HAUPTMANN, Gerhart

Enciclopedia Italiana (1933)

HAUPTMANN, Gerhart

Giuseppe Gabetti

Poeta tedesco, drammaturgo e romanziere, nato a Obersalzbrunn il 15 novembre 1862. Vive a Agnetendorf in Slesia. È il poeta rappresentativo della Germania borghese nell'epoca guglielmina. Della quale intuì il gusto e le simpatie per il popolo proletario e la problematicità nei rapporti etici-sociali e le inquietudini del sentimento individuale, riconoscendovi in parte sé stesso e in parte sentendosi sempre spinto a uscirne verso la ricerca d'un'etico-romantica spiritualità. Discendente da una famiglia di tessitori salita all'agiatezza e precipitata di nuovo nel disagio e nella povertà, cresciuto autodidatta fra esperienze varie, ora garzone agricoltore presso uno zio materno Schubert, convinto pietista, ora studente di belle arti a Breslavia, ora scolaro di E. Haeckel col fratello Karl a Jena, ora scultore a Roma.

Il H., ora romantico alla Byron con spunti di pathos sociale (Promethidenlos, 1885), ora romantico lirico (Das bunte Buck, 1888), ora realistico osservatore della vita in novelle a romantica conclusione (Bahnwärter Thiel, 1887; v. anche Der Apostel, 1890); estremamente sensibile all'atmosfera del mondo esteriore nella vita come nell'arte, ma appunto perciò anche vicino per istinto a ogni realtà e aperto e pronto alla pietà verso ogni ingiustizia sociale e sofferenza umana; trovò infine nel naturalismo - e negli uomini che a Erkner, dove egli con la prima moglie Marie Thienemann aveva preso dimora, maturavano il nuovo credo estetico: Johannes Schlaf, Arno Holz, Max Kretzer, W. Bölsche ecc. - il clima spirituale e artistico propizio all'esplosione del suo genio. La prima rappresentazione di Vor Sonnenaufgang (1889), con la cruda impostazione del problema della ereditarietà - ripreso l'anno dopo, in un tono nuovo, in Das Friedensfest (1890) -, con la tendenza apertamente antiborghese espressa nella figura di Loth, con la nuda semplicità e immediatezza del linguaggio, serbata anche nelle scene d'amore, con la cupezza di colori realistici, con cui lo sfacelo di una famiglia è espresso, fu nella storia della letteratura del tempo la battaglia campale, combattuta in nome delle nuove idee. Due anni dopo i Weber (1892; prima stesura in dialetto slesiano Die Waber, 1892) - vasta rappresentazione di una ribellione di popolo affamato e tumultuante, dove la realtà sociale, presentata episodicamente nella sua violenza di contrasti, è portata sulla scena come movimento di masse, e gl'individui, intuiti bensì e disegnati singolarmente, sono tuttavia sentiti soprattutto come elementi di folla, e la folla appare come un indefinito moltiplicarsi della vita in un incendio di passioni, in cui gli individui restan travolti, e l'idea socialistica divampa come spirito incontenibile di avanzante umana redenzione -, i Weber, proibiti dapprima dalla censura, poi permessi ma contrastati ancor sempre dall'autorità, segnavano a un tempo il trionfo della nuova arte e della nuova epoca di evoluzione sociale.

Tuttavia già il dramma Einsame Menschen (1891) - con quella sua ispirazione attinta agli spirituali conflitti dell'ibseniano Rosmersholm, con quella sua intimità di riflessi autobiografici, con quel suo compiacente indugio nel torbido mondo interiore della passione - mostra, sia pure in un tono realistico-borghese lontano dall'alto tono poetico di Ibsen, un intimo distacco dalla cupa, materialistica visione della realtà cara al naturalismo. E non è senza significato il fatto che le nuove opere naturalistiche che immediatamente seguirono: College Crampton (1892), Der Biberpelz (1893), abbiano assunto carattere di commedie, nelle quali le figure dell'artista Crampton, precipitato nella rovina materiale e morale, e di Frau Wolff, indemoniata ladra al di là del bene e del male, sono vedute con simpatia - Frau Wolff ricomparirà più tardi ancora in una continuazione Der rote Hahn (1901) -, ma sono vedute dal difuori e dall'alto con un sorriso, che ne ferma i tratti in linee caricaturali.

Le due commedie, per la rispondenza piena umoristico-lirica con l'animo del poeta, sono fra le sue creazioni più vitali. Ma, al di là di esse, appare naturale e spontaneo che il poeta cercasse alla sua ispirazione vie nuove, in un mondo più ampio e di più ampia libertà per la fantasia. In Florian Geyer (1896) il mondo del conflitto sociale si allarga a lotta di un popolo per la sua libertà, nella quale altre passioni, religiose, morali, politiche, si mescolano a quella delle rivendicazioni sociali, e parole si pronunciano che salgono dal senso dell'unità della stirpe. In Hanneles Himmelfahrt (1893) s'imposta il problema religioso, secondo il dominante pensiero positivistico e alla maniera realistica della pittura di F. v. Uhde, ma con un caldo senso umano della profondità del sentimento cosicché la visione mistica e le impressioni della vita, il sogno e la realtà si mescolano insieme e s'identificano, risolvendosi in una dolce figura di estatica e di malata che, amando e sognando, passivamente avanza verso l'amore e la morte. In Elga (1896), ispirata ad una novella di F. Grillparzer, l'immaginazione cerca nella liberazione dai vincoli dell'esteriore realtà le vie verso la pienezza della vita. E la liberazione è infine raggiunta d'un balzo nella Versunkene Glocke (1896), dove un intrico di allegorie e di oscure allusioni simboliche appesantisce talvolta la poesia o l'irretisce in astratto artificio, ma la gioia della liberazione in una vita piena di espansione, di calore e di luce si rinnova di continuo, e il mondo della realtà quotidiana e il mondo del mito sono insieme fusi in unità lirica di visione, e Rautendelein è Musa e donna insieme, poesia e amore, umanità e canto. I frammenti Helios (1898), Das Hirtenlied (1898), il dramma di Der arme Heinrich (1902), la commedia di tono shakespeariano Schluck und Jau (1900), la commedia parodistica Die Jungfern von Bischofsberg (1917), sono con materia varia, ora leggendaria, ora biblica, ora autobiografica, ulteriori tentativi nella stessa direzione.

L'istinto realistico della fantasia di H. si riconosce ancor sempre, anche in queste opere, e nello stesso finale della Versunkene Glocke; ma il risultato d'aver dato parola anche a moti e bisogni dell'anima alla cui espressione quell'istinto è da solo inadeguato, si osserva anche negli stessi drammi realistici, a cui, sul volger del secolo, H. parve per un momento di voler con nuova insistenza ritornare: Fuhrmann Henschel (1898), Michael Kramer (1900), Rose Bernd (1903): tanto nella vicenda dell'interno ed esterno disfacimento d'una vergine forza intatta di natura (Henschel), quanto nella storia del dramma dell'artista che si crea con le sue mani la sua catastrofe (Kramer), quanto nell'implacabile tragedia della fanciulla sedotta e infanticida (Rose Bernd) l'accento della poesia è portato direttamente in profondità nell'interno delle anime, e gli uomini non sono più blocchi di natura, immobili, ma portano in sé il loro destino operante nelle loro anime, si sviluppano o corrompono a contatto della vita, precipitano per interna disgregazione nella loro catastrofe.

L'opera che, dopo una pausa di tre anni, dal 1903 al 1906, seguì fino ad oggi, si presenta nel suo insieme come espressione di un momento spirituale nuovo e diverso. Era a poco a poco mutata la posizione di H. verso il suo tempo. Si era venuta creando, intorno a H., una situazione paradossale. Per una parte egli era diventato "il poeta nazionale", l'interprete ufficiale del popolo tedesco nella letteratura d'Europa: nel 1912 gli veniva decretato il premio Nobel; nel 1913 veniva domandato a lui il Festspiel per il centenario dell'indipendenza nazionale (Festspiel in deutschen Reimen, 1913): la violenza di passioni, nelle polemiche che il Festspiel scatenò, fu tale da apparire oggi, sullo sfondo della guerra scoppiata poco dopo, come momento e sintomo dell'avanzante, imminente grande tragedia. Per un'altra parte invece la spiritualità delle nuove generazioni come arte e come pensiero, si era volta per nuove vie: l'impressionismo, il neoromanticismo, l'espressionismo, l'estetismo eroico della scuola di S. George; e i problemi che quella nuova spiritualità poneva, erano estranei a H., o soltanto sentiti per riflesso, marginalmente. Mentre la figura di H. grandeggiava dinnanzi al suo popolo, diventava invece, dinnanzi allo spirito dei nuovi tempi, isolata, solitaria: mentre l'ispirazione di H., aveva, per la sua natura, bisogno di determinarsi a contatto con la realtà, la nuova realtà la respingeva in sé medesimo. Tutta la nuova opera divenne un sempre nuovo, molteplice, instancabile esperimento per ritrovare il possesso della realtà e della vita. Riprese di motivi della poesia precedente, con sviluppi ora psicologici (Gabriel Schillings Flucht, 1906, ed. 1912), ora realistici (Und Pippa tanzt, 1900; Dorothea Angermann, 1926); ora grotteschi (Die Ratten, 1911; Die Spitzhacke, 1930); tentativi di approfondimento del problema religioso nello spirito moderno (Emmanuel Quint, romanzo, 1910); interpretazioni religiose su leggende di popoli primitivi (Indipohdi, 1921; Der Weisse Heiland, 1929); impressioni di Grecia (Griechischer Frühling, 1907); ispirazioni elleniche (Der Bogen des Odysseus, 1914); leggende medievali (Griselda, 1909; Kaiser Karls Geisel, 1908; Veland, 1925; rifacimenti di Lohengrin, 1913; Parsifal, 1914); leggende nordiche (Winterballade, 1915, ed. 1917); idillî (Anna, 1921); satire (Till Eulenspiegel, 1916 e 1928), tragicommedie (Peter Brauer, 1922); frammenti lirici e pensieri sparsi (Ausblicke, 1926); esaltazione dei diritti dell'amore e della vita (romanzi: Atlantis, 1912; Phantom, 1922; Der Ketzer von Soana, 1918; Wanda, 1928); visioni utopistiche (Die Insel der grossen Mutter, romanzo, 1924); autobiografie (Das Buch der Leidenschaft, 1929); la materia è diversissima, come sono diversissime le forme: il realismo - ritornante anche nell'ultimo dramma Vor Sonnenuntergang, 1932 - si alterna e si mescola col simbolismo; il tono fondamentalmente naturalistico dello stile si alterna e si mescola con toni lirici, ora impressionistici, ora oratorî. E diversissimo ne è il risultato nell'arte. Ma lo spettacolo di questa immaginazione in incandescenza, che con sempre rinnovato impeto tenta il possesso della vita, è veramente grandioso e spiega come ancora una volta il popolo tedesco - al di là di ogni valutazione estetica e critica - si sia raccolto di nuovo intorno a lui, concorde. La poesia che nasce dalle solitudini contemplative dello spirito, dice all'umanità alte parole; ma la poesia che il popolo sente per istinto e di cui ha bisogno come di una delle forze della propria esistenza, è sempre quella che, sia pur fra sviamenti e errori, prorompe da una pienezza di passione protesa verso la totalità della vita.

Ediz.: Gesammelte Werke, voll. 6, Berlino 1906; voll. 8, Berlino 1922. Ediz. in 16°, voll. 6, Berlino 1912; voll. 8, Berlino 1921. Opere scelte: Ausgewählte Werke, voll. 6, Berlino 1925. Cfr. anche Gespräche mit H., ed. Chapiro, Berlino 1932.

Bibl.: A. Bartels, G. H., 2a ed., Weimar 1906; U. C. Woerner, G. H., 2a ed., Berlino 1901; S. Bytkowsky, G. H.s Naturalismus und das Drama, Amburgo 1908; J. Röhr, G. H.s dramatisches Schaffen, Dresda 1912; P. Schlenther, G. H., 13a ed. a cura di A. Eloesser, Berlino 1922; K. Sternberg, G. H., Berlino 1911; P. Fechter, G. H., Dresda 1922; L. Marcuse, G. H. und sein Werk, Berlino 1922; H. Spiero, G. H., 4a ed., Lipsia 1925; Ch. Herrmann, Die Weltanschauung G. H. in seinen Werken, Berlino 1926; H. v. Hülsen, G. H., Lipsia 1927; W. Milch, G. H., Vielheit und Einheit, Breslavia 1932; A. Wiedersich, Die Frauengestalten H. S., Glatz 1932.