GHILIAKI

Enciclopedia Italiana (1932)

GHILIAKI

George MONTANDON
Carlo TAGLIAVINI

. Popolazione asiatica insediata, in numero di 4000-5000 individui, nel nord dell'isola di Sachalin e sulla foce dell'Amur. La loro posizione etnologica è alquanto complessa. A parte una pelosità relativamente sviluppata, dovuta forse al contatto con i vicini meridionali, gli Ainu, i Ghiliaki hanno aspetto del tutto mongolico (testa larga, faccia appiattita), carattere questo che si riscontra più marcato non già presso i Ghiliaki delle foci dell'Amur, dove si potrebbe spiegare con un contatto più stretto avuto con i Mongoli, ma soprattutto presso quelli di Sachalin dove, se si eccettuano i pochi Oroki di origine turigusa, essi hanno contatto soltanto con gli Ainu dai caratteri caucasoidi. Socialmente si avvicinano più ai Paleoasiatici che non ai Mongoli e agli Ainu. I clan sono più distinti presso i Ghiliaki che non fra gli altri Paleoasiatici e portano di solito i nomi delle localita nelle quali sono stati in passato accantonati; i nomi di animali sono invece probabilmente effetto di una influenza tungusa. I clan sono esogamici e patriarcali e non presentano traccia di autorità dispotica. Il fuoco è proprietà del clan: allorché uno di questi deve scindersi, l'uomo più anziano divide il fuoco dandone la metà al più anziano del gruppo che si separa. La poligamia è permessa; il matrimonio avviene con la consegna di un dono in cambio della donna. Allorché la donna sta per partorire viene collocata in una capanna separata. Lo sciamano ha per i Ghiliaki una grande importanza, minore tuttavia che per le popolazioni vicine. Usavano in passato bellissimi mantelli, coperti di disegni, fatti di pelli di pesce (v. goldi). La festa dell'orso, durante la quale un orso viene ucciso e mangiato, ha grande importanza, minore tuttavia che presso gli Ainu. Per i Ghiliaki tutto è animato: le forme delle cose e degli animali non sono per essi che l'involucro di divinità. Ogni uomo ha una o più anime (lo sciamano ne ha più degli altri); i sogni sono opera dell'anima inferiore. Credono in un al di là multiplo nel tempo e nello spazio; bruciano i loro morti e costruiscono sopra le ceneri una casupola di tavole.

Lingua. - Il ghiliaco presenta molte affinità con l'ainu (v.), col quale forma un ramo della famiglia delle lingue paleoasiatiche. Possiede un sistema fonetico assai ricco, con distinzioni fra vocali brevi e lunghe; non esiste il genere grammaticale; i rapporti casuali sono indicati con posposizioni; il genitivo è espresso così: itk-taf "padre-casa = la casa del padre". Il verbo ghiliaco possiede due coniugazioni che L.S. Sternberg chiama flessionale e non flessionale. La prima ha per tutte le persone la terminazione -nd dell'indicativo, e solo al plurale usa lo stesso suffisso -xun ehe serve a rendere plurali i sostantivi; nella seconda ogni tempo ha due desinenze, una per la 1ª persona singolare e per le tre persone del plurale, e un'altra per la 2ª e 3ª persona singolare.

Bibl.: L. von Schrenck, Reisen und Forschungen im Amur-Lande in den Jahren 1855-1856, Pietroburgo 1881-1895; L. Sternberg, Ghiliaki, in Rivista dei Etnologia, Mosca 1893 (in russo); id., Materiali per lo studio della lingua e del folklore ghiliak, in Mem. dell'Accad. imperiale delle scienze, Pietroburgo 1900 (in russo); N.L. Zeland, O Giljakach, Sui Ghiliaki, in Izvestija imperatorskago obšôestva ljubitelej estest., ecc., XLIX (1886-90), Mosca; A. Tarentezki, Weitere Beiträge zur Craniologie der Bewohner v. Sachalin: Aino, Giljaken und Oroken, in Memorie dell'Accademia, imperiale delle scienze, Pietroburgo 1893; Deniker, Les Ghiliaks, in Revue d'ethnographie, Parigi 1884; R. Biasutti, Contributi all'antropologia e all'antropogeografia delle popolazioni del Pacifico settentrionale, in Archivio per l'antrop. e l'etnogr., XL, 1910; M.A. Czaplicka, Aboriginal Siberia. A study in social anthropology, Oxford 1914.

Sulla lingua vedi: W. Grube, Giljakisches Wörterverzeichnis, Pietroburgo 1892; L.S. Sternberg, Obrazcy materialov po izučeniju giljatskago jazyka i folklora, Pietroburgo 1900; S. Eliseev, in A. Meillet e M. Cohen, Les langues du monde, Parigi 1924, pp. 269-272.

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