Bixio, Gerolamo detto Nino

L'Unificazione (2011)

Bixio, Gerolamo detto Nino


Patriota (Genova 1821 - Banda Atjeh, Sumatra, 1873). Ultimo di otto fratelli, rimasto orfano di madre, dopo un’infanzia travagliata, si imbarcò nel 1834 come mozzo su un brigantino. La vita in mare, oltre a soddisfare la sua sete di avventura, lo aiutò a disciplinare il carattere impetuoso e ribelle. Nel 1847, dopo diverse esperienze di navigazione, raggiunse il fratello a Parigi, dove venne in contatto con gli ambienti mazziniani. Tornato a Genova, strinse un’amicizia fraterna con Goffredo Mameli e cominciò a fare attivamente politica. Partecipò come volontario alla guerra del 1848, e poi, nel 1849, alla difesa di Roma nella legione garibaldina. Tra il 1853 e il 1857 riprese a navigare e, tornato Genova, intensificò il suo impegno politico dando inizio al periodo più significativo della sua vita. Abbandonate le pregiudiziali mazziniane verso la collaborazione con la monarchia Sabauda, fondò il giornale «S. Giorgio» (poi «Nazione») e combatté nella guerra del 1859 alla guida di un battaglione di Cacciatori delle Alpi. Fu uno degli organizzatori della spedizione dei Mille e partì alla volta della Sicilia al comando del vapore Lombardo. Si distinse nelle battaglie di Calatafimi, di Palermo, di Reggio e del Volturno, dove contribuì largamente alla vittoria e fu ferito due volte. A Bixio venne affidata la repressione della rivolta contadina di Bronte, che attuò con spietata durezza nell’agosto 1860. Entrato dopo il 1860 nell’esercito regolare ed eletto deputato, assunse posizioni politiche moderate; comandante della divisione di Alessandria, prese parte nel 1866 alla battaglia di Custoza e, nel febbraio del 1870, fu nominato senatore; nello stesso anno fu chiamato a far parte del corpo d’operazioni nello Stato pontificio ed entrò a Roma, contemporaneamente a Cadorna, da porta S. Pancrazio. Concluse così la sua attività politica e militare e, ripreso dalla passione del mare, costruitosi un bastimento di ferro (il Maddaloni), partì alla volta dell’arcipelago malese, ove restò vittima della febbre gialla. La sua salma fu riportata a Genova nel 1877.

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