura di A. Campana - F. Giunta, Roma 2020, https://www.italianisti.it/pubblicazioni/atti-di-congresso/natura-societa-letteratura/01_Contini.pdf (24 settembre 2020).

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