GHANA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

GHANA (App. III, 1, p. 744)

Marco Costa
Salvatore Bono

Popolazione. - I poco più di 9 milioni di abitanti del Gh. si distribuiscono su 238.537 km2 di territorio con una densità media di quasi 40 ab. per km2, maggiore nelle regioni costiere e inferiore in quelle del nord senza comunque i notevoli scompensi caratteristici degli altri paesi guineani. La capitale, Accra, accoglie 850.000 ab.; numerose sono le altre città con una popolazione rilevante (Kumasi, 350.000 ab.; Tamale e Bolgatanga, circa 100.000 ab., ecc.). La percentuale di popolazione urbana (24%) è assai alta per l'Africa occidentale.

Economia. - Nonostante il Gh. sia uno dei più industrializzati paesi africani, l'agricoltura ha ancora un'importanza notevolissima, pur occupando poco più del 50% degli attivi, percentuale assai bassa per l'Africa. Oltre a essere il primo produttore mondiale di cacao (quasi 4,5 milioni di q nel 1972), il Gh. dedica notevoli sforzi ad altre colture di mercato: arachidi, caffè, palma da cocco e da olio e, in questi ultimi anni, ananas, tabacco e agrumi. Erano state relativamente trascurate le colture di sussistenza per le quali il paese doveva ricorrere a importazioni, ma recentemente il governo ha dato un notevole impulso a questo settore: le produzioni di sorgo, miglio, mais, riso e manioca sono in incremento notevole e costante. Anche l'allevamento ha goduto di una notevole espansione pur non permettendo ancora l'autosufficienza: grazie alla sconfitta delle principali malattie endemiche dei bovini il numero di questi è quadruplicato negli ultimi vent'anni.

Fra le risorse minerarie primeggiano minerali preziosi quali l'oro e i diamanti per cui il paese, famoso da secoli, è oggi rispettivamente al sesto e quarto posto fra i produttori mondiali. Minerali di più recente sfruttamento sono la bauxite e il manganese (rispettivamente 329 e 224.000 t nel 1971); per quest'ultimo il paese è al settimo posto nella graduatoria mondiale dei produttori. Nel 1971 è iniziata l'estrazione di petrolio dai pozzi al largo della costa. La situazione energetica del Gh. è caratterizzata dalla presenza dell'immenso lago serbatoio sul fiume Volta creato dallo sbarramento di Akosombo; le acque del lago, vasto oltre 8000 km2, forniscono quasi 3 miliardi annui di kWh, ma le centrali elettriche sono suscettibili di ulteriori ampliamenti. Il Gh. fornisce energia al Togo e al Dahomey.

L'industria è molto sviluppata e in continua evoluzione, tale da far primeggiare il paese fra quelli dell'Africa occidentale. I settori sono assai diversificati: accanto alle tradizionali lavorazioni delle materie prime troviamo raffinerie di petrolio, impianti metallurgici e chimici, cementifici, calzaturifici, industrie tessili ed elettroniche in una gamma che difficilmente è riscontrabile in Africa. Tema, porto a 20 km dalla capitale sviluppatosi recentemente, accoglie una grande raffineria che produce quasi un milione di t di derivati dal petrolio, un cementificio, un impianto per la produzione dell'alluminio che assorbe gran parte dell'elettricità prodotta ad Akosombo e altre industrie. I porti principali sono Takoradi e Tema: entrambi sono vicini ai 3 milioni di t annue di traffico, ma nel primo prevalgono le esportazioni, nell'altro le importazioni. I circa 1000 km di ferrovie si concentrano nella parte meridionale del paese.

La bilancia commerciale ha un andamento incostante, sebbene sembri essersi recentemente stabilizzata su valori decisamente positivi. Il reddito annuo pro-capite è di circa 250 dollari.

Bibl.: J. A. B. Horton, West African countries and peoples, Edimburgo 1969; A. Seck, A. Mondjannagni, L'Africa occidentale, Milano 1970; H. P. White, M. B. Gleave, An economic geography of West Africa, Londra 1971; N. P. Iloeje, A new geography of West Africa, ivi 172.

Storia. - Con la costituzione entrata in vigore il 1° luglio 1960, con la quale s'instaurava una repubblica presidenziale, il governo del presidente Nkrumah, leader indiscusso del Convention People's Party (CPP), accentuò il suo carattere autoritario, mentre cercava di proseguire l'ambizioso programma di sviluppo economico, anche attraverso misure impopolari che suscitarono reazioni nella popolazione (sciopero di ferrovieri e portuali nel settembre 1961). Il dissenso della politica "socialista" di Nkrumah si estese e provocò le dimissioni di alcuni ministri (K. A. Gbedemah, K. Botsio e K. Edusei). Alla crescente opposizione Nkrumah - che nell'agosto 1962 a Kulungulu, un villaggio del nord, restò ferito in un attentato - continuò a far fronte con arresti e processi. All'assoluzione, nel dicembre 1963, di alcuni presunti colpevoli (T. Adamafio, già ministro dell'informazione, A. Adjei, già ministro degli Esteri, e H. H. Cofie-Crabbe, già segretario amministrativo del partito) Nkrumah reagì destituendo il presidente del tribunale, A. Korsah. Il consolidamento definitivo del regime fu sancito dagli emendamenti costituzionali approvati da un referendum nel gennaio 1964 (nello stesso mese Nkrumah subì un altro attentato): il presidente otteneva il potere di destituire i giudici della Corte suprema o delle High Courts e il Convention People's Party era istituzionalizzato quale partito unico. Nel febbraio 1965, un tribunale speciale condannò i tre ministri, in precedenza assolti, mentre moriva in prigione J. B. Danquah, noto esponente dell'opposizione, detenuto - in base alle norme, molto discrezionali, del Preventive detention act del 1958 - dall'ottobre 1961 al giugno 1962 e di nuovo dal gennaio 1964. Il rinnovo dell'Assemblea nazionale nel giugno 1965 non era più che una formalità (la lista unica dei candidati era stata compilata dal Comitato centrale del partito).

In politica estera Nkrumah fu il più convinto assertore del panafricanismo e insieme del neutralismo positivo: ad Accra nell'aprile 1958 si tenne la I conferenza degli stati africani indipendenti e in dicembre la I conferenza panafricana dei popoli; il 23 novembre 1958 fu sottoscritta l'unione fra il Gh. e la Guinea, che non ebbe però alcuno sviluppo concreto, anche se nel 1960 vi aderì il Mali. Nel 1960 il Gh. fu tra i promotori del "gruppo di Casablanca", la cosiddetta "Africa rivoluzionaria" (nello stesso anno stabilì relazioni con la Cina popolare). Con gli stati vicini il Gh. ebbe alcune vertenze: con l'Alto Volta disputò per la demarcazione di un tratto di confine, con la Costa d'Avorio fu a lungo in polemica per l'appoggio dato dal Gh. al movimento separatista Sanwi, con il Togo per il proposito di unificare (entro il Gh.) la popolazione Ewe; con il Camerun e lo Zaire i rapporti furono guastati dall'aiuto fornito dal Gh. a movimenti dissidenti interni. Alla conferenza di Addis Abeba (maggio 1963) Nkrumah auspicò ancora fermamente l'unificazione politica dell'Africa; ma questa prospettiva fu abbandonata proprio con la costituzione dell'Organizzazione dell'unità africana. Il panafricanismo radicale non impedì tuttavia spesso un diverso atteggiamento pragmatico mentre il neutralismo consentì al Gh. di sollecitare ingenti aiuti da paesi dell'Est e dell'Ovest.

La creazione di una guardia presidenziale (addestrata dai sovietici) - in palese contrapposizione all'esercito, col quale Nkrumah aveva già rapporti difficili - precipitò una situazione già deteriorata per le gravi difficoltà economiche (conseguenti soprattutto alla crisi del prezzo mondiale del cacao e alla corruzione di molti responsabili politici e burocratici) e per gli eccessi autoritari: il 24 febbraio 1966 l'esercito (guidato dal col. E. K. Kotoka e dal magg. A. A. Afrifa) e la polizia (capeggiata dall'ispettore J. W. K. Harlley) presero il potere, destituirono Nkrumah, che si trovava in visita a Pechino, sospesero la costituzione, bandirono il CPP e insediarono un Consiglio di Liberazione Nazionale (NLC), costituito da quattro ufficiali dell'esercito e altrettanti della polizia, presieduto dal gen. R. A. Ankrah. L'NLC, assistito da alcuni comitati consultivi, affrontò la difficile situazione economica con misure deflazionistiche, che tuttavia procurarono l'aumento della disoccupazione, e contemporaneamente avviò lo studio di riforme per il ritorno alla normalità costituzionale (un tentativo rivoluzionario di un gruppo di ufficiali, nell'aprile 1967, fu stroncato dopo un successo iniziale; vi restò ucciso il col. Kotoka). In politica estera l'NLC, in contrasto con la politica di Nkrumah, strinse i legami con i paesi occidentali (da cui aveva consistenti aiuti) e con quelli del Commonwealth, mentre troncò i rapporti con la Cina (ottobre 1966) e polemizzò con l'Unione Sovietica (pur continuando a riceverne aiuti); migliorarono le relazioni con i paesi vicini, ma si guastarono invece quelle con la Guinea (arresto, nell'ottobre 1966, di diplomatici guineani), che ospitava il deposto Nkrumah.

L'avvicinarsi della ripresa politica, prevista per il 1969, suscitò qualche contrasto fra i responsabili dell'NLC, che rappresentavano anche gruppi etnici e interessi economici diversi (nell'aprile 1969 Ankrah fu sostituito da A. A. Afrifa nella presidenza dell'NLC). Legalmente riammessi dal 1° maggio 1969, si ricostituirono numerosi partiti, fra i quali il Progress party di K. Busia e la National alliance of liberals guidata da Gbedemah. La consultazione popolare del 29 agosto approvò la costituzione della II Repubblica (che prevedeva la divisione dei poteri ed escludeva il partito unico) ed elesse la nuova assemblea: 105 membri del Progress party e 34 della National alliance. K. Busia formò il nuovo governo mentre la presidenza, una volta cessato il triumvirato militare (Afrifa, Ocran, Harlley) fu assunta da E. Akufo Addo. Di fronte alle difficoltà economiche e alla conseguente disoccupazione, il governo cercò rimedio nell'espulsione di lavoratori stranieri, nelle riduzioni della burocrazia e in altri provvedimenti avversati dai sindacati; l'opposizione, invece, si coalizzò nel Justice party, guidato da E. Madjitey; nel luglio 1971 fu adottata una previsione di bilancio molto austera, che implicava riduzioni e tasse impopolari; nel settembre furono aboliti i sindacati.

Ma a metà del gennaio 1972 un nuovo colpo di stato militare si fa interprete del generale malcontento: il col. I. K. Acheampong assume il potere (mentre Busia si trova a Londra), destituisce il capo dello stato e costituisce un Consiglio Nazionale di Redenzione (National Redemption Council) con rappresentanti delle forze armate e della polizia. L'NRC - a favore del quale si esprimono le forze sindacali e il Justice party - avvia inchieste sugli esponenti del regime civile e ripristina privilegi della burocrazia e dei militari; mentre disconosce alcuni debiti internazionali di Nkrumah (motivo di frizione soprattutto con la Gran Bretagna), lancia una politica di autarchia, specialmente nel settore alimentare, e d'incremento delle produzioni locali. Dopo la morte di Nkrumah (in Romania, il 27 aprile 1972) - del quale l'NRC ha richiesto la salma, che è stata tumulata nel paese natale - taluni aspetti della sua politica sembrano nuovamente attuali, specie in campo internazionale: il G. riafferma la solidarietà panafricana e riattiva scambi commerciali e accordi di collaborazione con i paesi socialisti (soprattutto con la Cina, in campo agricolo). Nel gennaio 1973 nella "Carta della redenzione" vengono sanciti i principi di disciplina e di sacrificio cui si richiama il governo, che acquisisce una partecipazione maggioritaria nelle attività minerarie aurifere e diamantifere (altre nazionalizzazioni nel corso del 1974). Qualche successo sembra sia stato conseguito (la bilancia commerciale del 1973 si chiude in attivo ma la sopraggiunta crisi petrolifera annulla il risultato); permangono però gravi dissensi (nel luglio 1972 e nell'agosto successivo si registrano tentativi di colpi di stato). Nonostante le difficoltà, l'NRC mantiene il potere assicurandosi l'appoggio dell'esercito e della burocrazia, cui concede aumenti, accogliendo parzialmente le richieste sindacali, emanando qualche provvedimento a favore dei coltivatori di cacao (i cui redditi decrescono), reprimendo il dissenso (chiusura di università in seguito a manifestazioni). Nell'ottobre 1975 il National Executive Council dell'NRC è stato sostituito da un Supreme Military Council di 7 membri, presieduto da Acheampong (generale, dal marzo 1976).

Bibl.: D. Kimble, A Political History of Ghana, Londra 1963; B. Fitch, M. Oppenheimer, Ghana: End of an illusion, New York-Londra 1966; H. L. Bretton, Rise and fall of Kwame Nkrumah, Londra 1967; R. Genoud, Nationalism and economic development in Ghana, New York-Londra 1969; R. Pinkeny, Ghana under military rule 1966-1969, Londra 1972; K. Armah, Nkrumah's legacy, ivi 1974; Autori vari, Politicians and Soldiers in Ghana 1966-1972, Londra 1975.

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