Rietveld, Gerrit Thomas

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Architetto nederlandese (Utrecht 1888 - ivi 1964). Fu esponente di De Stijl , i cui codici sintattici e ideali tradusse nei suoi mobili, speccialmente nella celebre sedia Rood Blauwe (1917-18). Come designer esplorò audaci soluzioni costruttive, quali il nodo cartesiano. Come architetto improntò la sua produzione ai principi del movimento moderno, impegnandosi anche nella ricerca sull'edilizia popolare e sullo spazio minimo.

Vita e opere

L'approccio conoscitivo ai materiali e l'importanza del momento costruttivo, caratteristiche costanti nella progettazione sia dei mobili sia delle architetture di R., furono favoriti dalla giovanile esperienza nella falegnameria del padre e dall'attività come disegnatore di gioielli (1906-11). Nel 1911 aprì un laboratorio di mobili a Utrecht e frequentò (1911-15) i corsi dell'architetto P. J. Klaarhamer, dove conobbe B. van der Leck; dal 1916 fu in stretto contatto con R. van't Hoff che, tornato da un soggiorno negli USA, gli fece conoscere l'opera di F. L. Wright e poi lo introdusse nell'ambiente di De Stijl, del quale R. fece parte ufficialmente dal 1919. Nella sperimentazione di soluzioni costruttive, fondamentale fu quella del nodo cartesiano (nodo a listelli tangenti e autoportanti), sul quale si basano molti dei suoi mobili: tra il 1917 e il 1918 realizzò Rood Blauwe, la sedia rosso e blu, elementare nella struttura, essenziale nella forma, che nelle sue relazioni di linea, piano e colore materializza i codici sintattici e ideali della ricerca di De Stijl. L'esecuzione materiale dei modellini dei progetti di T. van Doesburg e di C. van Eesteren e la collaborazione di V. Huszár per un padiglione espositivo a Berlino (1923) sono il preludio alla sua attività di architetto: con la casa Schröder a Utrecht (1924), dove mobili, oggetti e architettura condividono gli stessi principi costruttivi, R. realizzò uno degli insiemi esemplari del movimento moderno. Nel 1928 R. partecipò alla fondazione dei CIAM (Congrès internationaux d'architecture moderne) in cui venivano dibattute problematiche di grande attualità tra cui l'edilizia popolare e l'alloggio minimo. Trale opere di questo periodo: i progetti per le Kern Huizen (case con il nucleo prefabbricato a pianta esagonale, contenente servizi e impianti, intorno al quale ruotano gli altri ambienti), case a schiera a Utrecht (1932, 1934), casa per la Werkbund Siedlung di Vienna (1932). Anche nella progettazione dei mobili continuò la sperimentazione usando, oltre al legno, tubi metallici, fogli di fibra e di alluminio stampato. I principi del movimento moderno (pianta libera, piani svetrati, rifiuto dell'elemento decorativo) informano anche le sue opere del dopoguerra: case Stoop a Velp (1951) e van den Doel a Ilpendam (1958-59), padiglione nel parco di Sonsbeek ad Arnhem (1954; ricostruito nel 1965 nel Kröller-Müller Museum di Otterlo), padiglione olandese della Biennale di Venezia (1954). L'Istituto per le arti applicate e il disegno industriale (1956-68, poi a lui dedicato) e il Van Gogh Museum (1963-72) ad Amsterdam sono stati portati a termine da J. van Dillen e J. van Tricht, suoi collaboratori dal 1960.

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