Germani Nome (d’incerto significato etimologico) sotto il quale si comprendono tutte quelle numerose e varie popolazioni che, prima partecipanti alla comunità linguistica indoeuropea, si staccarono poi a formare una massa omogenea e che almeno dal 3° millennio a.C. occupavano la
Entro l’unità etnico-linguistica dei G. si sogliono distinguere due gruppi principali, costituiti rispettivamente dai G. meridionali (o continentali) e dai G. nordici (o insulari o Scandinavi).
Nel 2° sec. a.C. i
I popoli germanici orientali, venuti a contatto con la civiltà romana, costituirono più saldi raggruppamenti etnici: in
La religione degli antichi G. rispecchia l’articolazione piuttosto complessa che caratterizza la loro vicenda etnica. Per i G. continentali, le testimonianze sono prevalentemente latine (letterarie ed epigrafiche), dall’età classica all’età medievale, mentre per i G. nordici la documentazione si accentra attorno a una tradizione di
Nel quadro complessivo si presentano linee di una religione politeistica in cui si individuano figure divine, alcune delle quali decisamente collegabili con divinità di altri popoli indoeuropei. Quale divinità suprema appare
La triade Odin, Thor, e, insieme, Njörd e Freyr, oppure Freyr o Freya ricorre a rappresentare schematicamente la totalità del mondo divino nella religione dei G. settentrionali sia sul piano del grande culto pubblico (triade del tempio di
Entro la sfera stessa dell’uomo vive comunque tutto un vario mondo animistico, costituito da spiriti, elfi, anime di morti non separate dai viventi (draugr), geni dei boschi, delle acque, diversamente atteggiati nei riguardi dell’uomo. È attestata anche la nozione di una forza magica impersonale (hamingja), che talora sembra configurarsi in un’individualità precisa di spirito protettore; talora può essere rivolta a conseguire il danno altrui. Nell’ambito delle credenze animistiche, agli spiriti degli alberi si facevano offerte e sacrifici, accompagnati da canti e danze. Certi alberi furono poi messi in relazione con gli dei e intorno ad alberi sorsero miti. Oltre ad alberi singoli anche boschi interi erano venerati come sacri. Particolare potenza era attribuita alla terra, la Terra madre. Di qui, riti e pratiche magiche: la fratellanza del sangue, le pietre fallomorfe della Scandinavia, l’amplesso sul campo in primavera, la deposizione sulla nuda terra dei neonati, i pani a forma di vulva, le uova deposte nei solchi. Al fuoco era attribuita una speciale funzione profilattica contro demoni e spiriti maligni. Il fuoco è anche un sostituto del sole; e al sole si riferiscono, al fine di influenzarlo, operazioni magiche tuttora praticate (fuochi sulle cime dei monti, ruote infuocate precipitate a valle).
Largamente attestato è l’uso di sacrifici cruenti, anche umani (schiavi o prigionieri di guerra), sin dopo il Mille. Le pratiche funerarie comprendevano l’inumazione, alla quale si affiancò alla metà del 2° millennio a.C. l’incinerazione: i due sistemi continuarono a praticarsi sino a tutto il 1° millennio d.C., sia pure con prevalenza dell’inumazione per influsso romano e poi cristiano.
La concezione del mondo come ordine, cui fa da limite e da resistenza il caos delle origini, e che è conservato solo mediante un’ininterrotta serie di lotte cosmiche, è comune ad altri popoli indoeuropei e non indoeuropei; ma presso i G. presenta alcuni aspetti relativi all’origine e alla fine del mondo che non sono caratteristici della generalità delle mitologie antiche: la concezione dell’origine del mondo attuale dallo smembramento di un essere gigantesco primordiale (
Le notizie sul diritto più antico dei popoli germanici si riducono alle scarse informazioni che ne danno Cesare e la Germania di Tacito e alle più vetuste tra le leggi germaniche che ci sono pervenute. La primitiva costituzione germanica poggiava sull’unione di vaste tribù di uomini liberi, che decidevano in assemblea gli interessi comuni, sotto la guida di capi liberamente eletti. Uomo libero era l’uomo adatto a portare le armi. Le tribù erano divise nei gruppi familiari, con un capo, che aveva un potere assoluto, detto mundio, che si esercitava sulla moglie, sui figli, sui dipendenti, sui servi. Alcune famiglie si distinguevano per privilegi religiosi o politici, costituendo una specie di nobiltà (adalingi), dalla quale si sceglievano più spesso i capi. Tra i liberi e i servi era poi uno strato intermedio di liberti o semiliberi, aldi o liti.
Ai tempi di Cesare non pare che i G. conoscessero una proprietà privata, né un godimento individuale del suolo: appezzamenti di terra erano assegnati ai gruppi familiari, che li coltivavano e, dopo il raccolto, li abbandonavano (non conoscendo colture intensive) e si spostavano altrove. All’epoca di Tacito, questa fase primitiva appare superata: le tribù avevano ormai stabili sedi, la proprietà privata delle terre, prima per famiglie, poi anche, in seguito a divisioni, per individui, si era ormai affermata, pur lasciandosi all’uso comune pascoli e boschi. Unica fonte del diritto germanico primitivo era la consuetudine, non sempre differenziata dalle credenze religiose o dalle regole morali.