GIAFFA

Enciclopedia Italiana (1932)

GIAFFA (arabo Yāfā; ebr. Yāfō; A. T., 88-89)

Roberto ALMAGIA
Donato BALDI
Angelo PERNICE

Città marittima della Palestina sorta su un punto dove la costa, diritta, importuosa, presenta una breve sporgenza accompagnata a 100-200 m. da una serie di scogli che si prolunga verso sud. La città vecchia, cinta da mura in rovina, è costruita ad anfiteatro sul fianco di un'altura che si avanza alquanto nel mare ed è costituita da case basse, bianche, terminanti con grandi terrazze, separate da un dedalo di viuzze strette, tortuose, che si arrampicano verso la cima (m. 51) ove si eleva il convento dei francescani, antica fortezza del sec. XIII; non lungi di là viene indicata in un' insignificante moschea la casa ove avrebbe abitato S. Pietro. Più in basso si stendono i quartieri nuovi, sviluppati lungo il mare soprattutto verso sud, con strade larghe, rettilinee e qualche giardino; due grandi viali escono dalla città, uno diretto a est, verso l'interno, l'altro a sud. A nord lo sviluppo della città è stato ostacolato dalla creazione del nuovo centro ebraico di Tell Aviv, i cui fabbricati si saldano ormai con quelli di Giaffa in un unico complesso urbano. Tutto intorno a Giaffa si stende una conca di terreni irrigati e coltivati in primissima linea con aranceti, ma anche con frutteti, colture di sesamo, cotone e grano; disseminate nella zona degli aranceti sono numerose colonie e fattorie.

La città, che, nonostante la sua remota antichità e le fortunose sue vicende, è povera di monumenti e offre scarso interesse, aveva nel 1880 appena 10.000 abitanti, ma nei decennî successivi si sviluppò soprattutto in virtù della diffusione dell'agrumicoltura e poi dell'apertura della ferrovia (1892) che l'unisce a Gerusalemme (87 km.). Da allora il commercio (esportazione di arance e primizie orticole) è gradualmente cresciuto; dopo la stasi determinata dalla guerra mondiale è arrivato fino ad assorbire i due terzi del commercio esterno della Palestina. Tuttavia Giaffa non ha un porto; l'approdo è costituito dall'angusto specchio fra la costa e i cosiddetti scogli d'Andromeda, cui si accede per una bocca aperta verso NE. Ma i piroscafi non possono penetrarvi e ancorano all'aperto a 1 km. dalla costa; le operazioni d'imbarco e sbarco sono perciò, specie con mare mosso, lunghe e difficili. Perciò, nonostante che durante la guerra l'approdo sia stato collegato alla stazione provvisoria mediante una decauville e dopo la guerra la linea Giaffa-Gerusalemme sia stata allacciata (a Lydda) alla linea Cairo-Haifa, il movimento commerciale è diminuito in confronto a quello di Haifa, e oggi Giaffa non assorbe più che la metà del commercio esterno della Palestina, per quanto il suo movimento superi ancora, seppure lievemente, quello di Haifa. Nel 1925 Giaffa aveva circa 35.000 ab., per quasi due terzi musulmani, il resto diviso presso a poco ugualmente fra cristiani ed ebrei. Il censimento del 1931 assegna a Giaffa 51.876 ab.; l'aumento della popolazione è perciò molto notevole e superato soltanto da quelli di Aviv e di Haifa.

Storia. - La leggenda semitica ne attribuisce l'origine a Yafet, figlio di Noè; quella greca a una figlia di Eolo. Sugli scogli di Giaffa - dice ancora la mitologia greca Andromeda, al momento d'essere inghiottita dal mostro marino, fu liberata da Perseo. La città, fondata probabilmente da una colonia di Fenici, fu in epoca storica sotto la sovranità dell'Egitto: col nome di Iapu è ricordata sui piloni di Karnak fra le città conquistate da Tutmosi III e, in caratteri cuneiformi, in due lettere di Tell el-‛Amārnah.

Nell'occupazione della terra di Canaan toccò in sorte alla tribù di Dan che non riuscì a conquistarla e divenne, invece, città della Filistea. Nel porto di Giaffa, inviato dal re Ḥiram di Tiro, venne sbarcato illegname di cedro del Libano necessario alla fabbrica del Tempio che Salomone edificò in Gerusalemme, come cinque secoli più tardi quello occorrente alla ricostruzione che ne fece Zorobabele dopo la cattività. Da Giaffa salpò il profeta Giona verso Tarsis. La città, seguite le vicende dei conquistatori orientali, dagli Assiri ai Greci, fu occupata dai Maccabei che ne fecero un esempio tipico di città giudaica. Nel 63 Pompeo dichiarò Giaffa città libera e l'unì alla provincia romana di Siria. Cesare la rese ai Giudei; ma con la deposizione di Archelao essa ritornò di nuovo in potere dei Romani. Nei primi tempi nel cristianesimo Giaffa ebbe una comunità fiorente la quale si accrebbe ancora dopo che S. Pietro vi ebbe operato il miracolo della risurrezione di Tabita. Nella casa di Simone il Cuoiaio, S. Pietro ebbe la visione con la quale Dio lo invitava ad accogliere i gentili nella chiesa. Devastata nel 65 da Cestio Gallo, e poco appresso rasa al suolo da Vespasiano, Giaffa non tardò a risorgere dalle sue rovine, sebbene nessuna importanza avesse allora come luogo d'approdo a causa del vicino porto di Cesarea, creato da Erode il Grande. Fu sede di vescovato. Ma caduta, nel 636, sotto il dominio arabo, perdette a poco a poco il suo carattere cristiano. I crociati se ne impadronirono nel 1099 e Goffredo di Buglione nel 1100 ne riedificò le mura con l'aiuto dei marinai pisani e la dichiarò contea soggetta al re di Gerusalemme.

L'approdo di Giaffa fu di grande importanza per Gerusalemme. Vi approdò nel 1099 la flotta genovese comandata da Guglielmo Embriaco e nel 1100 una flotta veneziana di circa 200 navi. I re di Gerusalemme concessero privilegi commerciali e quartieri di Giaffa ai Pisani, ai Genovesi e ai Veneziani. Giaffa rifiorì, ma posta sulla via fra l'Egitto e la Palestina, ebbe poi a sopportare tali vicissitudini che la ridussero a un misero villaggio. I re di Gerusalemme nel 1126 la cedettero ai Cavalieri di S. Giovanni; nel 1187 fu espugnata da al-Malik al-‛Ādil, fratello di Saladino, che ne demolì le fortificazioni, riedificate poi (1191) da Riccardo Cuor di Leone. Poco dopo vi ritornarono gli Egiziani. La tregua del 1204 restituì Giaffa ai Latini e Federico II (1228) e più tardi S. Luigi re di Francia risollevarono la città dalle rovine. Nel 1267 fu espugnata dal sultano Baibars e in gran parte distrutta. Giaffa passata dai Mamelucchi agli Ottomani, si risollevò verso la fine del sec. XVI, allorché il porto ritornò praticabile. Bonaparte nel 1799 espugnò Giaffa a viva forza. Nel 1831 fu occupata da Ibrāhīm, figlio di Mohammed Alì, pascià di Egitto. Ritornata sotto la Turchia, fu nella guerra mondiale occupata dagl'Inglesi (novembre 1917).

Bibl.: V. Guérin, Descr. de la Palestine, Iudée, I, Parigi 1868-1880, pp. 1-22; S. Tolkowsky, The Gateway of Palestine: a hist. of Jaffa, Londra 1924; id., New Light on the hist. of Jaffa, in Journ. Palest. Orient. Soc., 1925, p. 25 segg.